ELUANA ENGLARO: L’EPILOGO
La notizia:
l'ambulanza che trasporta Eluana Englaro, partita da Lecco lunedì all'1 e 30, è arrivata alla casa di cura 'La Quiete' di Udine alle 5.54 di martedì mattina. Ad accoglierla lo staff medico che dovrà attuare il protocollo del distacco dell'alimentazione forzata, che tiene in vita la donna in coma vegetativo da 17 anni.
Ultimo atto!
Udine batte Torino 1 – 0
Udine ha fatto l’impossibile per ottenere il corpo di Eluana da spedire al Creatore ed ha vinto la sua battaglia adversus la Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso che aveva messo a disposizione per la bisogna le strutture sanitarie piemontesi.
Con tutte le disgrazie socio-economiche dei nostri giorni la senatrice Bresso ha avuto anche il tempo di occuparsi della povera Eluana; si vede che ha altro tempo a disposizione. Beata lei!
Ora provo ad immaginare la conclusione di questa vicenda.
Nello stato di diritto vi sono tre poteri: legislativo,amministrativo e giudiziario. Salta subito all’occhio che il potere legislativo legifera, quello amministrativo amministra e quello giudiziario applica le leggi dello stato emanate esclusivamente appunto dal potere legislativo.
Non mi pare che vi sia una legge che disciplini o autorizzi l’eutanasia,quindi i magistrati che hanno deliberato l’invio al Creatore di Eluana avrebbero dovuto sottrarsi a sentenziarne la dipartita perché le leggi dello Stato ( che sono tenuti ad applicare ) non prevedono una tale iniziativa. Grazie al principio dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura Eluana Englaro ha avuto il suo bel biglietto di solo andata per l’altro mondo!
Nel caso di Giorgio Welby, che disperatamente chiedeva di morire per non continuare a vivere una vita fatta di atroci sofferenze, la magistratura mise sotto controllo la situazione accertando che si fosse applicato soltanto l’interruzione del cosiddetto accanimento terapeutico e che il povero Giorgio lasciasse questo mondo solo per il distacco dalla ventilazione assistita e non già per la dose dei sedativi assunti per evitare la sofferenza della negata respirazione. Venne indagato il dott. Mario Riccio che condusse a miglior vita il povero Giorgio e venne prosciolto dal momento che non procurò la morte con una iniezione, ma con il distacco dalla ventilazione assistita.( art. 51 c.p. )
Nella vicenda Eluana si tratta semplicemente di sospendere alimentazione ed idratazione ed attendere la morte. La domanda è sempre la stessa: alimentazione ed idratazione delle mucose e della pelle sono accanimenti terapeutici oppure no? In poche parole io mangio e bevo tutti i giorni e prendo le medicine per la cura del diabete e dell’ipertensione; faccio la stessa cosa oppure due cose diverse? Nutrirsi e curarsi sono identiche funzioni o ben diverse? E’ chiaro che se sospendo l’una o l’altra attività perirò in un tempo ben determinato, ma dove posso ravvisare la cessazione dell’accanimento terapeutico?
Ora provo ad immaginare la scena dell’ultimo atto!
Questa mattina le suore Misericordine di Lecco hanno salutato con qualche lacrimuccia la povera Eluana che hanno assistito per lunghissimi anni, hanno asciugato le lacrime con il lembo del grembiule e probabilmente la suora economa era più addolorata delle sue consorelle perché ha visto volatilizzarsi il contributo che probabilmente qualche ente pubblico o privato elargiva per l’assistenza alla povera Eluana. L’ambulanza bene attrezzata ha lasciato Lecco alla volta di Udine dove è approdata alle prime luci dell’alba alla clinica La Quiete, seguita in macchina da Beppino Englaro che però ha fatto un pit stop a Bergamo per proseguire alla volta di Udine nei prossimi giorni o nelle prossime ore; non si sa!
Ad accogliere la paziente vi era lo staff medico ( uno, due, tre o più ? ) che dovrà eseguire il protocollo funebre che prevede però tre giorni di alimentazione prima di sospenderla. Forse non si vuole dare l’impressione alla povera vittima che le cose per lei si metteranno subito male! Si vuol dare l’impressione che, a parte la gita ad Udine, nulla sia cambiato!
Dopo tre giorni “ normali “ inzierà a morire di fame e sete cosa questa che potrà durare una settimana o forse due. Medici e volontari che si alterneranno al capezzale di Eluana, il padre Beppino trepidante chiederà notizie ai sanitari: a che punto siamo? Ci vorrà ancora del tempo? Posso tornare a casa o è meglio che resti qui?
Infine si apre la porta della stanzetta dove giaceva Eluana ed il capo dello staff medico leggerà il bollettino: oggi ___ febbraio 2009, grazie all’affamamento ed alla sospensione dei liquidi ,Eluana Englaro si è spenta serenamente dopo n.____giorni di…..attesa. Un particolare ringraziamento va al magistrato che ha disposto la dipartita ed a tutti coloro che direttamente ed indirettamente hanno contribuito alla realizzazione delle volontà della cara estinta. Sarà effettuata l’autopsia per accertare la causa del decesso, dopo di che la salma sarà consegnata a Beppino che la porterà dove vorrà.
Come tutte le vicende che hanno tenuta viva la nostra partecipazione emotiva anche questa cadrà nel dimenticatoio e tutti tireremo un sospiro di sollievo e saremo ben felici di non sentire parlare più di Eluana, di Beppino, di Udine e di Torino. Mi auguro che il Parlamento legiferi chiaramente sul tema dell’eutanasia se mai negandola,ma concedendo qualcosa in più alla sospensione dell’accanimento terapeutico o al testamento biologico specificando cosa rientra nell’accanimento terapeutico e cosa inevitabilmente deve restarne fuori.
Cara Eluana, buon viaggio!
Lello
PS. Eluana avrebbe detto che mai avrebbe voluto vivere una tale vita, ma credo fermamente che mai avrebbe detto: lasciatemi morire di fame e di sete in una settimana o forse più. Provate e pensare una cosa simile per voi ( io l’ho pensata per me ) e sono certo che non scegliereste mai e poi mai una simile morte. Io non l’ho scelta!
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Nonostante avessi chiesto esplicitamente di evitare il dialogo con i cortesi lettori ho ricevuto due mail da parte di due carissimi amici che mi costringono ad inserirle in questa pagina e poi a replicare. Ribadisco che questo sito non è un blog aperto alla discussione perchè non voglio in nessun caso contrariare con le mie idee i miei amici convinto come sono che le pur civili argomentazioni irremovibili nella forma e nella sostanza potrebbero essere causa di malintesi o di scontro ideologico. D'altro canto quando si leggono i giornali e non se ne condividono le impostazioni non è detto che si debba scrivere al direttore illustrando il punto di vista contrario e se lo si fa il direttore stesso, probabilmente, non dedica più di qualche secondo all'archiviazione della missiva. In ogni caso dialogo o meno sempre affettuosamente amici!
da LICIA martedì 3 febbraio 2009 10.15
Caro Raffaele, ho letto il tuo intervento e, personalmente, non lo condivido. 17 anni, Lello, non 17 giorni o 17 mesi... A me pare che quella di Eluana non sia vita e, se fossi al suo posto, o se fosse al suo posto un mio figlio, non desidererei per me o per lui quello strazio. Tu dici che morirebbe di fame e di sete, ma a me pare che si tratti di una fame e una sete che non vengano avvertite come tali. E francamente, in una situazione di costante riduzione dei mezzi destinati ad alleviare le pene di tanti malati ancora "viventi", mi pare un grande spreco questo business dell'assistenza ad esseri umani ridotti a poco più che vegetali. C'è tanta insistenza sui metodi naturali di contraccezione o di concezione, perché quando si tratta di malati terminali invece vanno benissimo tutti i tipi di terapia, tranne il metodo di lasciar fare alla natura, senza sostenere artificialmente una vita che non ha più nulla della vita? Lello, lo so, tu credi in un'altra vita e speri che per Eluana l'eternità sia migliore. Io credo solo in questa vita e, francamente, una vita così non la vorrei. Affettuosamente Licia
da CESARE martedì 3 febbraio 2009 10.21
Caro Lello, io personalmente sento un moto di profonda ribellione al solo pensiero che in una situazione analoga a quella di Eluana Englaro il mio corpo in una sorta di mummificazione che è ben altro che vita, ma che anzi non avrebbe alcuna chance di tornare ad una vita normale, si trovasse alla mercé di una miriade di operatori sanitari, per un tempo che non si può escludere si possa protrarre all'infinito, in barba alle vigenti leggi sulla privacy. Ma vorrei aggiungere dell'altro: mi farebbe orrore anche la ipotesi del tutto improbabile di tornare in vita dopo 17 anni e guardarmi allo specchio! Sulle povere spoglie di Eluana Englaro, che oggi sono assai diverse dalle foto che ci vengono mostrate, si sta perpetrando il reato di vilipendio di cadavere. L'unico legittimato decidere è il padre di Eluana e non altri, non le istituzioni, non la chiesa. Se l'attuale stato vegetante del corpo della fu Eluana si dovesse protrarre oltre la vita del padre e della madre sarebbe inventariato fra le proprietà del demanio dello Stato? Ti autorizzo a divulgare queste mie opinioni, se vuoi, anche sul tuo blog per sentire il parere di chi le legge. Ti saluto cordialmente.
da LELLO martedì 3 febbraio 2009 11.46
Carissimi amici,forse sono stato frainteso. Il mio pensiero è semplice. Quello che mi fa orrore è la liturgia laica per spedire all'altro mondo Eluana.Se vi soffermate sulla conclusione del mio intervento noterete che io mio chiedevo: se fossi nella situazione di Eluana vorrei morire di fame e di stenti in un paio di settimane? La mia risposta, e credo la vostra sia: NO !Non mi sono posto la domanda: vorrei vivere o morire.Certamente io avrei scelto di morire. Il vero problema è COME.Nel mio intervento del 19 novembre 2008 dissi che al posto di lasciar morire di stenti Eluana avrebbero potuto . "somministrare tre veleni iniettati per via endovenosa nel seguente ordine: Tiopental sodico (Pentothal Sodium®), un sedativo somministrato in dose letale; Pancuronio bromuro (Pavulon®), un rilassante muscolare atto a paralizzare il diaframma e far cessare l'attività polmonare; Cloruro di potassio, per bloccare il battito cardiaco. Il condannato è dichiarato morto di solito dopo 7 minuti.Poi vi è una questione burocratica: chi deve autorizzare, in che termini ecc. ecc.Poi vi è la liturgia: se si sceglie di far morire di fame e di sete Eluana volete spiegarmi perchè alimentarla per tre giorni prima di sospendere l'alimentazione e l'idratazione ?In conclusione io credo che sia giusto che Eluana muoia e mi sarebbe piaciuto che lei avesse manifestato tale volontà in un testamento biologico, condivido lo strazio dei parenti nell'assistere alla distruzione del corpo del congiunto, non accetto l'intervento politico della Bresso,la gara degli udinesi ad accudire Eluana nell'ultimo viaggio, e soprattutto non accetto il modo di spegnere la sua vita, a prescindere delle credenze religiose.Poi penso che sarebbe bello che un giorno si permettesse di lasciare questo mondo volontariamente con la stessa festa che si fa al momento della nascita e cantando e salmodiando il credente vada incontro al suo Creatore ed il miscredente......sono cavoli suoi.Un caro saluto a tuttiLelloda LICIA martedì 3 febbraio 2009 13.05Caro Lello, permettimi di dissentire. Allo stato attuale, somministrare farmaci configurerebbe il reato di eutanasia, lasciare senza nutrizione artificiale chi non è in grado di nutrirsi da solo è un'altra cosa. Che continuino ad alimentarla tre giorni in più, per me non fa differenza, chi l'ha accolta ha diritto di controllare le sue condizioni e farsi un proprio convincimento sulla decisione di sospendere la nutrizione artificiale.Se mi chiedi cosa preferirei, ti rispondo che qualora non fossi in grado di avere una vita autonoma o di togliermi la vita da sola, non intendo vivere nemmeno un giorno in una condizione comatosa o di incapacità di decidere sulle cure che desidero mi siano prestate. Ho avuto una vita bella e piena di soddisfazioni, sono pronta in qualunque momento a lasciarla e, se dovessi trovarmi in una situazione simile, la mia prima scelta sarebbe il ricorso ai farmaci ma, qualora non fosse una scelta possibile, che mi lascino morire in pace e non mi alimentino a forza. Che poi ci vogliano quindici giorni o più per liberarmi finalmente del peso di un corpo diventato una prigione, ha poca importanza, perché quel che conta è liberarsi.E sperando che la prossima volta possiamo parlare di cose allegre e non funeree, auguro a tutti un felice carnevale.Lello, la fai la lasagna?Un bacioneLicia
Dopo aver dato voce ai pareri dei miei amici vorrei inserire una intervista ad un noto primario di anestesia al Policlinico di Milano ed un paio di articoli di stampa che mi hanno colpito particolarmente e che per sommi capi concordano con le mie convinzioni sull'argomento.
"Il suo destino è una morte fra le sofferenze più atroci"
Milano - In questi giorni ha ripensato spesso ai versi di Dante il professor Luciano Gattinoni, primario di anestesia al Policlinico di Milano. Guardava le foto di Eluana, così bella e sorridente, ripercorreva le tappe di «questa brutta storia» e la mente ritornava ai banchi di scuola, «a quei versi, così dolci ma insieme strazianti, al XXXIII canto dell’Inferno, quando Dante descrive la morte dei figli del conte Ugolino».
Ce lo ricordi dottore, come morirono quei bambini?
«Proprio come morirà Eluana, di fame e di sete».
Una morte dolorosa?
«Tra le più atroci. Non si fa morire così neanche un cane. Le sfido queste persone, a provare a non bere niente per due giorni interi: la lingua inizia a gonfiarsi e piano piano la mancanza di idratazione provoca dolori atroci».
Dicono che la ragazza però non soffrirà, che non sentirà né dolore, né fame, né sete perché è in stato vegetativo, il suo cervello è troppo danneggiato...
«Chiunque dice queste cose mente».
Quindi lei è certo: Eluana sta andando incontro ad atroci sofferenze.
«La risposta sensata è una sola».
Quale?
«Nessuno lo sa davvero. Per certo sappiamo che Eluana non ha una percezione del dolore come la nostra, ma da qui a dire che morirà senza provare alcuna sensazione ne corre di strada».
Quindi lei è d’accordo con l’utilizzo di antidolorifici?
«Sì. Precauzionalmente o intenzionalmente poco importa, in questo caso l’uso di ipnotici e antidolorifici è obbligatorio. Non farlo sarebbe crudele, anche per chi crede che Eluana non soffrirà, perché nessuno può avere certezze a riguardo».
Proviamo a immaginare di entrare in quella stanza del primo piano, prima la terapia verrà ridotta del 50 cento, poi sempre di più, fino al quarto giorno, quando l'alimentazione e l'idratazione saranno sospese completamente e il medicinale somministrato attraverso il sondino sarà sostituito con un altro per via muscolare, insieme ai sedativi. Ma a tutto questo, come reagirà il corpo di Eluana?
«Guardi, è molto semplice: il corpo umano riesce a resistere circa due mesi senza mangiare, non più di otto giorni senza bere, quindi quella povera ragazza vivrà ancora per circa dodici giorni, perché saranno comunque costretti a sciogliere i farmaci in acqua».
Pare che le verranno somministrati anche prodotti come saliva artificiale, spray di soluzione fisiologica e gel. Dicono che serviranno per evitare eventuali disagi.
«Ma cosa vuol dire? Queste pratiche mi sembrano solo un modo per mettersi al sicuro esteticamente, un palliativo per l’opinione pubblica e per i medici che entreranno in quella stanza».
Per lei allora, quale sarebbe stato l’epilogo migliore?
«Continuare a garantirle idratazione e alimentazione, proprio come è stato fatto finora».
E poi?
«Aspettare che la natura facesse il suo corso, semplicemente. Senza intervenire di fronte ad ulteriori complicazioni. E invece...».
Continui.
«E invece così l’umanità ne esce sconfitta».
In che senso?
«Guardi ce l’ha insegnato più volte la storia: quando si ingaggiano guerre di religione si finisce sempre male».
Però un vincitore c’è: il signor Englaro è riuscito a ottenere quello che voleva da anni.
«Certo, ha vinto la sua battaglia ideologica, ma è proprio sicura che si possa definire un vincitore?».
Me lo dica lei.
«No. E le spiego il motivo: Eluana ha smesso di essere una persona da molto tempo».
Mi scusi, ma se non è una persona allora cos’è?
«Una bandiera. Purtroppo ormai è diventata solo un vessillo che le persone fanno a gara per poter sventolare».
Dopo la morte è già stato stabilito che Eluana sarà sottoposta anche ad autopsia. Dicono che servirà per studiare il cervello delle persone in stato vegetativo come lei.
«Vuole che le dica davvero quello che penso?».
Certo.
«Mi pare solo un ulteriore oltraggio. Cosa dobbiamo ancora imparare da questa brutta storia?».
Gli ultimi giorni di Eluana
Appelli, sit in e l’intervento di Napolitano. Che cosa sta succedendo dentro e fuori la Quiete di Udine
Roma. Nella casa di invalidità e vecchiaia “La Quiete” di Udine (nome che ora suona beffardo e sinistro) Eluana Englaro, ricoverata e blindata da ieri mattina nel reparto maschile per i malati di Alzheimer, attende che si compia il suo destino fissato da un decreto della Corte d’appello civile di Milano. Attende che il protocollo medico di interruzione dell’idratazione e dell’alimentazione attraverso il sondino naso-gastrico che la nutre e la disseta da diciassette anni sia scrupolosamente attuato a cura dell’associazione “Per Eluana”, appena costituita presso notaio in Udine. Ne fanno parte una ventina di persone, tutte volontarie ed estranee alla struttura, da ieri presidiata, dentro e fuori, da carabinieri, poliziotti in borghese e guardie giurate.
Il professor Amato De Monte, primario di Anestesia all’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine e responsabile in capo dell’équipe di volenterosi esecutori del protocollo “per Eluana”, ha dichiarato ieri al Gr del Friuli Venezia Giulia che “Eluana non soffrirà, perché Eluana è morta diciassette anni fa”. A questo proposito, Gianluigi Gigli, docente di Neurologia all’Università di Udine, dice al Foglio che “le affermazioni del professor De Monte lasciano esterrefatti per la loro superficialità scientifica. Dire che Eluana è morta diciassette anni fa significa confondere (volutamente?) tra stato vegetativo e morte cerebrale. Nella prima condizione il paziente è vigile, non necessita di farmaci, alterna sonno e veglia, respira autonomamente, non ha bisogno di alcuna macchina, può presentare risposta al dolore. In alcuni casi – prosegue Gigli – è stata documentata anche una capacità di elaborazione delle informazioni e persino la capacità di rispondere ad esse con l’attivazione di particolari zone del cervello. Nel secondo caso, invece, il paziente è semplicemente morto, mentre l’attività cardiorespiratoria è mantenuta dalle macchine e dai farmaci”. Secondo Gigli “l’intervento di De Monte suscita altri gravi interrogativi per i suoi pericolosi risvolti: se Eluana è morta diciassette anni fa, perché non è stato usato un carro funebre per il suo trasporto? Perché ci si ostina con un macabro ‘protocollo di assistenza’? Perché il giudice stesso raccomanda che sia sedata farmacologicamente? Può forse soffrire un cadavere?”.
Domande per le quali è diventato forse inutile attendere risposta. Non ci si può aspettare troppo, del resto, in una storia segnata fin dall’inizio dalla manipolazione del linguaggio, che trasforma l’accoglienza in una struttura deputata alla cura in disponibilità a un ricovero per dar corso a una morte “naturale” provocata nel più artificiale dei modi: togliendo cioè acqua e cibo a chi non ha bisogno di altro per vivere. Il presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica, Francesco D’Agostino, ha detto ieri in un’intervista al sito di Repubblica che siamo di fronte a “test sull’introduzione dell’eutanasia in Italia”. Un test finora positivo, come ha notato senza troppi giri di parole l’agenzia internazionale Reuters, che titola così l’articolo dedicato alla vicenda: “Un uomo italiano sconfigge il governo sull’eutanasia”. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, autore dell’atto di indirizzo alle strutture del Servizio sanitario nazionale sui loro compiti di cura, che gli è valso l’accusa di abuso d’ufficio, ha detto ieri che i nuovi sviluppi della vicenda Englaro prefigurano “una deriva che può portarci a riconoscere un presunto diritto di morte che in realtà credo non possa essere accettato dalla nostra comunità”, e ha aggiunto a sua volta che “ci poniamo lungo la strada dell’eutanasia”.
I margini d’intervento dell’iniziativa politica contro il protocollo messo in moto a Udine sembrano ormai erosi, anche se il ministro ha parlato della volontà del governo “di verificare ora gli atti formali che sono effettivamente possibili”. Del decreto urgente invocato da più parti (è il cavallo di battaglia dell’Udc e del Movimento per la vita, per esempio) si è abbastanza certi che il presidente della Repubblica non sarebbe disponibile a controfirmarlo. La posizione di Napolitano – anche ieri ribadita dal Lussemburgo – è quella di esclusivo affidamento a una legge sul testamento biologico, da mettere quanto prima in cantiere. In casa Pdl è arrivato anche lo smarcamento – più che annunciato – del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che, pur dichiarandosi pieno di dubbi, si è schierato per il diritto di decidere dei genitori di Eluana.
E ora i legali della famiglia Englaro tornano a chiedere il silenzio e a minacciare chi lo violerà di azioni legali. Chissà se rientrano nella categoria “violazione del silenzio” il sit in organizzato a Udine dall’associazione di don Oreste Benzi, o il rosario quotidiano che si reciterà per Eluana da venerdì, nella chiesa parrocchiale che sorge proprio accanto alla “Quiete”. Accadrà tutti i pomeriggi, a partire dal terzo giorno del ruolino di marcia del “protocollo”, quando il sondino che per diciassette anni ha fatto passare cibo e acqua per Eluana comincerà a somministrarle soltanto sedativi. L’iniziativa di preghiera (una delle tante annunciate in queste ore in tutta Italia, dopo che il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha parlato di eutanasia in atto) è della diocesi di Udine, retta dall’arcivescovo Pietro Brollo, che ieri esortava ad accogliere Eluana “ma per farla vivere”.
Sempre ieri, una decina di esposti sono giunti alla Procura della Repubblica di Udine e alla Questura del capoluogo friulano affinché si intervenga per evitare l’interruzione dei sostegni vitali a Eluana Englaro. I legali che hanno promosso l’iniziativa sostengono che il decreto della Corte d’appello di Milano autorizza a interrompere l’alimentazione e l’idratazione di Eluana “ma non esonera i medici dall’obbligo di intervenire per evitare la morte della donna”. Per i giorni prossimi sono annunciate da parte di semplici cittadini una serie di denunce per omissione di soccorso e per tentato omicidio contro i medici che si occupano di Eluana alla Quiete. E di “ingerenza umanitaria”, che “dovrà trovare forme rispettose sia delle leggi, delle sentenze come della sensibilità della famiglia” parla l’associazione Scienza & Vita, la quale annuncia che farà ogni tentativo perché emerga “il dissenso popolare rispetto alla scelta della magistratura italiana”. Da Cesena è invece partita una lettera appello da parte di associazioni che gestiscono strutture di accoglienza per anziani non autosufficienti, e che chiedono “come sia possibile che un ente con pubbliche finalità di assistenza sociale e sanitaria, non vincolato oltretutto da alcun obbligo giuridico né morale, nello stesso luogo in cui accoglie persone anziane non autosufficienti per assisterle e curarle, possa aprire le porte ad una giovane donna per condurla ad una morte così terribile quale è quella per fame e per sete”. Infine Fulvio De Nigris, presidente dell’associazione “Amici di Luca”, si rivolge a Beppino Englaro: “Ormai la sua battaglia l’ha vinta, il suo diritto è riconosciuto, faccia in modo che la fine dell’esistenza di sua figlia sia rapida, senza dolore e senza ipocrisie”.
N.T.
22 gennaio 2009
Fede e Regione - Il caso Bresso
“Mercedes non sa di che parla”
“L’accoglienza” di Eluana fa infuriare i cattolici del Pd piemontese
La dichiarazione è arrivata in piena sessione del consiglio regionale del Piemonte. Nessuno all’interno dello stesso Pd se l’aspettava. “Il Piemonte è disposto ad accogliere Eluana Englaro in una struttura sanitaria pubblica per interrompere l’alimentazione”. Mercedes Bresso non sedeva tra i banchi del governo regionale in quel momento, e la sua frase è stata accolta con evidente imbarazzo dalla maggioranza di centrosinistra. Imbarazzo e fastidio, racconta qualcuno. “Perché deve fare sempre la prima della classe, la più laicista di tutti?”, si sono chiesti tra loro alcuni esponenti del Pd piemontese. Immediatamente difesa dall’estrema sinistra, l’offerta di Bresso è stata arginata da alcuni componenti del suo stesso partito: il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Stefano Lepri, e il presidente dello stesso consiglio, Davide Gariglio, sono stati i primi due firmatari di un lungo elenco di consiglieri e parlamentari cattolici piemontesi del Partito democratico che in una nota chiedono sull’argomento “una pausa e una tregua, più che un’inutile guerra di religione”.
Una dichiarazione che seguiva quella più dura dei deputati democratici Luigi Bobba, Marco Calgaro e Mimmo Portas, che chiedevano “il coraggio di chiamare le cose con il loro nome: stiamo parlando di eutanasia. E si sia allora coerenti: chi è d’accordo (noi non siamo tra questi) chieda che venga praticata in un modo più dignitoso e caritatevole che non con la morte per fame e per sete”. Parole che sono la parafrasi di quelle pronunciate dal vescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto.
Forse non è un caso che questa presa di posizione avvenga a pochi giorni dall’incontro che lo stesso cardinale ha avuto con i politici piemontesi: sabato scorso Poletto aveva detto di aspettarsi che i politici cattolici facessero “un po’ i cattolici”, lamentando come alcuni di essi, soprattutto da una certa parte, soffrano di “raucedine e afonia”. Provocazione che il consigliere regionale del Pdl Giampiero Leo ha rilanciato dopo le dichiarazioni della Bresso: “C’è un problema di compatibilità per i cattolici seri all’interno di un Pd ormai egemonizzato dalla Bresso”.
Il presidente Gariglio ha passato la giornata di ieri “nella bufera”, dice al Foglio, e ammette che le parole della Bresso “ci hanno messo in difficoltà. Diciamo che non avremmo sentito la necessità di una dichiarazione del genere. In questo modo si fa la nostra Regione paladina di un’impostazione opposta a quella del ministro Sacconi”. Che però è dello schieramento avverso a Gariglio, a differenza di Bresso: “Quando si parla di vita – dice – è normale che in una coalizione emergano posizioni diverse. Noi crediamo che serva al più presto una soluzione politica che porti a una legge sul fine vita. Pur essendo sgomento di fronte alla sofferenza del padre di Eluana, sono contro la sospensione dell’alimentazione. Altri no: con una legge non ci saranno più ambiguità”.
Il deputato Marco Calgaro dice al Foglio che “la presidente parla in modo tecnicamente disinformato, proprio come la maggioranza di quelli che, attratti dall’idea della libertà di scelta e autodeterminazione, sono per la sospensione dell’idratazione a Eluana. Se si sapesse davvero di che si tratta non si direbbero certe cose”. C’è una spaccatura tra cattolici e non all’interno del Pd piemontese? “Il punto è sapere di cosa si parla: il professor Ranieri, primario all’ospedale Molinette di Torino, laico e non credente, dice che non le toglierebbe mai l’alimentazione”. E’ della stessa idea Luigi Bobba, secondo firmatario della nota, che parla di spettacolarizzazione del caso: “Capisco – dice – che la presidente debba assicurare che il servizio sanitario in Piemonte funzioni, ma alimentare il caso con certe dichiarazioni è il peggior servizio che si possa fare a una vita, perché quella di Eluana è vita a tutti gli effetti”. Bresso riferendosi a Eluana ha parlato di “persone che non servono più”, altri hanno detto che è questione di pietà cristiana alleviare le sofferenze a un morente. “Non bisogna fare confusione – dice Bobba – Eluana Englaro non è morente”. La presidente non è nuova a uscite non in linea con i margheritini del suo partito, da quando disse che se avesse dovuto convertirsi sarebbe diventata “piuttosto valdese”, a quando affermò che non esiste una cultura cattolica in politica. Per questo la sua offerta di “accogliere” Eluana ha creato un’altra volta non poco fastidio. Che i popolari del Pd in Piemonte non possano fare qualcosa di “cattolico” senza essere in dissenso con il resto del partito e con l’estrema sinistra non è una novità, anche se Davide Gariglio è convinto che “non è il momento per una battaglia tra laici e cattolici”. Ma nel Pd piemontese la battaglia è già iniziata.
CHI HA SBAGLIATO ? | |||||||||
SI | NO | ||||||||
LA SOVRANITA' APPARTIENE AL POPOLO? | X | ||||||||
IL PARLAMENTO ESERCITA LA SOVRANITA' CHE APPARTIENE AL POPOLO? | X | ||||||||
I DECRETI LEGGE EMANATI DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI POSSONO ESSERE | |||||||||
RIGETTATI DAL CAPO DELLO STATO? | X | ||||||||
POSSONO QUESTI DECRETI ESSERE RIPRESENTATI PER LA FIRMA AL CAPO | |||||||||
DELLO STATO? | X | ||||||||
IL DISEGNO DI LEGGE PRESENTATO AL PARLAMENTO ( CHE ESERCITA LA | |||||||||
SOVRANITA' DEL POPOLO ) DEVE ESSERE CONTROFIRMATO DAL | |||||||||
CAPO DELLO STATO? | X | ||||||||
IL CAPO DELLO STATO PUO' NON FIRMARLO E INVIARLO DI NUOVO AL | |||||||||
PARLAMENTO CON UNA MOTIVAZIONE ? | X | ||||||||
IL PARLAMENTO PUO' INVIARLO DI NUOVO AL CAPO DELLO STATO NELLA | |||||||||
VERSIONE ORIGINALE PER LA FIRMA? | X | ||||||||
IL CAPO DELLO STATO IN QUESTA OCCASIONE DEVE FIRMARLO COMUNQUE | X | ||||||||
VALEVA POI LA PENA DI IRRIGIDIRSI SU UN DECRETO LEGGE CHE AVEVA CARATTERE | |||||||||
PROVVISORIO IN ATTESA DI UNA LEGGE AD HOC VOTATA ED APPROVATA DAL | |||||||||
PARLAMENTO? | |||||||||
NON AVREBBE FATTO MEGLIO NAPOLITANO A FIRMARLO CHIEDENDO CHE IL | |||||||||
PARLAMENTO, CONVOCATO AD ORAS, AVESSE DELIBERATO SU TALE DECRETO? | |||||||||