LA RIFORMA DEL WELFARE |
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di Maurizio
Bolognetti
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Mentre il sindacato, in particolare la CGIL, metteva in scena il secondo sciopero generale in pochi mesi, raccontandoci che veniva fatto per difendere i lavoratori e i loro diritti, pensando al Welfare all?italiana mi sono chiesto: ma i sindacati quali diritti difendono? Non me ne voglia l'ottimo Romaniello, ma sono convinto che il sindacato difenda solo diritti acquisiti, che riguardano una parte minoritaria del Paese. Il welfare all'italiana ha bisogno di una urgente riconfigurazione, che deve necessariamente passare attraverso la cruna d'ago della riforma del sistema pensionistico. Oggi buona parte della spesa sociale italiana è assorbita dalle pensioni. L'Italia spende il 25,3 del PIL per la spesa sociale, a fronte di una media dell'Unione Europea del 27,6%. La differenza vera, però, riguarda la spesa pensionistica, infatti mentre l'Italia spende il 64% di quel 25,3 per le pensioni, tra queste le famigerate pensioni baby, la media UE è del 46%. Questo va ad incidere direttamente sulla percentuale di spesa sociale destinata ai cosiddetti ammortizzatori sociali; l'Italia infatti spende solo il 2,2% di quel 25,3% per i cosiddetti ammortizzatori, a fronte di una media Ue del 6,8%. Va inoltre sottolineato, che l'Italia non ha e non ha mai avuto un ammortizzatore sociale ad accesso generalizzato. Capita, invece, che paesi considerati liberisti "selvaggi", come il Regno Unito, eroghino da tempo immemorabile il cosiddetto sussidio di disoccupazione. In Italia invece l'85% dei disoccupati non ha nessuna tutela. Queste ingiustizie sociali a Epifani sembrano non interessare affatto. Questa Italia si prepara a scaricare sempre più il costo delle mancate riforme sulle nuove generazioni. Questa Italia, l?Italia dei non garantiti, meriterebbe forse un minimo di attenzione da parte di coloro che fanno dell?art.18 un cavallo di battaglia della loro azione politica, ma che intanto l?art.18 per le loro organizzazioni lo hanno abrogato nel "90. Continuando così continueremo sempre più a spartire povertà anziché creare ricchezza. Caro Romaniello, anche noi vorremmo indire uno "sciopero generale" per poter chiedere al Governo di passare rapidamente dalle parole ai fatti. La riforma del sistema pensionistico pur essendo impopolare non è di certo antipopolare. Oggi la vera forza conservatrice e antipopolare è la CGIL con il suo massimalismo. Una cosa, però, vorrei suggerire al Presidente Berlusconi: se parliamo di welfare occorre affrontare con altrettanta urgenza la questione del cosiddetto "salario sociale". La riforma dello stato sociale deve essere a 360° e non riguardare solo il sistema pensionistico.
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31 dicembre 2002 | ||