Il Giornale, 13-01-02
Chiara Frugorti ci racconta la rivoluzione tecnologica del Medioevo:dall’orologio al coltello, dal timone alla bussola
di MARCO MESCHINI
Quanti di noi portano sul naso una utilissima eredità medievale, pur senza saperlo? Molti, visto che stiamo parlando degli occhiali. Il primo a parlarcene fu il domenicano Giordano da Pisa, che li cita in una sua predica del 1305 come risalenti a circa vent’anni prima. E così abbiamo anche una sorta di data di nascita degli occhiali: 1280 o 1285.
L’invenzione, opera dell’ordine domenicano (i cui frati dedicavano moltissimo tempo allo studio), si diffuse rapidamente, con una foggia molto simile agli occhiali attuali, tranne che per le bacchette: per vederle si dovrà attendere il 1500, mentre fino ad allora una semplice molla avrebbe garantito la presa sul naso. Che poi si tratti di una invenzione complessa è chiaro: lenti biconvesse volte a correggere l’errore dell’occhio umano, molto più utili delle semplici lenti d’ingrandimento in uso presso i romani.
A parlarci di questo, quotidiano e indispensabile retaggio medievale è Chiara Frugoni, già nota per i saggi su Francesco d’Assisi e l’iconografia medievale, che ha da poco pubblicato Medioevo sul naso (Laterza, pagg. 196, lire 48.000, euro 24, 79), grande affresco delle invenzioni medievali che hanno segnato l’evoluzione della civiltà occidentale che, per la maggior parte, conserviamo ancora oggi. Inserito in una solida tradizione di studi (si pensi soprattutto alla storiografia francese), il volume della Frugoni spicca per chiarezza e vastità di contenuti, pur senza avere la pretesa di esaurire l’argomento.
Insomma, è al Medioevo che dobbiamo il fatto di vederci bene?
“Esattamente, altro che secoli bui, a loro dobbiamo una luminosa invenzione. Gli uomini di allora si affezionarono così tanto a questa invenzione da prestarla anche a qualche santo del passato: si pensi a san Luca evangelista, spesso raffigurato con gli occhiali perché ritenuto anche pittore”.
Quali altri esempi di invenzioni medievali le piace ricordare?
“La forchetta, per esempio. Il mondo romano conosceva il cucchiaio e il coltello (i cibi venivano serviti già tagliati), ma fu con l’avvento della pasta che si dovette provvedere a inventare la forchetta (a due denti: quella a tre è rinascimentale), data la scivolosità di quel cibo, sempre medievale, facilmente conservabile e cucinabile. E comodissimo anche durante le traversate per mare. Per restare in tema di tavola, poi, ricordo il fatto di mangiare seduti: il mondo antico mangiava sdraiato..
Gesti e oggetti della nostra quotidianità, dunque?
Certo, come le maniche dei nostri abiti, fatte per essere cambiate facilmente perché più sporchevoli (chi non ricorda le “mezzemaniche” di tanti impiegati?). Oppure il timone, la bussola e l’astrolabio per la navigazione, resa così molto meno incerta rispetto al mondo antico- Oppure ancora l’orologio, inventato a metà del ‘300 da Giovanni Dondi detto appunto Dell’Orologio, caro amico del Petrarca”.
Vecchia clessidra e meridiana addio?
“Certo la sostituzione fu graduale, ma si trattava proprio di un meccanismo a scappamento” (identico al nostro bilanciere) che rivoluzionò, il concetto stesso del tempo. Da pubblico e religioso che era, esso diventò anche privato, entrando nelle case di molti. Anche se per avere la lancetta dei minuti si dovette attendere il ‘500: il tempo rimaneva comunque abbastanza dilatato, organizzato sulle 24 ore della giornata”.
Si trattò sempre di invenzioni utili e belle?
“Di qualcuna si sarebbe anche potuto fare a meno, in effetti: penso alla polvere da sparo, ideata si in Cina ma utilizzata là solo per i fuochi d’artificio. La sua applicazione alle armi fu compiuta dagli occidentali, che segnarono così la chiusura di un epoca, quella della cavalleria, che pure aveva in qualche modo aperto il Medioevo. Era stata infatti l’invenzione della staffa, dello sperone e della resta (l’uncino o l’anello cui si fissava la lancia per tenerla saldamente) a creare il cavaliere medievale, ideologia compresa”.
Invenzioni e riutilizzi, insomma?
“È così: Una società può inventare ex-novo oppure riadattare quanto già ideato da altri alle sue esigenze, ma sono sempre i bisogni a costituire la molla iniziale della ricerca. Pensiamo ai numeri. Anch’essi ci derivano, dall’Oriente, ma è l’occidente ad averne colto fino in fondo tutto il potenziale, ad averlo applicato in vari campi, economico-finanziario compreso, I primi” assegni” furono vergati in pieno Medioevo, per evitare il rischio di trasportare ingenti somme di denaro contante in giro per l’Europa”.
Dl tutte queste invenzioni, quale abbiamo più dimenticato o rovinato?
“Direi Babbo Natale. In origine era San Nicolaus (abbreviato in Klaus e festeggiato il 6 dicembre), molto amico dei bambini (ne aveva miracolati moltissimi), a cui portava regali e dolci. Gli faceva da contraltare san Frustino, per i bimbi monelli. Poi un pubblicitario della Coca-Cola inventò l’omone barbuto, vestito di rosso con tanto di renne e slitta. E addio al santo vescovo”.