RU486: RISPOSTA DI "RADICALI LUCANI" AL MOVIMENTO PER LA VITA |
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di Maurizio
Bolognetti
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I rappresentanti del "Movimento per la Vita", che non ho il piacere di conoscere, visto che in Basilicata, così come nel resto d'Italia rifiutano regolarmente ogni forma di pubblico confronto, arroccandosi su posizioni oltranziste e vetero-clericali, hanno dato una serie di interpretazioni autentiche alla proposta avanzata dai "Radicali Lucani" e da "Antiproibizionisti.it", che meritano una risposta, seppur con qualche giorno di ritardo. Innanzitutto gioverà ribadire che grazie all'altissima e sia pur legittima obiezione all'aborto, in questa regione, l'interruzione di gravidanza è per le donne un autentico calvario. Che poi possa essere facile o difficile abortire è questione assolutamente secondaria rispetto al diritto della donna di scegliere da un lato se portare a termine la gravidanza, dall'altro una modalità abortiva meno traumatica e invasiva come quella garantita dalla RU486. Stiamo discutendo della libertà di scelta della donna, di fronte alla quale né lo Stato, né la Chiesa o magari una versione mista delle sopra citate istituzioni, ha il diritto d'intervenire. Guai, se atteggiamenti clericali ci riportassero ad una situazione come quella antecedente il 1978. Guai, se un Paese non tiene ben presente la cavouriana distinzione tra Stato e Chiesa. Lo Stato non può e non deve essere uno Stato confessionale, ci avvicineremmo pericolosamente all'Iran o all'Arabia Saudita. Ho grande rispetto per la visione della vita espressa dal Papa e dai movimenti cattolici, ma questa non può essere imposta al mondo universo e non potrebbe essere imposta nemmeno se fosse espressione di una maggioranza. Voglio poi ricordare agli amici del Movimento per la Vita che l'art.15 così recita: "Le regioni, d'intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l'aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza. Va da sé che la competenza delle regioni, in base al sopra citato articolo, è, a dir poco, lampante. Ciò detto, torno per l'ennesima volta a chiedere un pubblico contraddittorio sulla questione.
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29 gennaio 2003 | ||