Alvaro Mutis:ne parlano Maqroll il Gabbiere ed Antonino Rallo in un caffè polveroso di Kenitra, Marocco. C'è anke il mozzo Astro Vitielli Non è stato facile parlare
di ‘Alvaro Mutis con Maqroll il Gabbiere, che ultimamente sbarca il
lunario facendo conferenze sullo scrittore
cui deve la sua inaspettata celebrità. Naturalmente chi immagina Maqroll
fare lezioni di letteratura a pagamento nelle Università più blasonate, non ha
capito il personaggio. Il Gabbiere le sue considerazioni sulla scrittura di Mutis le fa
sui tavolini dei porti più dimenticati tra il Mar de la Plata e il
Mediterraneo, senza tralasciare la costa del Maghreb tutto, da Porto Said,
Egitto, all'estremità atlantica del Marocco.
E' li che lo abbiamo incontrato, seduto in un caffè semideserto di Kenitra.
Uso il plurale perché non ero solo, visto che ad accompagnarmi in
franchigia avevo convinto il mozzo di coperta, un ragazzino insolente che
rispondeva al nome di Astro Vitielli, figlio di un tipografo mezzo fallito
dell'isola di Procida. Maqroll fissava un po’ perso il bicchiere di Cinzano Bianco senza
ghiaccio che il cameriere gli aveva portato con aria beffarda. Si trattava del
contenuto dell'ultima bottiglia di aperitivo
rimasta nel bar, residuo della primo ed ultimo ordine fatto alla casa
piemontese trentasette anni prima, data alla quale risaliva l'insegna
a spicchi rossi e blu che pendeva arrugginita all'ingresso del locale. -Ma non è vietato ad ogni buon musulmano bere alcool?- cominciò
di brutto il mozzo, dimenticando, da insolente qual era, il suo infimo grado a bordo e facendo, con mio grande
disappunto, la prima domanda al Gabbiere. Maqroll:- Che io sia un buon musulmano è tutto da provare; in ogni
caso il Profeta si limita ad osservare che "è odioso a Dio bere
alcool". Il resto sono affari miei. L'importante non è l'alcool, ma
evitare di ubriacarsi. E in questo bicchiere,-disse il Gabbiere allontanando
distratto un trio di mosche che
ronzava attorno all'orlo- gran parte dell'alcool è evaporato da chissà quanto
tempo. Oltretutto, fa un caldo della miseria in questo posto. Rallo:- Qual è il ruolo di un Gabbiere, oggigiorno? Maqroll:- E' un ruolo puramente letterario. E' da un più di un
secolo che i gabbieri non esistono più. Ai tempi dei velieri, si occupavano
delle vele di gabbia che, onestamente, non ho alcuna idea cosa siano. E' come
quando gli studiosi di Conrad parlano di "parrocchetti" o "matafioni
d'inferitura". In pratica si tratta di aria fritta pseudomarinara. Ma
attira molto i lettori terragni, specialmente i brianzoli. Rallo:- Secondo lei Alvaro Mutis capisce qualcosa di mare? Maqroll:-Non ne capisce un belino, o una beata minchia, con
rispetto parlando. Ma è piuttosto
bravo a parlare di porti, armatori, contratti di noleggio e di posti che magari
non ha visto mai. Ogni tanto li cita a casaccio, e la gente ci crede.
E così, magari scrive
storie accattivanti che un marinaio vero non riuscirebbe mai a mettere assieme. Rallo:-E Conrad, invece? Maqroll:- Mi sembra un tipo un
po’ troppo riflessivo. Bravo capitano, non c’è che dire, ma un po’
troppo concettoso; si vede che non andava mai a puttane. Mozzo:-E cosa c'è di male? Per lo meno non si sarà preso lo
scolo. Una cosa ha però Conrad in
comune con Mutis: le sue navi accostano tutte a babordo o tribordo, come i
vascelli pirata di Hollywood, non come la nave da carico ke ci ha portati in
questo verissimo e poco letterario porto di cacca. Lei non ci crederà, ma la
nostra nave accosta a dritta o a
sinistra. E al timoniere il
capitano non ha mai kiesto di dirigersi
a babordo o tribordo. Anzi, babordo mi ricorda il babà, e tribordo il
trikeco. Se non è finzione questa…. Maqroll:- Appunto. Rallo:- Bisogna anche dire che i traduttori di solito vengono
pagati di schifo e strangolati con ritmi di lavoro assurdi. E i risultati si
vedono. Ad ogni modo, in quale dei romanzi della trilogia a lei dedicata trova
il vero Maqroll? Maqroll:- In nessuno, naturalmente. Ma non le vorrei sembrare
troppo scortese, e non le negherò qualche chiarimento. In “La Neve
dell’Ammiraglio” mi ritrovo a gestire con una compagna un miserrimo locale
appollaiato sulla Cordigliera delle Ande. Gestire tanto per dire. Mentre
la mia compagna di quella circostanza, Flor Estévez, s’arrovella e
s’arrabatta per far quadrare i conti, io me vado a bagolare per fiumi in
compagnia di balordi di varia estrazione, condizione e destini. In pratica, cosa
ci fa un Gabbiere apolide su di un battello perso nel nulla di una
foresta pluviale, il cielo solo lo sa. E’ che ‘Alvaro Mutis quando scrive fa
il cavolo che vuole. E tutti credono alle sue storie assurde. Gli editori per
primi. Mozzo:- Però il
rapporto del makkinista indio con
il motore di bordo ha qualcosa di magico. L’autore qualcosa della sala makkine
l’avrà pur capito. Maqroll:- Ne convengo. Ma lei, signor Mozzo, come mai usa tutte
quelle “kappa” quando parla? Mozzo:- Perkè sono giovane ed incazzato. Se lei fosse un marinaio
vero, e non pura finzione, saprebbe benissimo ke i mozzi sono le creature più
infelici e bistrattate a bordo le navi. In qualke modo si
devono pure sfogare. Ma non divaghiamo, ke tra un’ora devo tornare a
bordo a servire la cena, a lavare piatti,
stoviglie e pentoloni unti e a rassettare cucina e salette varie. E fa un caldo
del menga. Vero Siò? Rallo:- In “La Neve dell’Ammiraglio” trovo pure bella quella
definizione di donna, che “Come le piante, come le tempeste nella selva, come
il fragore delle acque, si nutre dei più oscuri disegni celesti. E’ meglio
saperlo sin da subito. In caso contrario, ci aspettano sorprese desolanti”.
Sembra quasi Petrarca. Mozzo:- Si, sembra medioevo. Donne sante o puttane. Ma le donne
vere dove si trovano in qeste storie? Maqroll:-Come mai scrive “qeste” senza la “u” dopo la
“q” ? Mozzo:- Perkè sono Astro Vitielli, figlio del tipografo Ciro, ke
se non ci fossero stati tutti qesti caratteri inutili anke in italiano, avrebbe
risparmiato un bel po’ di soldi in inkiostro e non avrebbe riskiato il
fallimento. Ed io, alla fine di qesto imbarco avrei potuto pubblicare a sue
spese il mio “Diario di un mozzo incazzoso tra Procida e Kenitra”. Maqroll:-L’ha già scritto? Mozzo:- No, ma come le avrà insegnato Mutis, lo spazio, il tempo,
il punto di vista dell’autore non hanno nessuna importanza. L’importante è
essere conosciuto. Maqroll:-E’ lei…è già conosciuto? Mozzo:- No, ma se stasera accetta l’invito di venire a cena a
bordo, la faremo morire con i nostri cibi semiavariati e diventeremo tutti
famosi. Se poi scriverò quattro puttanate dal titolo “Le Ultime Parole di
Maqroll il Gabbiere Prima di Perire per Intossicazione Alimentare a Bordo del
Cargo “Samantha C.””, un editore importante e un po’ coglione lo trovo
subito. Ma cerkiamo di non scarrocciare troppo e riportiamo la discussione in
rotta. Allora, solo sante o puttane nella sua trilogia, o mi sbaglio io? Maqroll, :- In “Ilona viene con la pioggia” effettivamente
c’erano più puttane che caratteri tipografici. Con una trama così così. Mozzo:-Sa cosa dice una tipa citata come “grande conoscitrice”
del suo burattinaio, quel don ‘Alvaro dai piedi minuscoli e il corpaccione
esagerato? Maqroll:-Lo
avrebbe preferito con un corpo esile e piedoni grandi come scialuppe? Mozzo:-Sinceramente
m’importa una sega, una delle millanta ke il presente stato mi costringe a
fare. Allora, sa cosa ne dice Martha
Canfied, specialista mondiale( dicono) di don ‘Alvaro?: “Le donne per Mutis?
Questo è uno dei punti in cui Mutis e Garcia Marquez, per il resto diversissimi
nonostante l'amicizia che li lega, si assomigliano. Per entrambi la donna è la
figura fondamentale della società e della famiglia. La donna è da entrambi
associata archetipicamente al mistero della vita. E' un idea tipicamente
maschile, mai tramontata nell'opera di Mutis: ecco allora le donne dei romanzi
che già sanno tutto prima che le cose avvengano, donne dotate di poteri
speciali. Anche nella poesia di Mutis, dove pur non ricrea personaggi, nella
poesia cioè più legata alla sua intimità, come i suoi versi d'amore, la donna
ha una dimensione sublime, divina.” Ke ne dice Gabbiere? Sia sincero, una
volta tanto. Maqroll:- Che sono puttanate. Anzi, con
rispetto parlando, vorrei essere più preciso. Queste sono delle vere e proprie
minchiate col botto. Rallo:- Critica letteraria, quindi. A proposito, si parlava di punto
di vista nei romanzi di Mutis. Sa come dicono a Genova, quando un uomo barcolla? Maqroll:-Che va come una “scorreggia ubriaca”. Rallo:- Bravo. Ecco, il punto di vista di Mutis nei suoi romanzi
mi sembra un po’ così, diciamo alla
genovese…Per rimanere in tema, le farà piacere sapere che a cena ci sono
spaghetti al pesto. Il cuoco ha trovato in cambusa alcune scatole un po’ arrugginite di
pesto , e ce le proporrà stasera. Per bere, le va bene il rosso di
Ligabue? E’ speciale. Mozzo:-Nel senso ke quando una goccia cade sulla tovaglia, la
makkia si separa in anelli concentrici. Si vede ke è un vino fatto con il
bastone, e non con l’uva. Maqroll:-Come mai questi imbrogli? Mozzo:-Servono ad uno dei Ligabue per finanziarsi le spedizione
arkeologike. La cultura, per intenderci. Anzi, a voler essere onesti con ki
sempre onesto non è, il vino a makkie concentrike non è dei Ligabue, ma di
Domingo Pesce. A bordo abbiamo l'annata 2007. Maqroll:-Strana la vostra nave, sembrerebbe un mezzo incubo. Mozzo:-No, è solo una nave vera. Allora, viene o no a cena a bordo
da noi stasera? PS: l’intervista finisce qui. Il resto lo leggerete nel libro di Astro Vitielli “Le Ultime Parole di Maqroll il Gabbiere Prima di Perire per Intossicazione Alimentare a Bordo del Cargo “Samantha C.”, Edizioni Ciro Vitielli & Son, Isola di Procida. Ci sarà un mare di balle, ma ciò non si discosta dallo spirito di ‘Alvaro Mutis, esponente supremo del romanzo picaresco (Lazarillo de Tormes, Moll Flanders & c.) versione fantanautica.Nel frattempo vi consiglio di leggere “L’ultimo scalo del Tramp Steamer”(Adelphi). Quando l’Einaudi non apparterrà più all’attuale Presidente del Consiglio, vi invito a leggete “Un bel morir”, forse il romanzo più bello della trilogia del nostro amico Maqroll, che è rimasto a Kenitra con una dissenteria del menga. Se non avete voglia di aspettare le calende greche, fatevi prestare il libro da amici. Per finire, Astro Vitielli mi ha scritto di recente per rammentare ai lettori di Mutis le Tre Leggi Segrete della Navigazione, stranamente dimenticate dall'autore colombiano: 1) La legge del Menga: "Ki lo ha in quel posto se lo tenga" (la forza del destino) 2) La legge del Volga:"Ki lo ha in quel posto se lo tolga"(la forza della volontà) 3) La legge del Vikingo:"Ki non lo vuole in quel posto stia guardingo"(fate voi) Il signor Menga, Garzone di Cucina imbarcato negli anni '70 sulla carboniera da 20.000 tonnellate "Auriga",(Sidermar s.p.a), sarà lieto di confermare l'esistenza delle Tre Leggi Segrete. a.r.,
aprile 2002.
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