Caboto e gli altri

Storia di esploratori, re, mercanti e aringhe

di Antonino Rallo

Tra i grandi navigatori italiani che parteciparono alla scoperta del Nuovo Mondo, la figura di Giovanni Caboto (John Cabot per gli inglesi) fu decisamente la più misteriosa per diversi motivi. Di lui infatti solo da poco sappiamo che nacque a Gaeta, mentre il mistero più fitto avvolge sia l'aspetto fisico che le vicende che portarono alla sua morte.

Nacque a Gaeta attorno al 1450 da una famiglia che, secondo Ugo Tucci dell'Universita' di Venezia, per due secoli aveva fornito alla città tirrenica ambasciatori e consoli, oltre che navigatoi e mercanti.

Già dall’ottavo secolo la città natale di Caboto, assieme a Napoli e Amalfi, era diventata una realtà commerciale estremamente dinamica, inserita nei traffici marittimi arabi ed anche bizantini in un periodo in cui la conquista musulmana aveva quasi bloccato la navigazione degli stati cristiani attraverso il Mediterraneo. Sino al tredicesimo secolo Gaeta tu una sorta di porto di frontiera con l'Oriente, acquisendo conoscenze tecniche nel campo della navigazione originate dalla Cina, che già faceva uso della bussola ed era in grado di organizzare spedizioni via mare a lunghissimo raggio.

L’avvento degli Aragonesi costrinse i Caboto, come altre famiglie importanti di Gaeta, all’abbandono della propria terra. Giovanni, vero e proprio rifugiato politico, si stabilì a Venezia, dove 15 anni dopo venne riconosciuto cittadino dal Senato della città lagunare. Si sposò con Mattea, da cui ebbe tre figli che lo seguirono in numerosi viaggi in Oriente, acquisendo abilità straordinarie nell'arte della navigazione.

Abilità che la Serenissima non tu interessata a sfruttare, perdendo l'occasione storica di inserirsi nel novero delle potenze marinare, Portogallo e Spagna in prima fila, che stavano cercando con tutti i mezzi di raggiungere le Indie navigando verso occidente.

L’Italia, terra di alcuni tra i piu' dotati navigatori dell'epoca, insisteva nella politica miope di bruciare i propri talenti migliori.

Nemmeno i banchieri spagnoli diedero credito a Caboto, che nel 1484 si trasferì a Bristol per realizzare il sogno di raggiungere l'Asia orientale, il favoloso Cathay, attraverso l'Oceano Atlantico. Per molti anni il navigatore tentò di convincere i mercanti di Bristol a finanziare la sua spedizione, riuscendo a raccogliere solo una parte dei fondi necessari.

Ne 1493, quando anche in lnghilterra si credette che Colombo avesse raggiunto l'Asia navigando verso ovest, Caboto e i suoi sostenitori affrettarono i tempi. Curiosamente, il finanziamento del viaggio tu portato a termine da mercanti interessati non alle spezie orientali, ma al commercio delle aringhe.

Da diversi anni, intatti, i produttori di pesce salato locali erano in difficoltà per un repentino crollo della quantità di aringhe pescate nel mare del Nord e speravano nella scoperta di altri, più ricchi banchi di pesca in mari sconosciuti. Così nel 1496 Enrico VII d'lnghilterra, che già aveva perso l’occasione di avere Colombo al proprio servizio, si affrettò a concedere l'autorizzazione a Giovanni Caboto di navigare per la corona inglese.

Gli sparagnini mercanti di Bristol misero a disposizione dell'italiano una caravella di modesto tonnetlaggio, il Matthew, e un equipaggio di appena 18 uomini, del quale taceva parte pure il figlio Sebastiano.

Salparono il 2 maggio 1497, seguendo una rotta piu' a nord di quella scelta da Colombo pochi anni prima ed effettuando una navigazione durissima, con mare grosso e continue tempeste da nord. Il 24 giugno, giorno di San Giovanni, la caravella di Caboto approdò in quella che oggi e' l'isola di Capo Bretone in Nuova Scozia. Costeggiò quindi la grande isola che chiamò Terranova; scoprendo i Grandi Banchi, una zona di bassi fondali dove, pur trovando poche aringhe, scopri che i ben piu' pregiati merluzzi nuotavano in tali quantita' "da poter essere presi non solo con le reti, ma anche con ceste calate a fondo con una pietra".

II navigatore di Gaeta raggiunse quindi il Labrador e, credendo di aver toccato l'estremità nord orientale dell'Asia, ne prese possesso in nome di Enrico VII. In agosto, tornato in Inghilterra, non mancò di relazionare sulle immense ricchezze ittiche delle terre da lui scoperte. Le sue parole furono musica per i mercanti di Bristol, ma non solo: la notizia della scoperta dei Banchi di Terranova galvanizzò, oltre gli inglesi, anche i pescatori bretoni e baschi, dando in seguito impulso a numerose altre spedizioni verso i nuovi territori.

L'irrequieto Caboto non si accontentò della fama ed agiatezza conquistata attraverso la scoperta di Terranova. Appena un anno dopo, nel maggio 1498, ripartì da Bristol con almeno quattro navi e 200 uomini di equipaggio per un secondo viaggio di esplorazione che nelle sue speranze avrebbe dovuto raggiungere il favoloso Cipangu, corrispondente all'odierno Giappone.

Di quelle navi e dei loro equipaggi non si seppe più nulla di certo. Secondo alcuni Caboto tornò qualche mese dopo in Inghilterra per mancanza di viveri. Secondo altri, seguendo un varco a nord verso il Giappone, raggiunse la Groenlandia, dove l'equipaggio si ammutinò per il freddo insopportabile e lo costrinse a ripiegare verso sud, con esiti ignoti. Scomparve così tra le nebbie atlantiche Giovanni Caboto da Gaeta che, inviato a occidente a trovare aringhe, tornò a Bristol con un dono di valore incalcolabile chiamato America del Nord.

 

ALTRI NAVIGATORI ITALIANI DELL'EPOCA DI CABOTO

Alla fine del 1200 a Genova, malgrado le mappe di Tolomeo dicessero il contrario, si accettava l’idea che l'Africa fosse circondata dal mare.

Ciò suggerisce a Tedisio Doria il progetto di andare a prendere in India le spezie via mare. A questo scopo costituisce, intorno al 1290, una società commerciale. Di questa fanno parte i due fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi, che nel 1291 partiranno con due galere, raggiungendo con certezza il Senegal, dove si imbatteranno in una tempesta; poi di loro non se ne saprà più nulla.

Nel 1492 Colombo raggiunge l'America ed effettua altre spedizioni nel 1493,1498-1499, 1502-1504. Dopo la scoperta di Terranova da parte di Giovanni Caboto (1497), nel 1499 il fiorentino Amerigo Vespucci parte dalla Spagna per il primo viaggio verso la costa orientale dell'odierno Sud America.

Un'altra spedizione spedizione, questa volta portoghese, vede di nuovo al comando, nel 1501, Amerigo Vespucci, che completa l'esplorazione del Brasile. Le descrizioni di Vespucci, moderne e letterariamente godibili, assieme alla consapevolezza di aver raggiunto una terra diversa dall'Asia, fanno si che il nuovo continente venga battezzato America dai monaci di Saint-Die' sui Vosgi, autori del trattato Cosmographiae Introductio, in onore di Amerigo.

Nel 1524 un altro navigatore italiano si mette al servizio di un re straniero. Si tratta del toscano Giovanni da Verrazzano, residente a Lione. A lui Francesco I di Francia affida una spedizione che esplorerà il litorale tra la Florida e Capo Cod. Il 17 aprile il navigatore fonderà Santa Margherita, la futura New York.

(da "Avvenimenti", luglio 1997, aggiornato giugno 1999)

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