PENSIONI, I SINDACATI SCENDONO IN PIAZZA ED EVITANO
IL CONFRONTO |
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di Maurizio
Bolognetti
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Nei giorni scorsi avevo invocato un confronto duro, chiarificatore, pubblico sul tema della riforma pensionistica; mi ero detto entusiasta della proposta lanciata dall'On. Gianfranco Blasi di un dibattito da tenersi nella giornata del 24 ottobre presso lo stabilimento Fiat di Melfi. Un dibattito con i Sindacati e soprattutto con i lavoratori. Prendo atto che ancora una volta CGIL, CISL e UIL hanno preferito concentrarsi sulle parate: 8 ore di sciopero convocate in Basilicata, in una sorta di lascia o raddoppia Lucano. Ancora una volta, come sulle disdette sindacali, la sindacati SPA ha preferito sfuggire il confronto per trincerarsi dietro le bandiere della demagogia, scendendo in piazza per proporre un ennesimo inganno. Chiedo a Romaniello, a Falotico e a Dilicio, quale stato sociale andrete a difendere domani? Quali sono le proposte e le alternative che proponete al Paese? Con quale pesante fardello volete gravare il futuro dei giovani e delle nuove generazioni? Certo, oggi potrete vivere il vostro giorno di gloria, magari in diretta mondovisione; oggi nelle piazza d'Italia e della nostra Basilicata andrete a rappresentare e a farvi forti degli interessi di milioni di persone che sperano di poter usufruire ancora dell'attuale sistema pensionistico; milioni di persone, a cui, però, non avete raccontato che quel sistema rischia di implodere, che è insostenibile e irresponsabilmente generoso. D'accordo, vivetela pure questa gloria effimera dell'ennesimo sciopero generale convocato contro gli interessi di tutti in nome dell'insostenibile interesse di pochi; noi, però, cercheremo di raccontare alla gente un'altra storia, un'altra realtà, urleremo a tutti che state ancora una volta ingannando il Paese e che questo sciopero lo spenderete sulle pelle dell'intera collettività, per scaricare ancora a lungo i costi di una mancata riforma sui giovani e sulle nuove generazioni, per gravare l'intero Paese di un insostenibile immobilismo che serve solo a difendere i vostri interessi di sindacato parastatale. Il leader della Cisl, qualche giorno fa, ha fatto affermazioni gravissime, sostenendo che la riforma delle pensioni è un problema del sindacato; io, invece, dico che la riforma delle pensioni è un problema politico; dico, prendendo in prestito le parole dell'economista ed eurodeputato radicale Benedetto Della Vedova, che in una democrazia liberale "spetta unicamente al Parlamento e al Governo legiferare, anche sui temi economico-sociali. La previdenza, soprattutto quella obbligatoria nei sistemi a ripartizione, non è materia di contrattazione tra le parti, bensì materia fiscale a pieno titolo." Ma dico, soprattutto, alla sindacati SPA, che ogni giorno che passa in assenza di provvedimenti incisivi prepara il terreno a nuove ingiustizie e a provvedimenti più dolorosi. E' davvero inutile, cari amici, cercare di allontanare questo calice, che potrà diventare solo più amaro e velenoso. Davvero inutile, pericoloso, irresponsabile tentare di non ingurgitare quanto anche la vostra politica, o forse sarebbe meglio parlare di non politica, il tirare a campare, ha preparato al Paese. Non è più tempo di palliativi, ma di riforme strutturali, di provvedimenti efficaci e duraturi. Tornando a citare l'Economista Radicale dico:" I costi per il finanziamento del sistema pensionistico pubblico pesano come macigni sul costo del lavoro, penalizzando l'occupazione e la competitività delle imprese; impediscono il finanziamento dei più basilari istituti di welfare a favore di chi più avrebbe necessità; drenano risparmio previdenziale che potrebbe essere destinato in parte consistente al finanziamento di programmi di previdenza integrativa e per questa via contribuire allo sviluppo economico." Il welfare all'italiana ha bisogno di una urgente riconfigurazione, che deve necessariamente passare attraverso la cruna d'ago della riforma del sistema pensionistico. Oggi buona parte della spesa sociale italiana è assorbita dalle pensioni. L'Italia spende il 25,3 del PIL per la spesa sociale, a fronte di una media dell'Unione Europea del 27,6%. La differenza vera, però, riguarda la spesa pensionistica; infatti, mentre l'Italia spende il 64% di quel 25,3 per le pensioni, tra queste le famigerate pensioni baby, la media UE è del 46%. Questo va ad incidere direttamente sulla percentuale di spesa sociale destinata ai cosiddetti ammortizzatori sociali: l'Italia, infatti, spende solo il 2,2% di quel 25,3% per i cosiddetti ammortizzatori, a fronte di una media Ue del 6,8%. Va inoltre sottolineato, che l'Italia non ha e non ha mai avuto un ammortizzatore sociale ad accesso generalizzato. Capita, invece, che paesi considerati liberisti "selvaggi", come il Regno Unito, eroghino da tempo immemorabile il cosiddetto sussidio di disoccupazione. In Italia invece l'85% dei disoccupati non ha nessuna tutela. Eppure tutti voi continuate a riempirvi la bocca con la parola welfare e a parlare di "Stato sociale"...rinnovo la domanda: quale welfare? Quale stato sociale? Per tutte queste ragioni non posso che plaudire alla decisione del Governo di riformare l'attuale assetto pensionistico, pur ritenendo che i provvedimenti non siano del tutto adeguati; sempre per citare Della Vedova, sarebbe preferibile una riforma che entri a regime prima del 2008. La decisone del Governo, in ogni caso, potrà essere considerata impopolare, ma di certo non sarà antipolare, al contrario degli atteggiamenti sindacali che si muovono esattamente nella direzione opposta. Voglio, infine, ringraziare la CISAL Basilicata per aver invece deciso di accettare il confronto. Spero che il dibattito che si terrà nella giornata di Sabato, nel Centro Sociale di Malvaccaro, in quel di Potenza,che vedrà tra l'altro l'intervento dell'ON. Gianfranco Blasi, del Segretario regionale di F.I. Taddei, del sottoscritto e naturalmente del segretario della CISAL Dabbene, possa essere franco, aperto, magari duro, ma intellettualmente onesto e ricco di spunti di riflessione per tutti coloro che interverranno e avranno la possibilità di ascoltare. |
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24 ottobre 2003 | ||
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