Nel suo intervento, Simona Dall'Ara ha illustrato come la storie del Palazzo del Monte di Pietà si inserisca direttamente nella storia della città.

Caratteristica che contraddistingue il palazzo forlivese è quella di essere stato costruito proprio per essere il Monte dei Pegni, esso non ha avuto nella sua storia altro utilizzo se non questo. 

L'origine del Monte dei Pegni è pure strettamante legata al rapporto con la consistente comunità ebraica forlivese. 

Intorno al 1000 in tutti i paesi cristiani erano state istituite le Corporazioni di arti e mestieri, per appartenere alle quali bisognava professare la fede cristiana; da questo momento gli Ebrei, esclusi da ogni a campo di attività, furono indirizzati verso l’unica professione preclusa ai Cristiani: quella di banchieri (la Chiesa proibiva di prestar denaro a interesse). ecco allora la nascita dei banchi di credito dei quali gli ebrei sono i precursori, ma che vedeva anche la partecipazione di cristiani, che però venivano chiamati Lombardi, nome a loro dato nei paesi d’oltre Alpe, sebbene fossero prevalentemente toscani e soprattutto fiorentini.

Dopo il Concilio Lateranense del 1179, in cui si era stabilito che fosse negata sepoltura cristiana a chi prestava denaro a interesse, il ruolo ed il potere degli Ebrei in questo campo divenne ancora maggiore; si formarono così tante piccole comunità distribuite in tutto il Paese, compreso la nostra città.

I rapporti tra gli Ebrei e il Comune o il Signore della città che li ospitava erano regolati da un contratto chiamato condotta. Con la condotta il Signore (o il Comune) garantiva agli Ebrei protezione, libertà di culto e il permesso di aprire banchi di pegni ; in cambio gli Ebrei dovevano pagare forti tasse, che venivano detratte dai proventi degli interessi. Tra le varie clausole della condotta c’era questa: gli Ebrei dovevano tenere un registro dei conti.

Nel 1348 scoppiò in tutta Europa una terribile pestilenza, che fu chiamata "la morte nera" ; gli Ebrei vennero accusati di avvelenare i pozzi per diffondere la malattia: l'accusa trova sostegno anche per il fatto che, vivendo essi segregati e seguendo rigorose norme igieniche, sconosciute ai più, la pestilenza mieteva fra loro minor numero di vittime. Questa calunnia si diffuse e provocò spaventose persecuzioni, specialmente in Germania; molti Ebrei tedeschi cercarono rifugio in Italia e andarono ad ingrossare le già esistenti Comunità. Già nel Concilio Lateranense del 1215, convocato da papa Innocenzo III, era stato decretato che gli Ebrei portassero un contrassegno giallo sulla parte dsinistra del petto, nel 1414 il Concilio ecumenico di Costanza ribadì che gli Ebrei dovessero portare il marchio giallo (un cappello giallo per gli uomini, e per le donne un velo giallo, che è anche il contrassegno delle meretrici). I più accaniti nemici degli Ebrei erano allora i frati predicatori: Bernardino da Siena (poi canonizzato) che  insisteva sulla necessità di imporre ovunque obbligo del "segno giudaico", e di confiscare ai "Giudei" tutti i denari "accumulati con l’usura"; Giovanni di Capistrano, responsabile della condanna al rogo di molti Ebrei; Bernardino da Feltre, la cui violenta predicazione ebbe come conseguenza la cacciata degli Ebrei da Treviso, Vicenza, Bergamo, e altre città dell’Italia Settentrionale. Egli è tristemente noto per avere provocato il Processo di Trento nel 1475, un processo per omicidio rituale, che ebbe come conseguenza il massacro fra le torture di tutta la Comunità ebraica di Trento e la loro espulsione dalla regione. Altra conseguenza della propaganda di odio di Bernardino da Feltre, che scagliava anatemi contro chi vivesse in relazione e buoni rapporti con Ebrei (e che in quel tempo esistessero buoni rapporti fra Ebrei e Cristiani lo prova, tra l’altro, il fatto che Leone Ebreo da Cremona, in occasione del matrimonio della figlia, invitò tutta la popolazione a feste durate otto giorni, con grande indignazione del frate, che fu finalmente espulso da Firenze per le sue prediche piene di odio) fu l’istituzione dei Monti di Pietà, che dovevano ostacolare l’attività economica degli Ebrei. A Bologna, per esempio, il Monte di Pietà fu istituito nel 1473 (40 anni prima di quello forlivese) con la seguente definizione: Mons pietatis contra parvas ludaeorum usuras erectus.

Quindi anche a Forlì inizia la sua attività nel 1512 il Monte di Pietà per iniziativa religiosa per combattere il potere della comunità ebraica ed i suoi banchi e per sottrarre le persone meno abbienti, i poveri a tassi di vera usura. Il ruolo che ebbe la Chiesa, ed in particolare l'Ordine francescano dei Minori di cui facevano parte Bernardino da Feltre e Orfeo da Bologna, è sottolineato dal fatto che nei successivi Statuti che il Monte di Pietà si diede compare sempre la disposizione che del Consiglio deve sempre fare parte il Guardiano del Convento di San Biagio, dove dimorava Orfeo da Bologna.

il Monte di Pietà poi manterrà sempre  una squisita laicità, il Comune, suo fondatore, resterà sempre il patrocinatore, attraverso 24 Curatori nominati dalle varie Società dei Battuti, che si impegnavano in opere di assistenza ai più bisognosi.

tra il 1720 ed il 1722 il vescovo di allora, Tommaso Torelli (1714-1760), cercando di introdurre il potere della Chiesa direttamente nella gestione del Monte, che intanto si era arricchito, ordinò di trasferire i libri contabili in vescovado provocando una causa che giunse a Roma, ma che non sortì alcun effetto.

Non è quindi un caso che la prima sede del Monte di Pietà, prima della costruzione della sua sede definitva, fu attivata in una abitazione i Borgo merloni, l'attuale corso Diaz, per poi trasferirsi in una casa di Felice Marcianese, nell'attuale via Anita Garibaldi.

La zona tra l'allora Borgo Merlonia, l'attuale corso Garibaldi, via Anita Garibaldi, via Sarah Levi Nathan, allora vicolo dei Giudei,  via Sant'Antonio Vecchio definiva il ghetto ebraico, ed il Monte di Pietà era impiantato lì prorpio per fare concorrenza ai banchi degli ebrei e distruggerne il potere, nello stesso loro territorio.

la Comunità ebraica di Forlì era di tutto rispetto, il ghetto era ricca di attività commerciali e di banchieri; la zona era di vocazione commerciale fin dal Trecento.

il Novacula diviene cronista del Guasto degli Orsi del 1488 perchè lì già viveva e lavorava come barbiere, diverrà poi amministratore del Monte stesso.

Parlando dell'area ove ora sorge la Sede, da atti notarili sappiamo che dopo il Guasto, nel 1497, ci si svolgeva il mercato dei buoi, nel 1534 è discarica di terreno di altri cantieri, quindi vi fu un'ordinanza per liberare la zona e renderla edificabile.

Tra il 1642 e il 1668, nella zona ove si trovavano le case della famiglia Orsi ed al tempo già del Monte dei Pegni venne eretta la chiesa e il convento dei preti Filippini, San Filippo Neri. In precedenza era stato autorizzato nel 1566 la realizzazione di una vendita di carne macellata al piano terra della sede del Monte di Pietà, probabilmente per realizzare una rendita per l'istituzione, attraverso l'affitto dei locali; era l'unico punto vendita della carne autorizzato.

Nel 1567 venne realizzato l'edificio per un macello nel luogo ove poi sarà eretta la chiesa. Significativo è annotare come già allora il Monte di Pietà si impegnasse in opere pubbliche quali la selciatura delel strade ed altre migliorie dei luoghi pubblici.

Nel 1797 il Monte di Pietà subirà il saccheggio delel truppe napoleoniche e da allora l'istituzione faticherà a ritrovare la gloria passata; nel 1839 sarà sede della prima Cassa dei Riparmi, quindi nel 1931 ospiterà gli uffici della Congregazione di Carità.

Da notare come i 10 piloni che delimitano il bordo del marciapiede antistante l'edificio e realizzano la scritta Monte di Pietà costituiscano il vero e proprio Sacro Recinto del Credito, definendo cioè il luogo deputato all'aiuto dei bisognosi attaverso un tasso onorevole e giusto.

 

indietro