LA CRISI.SI MA DI CHE COSA?

 

La crisi. Si ma di che cosa?

 

Alcune stime delle organizzazioni di categoria hanno dapprima detto che per il periodo natalizio ci si aspettava una riduzione……….gravissima?!?! dell’1,50% - 2% sugli acquisti di fine anno.

Successivamente tale previsione è stata quasi azzerata ed ora si pensa che tutto sommato non si avvertirà alcuna differenza con i dati dello scorso anno, a parte in qualche specifico settore. Ne sono contento !

I nostro tempo sempre più scristianizzato vede svuotarsi le chiese ed i luoghi di culto che almeno in occasione del Santo Natale dovrebbero essere leggermente affollati  e per i ringraziamenti e per le richieste di grazie particolari. Il Santo Natale non è la festa della Santa Ipercoop o della Santa Esselunga !

La folla lascia le chiese e si dirige a passi frettolosi verso gli ipermercati sperando che una precedente marea umana non abbia già ripulito gli scaffali.

Chi non è più tanto giovane certamente ricorderà le feste di fine anno di un tempo certamente meno ricco, ma più umano e parsimonioso.

Le feste cominciavano con quella dell’Immacolata che a Foggia, dove sono nato, prevedeva l’accensione di falò in molti piazzali antistanti le chiese per rischiarare la notte che cominciava a divenire santa e permettere poi di raccogliere le braci da deporre nei bracieri di casa.  Sui bracieri si metteva una campana fatta di legni particolari sui quali si stendeva qualche panno ad asciugare e chi voleva godere del tepore doveva sedersi attorno al focolare e giocoforza chiacchierare o pregare!

Il Santo Natale aveva un senso esclusivamente religioso e la sola concessione alla…….laicità erano  i dolcetti  fatti in casa con tante forme e qualità.

Gesù Bambino portava qualche modestissimo regalino solo ai bimbi buoni che, per risparmiare qualcosa, non rappresentavano la totalità della figliolanza. Babbo Natale, americano, era ancora in Norvegia e non pensava minimamente di dirigere la sua slitta fin da noi.

Ogni famiglia aveva il suo presepio. Mio padre ne faceva uno che prendeva una intera parete, le casette avevano un piccola luce differente per ogni stanza, vi era la neve fatta di bambagia, i fiumi con la vera acqua che sfociava in laghetti in cui si abbeveravano le pecorelle assetate.

Man mano che ci si allontanava dalla fine della guerra, che a Foggia causò la morte di un terzo della popolazione, ci si dimenticava sempre più di ringraziare Iddio per la sopravvivenza e per la vita che riconiava, sia pur precaria, e le funzioni serali di preghiera venivano sempre più disertate.

La Messa di mezzanotte però era molto frequentata. Un certo bisogno di ringraziare e pregare era ancor pur sempre presente.

Il 31 dicembre poi, nel tardo pomeriggio, diciamo meglio verso sera vi era il canto solenne del Te Deum per ringraziare Iddio per l’anno trascorso e per chiedere qualche grazia per quello venturo. La cerimonia era solenne, i paramenti sacri erano quelli delle grandi cerimonie ed alle prime note del Te Deum  l’emozione era fortissima.

 

(Te Deum laudamus:
te Dominum confitemur.
Te aeternum patrem,
omnis terra veneratur.ecc.ecc )

 

Confrontando quei tempi (1945) con quelli attuali si nota un totale e progressivo abbandono della parte religiosa di queste feste di religiosità intrise per trasformarle in una bolgia di acquisti, di chiasso, di divertimenti ad ogni costo, di viaggi lunghi, costosi e faticosi che contrastano con i silenzi e l’indigenza di tanti cittadini che vivono legalmente o meno nella nostra patria.

Anche sul Titanic che affondava si continuava a ballare ed a cantare!

Libera me Domine !