SCORIE NUCLEARI – “SOSPENDO LO SCIOPERO DELLA FAME, SPERANDO DI NON DOVER ASSISTERE A NUOVI BLOCCHI E RIVOLTE POPOLARI”

di Maurizio Bolognetti
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Il maxi emendamento, con cui il Consiglio dei Ministri ha modificato il cosiddetto “decreto Scanzano”, è una grande prova di ragionevolezza.

I dubbi espressi in questi giorni da autorevoli scienziati, in primis il Nobel Rubbia,

sulla validità dello studio, su cui il provvedimento era fondato; il mancato recepimento dei decreti attuativi della direttiva Euratom 89/618; il mancato coinvolgimento delle popolazioni interessate dal provvedimento su una materia tanto delicata, non potevano che portare a questa soluzione, che salutiamo con grande soddisfazione. Grazie, dunque, al Governo, che ha dimostrato attraverso questo provvedimento di comprendere appieno i termini della questione. Certo, c’è poco da esultare per l’inciviltà rappresentata dai blocchi stradali e ferroviari, che ci hanno accompagnato in questi giorni, forma di lotta incivile, che dopo questa vicenda è stata definitivamente legalizzata. Mi verrebbe, provocatoriamente, da dire, che da domani per protestare contro questa consuetudine bloccherò la Salerno-Reggio, ma temo che non potrei usufruire di certe collaborazioni. Per certi aspetti, in questa vicenda abbiamo perso tutti, ma soprattutto abbiamo perso la grande opportunità di essere forza nonviolenta, individui e non una massa indistinta: spero nei prossimi giorni di poter spiegare perché.

Ora, però, occorre una grande prova di maturità da parte di tutti i livelli istituzionali interessati, per dare una risposta seria a un problema da troppo tempo trascurato.

Da subito si deve provvedere alla messa in sicurezza dei circa 150 siti in cui sono stoccate le scorie nucleari italiane, tra questi, gioverà ricordarlo a chi parla con un eccesso di retorica “di allontanamento dell’incubo nucleare”, l’Itrec di Rotondella. In tempi brevi e con la necessaria serietà, chiarezza e senso di responsabilità, occorre trovare una soluzione definitiva. Non sappiamo se questa soluzione potrà essere il sito unico nazionale, più siti, un deposito o più depositi di superficie, ma sappiamo che questo dibattito non dovrà essere riservato ai soli addetti ai lavori, ma dovrà coinvolgere l’intera comunità nazionale.

La nostra iniziativa non è mai stata animata da egoismo e campanilismo, ma finalizzata ad ottenere quel diritto al conoscere per deliberare da troppo tempo negato ai cittadini di questo Paese. Ci auguriamo che tutto questo possa al più presto realizzarsi e che, finalmente, si discuta di scorie, inceneritori, rifiuti, riciclaggio e del nostro futuro energetico. Da questo punto di vista alcune dichiarazioni di autorevoli esponenti del Governo e dell’opposizione sembrano essere incoraggianti.

Dobbiamo tutti essere consapevoli, che in assenza di dibattito, di conoscenza, di autentico coinvolgimento dei cittadini, su temi vitali per il nostro futuro, avremo solo rinviato il tutto alla prossima rivolta popolare, al prossimo blocco stradale legalizzato, perpetuando l’eterno gioco che consente ai professionisti della paura di cavalcare le giustificate preoccupazioni, che decisioni prese in assenza di conoscenza e con mancanza di chiarezza suscitano.

Grazie a tutti coloro che in questi giorni hanno rifiutato posizioni demagogiche e populiste, cercando, in un mare di retorica, di guardare al nocciolo della questione; grazie a chi non ha fatto di questa questione un problema nord-sud o occasione di un gratuito scontro destra-sinistra; grazie a chi ha tentato di ragionare, non facendosi contagiare dai furori talebani di certo ambientalismo.

Per quanto mi riguarda, mi ritengo parzialmente soddisfatto dalla decisione del Governo, che sana alcuni aspetti della questione; certo, rimango assolutamente insoddisfatto per la mancanza di un vero dibattito ancora tutto troppo in embrione.

In ogni caso, dopo 111 ore, sospendo lo sciopero della fame, pur consapevole che il problema del Conoscere per deliberare, resta un macigno da rimuovere sulla questione scorie-futuro energetico, ma anche sulla complessiva situazione che vive il nostro Paese e che ci ha portato, non a caso a parlare di Caso Italia.

27 novembre 2003
 
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