Corriere del Sud 31 agosto 2001
La ricostruzione di una consolidata tecnica progressista di manipolazione dell’opinione pubblica
Le televisioni non danno più le immagini delle devastazioni, degli agenti lapidati e degli assalti ai blindati
di Piero Mainardi
Un morto, centinaia di feriti, di arrestati e di indagati,
cento miliardi di danni: questo è il tragico bilancio dei fatti di Genova
accompagnato anche da una vergognosa manipolazione della realtà a fini politici
da parte della solita orchestra (progressista) della disinformazione.
Proviamo a dimostrarlo ricostruendo fatti e soprattutto
atteggiamenti da parte dei media e delle forze politiche.
Nei mesi precedenti l’informazione ha puntato i riflettori
sui protagonisti dell’antiG8. Tutto si sa di loro e dei loro intenti umanitari,
ben poco dei problemi reali. Intanto il centrodestra va al governo ed ha un
mese di tempo per gestire il Summit e l’organizzazione ereditata dalla
sinistra, consapevole di aver pregiudizialmente contro il Genoa Social Forum.
Alla vigilia del vertice scoppiano le prime bombe che
arrivano alle caserme, a Fede e ad altri ma, tuona Agnoletto, “sono contro il
GSF” e il giornalismo di centrosinistra annuisce convinto. Intanto Casarini,
leader delle Tute bianche, cioè di quei bravi ragazzi che vivono appollaiati
nei centri sociali, parla di guerra al G8, di invasione della zona rossa,
prepara i suoi agli scontri e lancia proclami antisistema con i giovani
comunisti. Agnolisce addolcisce i termini e parla di disobbedienza civile, che
significa: “rompere le scatole alle forze dell’ordine senza rompergli le
teste”. Ai più sembra un discorso equilibrato. Fila liscia la manifestazione
del 19 e i nostri vanno in sollucchero parlando di un movimento epocale, maturo
e giù sviolinate sul tema. Maurizio Blondet, inviato di Avvenire, al mattino del tragico 20 luglio, incontra
reporter stranieri che ironizzano sulla presenza massiccia delle forze
dell’ordine. Avranno di che ricredersi.
Si parte con una aggressione a due cameramen da parte di
soggetti con bandiere rosse. Poi nel pomeriggio l’inferno. Le immagini che si
vedono in diretta sono inequivocabili: negozi. Insegne, auto, uffici distrutti.
Le forze dell’ordine attaccate in più punti della città, al carcere e nelle
caserme, bersagliate da bottiglie incendiarie e da pietre, costrette a
fuggire dai mezzi assaltati, reagiscono
in affanno con lacrimogeni e cariche. In un attimo, nell’opinione pubblica,
l’immagine dei contestatori crolla, ma ai nostri amici non manca il genio e
arrivano le prime rassicurazioni: la colpa è delle tute nere del Black bloc! Si
rimane un po’ perplessi perché nelle immagini si vedono sì le tute nere, ma
anche centinaia di persone che attaccano la polizia con magliette multicolori,
bandiere rosse e simboli comunisti.
Ma tutto il mondo dell’informazione esulta: il Movimento e
le tute bianche sono innocenti. I cattivi, come sempre, sono altri, pochi,
anonimi, neri; si concede che sono anarcoidi. Intanto proseguono e si
ingrossano i cortei alcuni dei quali raggiungono la soglia della zona rossa
costringendo la polizia a usare idranti per respingere i tentativi di
sfondamento. Gli incidenti proseguono fino a quando non ci scappa il morto con
quella sequenza di immagini che conosciamo. Giornalisti e politici sinistri
accusano l'imbarazzo. Ci si chiede come sia accaduto, di chi sia quel povero
corpo, chi abbia sparato. Seguendo la logica che non possono esserci cattivi
tra loro dicono che il morto, colpito dai carabinieri, è spagnolo. Con il passare
delle ore si chiarisce la dinamica della tragedia e l’identità del morto: è un
italiano. Dunque un cattivo tra noi? Ma allora i Black bloc non erano soli… Il
fronte dell’informazione politicamente corretta vacilla… però era uno squatter,
un punk, insomma non era propriamente dei nostri!… Come vedremo, non è così.
Piove già qualche accusa alle forze dell’ordine (Agnoletto parla di un colpo
esploso da un carabiniere fuori dalla Jeep) ma la sinistra dell’informazione
della politica è ora allo sbando, travolta dagli eventi. A “Porta a Porta”
Bertinotti lancia timide accuse a governo e forze dell’ordine ma il peso dei
fatti lo sopraffà. Ancor più defilato il Ds Fassino che grazie alla tragedia può evitare al partito una sofferta e
contraddittoria partecipazione alla manifestazione.
Il sabato si replica, ed è un bis che si discosta poco dal
giorno precedente: centinaia di feriti senza il morto e una polizia esasperata
(12 ore di lavoro per garantire ai trentacinquore di Bertinotti di manifestare)
che stavolta passano preventivamente all’offensiva ogniqualvolta si profili uno
scontro.
Alla sera nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo
per la partenza del grosso dei manifestanti perché la polizia irrompe in due
sede del GSF lasciando una scia di immagini forti e di polemiche.
La sinistra, superato lo sbandamento, decide di reagire e
sferra l’offensiva. Le televisioni non danno più le immagini delle
devastazioni, degli agenti lapidati e degli assalti ai blindati. Ora indugiano
e ripetono ossessivamente le scene delle cariche di polizia e del sangue dei
feriti. Si comincia così a far cambiare idea all’opinione pubblica. Poi si
lanciano i sospetti: le forze dell’ordine hanno lasciato fare i Black blok,
anzi, li hanno fatti entrare apposta (ma perché allora hanno protestato quando
ad Ancona la polizia ha respinto i manifestanti greci). Pechè? La risposta la
suggerisce Casarini: tra i “neri” ci sono infiltrati carabinieri. Intanto si
monda il profilo della vittima: non uno squatter ma un bravo ragazzo che non sopportava
le ingiustizie. Le interviste al padre, ex dirigente della CGIL, e altre
testimonianze lo trasfigurano in un martire non violento, lui che stava
assaltando, in nutrita compagnia, una jeep di carabinieri, due dei quali
feriti. I suoi precedenti penali? Irrilevanti. Il suo gesto? Poca cosa. Le sue
frequentazioni di Rifondazione e dei
centri sociali? Taciute. Sinistra estrema e moderata si compattano nell’attacco
a forze di polizia e al governo. Ma che governo è – si insinua – quello che ha
un Premier la cui sola preoccupazione, mediatica,
è stata per i panni stesi e per le fioriere piuttosto che per l’ordine pubblico? Le parti e le accuse finiscono per
rovesciarsi. Ma la fantasia e la faccia tosta della sinistra non finiscono qui.
Lunedì 23 si chiedono le dimissioni di Scajola e martedì si organizzano manifestazioni di protesta in
tutta Italia con il Movimento e la sinistra che riprendono fiato.
Intanto fioccano le testimonianze dei maltrattamenti della
polizia nei confronti dei fermati: tv e quotidiani raccontano le minacce di
stupro, canzoni fasciste fatte cantare a forza, inni a Pinochet; un giovane
insinua che gli agenti fossero sotto l’effetto di stupefacenti, il GSF,
(malgrado il governo neghi decisamente) denuncia la sparizione di numerose persone,
come in Argentina e in Cile sottolineano.
Ma i colpi di scena non finiscono. Il manifesto del 24
annuncia il ritrovamento, da parte della polizia, di un giubbotto nazi, cioè
con adesivi neri e teschi. Un po’ poco per qualificarlo come nazi, ma due giorni
dopo il senatore Ds Angius tira fuori l’asso nella manica esibendo un documento
riservato (ma non per lui) della Questura di Genova, stilato prima del
vertice, e dichiara che sono provate
infiltrazioni di gruppi nazifascisti, segnatamente di Forza Nuova. Per la
verità il rapporto dice cose diverse, cioè ipotizza l’eventualità di una loro
presenza (a suo tempo annunciata e poi ritirata) essendo anch’essi ostili alla
globalizzazione. Lo scenario di infiltrazione di Forza Nuova tra le tute
bianche è addirittura inverosimile tenuto conto del rischio di essere
riconosciuti dai loro nemici giurati, ma la notizia, malgrado la conferma da
parte del Viminale dell’estraneità dell’estrema destra, fa il giro del mondo.
Ora la sinistra ha la sua verità: il Movimento era composto
da gente pacifica e per bene (per forza, erano di sinistra), ma la polizia, su
ordine del governo, al fine di attaccare il movimento e la sinistra, ha infiltrato fascisti e provocatori creando
volutamente i disordini, picchiando selvaggiamente manifestanti inermi,
giungendo ad uccidere un ragazzo e a
far sparire i testimoni di violenze bestiali. Siamo alla riedizione del
fascismo!
Che dire: le prove generali l’autunno la sinistra le ha già
passate a pieni voti.