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Periodico dell’associazione studentesca Tertio Millennio
Anno 3, n.6, dicembre 2001
Una domanda trascurata per nascondere la verità della risposta
I. Scienza e credenza religiosa non sono affatto, come a volte si crede, due mondi a sé stanti, impermeabili o indifferenti l’uno all’alto e, tanto meno, in opposizione fra loro, ma due facce della stessa medaglia, dalle quali si dipana una fitta rete di rapporti culturali.
La ‘medaglia’ è, chiaramente, l’esigenza profonda che alberga in ogni uomo di dare un senso alla propria esistenza, mente le due facce sono i modi fondamentali di interrogare il reale per raggiungere lo scopo. La scienza ha come oggetto il creato naturale; la religione nasce dalla naturale propensione della ragione a ritenere che la totalità di ciò che esiste debba avere un Creatore e che tale Creatore sia degno di fede e meriti un culto. Scienza e religione non hanno, dunque, Io stesso obiettivo, ma si fondano sul medesimo ordine che l’indagine razionale del mondo svela e offre ad ogni mente libera e onestamente disposta ad accogliere il vero.
2. Stanley L. Jaki, fra le massime autorità mondiali nel campo della storiografia scientifica, enuncia lo stesso concetto parlando di strada de I/a scienza’ e di ‘vie verso Dio’ e affermando che esse ‘costituiscono un unico percorso intellettuale: uno scienza fatti bile è nata e si sviluppata solo all interno di una matrice culturale permeata dalla ferma convinzione che la mente umana fosse capace di individuare nel regno delle cose e delle persone un segno del loro creatore. Tutti i grandi progressi creativi della scienza sono stati compiuti nel quadro di un ‘epistemologia strettamente imparentata con questa convinzione. Di più: ogni volta che questa epistemologia ha incontrato un opposizione abbastanza forte e coerente l’attività scientifica è rimasta evidentemente priva di solide basi”.
In altri termini, si può affermare che l’impresa scientifica, cioè la scienza come approccio razionale alla natura, è possibile soltanto all’interno di una concezione realistica dell’essere. Al di fiori di questa concezione, l’osservazione del mondo naturale ha prodotto esclusivamente modelli bizzarri e congetture inverosimili mortificando la propria capacità di contribuire alla conoscenza.
3. Nel rispondere alle domande: Perché la scienza? Perché la scienza solo in Occidente?, l’opera storiografica di Jaki è arrivata alla conclusione che, al di fuori dell’Occidente, e dell’Occidente cristiano, nessuna cultura o civiltà ha conosciuto ‘la scienza ‘l’impresa scientifica’ come noi la conosciamo oggi e come la conosce oggi tutto il mondo. L’antico Egitto, la cultura mesopotamica, la civiltà cinese e quella indiana sono stati mondi che certamente non difettavano di talenti, di possibilità materiali, perfino di lunghi periodi di pace, ma in tutti, invariabilmente, la scienza vi nacque già morta, perché mortificata, in vario modo, da concezioni religiose animistico-panteistiche, da cosmogonie inverosimili e spesso nxxxe, incapaci di suscitare una qualsiasi curiosità di tipo scientifico verso il mondo della natura. Di esse, si può dire ciò che lo storico marxista John Needham diceva a proposito del fallimento scientifico nell’antica Cina: quelle culture persero il coraggio intellettuale di investigare fenomeni di piccola scala dopo avere perduto fiducia nella loro razionalità sulla scala più grande possibile, cioè il cosmo.
4. Vi è stata una stagione, nella storia dell’Occidente, in cui ogni credenza mitico-religiosa, ogni animismo, ogni forma di panteismo sono stati ridotti ad insignificanza culturale, essendo sormontati dalla credenza unanime in un Dio personale, creatore e provvidente.
Il Medioevo cristiano è stato il mondo che ha posto le basi, facendo propria la fiducia nella razionalità dell’universo creato, dell’avventura scientifica —e della conseguente ricaduta tecnologica — che è stata e che continua ad essere un tratto distintivo della storia dell’ Occidente.
E questa consapevolezza guadagna sempre più terreno tant’è che una casa editrice come Einaudi ha recentemente pubblicato un’opera dal titolo, che ne compendia il contenuto e il messaggio: Le origini medievali della scienza moderna, dello storico americano Edward Grant.