PROIBIZIONISMO: IL DIBATTITO SU LUCANIANET |
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di Maurizio
Bolognetti e Rita Bernardini
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Gentile direttore, ti scriviamo per dare immediatamente seguito al dibattito che Lucanianet ha deciso di aprire sul tema proibizionismo-antiproibizionismo. Innanzitutto, occorre chiarire, che tutte le droghe, leggere e pesanti, sono di già illecite, grazie alla famosa, o meglio famigerata, Iervolino-Vassalli. Naturalmente, parliamo delle droghe poste fuorilegge, perché, come è noto a tutti, ci sono droghe e centri di spaccio assolutamente legali: vedi alcol e tabacco, vedi bar e tabaccherie. La differenza rispetto al DDL proposto dal Vice-premier Gianfranco Fini, ma non ancora in vigore, (lo sarà se e quando il parlamento deciderà di trasformarlo in legge dello Stato), si va a sostanziare nella reintroduzione di fatto dell'antiscientifico e antigiuridico criterio della "Dose media Giornaliera". Criterio che venne abolito nel 1993 grazie al referendum radicale, che sancì la "non punibilità del tossicodipendente". Criterio sostituito, a volte e di fatto, da concetti arbitrari come quello della "Modica Quantità". Insomma, da regole non scritte. La normativa in vigore oggi è ancora la Iervolino-Vassalli, che, solo in teoria, prevede la non punibilità dei consumatori di droghe. In pratica, non sono pochi i casi in cui il mero possesso di pochi grammi di cannabis o di eroina spalanca le porte delle patrie galere. Spesso, troppo spesso, l'arresto o la segnalazione al Prefetto per le sanzioni amministrative previste dalla legge è basata non su indagini, ma su arbitrari criteri di valutazione . Persone agiate, che sono riuscite a dimostrare che il chilo di cocaina a loro sequestrato era "per uso personale", sono state assolte, mentre giovani incolpevoli, trovati in possesso di 3 grammi di cannabis, sono stati sbattuti in galera come spacciatori. A questo punto, qualcuno potrebbe obiettare: "allora meglio la dose media giornaliera". E no! Meglio un corno! Peggio ancora la "Dose media giornaliera!". Solo chi non conosce le dinamiche del mercato delle droghe potrebbe sostenere una tale tesi. Stabilire per decreto, che il possesso di 0,200 grammi di principio attivo di THC costituisce possesso finalizzato allo spaccio è pura follia. La maggior parte dei consumatori, infatti, non si rivolge più volte al florido mercato al minuto o all'ingrosso, ma, se può, fa rifornimento per più giorni. Se passasse il DDL Fini, i circa 4 milioni di consumatori di droghe leggere, si vedrebbero trasformati con matematica certezza in delinquenti, altrettanto dicasi per i consumatori di droghe cosiddette pesanti(Eroina e Coca). La dose media giornaliera costituisce un peggioramento: è un salto che va anche oltre i secoli bui di una giustizia che invertiva l'onere della prova. Come tutti sanno, infatti, in un processo l'onere della prova spetta all'accusa; il criterio in vigore fino al '93 della dose media giornaliera, che il DDL Fini vorrebbe reintrodurre, non si limitava ad invertire l'onere della prova, ma stabiliva che il discrimine tra spaccio e consumo fosse costituito dal quantitativo posseduto. Di tutta evidenza, dunque, un'aberrazione giuridica inaccettabile. Per quanto riguarda le due disobbedienze civili(Potenza 2002, Matera 2003), è opportuno sottolineare che in base all'art. 73 della Iervolino-Vassalli, anche la mera cessione a titolo gratuito di sostanze stupefacenti è equiparata, dalla legge stessa, allo spaccio. Da qui ne consegue che l'azione nonviolenta, compiuta per far scoppiare le contraddizioni di una legge( Iervolino-Vassalli) illiberale, criminogena, liberticida, antiscientifica, antigiuridica e lesiva dello Stato di diritto, ha determinato il rinvio a giudizio e processi in corso, che prevedono accuse di rilievo penale (violazione dell'art.73 Iervolino Vassali e degli art. 110 e 81 c.p.) La giornalista La Carpia, nel suo pezzo dice di voler capire quali sono le associazioni, che in Basilicata e nel resto d'Italia, si sono espresse contro il regime proibizionista. Beh! Caro direttore, a dire il vero di antiproibizionisti che da decenni si battono per l'abolizione di leggi pericolose, che trasformano il peccato in reato, che abbattono uno dei principi base di una moderna liberaldemocrazia che ci dice che quando non c'è vittima non c'è reato, che trasformano "l'io non lo farei, in un imperativo e categorico tu non lo devi fare", ne conosciamo davvero pochi. Tra i pochi, i militanti radicali ad iniziare dal leader storico Marco Pannella. Ma i radicali, del resto, sono antiproibizionisti su tutto: sulla scienza, sul sesso, e non solo sulle droghe. Fino ad oggi, ci siamo sentiti drammaticamente soli, su battaglie importanti che sono state e sono il centro della nostra iniziativa politica, quali l'aborto farmacologico, la clonazione terapeutica, la riduzione dei tempi d'attesa in caso di divorzio. Soli e circondati da una marea montante di clericalismo e vetero-proibizionismo. Non autori di mere dichiarazioni, ma in lotta costante per costruire e costituire un'alternativa. Siamo certi che se ci fosse stata una significativa presenza di radicali in Parlamento, leggi come la Iervolino-Vassalli non esisterebbero più . Siamo davvero stufi, caro direttore, di assistere al dramma e ai drammi innescati dal secolare e fallimentare regime proibizionista, un approccio che trasforma un problema socio-sanitario, in una questione di ordine pubblico; che produce morti per overdose, criminalizza milioni di consumatori di non-droghe(Cannabis), fa guadagnare alle narcomafie migliaia di miliardi delle vecchie lire. Il monopolio criminale delle sostanze stupefacenti ha contribuito alla diffusione delle droghe. Il monopolio criminale della droga proibita, ma di fatto libera, ha dato a sostanze, che potrebbero costare quanto l'insalata, un enorme valore commerciale. Caro direttore, circa un secolo fa, così salutava l'avvento del proibizionismo sugli alcolici un predicatore: "Il regno delle lacrime è tramontato. Presto i bassifondi saranno solo un ricordo. Trasformeremo le nostre prigioni in fabbriche, le nostre carceri in magazzini e granai. Ora gli uomini cammineranno diritti, le donne sorrideranno e i bambini rideranno. L'inferno resterà per sempre in affitto." Sappiamo tutti come è finita: con gli Al Capone e i Lucky Luciano ad arrichirsi ed ammazzarsi per le strade di New York e di Chicago, e la casalinga dell'Illinois in galera, perché colpevole di coltivare un vizio proibito dalla legge. Il proibizionismo è fallito e i suoi costi non sono più sostenibili. Sono e continuano ad essere troppe le vite spezzate da una assurda crociata. Ci auguriamo che la preannunciata orgia repressiva non si realizzi e con forza continueremo a chiedere: "il peccato può essere considerato reato? Si può punire un uomo per comportamenti che non coinvolgono terzi?" Nell'attesa del DDL Fini, intanto, i radicali, come hanno sempre fatto, continueranno a battersi e si batteranno contro la Iervolino-Vassalli. Lotta, non protesta. Pensiero e azione. Continueremo a lottare contro le imperscrutabili ragioni di chi vuole trasformare la sua presunta morale in legge dello Stato, il diritto alla salute in obbligo alla salute. Continueremo a batterci contro ricette avvelenate e stancamente ripetitive del proibizionismo di sempre. Antiproibizionisti convinti, come siamo, sul sesso, sulla scienza, su tutto e altrettanto convinti che occorre abbattere il trionfo dello stato etico, dello stato papà. Continueremo a disobbedire, ghandianamente e non casarinianamente, assumendoci pienamente la responsabilità delle nostre scelte, affrontando arresti, processi e galera. Un caro saluto da noi associati a delinquere |
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25 febbraio 2004 | ||