LETTERA APERTA AL PRESIDENTE MITIDIERI |
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di Maurizio
Bolognetti
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Vorrei dare atto al Presidente Mitidieri di aver finalmente rotto gli indugi su una materia importante, quale la forma di Governo e la legge elettorale di cui la nostra Regione andrà a dotarsi. Finalmente, dopo i nostri ripetuti inviti, sembra che la discussione inizi ad uscire dalle stanze della Commissione Statuto per coinvolgere tutti i lucani su questo aspetto importantissimo delle regole, che costituiranno l'architettura, l'impalcatura, che potrà consentire un buon o cattivo funzionamento del Consiglio e del Governo regionale. Dico subito, che apprezzo l'opinione espressa dal Presidente Mitidieri sulla questione dell'elezione diretta del Governatore, del resto, da anni vado sostenendo che sarebbe un disastro fare un passo indietro rispetto a questa scelta. E apprezzo, altrettanto, la chiarezza e il coraggio delle proprie opinioni, manifestate dal Presidente. Per quanto riguarda il resto, invece, ribadisco che la soluzione migliore risiede nella creazione di 30 collegi elettorali, con l'adozione di una legge elettorale uninominale maggioritaria anglosassone. Modello "americano" insomma. Al Presidente Mitidieri dico che mi piacerebbe poter discutere con lui della necessità per una democrazia di garantire quote più o meno ampie di rappresentanza proporzionale. Caro Egidio, il problema vero di una democrazia è quello di impedire la dittatura o, in altre parole, di impedire le il libertà, insomma di impedire un tipo di comando che non sia lo Stato di Diritto. Il concetto di democrazia come "dominio del popolo" è assolutamente fuorviante; a mio avviso, la democrazia va vista come "controllo del popolo".Questa differenza ha degli effetti pratici e non è solo verbale. L'idea della democrazia come "dominio del popolo", infatti, porta ad approvare leggi elettorali che consentono una rappresentanza più o meno proporzionale. Questo perché si ritiene che il Parlamento o il Consiglio regionale debbano essere lo specchio del popolo. Se, invece, si ritiene, che la democrazia sia piuttosto "il controllo del popolo", possibilità del popolo di esprimere un giudizio sui suoi governanti, evidentemente si arriva a non considerare necessaria la rappresentanza proporzionale. Considero la proliferazione dei partiti un'autentica disgrazia. La frammentazione dei partiti, infatti, porta a governi di coalizione, in cui nessuno si assume le sue responsabilità di fronte al "tribunale del popolo". Inoltre, diventa difficile riuscire a liberarsi di un Governo, perché basterebbe trovare un nuovo piccolo partner per poter continuare a governare. Se ci sono pochi partiti, i governi sono prevalentemente governi di maggioranza e le responsabilità sono chiare ed evidenti. Ritengo che non abbia alcun valore rispecchiare proporzionalmente le opinioni della popolazione nella rappresentanza popolare e tanto meno nel governo. Ciò porterebbe ad una deresponsabilizzazione del governo, perché lo specchio non può essere responsabile di fronte al suo originale. Credo, caro Egidio, che dovremmo lavorare a tutti i livelli per arrivare ad una scomposizione degli attuali partiti e alla nascita di un bi o tripartitismo. Per fare questo è necessaria una legge elettorale "anglosassone". I cittadini italiani non credo avrebbero nostalgia degli attuali 40 partiti, che, tra l'altro, hanno prodotto i disastri che sono sotto gli occhi di tutti, ad iniziare dallo spropositato debito pubblico. Del resto, l'eterna crisi della Giunta Bubbico denuncia in maniera inequivocabile il cattivo funzionamento del sistema. Per quanto riguarda la ventilata ipotesi di un aumento del numero dei consiglieri, ribadisco la mie e nostra assoluta contrarietà: i trenta attuali sono più che sufficienti. Credo che l'aumento sia collegato alla necessità di garantire ai numerosi trombati e neoaspiranti consiglieri un posto in seno al Consiglio a spese della collettività. Ma, evidentemente, questo è solo un palliativo, fino alla prossima esigenza di sistemare i prossimi nuovi arrivati. Insomma, stiamo attenti a non innescare una spirale perversa e a non offrire la degradante immagine di partiti che lavorano, più per curare gli interessi dei propri iscritti, che quelli della collettività...ammesso che tutto questo non si stia già e da tempo consumando sotto i nostri occhi. Caro Egidio, spero che vorrai tener conto di queste mie considerazioni e ti invito ad organizzare al più presto un pubblico dibattito sul tema. |
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12 ottobre 2003 | ||