PROIBIZIONISMO: LA GALLINA DALLE UOVA D’ORO

di Maurizio Bolognetti
Torna a Comunicati

Molto interessanti alcune dichiarazioni rilasciate dal Pm Vincenzo Montemurro, durante un convegno sulla legalità, sul mondo della tossicodipendenza e sulle sue inevitabili connessioni con la realtà dello spaccio e con quel crimine organizzato, che ha fatto del traffico delle sostanze stupefacenti un affare che fa entrare nelle casse delle varie mafie e camorre decine di miliardi di euro ogni anno.

Ancora una volta, però, va sottolineato, che la gallina dalle uova d’oro è stata creata dal fallimentare regime proibizionista, che ha consegnato alla criminalità il monopolio illegale del traffico e del commercio degli stupefacenti, attribuendo contestualmente un enorme valore a sostanze che potrebbero valere quanto l’insalata.

Investire 1 euro nel traffico di eroina significa moltiplicare per 700 volte l’investimento iniziale, nessun affare legale può competere.

Il piatto e il mercato sono talmente ricchi da rendere accettabile il rischio di scontare anni e anni di galera.

Sostenere, come fa Montemurro e come noi stessi da sempre sosteniamo, che per far fronte alla necessità della tossicodipendenza, spesso, il tossicodipendente si trasforma egli stesso in spacciatore, è un elemento che dovrebbe spingerci ad interrogarci sull’utilità dell’approccio proibizionista rispetto al problema dell’ uso e dell’abuso degli stupefacenti.

Le parole di Montemurro rendono del tutto palese che il proibizionismo, non solo non ha disincentivato il consumo di droghe, ma al contrario ha contribuito ad una diffusione capillare ed esponenziale delle droghe stesse.

Queste dinamiche, inoltre, fanno sì che le carceri italiane oggi siano piene di tossicodipendenti e, come sappiamo, il carcere non è il luogo più adatto a chi ha questo tipo di problema.

Tra l’altro, proprio in carcere le droghe circolano tranquillamente, alla faccia dei proclami e delle parole d’ordine proibizioniste.

L’anno scorso il giornale partenopeo ROMA riferiva di un “party alla cocaina”, svoltosi all’interno del carcere di Secondigliano.

Le organizzazioni criminali cercano di incentivare il consumo di droghe che creano dipendenza, attraverso efficacissime campagne di marketing.

Vendere eroina significa maggiori guadagni rispetto alla vendita di mariuana; infatti, come dicevo, investire un euro in eroina significa moltiplicare per 700 l’investimento iniziale, investire un euro in Marijuana, invece, significa moltiplicare al massimo per 9 o 10. A parità di peso l’eroina o la coca si occultano con maggiore facilita rispetto alla Marijuana o all’hascisc; infine, mentre, come è noto, la Marijuana non da dipendenza fisica, l’eroina provoca tossicodipendenza e dunque l’eroinomane è per tutte queste ragioni un cliente sicuramente migliore rispetto ad un fumatore di hascisc.

Nella sola Italia sono 4 milioni i consumatori di droghe cosiddette leggere, tutti consegnati nelle mani del crimine organizzato ed esposti al rischio della galera.

Rischio che non corrono, invece, i tossicodipendenti da alcol; eppure,l’alcol, che notoriamente e contrariamente alla Marijuana da dipendenza fisica, è legale.

Concludendo, direi che se c’è un “Allarme Rosso”, questo è costituito dalle politiche proibizioniste e da leggi criminogene, liberticide, lesive dello stato di diritto, in una parola pericolose e sopratutto inutili e fallimentari.

Legalizzando, le ottime capacità investigative e il lavoro di uomini come Montemurro e Rotondi, potrebbero essere meglio utilizzate, ma soprattutto si toglierebbe alle narcomafie un mercato che vale, nella sola Italia, come detto, miliardi di euro.

11 maggio 2003
 
Torna a Comunicati