IL TUTELATORE

di Maurizio Bolognetti
Torna a Comunicati

Dopo aver ascoltato le parole pronunciate dall’ineffabile Collazzo, in una lunga intervista, che l’assessore, bontà sua, ha rilasciato al TG3 Basilicata, sono a dir poco attonito.

La spudoratezza di Collazzo davvero non conosce confini e con grande disinvoltura ha abilmente rigirato la frittata.

Certo, non potevamo aspettarci di meglio dal rappresentante di un partito che ha rispolverato quella parola comunismo, che per centinaia di milioni di persone è ed è stata un autentico incubo.

Collazzo è il degno figlio di una cultura e di un’ideologia che da sempre percorre la strada delle doppie e triple verità e lo ha dimostrato.

Il fatto, poi, che chi oggi così male rappresenta e svilisce le istituzioni possa tornare a ricoprire un ruolo nell’ambito della magistratura, mi procura degli autentici brividi di terrore.

Sentire un assessore regionale ed un magistrato che dice di aver partecipato ad una manifestazione in “funzione di garanzia”, è a dir poco sconcertante, per non dire vergognoso.

Chi doveva o riteneva di dover tutelare l’assessore? E nei confronti di chi doveva esercitare questa tutela?

Probabilmente, il nostro “Tuteletor” voleva insinuare che i “biechi” tutori dell’ordine, senza la sua robusta presenza, non avrebbero esitato a trucidare quelle povere inermi creature che battevano il marciapiede, pardon le rotaie.

Assessore Collazzo, ma si rende conto della gravità delle sue affermazioni o un oscuro demone si è impadronito della sua mente?

Probabilmente se c’era qualcuno da tutelare, in quella manifestazione, erano i tutori dell’ordine, che erano lì per far rispettare una legge dello Stato. Caro assessore, lei sta dimostrando di non avere la necessaria dignità per rappresentarci, lei non ha la necessaria dignità per rappresentare alcunché.

Se dopo la manifestazione, che ha visto la sua inopportuna partecipazione, c’erano motivi più che sufficienti per chiederle di togliere il disturbo, con le dichiarazioni che ha rilasciato al tg regionale, lei ha posto una pietra tombale sulla sua residua credibilità di uomo delle istituzioni e ha appieno confermato la sua inadeguatezza a ricoprire incarichi di governo, visto che, tra l’altro, non riesce a governare nemmeno se stesso.

Vorrei, infine, farle presente che mi sono sempre espresso contro la non applicazione del reato d’interruzione di pubblico servizio e che non rientra esattamente nel mio ruolo denunciare le innumerevoli violazioni di questa legge dello Stato, che quasi quotidianamente si commettono in Italia.

Per quanto riguarda il suo caso, ho voluto fare un’eccezione, per i motivi che lei a quanto pare non ha compreso, ma che torno a ripetere, nella speranza che altri possano capire.

Lei, Collazzo, ha partecipato in veste di Assessore regionale ad una manifestazione che ha comportato un reato. I partecipanti a quella manifestazione si sono auto-definiti disobbedienti: la disobbedienza civile implica una chiara assunzione di responsabilità.

Lei, invece, di responsabilità politiche e penali non s’è n’è assunte e non se ne vuole assumere, anzi ci ha fatto sapere, che era lì per tutelare i manifestanti da possibili azioni da parte delle forze dell’ordine.

Tutto ciò è di una gravità inaudita. Faccia il piacere, si dimetta e vada a giocare agli indiani insieme ai suoi ottimi sodali Romaniello, Sardone, Lombardi e Califano; se poi vuole un trenino da bloccare le regalerò una ferrovia in miniatura, completamente motorizzata e carica di derrate alimentari, così potrà divertirsi non procurando danni alla collettività, nell’esercizio di una funzione e di un ruolo che così male interpreta e rappresenta.

Un’ultima cosa, nemmeno mio figlio che ha 11 anni ha mai giustificato le sue marachelle dicendo: “si però lo ha fatto anche quello lì”. Ci pensi assessore, ci pensi e ritorni tra noi comuni mortali quando avrà finito di puntare l’indice contro altri “cattivi”.

11 marzo 2003
 
Torna a Comunicati