OGNI GIORNO UN APPELLO

GRANDE CENTRO/CHIODO FISSO DI TADDEI

di Maurizio Bolognetti
Torna all'archivio

Io son sicuro che, in questa grande immensità…”, chi non ricorda le note e le parole di una canzone che ha fatto vibrare e innamorare tanti cuori solitari.

Una canzone, che potrebbe essere la colonna sonora della vita politica di Vincenzo Taddei.

Ormai non passa giorno senza che Taddei rivolga un qualche appello al centro: il grande centro, il centrismo, un’autentica ossessione per Vincenzo.

“Lasciate che i centristi vengano a me”, il buon Taddei, ringalluzzito dalla recente crisi, ormai appare posseduto dal demone dell’appello.

Si affanna nel tentativo di strappare qualche pezzo da 90 alla Margherita, all’Udeur, mentre Potenza insegue Pennacchia e Pennacchia insegue Segni e tutti vengono inseguiti da un trafelato Taddei che li invita alla moderazione.

Mi sembra di vederlo, mentre gioca al piccolo stratega nei sotterranei del suo bunker, dando ai suoi bravi, pardon ai suoi fedeli centristi, l’ordine di non fare prigionieri, anzi di fare prigionieri.

Lavagna alla mano illustra a tutti il programma politico di Forza Italia in Basilicata, parla di turn-over, di quanto sarebbe bello se il centro-destra potesse giocare con il 4-3-3, magari con Digilio in tribuna e Tanino al centro dell’attacco a ramazzare voti.

Driiiiiiiiiiiiin, squilla il telefono; dall’altro capo del filo risponde un centrista neo-doroteo DOC, Agatino Mancusi: “ Pronto Vincenzo? Senti Vincè, ieri ho votato per l’aumento dei consiglieri, mi sono persino messo d’accordo con Mitidieri per un premio di maggioranza trasversale, ma qui mi stanno dando addosso, adesso ci si mette pure il Vescovo(sempre sia lodato). Vincè, ti prego falla tu una dichiarazione, smentisci tutto, che tanto poi ci accordiamo lo stesso.”

Vincenzo Taddei, più cardinalizio di un cardinale, più ecumenico di un Concilio Vaticano II. Ma una botta di vita se la concede anche lui: all’ultimo congresso provinciale, davanti ad una folla attonita, ha parlato con grande disinvoltura dei laici, dei liberali, dei cattolici liberali, addirittura un timido accenno all’individuo e all’individualità. Ma poi è rinsavito, oppure si sarà chiesto: “ma cosa sto dicendo?” De Gasperi, Einaudi, De Mita, Manzoni, Monti, no forse De Mita non c’era; i padri putativi del Taddei pensiero si rincorrevano nei corridoi del Motel Park, e qualcuno giura di aver visto il Presidente Einaudi dire. “io quello lì non lo conosco”.

Un'altra giornata è finita, anche oggi Vincenzo ha fatto il suo appello ai moderati, alla moderazione, per il centro e il centro del grande centro; una vitaccia, ma in fondo non siamo nati tutti per soffrire?

Ricordati che devi morire, alle urne bambina alle urne.

E domani? Domani c’è il nuovo fiammante appello all’unità dei moderati.

25 febbraio 2004
    Torna all'archivio