VECCHI  E  NUOVI  SCANDALI

 

 

Ciao a tutti,

recentemente ho registrato dalla RAI una fiction intitolata “ LO SCANDALO DELLA BANCA ROMANA “ e sono rimasto semplicemente disgustato per quello che accadde e soprattutto per i notevoli riferimenti ai nostri giorni più o meno remoti.

Corruzione ad ogni livello, elargizioni di bustarelle di dimensioni tali che potevano benissimo essere chiamate “ bauli”, implicazioni di personaggi politici di altissimo livello, coinvolgimento della stampa importante, organizzazione di trappole mortali ai danni di persone per bene colpevoli soltanto  di svolgere il proprio lavoro con coraggio e grandissima onestà. Magistrati prontissimi ad insabbiare ed a “perdere” documenti importanti per pilotare alcune cause. Sin da allora donne più o meno spigliate facevano da contorno ad una certa corte di farabutti che le usava e le metteva a disposizione di chi poteva poi  assicurare favori di ogni sorte.

Mi è parso di vedere semplicemente una diversa datazione nelle didascalie del filmato. Sostituendo le date 1835 – 1856 – con 1935 – 1956 e seguenti, modificando le scene, cancellando le carrozze tirate da splendidi cavalli con le auto blu, adattando gli abiti ai nostri tempi ed infine sostituendo i nomi dei personaggi di allora con i nostri contemporanei – di ogni ceto e casacca politica – si evince chiaramente che nulla, proprio nulla è cambiato, anzi direi che la storia del passato non abbia insegnato nulla anzi è servita solo per apportare le opportune modifiche per rendere efficaci le nefandezze dei giorni nostri.

Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministri, Sottosegretari, Capo della Protezione Civile, Grand Commis, Architetti vari,cugini,cognati o nipoti di chi detiene i cordoni della borsa formano una catena il cui DNA porta soltanto allo scandalo, alla corruzione ed alla rabbia nel vedere con quanta facilità questi signori traggono profitti enormi, giganteschi.

Quando mi spiegheranno quale attinenza possa avere la costruzione di una piscina, i festeggiamenti per il cento cinquantesimo anniversario della cosiddetta unità d’Italia con la Protezione Civile allora potrò modificare la mia critica che ora è più che mai totale e negativa. Si affidano i lavori per la costruzione di una piscina e di alcuni altri manufatti per 20 milioni di euro e poco dopo questi diventano 40. Che significa? Qualcuno non conosceva le tabelline o non sapeva far di conto? Qualcuno ha pensato bene di arrotondare il proprio tornaconto e quello dei suoi sodali? Cardinali, Magistrati, Onorevoli e meno, tutti dentro per festeggiare la conquista della super torta e qualcuno anche alla faccia delle povere genti abruzzesi ancora in lacrime per i loro morti!! Questo è semplicemente uno scempio che lascerà traccia indelebile. Non voglio essere qualunquista, ma vi chiedo e mi chiedo come possiamo partecipare alle prossime elezioni il cui solo scopo è quello di cambiare i manovratori e permettere alle nuove classi politiche di rimpinzarsi il portafoglio così come inarrestabilmente accade dal 1835???????

In questo generale marasma arriva la bella pensata del Cavaliere che intende ridurre l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche per proteggere chi? I malfattori?

Un conto è fare le intercettazioni telefoniche e un conto è pubblicarle anzitempo affidando ai giornali il compito di istruire un processo preliminare ed interessato allo scopo di mettere a segno qualche punto durante l’inarrestabile campagna elettorale che dura una vita intera. Se dipendesse da me collegherei ogni telefonino ed ogni telefono fisso direttamente al Comando Generale dell’Arma fornendo alla Benemerita un sistema di trascrizione automatica delle registrazioni audio. Tutti gli onesti non avranno proprio nulla da temere tutt’al più si verrebbe a conoscenza di qualche ottima ricetta appena sperimentata.

E’ di queste ore la notizia dell’arresto di due funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Varese per una mazzetta da 50.000 euro chiesta per evitare accertamenti; l’altro ieri un assessore al comune di Milano è stato scoperto con le mani nel sacco mentre intascava una mazzetta da 5.000 euro nascosta in un pacchetto di sigarette.

La corruzione dilaga dappertutto e non si vede nessuno, proprio nessuno che possa mettere fine a questi intrallazzi.

Oggi sono scoraggiato e mi viene in mente una canzone di Marco Masini:  VAFFANCULO

coi miliardi siamo

tutti conformisti

travestiti da ribelli

siamo lupi da

interviste

…………………..

con la voglia di

gridare al mondo

vaffanculo

vaffanculo.

 

Spero di avere la forza di starmene a casa durante le votazioni per le elezioni dei prossimi dieci anni, poi non me ne fregherà più niente perché sarò partito ( se non prima ) per il solo viaggio riservato a tutti, proprio a tutti gli uomini di questo mondo.

Se volete approfondire la storia dello scandalo della Banca Romana dalle cui ceneri nacque la Banca d’Italia potete continuare a leggere le annotazioni seguenti ricavate da Wikipedia.

Un caro saluto a tutti

Lello

 

“””Ancora tre decenni dopo l'Unità, in Italia vi erano ben sei banche centrali con la facoltà di emettere biglietti di banca intitolati al Regno d'Italia: la Banca Romana, la Banca Nazionale di Torino, il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito. All'epoca, le maggiori banche italiane si erano impegnate in prestiti a lungo termine soprattutto nel settore dell'industria edilizia e finirono col rimanere strettamente legate a quelle imprese da cui dipese alla fine la loro vita. A causa della crisi del settore edilizio, crollarono numerose banche: il Banco di Sconto e Sete, la Banca Tiberina, il Credito Mobiliare, la Banca Generale. Il tonfo più clamoroso fu quello della Banca Romana per lo scandalo politico-finanziario che ne derivò. Lo scandalo della Banca Romana, e in generale la crisi del sistema bancario, era causato dalla grave depressione iniziata nel 1887-88 e dagli eccessivi investimenti nel settore edilizio, dopo il trasferimento della capitale, specialmente a Roma e a Napoli a seguito delle operazioni di risanamento seguite al colera del 1884, che si rivelarono fallimentari per la stessa Banca Romana. Per coprire le perdite, l'istituto di credito della capitale non solo iniziò a emettere nuova moneta senza autorizzazione, ma arrivò addirittura a stampare due serie di biglietti con lo stesso numero di serie, in modo da raddoppiare, senza darlo a vedere, l'emissione di moneta in circolazione.

 

L'inchiesta 

Nel giugno del 1889 il Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio del Governo Crispi I, Luigi Miceli, dispose un'indagine ispettiva su tutti gli istituti di emissione. L'inchiesta fu affidata al senatore Giuseppe Giacomo Alvisi e al funzionario del Tesoro Gustavo Biagini. L'indagine dette risultati contraddittori: fu riscontrato un disavanzo di nove milioni di lire, reintegrato tuttavia il giorno successivo e spiegato con l'"imperizia" degli inquirenti. Il 30 giugno 1891, il Governo di Rudinì I si oppose a che il senatore Alvisi riferisse in Senato i risultati dell'ispezione da lui condotta "in nome dei supremi interessi del Paese e della Patria"[1]. Prima della sua morte, avvenuta il 24 novembre 1892, Alvisi confidò ad alcuni amici i risultati dell'inchiesta, che vennero resi noti il 20 dicembre 1892 dal deputato radicale Napoleone Colajanni: la Banca Romana, a fronte dei 60 milioni autorizzati, per cui possedeva sufficienti riserve auree, aveva emesso biglietti di banca per 113 milioni di lire, incluse banconote false per 40 milioni emesse in serie doppia[2]. Per accertare le modalità di quelle emissioni fu proposta un'inchiesta parlamentare a cui si oppose il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti che promosse invece un'inchiesta presieduta dal primo presidente della Corte dei Conti Enrico Martuscelli. Il 20 gennaio 1893 Martuscelli riferì l'esistenza delle irregolarità: il governatore della Banca Romana Bernardo Tanlongo e il direttore Michele Lazzaroni vennero arrestati, mentre il deputato Rocco de Zerbi, contro cui la Camera dei Deputati aveva concesso l'autorizzazione a procedere per l'accusa di aver appoggiato per denaro la dirigenza della Banca Romana, morì improvvisamente, probabilmente suicida.

 

Il processo 

Dal carcere Bernardo Tanlongo (l'ex governatore della Banca Romana) affermò di aver dato cospicue somme anche a diversi presidenti del consiglio, tra cui Giovanni Giolitti e Francesco Crispi. Giolitti, in risposta ad interrogazioni ed interpellanze parlamentari, negò di essere stato a conoscenza della relazione Alvisi-Biagini e di aver ricevuto denaro dalla Banca. Il 21 marzo 1893 fu nominato un comitato di sette parlamentari che il 23 novembre 1893 presentò al presidente della Camera la relazione finale nella quale si affermava che fra i beneficiari dei prestiti vi erano 22 parlamentari, fra cui Crispi. Il processo del 1894 si concluse con l'assoluzione degli imputati: per evitare che l'inchiesta travolgesse uomini di spicco della politica italiana, i giudici nella sentenza denunciarono la sparizione di importanti documenti, necessari a provare la colpevolezza degli imputati. Il procedimento penale venne quindi archiviato senza emettere alcuna condanna.

 

Conseguenze dello scandalo 

Lo scandalo ebbe non soltanto enorme risonanza nell'opinione pubblica, ma anche pesanti ripercussioni sia a livello politico, sia sul sistema economico e bancario italiano.

 

A seguito del caos finanziario, il capo del governo Giovanni Giolitti istituì commissioni di inchiesta e pose mano rapidamente al riordino del sistema creditizio. Con la legge n. 449 del 10 agosto 1893 fu fondata la Banca d'Italia attraverso la fusione della Banca Nazionale con le due banche toscane. Alla nuova banca fu affidata la liquidazione della Banca Romana. L'emissione di moneta rimase competenza di soli tre istituti: la Banca d'Italia, in posizione di leadership, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia. Questi ultimi sarebbero stati spogliati della facoltà di emissione nel 1926.

 

Sul piano politico, il procedere del processo penale e dello scandalo derivato dalla vicenda, con il sospetto di coinvolgimento degli uomini politici e di occultamento delle prove, portò nel novembre 1893 ad una crisi politica e alle dimissioni di Giovanni Giolitti da capo del Governo, sostituito in dicembre da Francesco Crispi. Giolitti sarebbe tornato alla presidenza del Consiglio soltanto dieci anni dopo. Tra la fine del 1893 e l'inizio del 1894 crollarono il Credito mobiliare e la Banca Generale, ma il nesso tra questi fallimenti e le vicende della Banca Romana è assai tenue.”””