CIAO MARCO!

di Maurizio Bolognetti
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Mi piacerebbe pensare che il “Pirata”, al secolo Marco Pantani, sia ancora vivo. Mi piacerebbe, da amante dello sport e del ciclismo, poterlo guardare mentre leggero e scattante in sella alla sua bicicletta vola su una delle terribili salite del Giro o del Tour.
Pantani, trasformato da una parte di quella stessa stampa che oggi ne piange la scomparsa, da eroe della pedalata a una sorta di mostro dedito al doping.
Dalle stelle alle stalle, tra una tappa e l’altra.
Non mi importa sapere se faceva o meno uso di cocaina, e spero anche di non dover assistere a ricordi oscillanti tra la beatificazione e la demonizzazione; alle solite trasmissioni, in cui c’è sempre quello che dice “però, ha sbagliato”.
Il Pirata lo hanno ucciso tutti coloro che prima lo hanno corteggiato per strappargli una foto e un’intervista e poi non hanno esitato a massacrarlo additandolo al pubblico ludibrio.
Quelli che si esaltano per performance sempre più al limite e poi si scandalizzano quando sentono parlare di doping.
Doping che diventa reato penale: davvero da ridere, se non vivessimo la notte della ragione e della ragionevolezza.
Posso accettare che un atleta sia squalificato dalla sua federazione, ma che venga perseguito penalmente è davvero incredibile.
Che dire…ciao Marco, spero di poterti incontrare ancora in cima al Mortirolo.

16 febbraio 2004
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