Signor Presidente del Consiglio, signor Ministro dellAmbiente,
il nostro senso di responsabilità, il nostro essere forza di governo,
ci ha portato ad assumere, in merito alla decisione di fare di Scanzano
Jonico il sito unico per lo stoccaggio delle scorie nucleari italiane,
una posizione non assimilabile a quella di coloro che si limitano a dire
non nel mio giardino.
Siamo lontani anni luce, per cultura e formazione politica, dagli atteggiamenti
talebani di certo ambientalismo da sempre abituato a giocare con le paure
della gente.
In queste ore, in cui molti animi si accendono, in cui la rabbia diventa
disperazione e la disperazione rabbia, anche grazie agli atteggiamenti
irresponsabili di alcuni politici, che, anziché essere classe di
Governo, si trasformano in capipopolo e in Masaniello; in queste ore,
in cui alcuni pessimi giornalisti non rendono onore alla loro funzione,
vitale per la circolazione delle opinioni e delle idee, riducendo tutto
ad un circo, dove si è trasformati in nani o in figurine da album
panini; in questo Contesto, tutto, troppo italiano, abbiamo mantenuto
la necessaria lucidità per cercare di essere propositivi, per trarre
la dovuta forza con cui alimentare una lotta, che possa, da questa contingenza,
far nascere una grande opportunità di dibattito, di confronto,
magari di scontro, dunque di crescita collettiva.
In una politica, che rischia di diventare un dozzinale discount, dove
acquistare vuoti slogan ed emozioni a buon mercato, stiamo cercando di
onorarVi con una iniziativa che possa aiutarci e aiutarvi a scegliere
per il meglio.
Da ormai tre giorni, emettendo praticamente silenzio, stiamo invitando
i manifestanti che hanno dato vita ad una decina di blocchi stradali e
ferroviari, a rimuoverli. Non è, infatti, accettabile che ci si
batta contro una decisione sbagliata ricorrendo a forme di lotta incivili,
che costituiscono una violenza per migliaia di persone, a cui viene negata
la possibilità di usare strade e ferrovie. Non si può battere
lillegalità con altra illegalità, non si combatte
una violenza ricorrendo alla violenza. Se il decreto governativo, lo ripetiamo,
è sbagliato per tempi e modalità, ribadiamo con altrettanta
forza e convinzione, che i blocchi stradali e ferroviari sono un reato
da tempo legalizzato. Avremmo voluto, contrariamente ad altri che spostano
migliaia di persone con luso di ingenti risorse finanziarie, che
questa lotta non fosse condotta da una massa indistinta, ma da individui,
pronti ad assumersi la responsabilità dei loro atti; avremmo voluto,
non i blocchi e le occupazioni, ma un Satiagraha, una lotta nonviolenta,
uno sciopero della fame, in cui il corpo diventa strumento di dialogo
e non mezzo per esercitare violenza.
A rischio di essere impopolari, abbiamo rinunciato a facili scorciatoie,
alla demagogia e al populismo che sempre imperversano in questi momenti;
abbiamo detto no agli abiti stretti di uno scontro che qualcuno vuol far
diventare etnico, che qualcuno vuol far diventare altro. Troppi cappelli
stanno calando in queste ore sulle teste dei cittadini lucani e non solo
lucani; in troppi stanno cercando di giocare con giusti e giustificati
risentimenti, troppi gli apprendisti stregoni che si sono affrettati ad
occupare un posto, più o meno grande, alla tavola della rivolta
popolare. Troppi coloro che sbavano in attesa dello scoop, del gesto forte,
che cinicamente si augurano una escalation: la bandiera bruciata, il grido
secessionista, il bambino che piange, la madonna in processione. E
davvero avvilente, quando le idee e le proposte vengono confinate in un
angolo, per lasciare spazio ad una cronaca che stancamente si ripete giorno
per giorno, ora per ora, stucchevolmente monotona e ansiosamente in attesa
del fatto nuovo che non vive nella possibilità di dialogo e di
confronto, ma appunto nel gesto eclatante, nella gara a chi la spara più
grossa. Signor Presidente, signor Ministro, siamo fin troppo consapevoli
del fatto che il problema scorie è problema serio, che va trattato
con serietà e senso di responsabilità.
Siamo altrettanto consapevoli che, probabilmente, se non fossimo un Paese
abituato a vivere di emergenze, un Paese in cui niente è più
duraturo del provvisorio, il Paese delle incertezze ad iniziare dallincertezza
del diritto, il problema scorie si sarebbe dovuto affrontare e risolvere
già da tempo. Ciononostante, signor Presidente, signor Ministro,
siamo assolutamente e fermamente convinti che la scelta effettuata, per
tempi, modalità e mancanza di chiarezza, è stata, per usare
un eufemismo, assolutamente infelice. Vorrete convenire con noi che non
è accettabile calare sulla testa di una intera comunità,
dalla sera alla mattina, un problema tanto delicato come quello dello
stoccaggio di 80mila metri cubi di scorie nucleari. Vorrete convenire,
che il modo con cui si è giunti allindividuazione del sito
lascia adito a qualche perplessità. Questa decisione, come di tutta
evidenza, è stata una decisione unilaterale; non cè
stato il necessario coinvolgimento delle autonomie locali, ma soprattutto
non cè stato il coinvolgimento dei cittadini di questa Regione.
Il problema delle scorie è problema serio; non a caso fu una delle
ragioni, insieme alla sicurezza degli impianti e alla mancanza di un piano
energetico nazionale, che ci spinse a promuovere un referendum, con il
quale bloccammo lo sviluppo del nucleare allitaliana.
Signor Presidente, signor Ministro, credo che voi, meglio di me, sappiate
che la direttiva Euratom 89/618, concernente linformazione della
popolazione sui provvedimenti di protezione sanitaria applicabili e sul
comportamento da adottare in caso di emergenza radioattiva, è stata
recepita nel diritto italiano solo nel 1995, ma a tuttoggi ad essa
non ha fatto seguito il recepimento dei decreti attuativi.
Signor Presidente, signor Ministro dellAmbiente, la decisione di
rivedere il decreto, pur essendo apprezzabile, visto il Contesto in cui
tutta questa vicenda è maturata, non è sufficiente.
Ahimè, paradossalmente, questa decisione non elimina il clima di
incertezza, che sta minando e rischia di distruggere lintera economia
dellarea.
E di tutta evidenza, che siamo di fronte a una questione di non
rispetto delle regole che va sanata. Ma soprattutto, è di tutta
evidenza che a monte di tutto questo cè un problema fatto
di conoscenza negata, di cui certo non solo voi siete responsabili.
Il Conoscere per deliberare è uno dei pilastri su cui si regge
una democrazia che voglia essere tale. Signor Presidente, signor Ministro,
il tema della conoscenza negata non è marginale in tutta questa
vicenda, anzi è il problema, è la questione.
Abbiamo di fronte a noi una grande opportunità, una imperdibile
occasione, quella di regalarci e di regalare allintero Paese un
grande dibattito sul presente, sul passato e sul futuro energetico dellItalia.
Loccasione di discutere con chiarezza, coinvolgendo gli italiani
e non riducendo il tutto ad un dibattito per gli addetti ai lavori, di
monnezza e riciclaggio, di inceneritori e nucleare, di discariche e ambiente.
Il dibattito negato, può partire da Scanzano, con una informazione
che, voglio augurarmi, non indossi gli abiti del farmacista, ma dia spazio
alle idee e non ai numeri, o a chi ritiene di aver appaltato certe materie.
Ecco, Signor Presidente, signor Ministro, su tutto questo ho iniziato
dalla mezzanotte del 22 Novembre uno sciopero della fame, che non è
una forma di ricatto, ma che si nutre dellamore per il dialogo;
uno sciopero della fame per la legalità e la conoscenza, affinché
tutta questa vicenda non si trasformi in un altro capitolo dellampio
e inquietante Caso Italia.
Spero vorrete accogliere questa mano tesa, così come spero che
il Presidente della Regione Basilicata vorrà unirsi a me, e con
lui un illustre membro della vostra maggioranza, lonorevole Gianfranco
Blasi, e a noi tanti altri cittadini Lucani e del resto dItalia.
Uniti anche nel dire basta allinciviltà dei blocchi stradali,
che stanno ottenendo leffetto di alimentare linteresse voyeristico
di alcuni giornalisti guardoni. Un esercito nonviolento, che chieda di
soddisfare la sete di verità e di conoscenza, che può e
deve nutrire un Paese che voglia crescere ed essere responsabile. Signor
Presidente del Consiglio, signor ministro dellAmbiente, si ritiri
il decreto e si avvii una seria discussione.
Un saluto da un digiunatore per amore di verità e vostro.
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