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ANTONELLI
Entomologia Agraria - Pisa
ENTOMOLOGIA PISA
Facoltà di Agraria - Pisa
AGRARIA PISA

Terra e Vita, Edagricole, Bologna, XXIV, Nr. 2, 15-21 gennaio 1983, pp. 50-53.


Biologia e metodi di lotta contro la Bega del garofano.

Riccardo Antonelli


Riassunto
La Bega o tortrice del garofano, nelle sue diverse forme, mediterranea e sudafricana, rappresenta uno dei peggiori nemici della dianticoltura da reddito ed è causa spesso di gravissime perdite di produzione nelle serre italiane.


Introduzione
Fra i numerosi parassiti animali e vegetali che attaccano le coltivazioni di garofano, grande importanza riveste la Bega, tanto che la lotta a questo parassita è stata resa obbligatoria con D.M. n. 10986 del 2-7-1973.
La Bega mediterranea (Cacoecimorpha pronubana Hub.) e la Bega sudafricana (Epichoristodes acerbella Walk), sono due Lepidotteri appartenenti alla famiglia dei Tortricidi.
La Bega mediterranea è un insetto tipico dell'areale mediterraneo e di parte dell'Europa centro settentrionale. In Italia è presente in tutte le zone dianticole e fino al 1972 ha provocato gravi danni; successivamente, in concomitanza con l'introduzione e la diffusione della Bega sudafricana, la sua importanza è diminuita.
La Bega sudafricana ha un'area di diffusione naturale che comprende il Sud Africa e il Madagascar ma, grazie alla facilità di adattamento a diversi ambienti, si è propagata anche in Europa. In Italia le prime segnalazioni di questo insetto sono del 1971 (Zangheri e Cavalloro) e si riferiscono alla Riviera Ligure; da allora si è diffuso in tutte le zone dianticole della penisola dove ha gradatamente sostituito quasi completamente la Bega mediterranea.

Morfologia
Nella Bega mediterranea gli adulti dei due sessi sono contraddistinti da un dimorfismo abbastanza evidente. La femmina (fig. 1) è lunga circa 10 mm, con un'apertura alare di circa 18 mm; le ali anteriori sono color nocciola chiaro con screziature lineari e trasversali più scure. Le ali posteriori sono di colore isabellino aranciato, con il margine inferiore frangiato e bordato di nero.
Il maschio, più piccolo della femmina, ha una lunghezza di circa 7 mm con un'apertura alare di circa 15 mm. Le ali anteriori, a differenza di quelle della femmina, sono di colore nocciola più scuro e presentano due bande ciascuna, trasversali, basali, di tonalità ancora più intensa. L'addome è molto più sottile di quello della femmina.
Gli adulti della Bega sudafricana si riconoscono facilmente da quelli della Tortrice mediterranea. Sono caratterizzati da un dimorfismo sessuale meno evidente che nella specie precedente. La femmina (fig. 2) è lunga circa 11 mm ed ha un'apertura alare di circa 18 mm. Le ali anteriori sono di colore nocciola chiaro, mentre quelle posteriori hanno un colore bianco argenteo.
Il maschio (fig. 3) è più piccolo della femmina. La lunghezza è di circa 8 mm, l'apertura alare di 13 mm circa. Le ali anteriori sono un poco più chiare rispetto alla femmina, mentre quelle posteriori sono pressoché uguali. Inoltre i maschi sono riconoscibili dalle femmine per l'addome più sottile.
Ogni singolo uovo, di diametro inferiore al millimetro, ha inizialmente un colore verdognolo, più tendente al giallo nella Bega sudafricana. Successivamente in prossimità della schiusura la colorazione vira al giallo nella Tortrice mediterranea; al giallo con toni aranciati in quella sudafricana.
Le larve neonate delle due specie sono lunghe 1,5-2 mm e sono di colore giallo crema. Carattere distintivo tra le due Beghe in questo stadio, è il colore del capo: nero nella Tortrice mediterranea, bruno in quella sudafricana.. Le larve mature misurano 15-25 mm di lunghezza ed hanno un addome di colore verde più o meno intenso. I bruchi della Bega sudafricana (fig. 4) presentano alcune bande longitudinali gialle che permettono di riconoscerli da quelli mediterranei (fig. 5).
Fra le crisalidi delle due Tortrici non ci sono differenze facilmente rilevabili. Entrambe sono lunghe 8-12 mm e sono, appena formate, di colore verde pisello, successivamente diventano bruno scure (figg. 6 e 9).

Biologia e danni
L'attività degli adulti di queste due specie ha inizio dopo il tramonto, si intensifica al crepuscolo protraendosi poi nelle ore notturne. Durante il giorno restano invece immobili, nascosti preferibilmente sotto le foglie, che lasciano solo se disturbati. In questo caso coprono brevi distanze con un volo che, specialmente nelle femmine, è greve ed irregolare.
Le femmine, dopo l'accoppiamento, depongono sulla pagina superiore delle foglie più rara mente su quella inferiore 300 700 uova ciascuna, suddivise in 5-10 placche. Ogni placca viene poi ricoperta da una sostanza viscosa e trasparente emessa dalle ghiandole colleteriche che al contatto dell'aria si solidifica formando così un involucro protettivo.
Le larve, soprattutto quelle della Bega mediterranea, sono estremamente polifaghe, ma provocano gravi danni solo sul garofano. Appena formate le larve della Tortrice sudafricana aggrediscono le pareti dell'uovo, vi praticano una spaccatura sub-laterale, escono all'esterno e si allontanano raggiungendo l'interno di un germoglio. Qui le larve legano fra loro, per mezzo di fili sericei, due - quattro foglioline e così riparate iniziano l'erosione del parenchima fogliare. Dopo cinque-gei giorni penetrano negli steli e cibandosi del midollo vi scavano una galleria che può raggiungere anche i 10 cm di lunghezza. L'attacco ai fiori si può verificare nei diversi stadi di crescita e di sviluppo del fiore stesso. Se i bocci sono ancora chiusi, le larve salgono lungo lo stelo fogliare, si portano alla base del calice e qui iniziano a scavare un piccolo foro nella parte prossimaledel sepalo, penetrano così nell'interno per erodere parte dell'ovario e la base dei petali. Quando invece il fiore è già sviluppato e parzialmente aperto, le larve si arrampicano sulla parte superiore, vi si introducono, si dirigono verso il basso, ed erodono i petali fino ad arrivare all'ovario che svuotano completamente.
I bruchi della Bega mediterranea mostrano alcune differenze di comportamento rispetto a quelli della bega sudafricana. Infatti le larve di prima età si comportano come minatrici scavando una piccola galleria in una delle giovani foglie dei germogli. Nelle età successive (secondo Fischer 1924, ogni larva attraversa sette età) le larve non si comportano più da minatrici, ma compiono delle lacerazioni più spinte del parenchima fogliare lasciando al termine solo la lamina. Altre volte invece, una volta terminata la fase minatrice, legano tra di loro con bava sericea le foglie dei germogli e le erodono dall'interno, bloccando in questo modo il normale sviluppo e provocando delle curvature caratteristiche a "becco d'anitra" (fig. 7). Le larve della Bega mediterranea possono anche assalire i bocci fiorali e i fiori parzialmente aperti, ma in questo caso si comportano come quelle della Tortrice sudafricana (fig. 8).
Raggiunta la quasi maturità, i bruchi delle due specie, cercano un rifugio idoneo all'incrisalidamento che in genere è rappresentato da 2-3 foglie apicali di un germoglio riunite con fili sericei, oppure dallo spazio interno di una foglia accartocciata, o ancora dall'interno svuotato di un boccio fiorale (fig. 9) o più raramente, e solo nel caso della Bega sudafricana, dalla galleria scavata nello stelo. In questi rifugi i bruchi completano il loro accrescimento facendo delle erosioni con modesta voracità. Una volta mature le larve restano immobili prima di trasformarsi in crisalidi.
I danni provocati dalle larve possono portare alla distruzione di intere parti della pianta e addirittura alla morte della stessa, ma anche i danni più lievi risultano assai pregiudizievoli, in quanto basta che un fiore venga appena intaccato dalla Bega per renderlo non più commerciabile.
Nelle nostre condizioni climatiche le due Tortrici hanno normalmente tre generazioni all'anno in pieno campo, mentre sulle colture protette nei mesi freddi, le generazioni sono quattro. Però a causa della considerevole variabilità del tempo necessario alle larve, pur provenienti da una medesima placca di uova, per raggiungere lo stadio di crisalide, si verifica un accavallamento delle varie generazioni con conseguente presenza simultanea di tutti gli stadi di sviluppo dei fitofagi sulla coltivazione infestata.

Lotta
Questo accavallamento delle generazioni rende problematico l'individuazione del periodo di massimo sfarfallamento e quindi l'epoca più opportuna per il trattamento con insetticidi. D'altra parte il comportamento delle larve delle due specie ed in particolare l'attività endofita dei bruchi della Bega sudafricana, rende necessario colpire le larve tempestivamente, cioè nel momento della loro fuoriuscita dalle uova e prima che incomincino a scavare le gallerie. Per queste ragioni attualmente l'agricoltore è costretto ad intervenire con un alto numero di trattamenti, eseguiti a "calendario" con una cadenza che normalmente è quindicinale nei periodi di minore infestazione, vale a dire fine inverno - primavera, e addirittura settimanale dall'inizio dell'estate.
Questa massiccia distribuzione d'insetticidi rappresenta una voce non indifferente nei costi di produzione del fiore reciso ed un carico inquinante veramente allarmante. Per raggiungere l'obiettivo di sostituire la lotta a " calendario" attualmente usata con una lotta "guidata" che permetta di ridurre il numero dei trattamenti, è necessario, come già detto, riuscire ad individuare il periodo di massimo sfarfallamento degli adulti, in modo da poter intervenire con la massima tempestività. A questo scopo, dato che ancora non sono disponibili sostanze attrattive feromoniche per la Bega sudafricana, si è rivelato molto utile l'uso di lampade trappola che indicano, con la cattura giornaliera delle farfalle, l'epoca del massimo sfarfallamento. Oltre che per il monitoraggio queste lampade a luce ultravioletta o a luce bianca miscelata, si sono dimostrate utili anche come mezzo di lotta diretto, riuscendo a ridurre in maniera apprezzabile il numero di getti attaccati.
Per quel che riguarda gli insetticidi, i principi attivi usati appartengono.al gruppo degli esteri fosforici, sia citotropici sia sistemici: Parathion, Malathion, Demeton, Methomyl, Metidathion, ecc. Molto efficace si è dimostrato il Mevinfos, ma a causa della scarsa persistenza viene usato solo in trattamenti vicini alla raccolta oppure in miscela con il Carbaryil che ne controbilancia tale difetto. È comunque importante alternare i principi attivi al fine di evitare fenomeni di selezione ed assuefazione.
Ad integrazione della lotta chimica deve essere effettuata anche quella meccanica che consiste nella tempestiva distruzione con il fuoco delle colture esaurite e dei residui della lavorazione dei garofani nei magazzini.
Diversi Imenotteri e Ditteri sono segnalati come parassiti o predatori delle due Beghe del garofano; purtroppo questi insetti sono tutti, più o meno, polifagi per cui parassitizzano una bassa percentuale di larve o di uova, di conseguenza non svolgono un efficace controllo delle popolazioni delle due Beghe.
Nonostante tutti gli sforzi è purtroppo assai frequente che le larve siano ancora presenti nei fiori recisi dopo la lotta di campo. Da ciò la necessità di procedere alla loro disinfestazione, indispensabile soprattutto nelle partite destinate all'estero, dato che i paesi importatori rifiutano i fiori anche solo leggermente attaccati dalle Beghe. A questo scopo vengono utilizzati prodotti chimici fumiganti: Bromuro di Metile, Parathion, ecc., oppure radiazioni ionizzanti inviate sui fiori recisi già imballati.


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Riccardo Antonelli
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