HEMINGWAY E IL MARE:

ricordi di Gregorio Fuentes, cubano.

(Antonino Rallo, "Avvenimenti", 14 luglio 1993)

A dieci chilometri a est dall'Avana si trova Cojimar, un villaggio di pescatori che per decenni fu l'approdo piu' frequente del 'Pilar', la solida barca a motore di Ernest Hemingway, con la quale lo scrittore faceva le sue battute di pesca d'altura, a caccia di marlini e barracuda.

Per un quarto di secolo il cubano Gregorio Fuentes, adesso novantacinquenne, fu al timone del 'Pilar', raccogliendo una serie nutrita di aneddoti sullo scrittore. Agli amici che di tanto in tanto lo vengono a trovare nella sua casa intonacata di bianco, magari con un paio dei sigari preferiti, i 'Cohiba', Gregorio racconta volentieri dei tempi andati, quando si districava con naturale, invidiata perizia tra le insidie della navigazione e i memorabili scoppi di collera dell'amico americano.

E' basata appunto su un eccesso d'ira di Hemingway una delle storie preferite di Fuentes.

Accadde sul braccio di mare tra la Florida e Cuba, dove il 'Pilar' aveva navigato sin dall'alba senza aver catturato nemmeno l'ombra di un pesce. A mezzogiorno lo scrittore scarico' la sua rabbia sul poeta Archibald McLeish, per la prima volta suo ospite a bordo del 'Pilar': era colpa delle innumerevoli stupidaggini dette dall'amico nel corso della mattinata se non avevano preso nulla. Hemingway prese il timone dalle mani di Fuentes e punto' deciso la prua verso un isolotto disabitato davanti alla costa della Florida, dove abbandono' senza tanti complimenti il poeta, evidentemente ritenuto in quella circostanza uno iettatore. Poi, calmo, fece rotta per Key West. McLeish rimase per lunghe, interminabili ore sulla spiaggia deserta e dovette ringraziare Pauline, la seconda moglie di Heminghway, se nella tarda serata il 'Pilar' torno' per soccorrere il poeta un po' ciarliero dalle insidie di un'isola completamente disabitata come quella in cui era stato abbandonato.

E di una pesca sfortunata narra quella che e' una delle piu' celebri storie di Hemingway. Lo spunto gli venne dato da un incontro che un giorno Hemingway e Fuente fecero nel mare davanti a Cojimar, quando videro un vecchio e un ragazzino in una barca da pesca piuttosto malmessa. Hemingway fece salire i due a bordo del 'Pilar', per ascoltare dal vecchio pescatore la storia di un anziano che usci'da solo in mare per l'ultima, memorabile cattura di un enorme marlino blu. Era una storia semplice, ma colpi' lo scrittore per la precisione con cui descriveva l' uomo di mare per quello che spesso e': un perdente lucido e tenace.

Qualche tempo dopo, in uno dei suoi frequenti momenti di inquietitudine, Hemingway comincio' a scrivere:'Era un vecchio che pescava da solo in una barca persa nella corrente del golfo, ed erano ormai ottantaquattro giorni che non riusciva a catturare un pesce'. Era la prima frase de 'Il vecchio e il mare', celebre storia di Santiago, un vecchio che, diventato improvvisamente salao (sfortunato), riesce con una tenacia estrema a riguadagnare il rispetto degli altri pescatori del villaggio e passare serenamente gli ultimi giorni di una vita spesa a confrontarsi con il mare.

Nel 1954, poco dopo la pubblicazione del romanzo, Hemingway ebbe il premio Nobel per la letteratura. Lo stile asciutto ed essenziale di 'Il vecchio e il mare' si discosta non poco dai maestri della narrativa di mare: piu' che con gli eroi di Conrad e Melville, il romanzo ha dei punti di contatto con le vicende dei tenaci quanto sfortunati pescatori di Acitrezza raccontati da Verga ne 'I Malavoglia'. I personaggi di Hemingway, infatti, malgrado la passione dell'autore per la competizione estrema, escono quasi sempre sconfitti. E' la loro voglia di combattere che avvince il lettore, non le loro rare vittorie.

La stessa tenacia nello sposare situazioni difficili, nel porsi spesso fuori dagli schemi fu seguita da Hemingway sino all'ultimo.

All'inizio degli anni sessanta il braccio di mare piu' amato dallo scrittore, quello compreso tra Cuba e la Florida, si restringe improvvisamente. La vittoria di Fidel Castro su Batista, poco amato dallo scrittore, sottopone Hemingway alle pressioni maccartiste del governo americano. Evidentemente in alcuni ambienti di Washington da fastidio che lo scrittore americano piu' famoso dell'epoca mantenga ancora rapporti con la Cuba del dopo Batista. Addirittura nel maggio del 1960 Hemingway, dietro suggerimento di Gregorio Fuentes, partecipa ad una gara di pesca al marlino con Fidel Castro, e la foto che ritrae i due alla fine della gara fa il giro del mondo. Poco tempo dopo, improvvisamente, Hemingway lascia Cuba e i suoi amici, promettendo di tornare.

Si stabilisce a Key West, estrema propaggine della Florida, a meno di duecento miglia dalla costa settentrionale di Cuba. Da quel momento comincia una fase di depressione che non lo abbandonera' piu'. Si sente spiato, crede di essere seguito dall'Fbi. Si sapra' in seguito che non erano solo impressioni. Da documenti successivi emergera' che la Cia lo teneva d'occhio continuamente: l'America di Eisenhower non si fidava di lui.

All'alba del 2 luglio 1961 Hemingway e' nella sua casa di Ketchum, nell'Idaho. Prende un fucile dalla rastrelliera e si allontana. Si sente risuonare uno sparo: l'estrema protesta contro un mondo, quello della guerra fredda, che aveva posto limiti a lui insopportabili nel braccio di mare tra Key West e Cojimar, tra il suo paese e alcune delle le esperienze piu' felici della sua vita vagabonda. Di Hemingway a Cuba rimangono un museo e il ricordo vivido di Gregorio Fuentes. In una parete della sua casa di pescatore sta sempre in bella mostra l'ingrandimento di una foto che lo ritrae accanto al suo amico americano, con sullo sfondo il 'Pilar' ancorato nelle acque ben riparate di Cojimar.

(fine)