TITANIC:

SFRUTTAMENTO COMMERCIALE DI UN MITO

 

         Quando lo scafo nudo del Titanic lasciò Southampton nel maggio 1911, tra le maestranze dei cantieri Harland e Wolff la festa fu grande. Progettisti e operai erano riusciti a mettere assieme la più grande nave di tutti i tempi, usando tutti gli accorgimenti possibili all'epoca per farne una struttura non solo veloce, ma anche sicura. Avrebbe trasportato sulle rotte oceaniche più di 3500 persone tra passeggeri e uomini di equipaggio.

La parte inferiore dello scafo, fasciato da lamiere più spesse del normale, era protetta da un doppio fondo alto 183 centimetri che si estendeva per tutta la lunghezza della nave. Ma soprattutto tra la prua e la poppa la nave era protetta da ben 16 compartimenti stagni separati da 15 paratìe (pareti verticali) che si estendevano ben al di sopra della linea di galleggiamento. Anche andando a scontrarsi frontalmente con un ostacolo qualsiasi con le macchine a tutta forza ben difficilmente la nave sarebbe affondata: pur con 4 compartimenti allagati avrebbe continuato a galleggiare.

La cosa era stata tanto propagandata dall'ufficio relazioni esterne della Compagnia Oceanica di Navigazione White Star Line, proprietaria della nave, che le compagnie di assicurazione avevano generosammente ridotto le loro tariffe a copertura del rischio di affondamento del transatlantico.

Dopo la costruzione e il varo dello scafo, iniziò un periodo frenetico in cui migliaia di operai furono impegnati nell'allestimento della nave, arredando lussuosamente cabine, saloni di soggiorno e sale da pranzo. Nel frattempo si dotavano il ponte di comando, la sala macchine e gli altri locali di servizio dei migliori equipaggiamenti disponibili all'epoca.

Dagli uffici della White Star Line il presidente Bruce Ismay e i suoi collaboratori premevano continuamente perchè tutto fosse portato a termine non solo bene, ma anche alla svelta: i colossali investimenti necessari per la costruzione della nave imponevano che il Titanic prendesse servizio al più presto possibile. Al primo progettista della nave, Alexander Carlisle, erano quindi subentrati altri, probabilmente più sensibili alle pressioni della Compagnia per ridurre tempi e costi di allestimento.

A qualcuno dei nuovi progettisti venne la brillante idea di tagliare il numero di lance di salvataggio da 64 a 16, riducendo un poco i costi e tempi di allestimento. Il presidente Bruce Ismay e i suoi collaboratori appoggiarono la proposta con soddisfazione.

Nel frattempo una pubblicità martellante diffondeva pregi e curiosità tecniche sulla nave. A parte le dimensioni (250 metri di lunghezza, 28 di larghezza e 53 metri di altezza) e i 21 nodi di velocità impressi da turbine a vapore da ben 51.000 cavalli, era l'arredamento sfarzoso a colpire la fantasia del pubblico. Perfino le cabine di terza classe, tradizionalmente costruite per gli emigrantiverso il nuovo mondo, erano più confortevoli che in altri transatlantici del tempo. In prima classe poi i passeggeri alloggiavano in spaziosi appartamenti arredati in stili diversi l'uno dall'altro . Alcuni costavano più di 800 sterline a viaggio, ben cento volte il salario mensile di un operaio di cantiere dell'epoca.

La nave iniziò il viaggio inaugurale da Southampton, sulla costa sud dell'Inghilterra, il 10 aprile 1912, con 2227 persone a bordo, circa due terzi della capienza massima. Al comando c'era il capitano Edward Smith, un esperto delle rotte del nord atlantico. Aveva già comandato l'Olimpic, gemella del Titanic, e pur essendo da poco andato in pensione, era stato temporaneamente rimesso in servizio dietro precisa richiesta del presidente della White Star, anche lui a bordo per il viaggio inaugurale.

Al quarto giorno di navigazione la nave entrò nella zona dei ghiacci al largo di Terranova. Durante la giornata altre navi avevano comunicato via radio la presenza di diversi iceberg a quelle latitudini. Alle 23 la nave Californian, che viaggiava un pò più a nord del Titanic, aveva incontrato la banchisa e il comandante aveva deciso saggiamente di fermare le macchine in attesa della luce del giorno. Il comandante Smith, invece, proseguì per la sua rotta con le macchine a tutta forza: evidentemente non voleva rovinare il viaggio inaugurale arrivando con qualche ora di ritardo.

Alle 23.40, con mare abbastanza calmo e il cielo stellato, a circa 600 chilometri da Terranova le vedette informarono l'ufficiale di rotta della presenza di una enorme sagoma bianca proprio davanti alla prua della nave. L'ufficiale diede subito ordine di fermare le macchine e di accostare il più velocemente possibile verso dritta (il lato destro della nave), tentando di schivare all'ultimo minuto l'iceberg. La nave strisciò la montagna di ghiaccio con la fiancata destra e si fermò. Molti passeggeri a bordo non si erano accorti di nulla.

Qualche minuto dopo il comandante Smith era a prua ad ispezionare il danno assieme a uno dei progettisti della nave. Se la collisione fosse avvenuta frontalmente, la nave quasi sicuramente si sarebbe salvata. La manovra effettuata all'ultimo momento per sfuggire all'urto aveva invece consentito all'iceberg di squarciare le lamiere dei primi cinque compartimenti stagni, uno di troppo per consentirle di rimanere a galla.

Il capitano capì che la nave era condannata, rendendosi conto dello scenario da incubo a cui stavano andando incontro passeggeri ed equipaggio. Ammesso che fosse stato possibile usare al meglio le 16 lance di salvataggio e le zattere disponibili, si sarebbero potute salvare solo 1178 delle 2227 persone fra uomini donne e bambini che risultavano a bordo.

Il naufragio, il più inaspettato e quindi traumatico della storia della navigazione moderna, ebbe moltissimi episodi di eroismo, ma anche di confusione: molte delle lance di salvataggio vennero calate in mare vuote, altre troppo cariche.

Tutti sanno dell'orchestrina di bordo che continuò a suonare sino all'ultimo, meno noto è il fatto che tutti e 36 i macchinisti ed elettricisti rimasero intrappolati in sala macchine prodigandosi per tenere fino all'ultimo minuto sia le pompe che le luci in funzione. Nessuno di loro sopravvisse.

Mentre il gigante ferito sollevava la poppa per sprofondare nelle acque gelide dell'oceano assieme al capitano e circa 1520 persone, il presidente della White Star, Bruce Ismay, si allontanava vigliaccamante su di una lancia di salvataggio semivuota , diventando oggetto di violento quanto meritato dileggio da parte della stampa americana al suo arrivo a New York.

Il naufragio ebbe una forte influenza sulle misure di sicurezza della navigazione imposte in seguito dai governi. Da quel giorno il controllo dei movimenti dei ghiacci fu continuo e sulle navi venne reso obbligatorio l'ascolto 24 ore su 24 delle comunicazioni di emergenza. Inoltre fu finalmente imposto agli armatori di dotare le navi di una quantità di scialuppe e zattere di salvataggio adeguata al numero di persone trasportate.

Il relitto del Titanic fu localizzato da oceanografi francesi e americani nell' agosto 1985 ad una profondità di ben 3800 metri. L'anno seguente una seconda visita permise uno studio approfondito dei resti dello scafo . Le sostanze organiche, come i cibi e i corpi dei passeggeri, erano state eliminate dalla fauna delle profondità marine, mentre i frammenti di ossa risparmiati erano stati dissolti nei decenni successivi dagli elementi presenti nell'acqua salata.

Un’altra spedizione, forse più commerciale che scientifica, consentì di portare in superficie diverse centinaia di pezzi tra porcellane, attrezzature della nave ed effetti personali dei passeggeri, come capi di abbigliamento o lettere, rimasti miracolosamente intatti dopo più di 80 anni di permanenza in fondo all'oceano. Nel 1995 i reperti furono oggetto di una mostra al Museo Marittimo Nazionale di Greenwich che attirò un numero straordinario di visitatori. All’uscita della mostra erano in vendita decine di oggetti più o meno banali che si fregiavano della sagoma inconfondibile dello sfortunato transatlantico.

Non tutti però apprezzarono l'idea di sfruttare a fini commerciali il naufragio del Titanic. Uscendo dalla mostra ci si ricordava dei dubbi avuti da Robert Ballard, uno degli oceanografi che avevano scoperto il relitto. Appena riemerso in superficie lo scienziato aveva infatti scritto:" Il Titanic era stato trovato e visitato con rispetto. Avevamo finalmente messo "a riposo" la famosa nave, o semplicemente aperto una nuova era di speculazioni sul suo destino e di tentativi di saccheggio della sua profondissima tomba?".

Perché lì sotto, a 3800 metri, non c’è solo il relitto di un enorme transatlantico, ma anche il mito distrutto dell'innaffondabilità di una nave. Un mito collegato alla falsa idea di uno sviluppo tecnico illimitato che poteva competere sempre ed ovunque con le forze della natura..

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