Cervia

scrigno di storia, arte, cultura e tradizione

Quella che doveva essere una bella passeggiata alla riscoperta dell'antico borgo di Cervia, accompagnati dal sempre generoso e disponibile storico cervese Renato Lombardi è stata purtroppo ostacolata da un improvviso e terribile nubifragio che con violente raffiche di vento ha sconvolto e mandato all'aria gli stand degli artisti ed antiquari approntati nella bella piazza in occasione del mercatino europeo. Siamo quindi stati costretti ad una rapida ritirata nella Sala consigliare del Municipio, per la provvida iniziativa di Lombardi e per la generosa ospitalità del Comune. 

Lo storico cervese non si è perso d'animo e la conversazione che doveva accompagnare la nostra passeggiata l'ha sviluppata nell'improvvisato rifugio che aveva come quinte, visibili dalle ampie finestre, la piazza ed i suoi palazzi storici, mentre infuriava un vero tifone! 

Dopo una breve presentazione della giornata e del relatore da parte de' minestar Marino Monti, Lombardi ha offerto ai presenti copia della pubblicazione "Centro storico di Cervia - Itinerari alla scoperta di uno scrigno di storia, arte, cultura e tradizioni", di cui ha redatto i testi, che ha lo scopo di delineare un percorso alla scoperta dei beni storici e culturali di quel centro.

Egli ha iniziato la conversazione ricordando la caratteristica principale di Cervia, essa è una città "fondata", che significa che tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo la vecchia Cervia, che sorgeva all'interno delle saline, fu praticamente demolita e ricostruita più vicino alla cosiddetta marina, al lido della marina, in base ad un originale progetto urbanistico.

Cervia è conosciuta come la "città del sale" per il valore strategico che questo al tempo aveva; esso era elemento fondamentale per l'alimentazione, ma non solo, ma era indispensabile pure per la conservazione degli stessi alimenti. Il sale aveva a quel tempo il valore che oggi può avere il petrolio. 

Nei secoli passati, in particolare nel Medioevo e nell'Età Moderna, sino all'inizio del Novecento, il dominio, la produzione ed il commercio del sale procurava un immenso potere.

Per questo Cervia fu oggetto di mire di contesa e conquista da parte di numerosi stati e potentati locali; si sono susseguite le dominazione dei Da Polenta, dei Malatesta, della Repubblica di San Marco, dello Stato Pontificio, sino ad arrivare al nuovo stato unitario d'Italia che s Cervia viene anticipato nel 1859, quando cade il potere temporale della Chiesa sulla città romagnola.

La produzione del sale è quindi il filo conduttore della storia di questa nuova città che viene costruita tra 1698 ed i primi decenni del '700 ed ha come forma un rettangolo di 170 x 270 metri; i lati erano costituita dalla cortina formata dalle case ove vivevano le famiglie dei salinari.

Alla città si accedeva da tre porte, due sono state distrutte nel corso della seconda Guerra mondiale, il 21 ottobre del 1944 dai tedeschi in ritirata il giorno prima della liberazione. Oltre alle due porte, furono fatti saltare i ponti, distrutte le barche che si trovavano lungo il porto canale ed allagate le saline. 

La città nacque su disegno di un importante architetto del Settecento, il romano Francesco Fontana (1668-1708) al quale si deve pure il progetto del Palazzo priorale, ora Municipio, costruito tra il 1702-1712, di fronte a questo si trovano la Cattedrale, costruita tra il 1699-1702,  ed il Palazzo vescovile, costruito nei primi anni del '700, originariamente di due piani, il terzo fu aggiunto nel 1902 quando era vescovo Monsignor Foschi (morto nel 1908), ultimo vescovo residenziale della città, poi Cervia fu unita a Ravenna sino al 1986.  Una curiosità, nella cattedrale si trova l’altar maggiore, dedicato al SS. Sacramento, realizzato in finissimi marmi policromi. Esso proviene dalla sconsacrata chiesa di S. Domenico in Forlì e fu portato a Cervia nel 1867. Fu realizzato da Domenico e Giuseppe Fabbri, basandosi sul progetto di Gaetano Stegano (1719 – 1787).

Cervia era appunto un'importante sede di Diocesi, che aveva domini pure nel ferrarese, derivanti da un lascito papale del X secolo; il vescovo, di origini veneziane, Pietro Barbo (1417-1471) divenne papa con il nome di Paolo II (1464-1471), il papa che fissò in venticinque anni la cadenza del Giubileo, lo stesso che fece costruire a Roma Palazzo Venezia. Una curiosità, all'interno di Palazzo Venezia è conservata una statua dedicata allo Sposalizio del mare; un rito di origine veneziana che si celebra ininterrottamente sin dalla metà del Quattrocento. 

 Il magazzino del sale, ove oggi è collocato il MUSA, Museo della Civiltà Salinara, fu costruito nel 1691, poteva contenere 130 mila quintali di sale, mentre l'altro  magazzino, sulla sinistra del porto-canale, ne poteva contenere 100 mila,  la vicina Torre S. Michele, coeva ai magazzini, serviva da difesa per la vecchia città prima, quindi per la nuova. Il sale quindi veniva commercializzato, per via mare ma con grossi problemi dovuti al fatto che spesso il porto, come ora, si insabbiava, infatti la linea di costa si è scostata nel tempo sempre più verso est; la torre San Michele che ora si trova a circa 7-800 metri dal mare, un tempo si trovava ad appena 100-150 metri dalla riva, la statale adriatica si trova dove in epoca romana era proprio la linea di costa. 

Di qui l'esigenza di trasferire la vecchia città che si trovava in mezzo alle saline; esigenze quindi di rendere più razionali tutte le attività legate alla commercializzazione del sale, senza escludere pure problemi igienicosanitari dovuti alla zona paludosa che circondava la città, fonte di malaria ed altre gravi malattie.

Quelli che ora nel centro storico della nuova Cervia sono sedi di banche ed altri esercizi commerciali, erano i palazzi in cui vivevano le famiglie nobili del tempo. 

Su quella che una volta era la Via di Mezzo, si trova la chiesa del Suffragio costruita tra il 1717-1722, all'interno è conservato il crocefisso ligneo del 1300 che veniva portato in processione a Forlì in occasione delle festività della Madonna del Fuoco, alla quale i salinari di Cervia sono devoti da tempo immemorabile.             

 Del 1790 è la Pescheria che si trova sulla Piazza delle Erbe sul retro del Palazzo priorale.

Le attività che sostenevano la città erano quindi la produzione e commercializzazione del sale, ma anche la pesca, l'agricoltura, la caccia nelle vicine valli; nel territorio cervese nel 1800 esistevano circa 1300 ettari di risaie.

Le famiglie dei pescatori provenivano in modo particolare dal Veneto, Chioggia, Sottomarina, e dal delta del Po; molti cognomi di origine veneta si conservano ancora oggi nelle famiglie cervesi.

Quindi il tessuto sociale di Cervia e dintorni era costituito, oltre che dai nobili proprietari terrieri, dai pescatori e marini prevalentemente di origini venete, i braccianti che erano impegnati nella produzione e commercializzazione del sale, nell'agricoltura e nelle altre attività collaterali a queste.

all'inizio del '900, su circa 6000 abitanti di tutto il Comune, un migliaio circa erano braccianti per i quali vi erano grossi problemi di occupazione, di analfabetismo, di qui l'importante ruolo e contributo delle Cooperative. dei Sindacati nell'azione per acquisire terreni e favorire la crescita civile e sociale della città. 

Recentemente è stata dedicata a Maria Goia (1878-1924), sindacalista, donna politica, impegnata nella cooperazione,  protagonista del primo Novecento, uno dei più grandi personaggi di Cervia, la Biblioteca comunale. La Goia dedicò la vita alla lotta contro le ingiustizie sociali, contro lo sfruttamento, contro la povertà, contro la guerra. Inoltre diede vita a Cervia alla prima biblioteca popolare circolante aperta a tutti, considerandola uno strumento fondamentale per favorire l’accesso all’istruzione dei ceti popolari. Le biblioteche circolanti popolari hanno creato in Italia l’humus per la diffusione delle prime biblioteche pubbliche locali, come è quella di Cervia. Se Cervia oggi ha una Biblioteca di tutti e per tutti lo si deve anche all’iniziativa della Goia, basata sulla convinzione che istruzione ed educazione sono alla base dei diritti di cittadinanza. 

Nel borgo esiste pure il Teatro comunale costruito negli anni '60 dell'Ottocento. 

Al proposito, esiste all'angolo di viale Roma, un edificio scolastico costruito circa 100 anni fa, in quel tempo, come sussidio didattico, ai bambini che frequentavano la scuola, venivano date le scarpe.   

Lombardi ha concluso la sua conversazione precisando come il fabbricato, dove ora si trova il ristorante "Romagna Antica" nel quale si sarebbe cenato, risalga al 1909 e sia il primo degli edifici storici della Cervia turistica, era la vecchi Villa Igea dove soggiornò dal 1920 Grazia Deledda (1871-1936), premio Nobel della Letteratura nel 1926 e cittadina onoraria della città. 

Ci siamo poi spostati, tra un acquazzone e l'altro, nella antica chiesa di Santa Maria del Suffragio, una delle più antiche di Cervia, sorta fra il 1717-1722; presenta la tipologia degli edifici sacri a pianta centrale allungata, uno egli schemi fondamentali dell'architettura barocca. Chiesa non ricca di opere d'arte ospita tuttavia un'Apparizione della Vergine del XVIII secolo ed una effigie marmorea della Madonna in vesti regali. Sopra la bussola d'ingresso campeggia un pregiatissimo organo del famoso artefice veneziano Gaetano Callido, già autore di capolavori del genere in San Marco a Venezia. Nel periodo natalizio è sede di un rinomato presepe meccanico, attrazione di migliaia di visitatori. Il richiamo artistico di maggior pregio è senza dubbio il crocifisso, una scultura lignea di difficile attribuzione, da ascrivere al "gotico doloroso", sorto in Renania all'inizio del '300, espressione di un'arte attenta al mutamento della religiosità diffuso fra gli ordini monastici. Proveniente dalla Chiesa dei frati minori Conventuali, unica opera d'arte rimasta a Cervia Vecchia, il crocifisso offre uno strano effetto ottico per un sapiente e suggestivo gioco di chiaroscuri: da lontano gli occhi di Cristo appaiono socchiusi e rivolti verso il basso, mente in effetti sono aperti e rivolti verso l'alto. Vuole la leggenda che il crocifisso sia venuto dal mare in tempesta a protezione dei pescatori. Pertanto è stato un oggetto di grande culto, ogni anno il  4 febbraio veniva portato a Forlì in processione ai piedi dai salinari, per onorare la Madonna del Fuoco loro patrona.

Siamo quindi giunti al Museo del Sale accolti dal presidente Oscar Turroni, al quale, come è stato ricordato da e' minestar Marino Monti, va il merito di aver svolto in questi anni un ruolo attivo di recupero e valorizzazione della storia,  della cultura e delle tradizioni salinare; importanti sono state le pubblicazione dal MUSA, nel 2004 vi è stata l'inaugurazione del museo in questo "magazzino del sale torre", edificio seicentesco, sede naturale del museo. 

Oscar Turroni ha iniziato la sua conversazione illustrando il grande valore del sale e le sue proprietà che lo rendono indispensabile nella conservazione dei cibi in assenza di altri strumenti tecnologici più moderni e sofisticati. In età romana il sale era parte del "salario" che dal sale prendeva appunto il nome, i Romani realizzarono la "Salaria", strada che congiunge Roma a Rimini, l'Adriatico, per trasportare il sale stesso.  

Al 501 d.c. risalgono le prime notizie dell'antica Cervia, chiamata allora Ficocle, che già era sede vescovile, e, come già anticipato da Lombardi, si trovava al centro delle saline, 827 ettari di acqua salata, zona protetta dal 1979, dove transitano o nidificano numerose specie di uccelli, tra i quali l'airone rosso, il martin pescatore, la beccaccia e, da qualche anno, i fenicotteri rosa.

Ficocle sembra che sia  stata incendiata e distrutta da Ravenna nel 709; è nell'VIII e IX secolo che si comincia a parlare di Cervia, delle saline, dei fondi saliferi ed il territorio lentamente si modifica, la linea di costa si allontana.

Si allunga così pure il porto-canale che, oltre all'immissione ed allo scarico delle acque, serviva pure per il trasporto del sale dalle saline al mare e di qui alle altre città, come Bologna, raggiunta attraverso il Reno. il porto-canale era difficile mantenerlo navigabile causa i frequenti insabbiamenti, fu pensato quindi di ridurre il percorso costruendo nel 1691 i magazzini e la torre di avvistamento e difesa, raggiungibili dalle saline con le "burchielle", barche a fondo piatto che navigavano anche in un metro d'acqua. Il magazzino torre poteva contenere  sino a 130 mila quintali di sale, mentre l'altro 100 mila.

Dopo sette - otto anni ottennero da papa Innocenzo XII, il permesso a spostare l'intera città più prossima al mare, che nel frattempo, come già detto, si era allontanato. Tutto della vecchia città fu smontato per costruire la nuova Cervia. Per significare l'importanza del sale e di Cervia va ricordato ciò che affermava il cardinale di Bologna:<< diceva " si ricava più dalla piccola Cervia che dalla Romagna intera>>. 

Sul plastico Turroni ha mostrato la struttura della nuova città, costruita su apposito progetto, il magazzino del sale, torre S. Michele, il magazzino ove le donne cucivano i sacchi per insaccare il sale. Una città fortificata, non con mura proprie, ma attraverso la cortina di case, ove vivevano le famiglie dei pescatori, che verso l'esterno delle "mura" non avevano ne porte ne grandi finestre.

Le tre porte di cui è sopravvissuta Porta Mare. All'interno della città, in centro, la piazza, la chiesa ed il palazzo vescovile  da una parte ed il palazzo priorale dall'altra. negli angoli dell'abitato, in edifici più grandi erano collocate le prigioni, il forno, l'ospedale ed il macello che poi avrebbe lasciato spazio al teatro. Fuori dalle mura la locanda, l'osteria e la stalla per i viaggiatori che al loro arrivo avessero trovato le porte della città chiuse (durante la notte)   

Della antica città, di Ficocle resta una chiesetta sconsacrata dedicata un tempo alla Madonna della Neve, mentre l'attuale Hotel Ficocle è un edificio costruito solo alla fine dell'Ottocento come caserma della Guardi di Finanza.

Per illustrare la storia di Cervia e delle saline, Turroni si è servito del magnifico plastico che rappresenta lo stato del territorio circa 200 anni fa, nel 1800.

Turroni ha così illustrato le origini e le fasi alla base della cultura delle saline e del sale. Alla base di tutto ciò vi erano le valli nelle quali penetrava spontaneamente l'acqua salata trovando un terreno adatto, argilloso ed impermeabile che permetteva all'acqua di rimanere in superficie ed evaporando, in estate, e solo in estate, lasciava il sale; ecco l'origine delle saline. Centocinquanta erano le famiglie che lavoravano nelle saline, anche con l'ausilio di braccianti stagionali, ed ognuna gestiva una salina, artigianale a "raccolta multipla", ciò voleva dire che il sale veniva raccolto ogni cinque giorni, un tipo di cultura unico in Italia, probabilmente perché Cervia si trova abbastanza a nord dove vi sono molte probabilità di pioggia. Lo stesso sistema è adottato a Pirano, nell'Istria, e nel nord della Francia sull'Atlantico.

Nel dopoguerra il consumo di sale è diminuito, specie per la conservazione degli alimenti con l'avvento dei frigoriferi, l'industria del sale  ne ha risentito, a Cervia di centocinquanta saline ne è stata realizzata una unica sola, industriale. A testimonianza di ciò che erano le saline una volta ne è rimasta sola una, la Camillone gestita dalla Associazione dei Salinari.

Turroni ha poi proseguito illustrando nei dettagli le caratteristiche del sale ed il sistema di raccolta,il lavoro del salinaro, la struttura delle saline, le vasche di evaporazione e quelle di formazione del sale, il complesso sistema di canali per l'immissione e lo scarico delle acque.

Alla fine dell'Estate, si lasciava riposare il sale e nel mese di ottobre iniziava la rimessa del sale, il trasporto del sale nei magazzini con le burchielle. Per Cervia era una festa che ancora oggi viene ripetuta ogni anno il secondo sabato di settembre.    

 Turroni è poi passato a mostrare la ricca raccolta di reperti storici raccolti nel MUSA cominciando con un ex voto, realizzato su una vecchia porta in legno, da un artista di Chioggia raffigurante  la Madonna del Fuoco. Ha  mostrato poi la "burchiella", l'unica rimasta delle settantadue  esistenti, recuperata a Mantova, sul Ticino, dove era stata venduta con le altre alla chiusura delle saline cervesi. Le burchielle venivano usate per la rimessa del sale e venivano trainate a braccia lungo il porto-canale, potevano contenere dagli 80 ai 100 quintali di sale. Nel 2009, anche grazie al contributo della Banca Popolare di Ravenna, l'imbarcazione, realizzata nel 1925 dai Cantieri di La Spezia, è stata restaurata e sullo stesso modello ne è stata costruita una nuova che è attualmente utilizzata per la rimessa del sale della Camillone. Si è passato quindi in rassegna i vari strumenti, in legno poiché il ferro è inadatto alla gestione del sale per le reazioni chimiche che si possono generare a danno del metallo. Le capanne di stuoie che si costruivano i salinari per ripararsi e riposare, la gottazza, per spostare l’acqua da un bacino all’altro, le grandi falci trainate da due uomini sugli argini per tagliare le erbe palustri che crescevano sul fondo dei canali dove scorrevano le burchielle, i rulli per le preparazione dei fondali delle saline, i carioli con la ruota cilindrica per non rovinare gli argini e le lunghe stanghe per far sentire meno il peso alle " cavadori", le donne che raccoglievano il sale (120 chilogrammi per volta), i bilancioni di rame per pesare il sale prima di insaccarlo, le garitte dove vigilavano i finanzieri a protezione del prezioso sale marino, lungo i 15 chilometri del perimetro delle saline ad una distanza l'una dall'altra di 300 metri; 60 garitte dove circa 150 finanzieri si alternavano in turno. 

La visita al MUSA si è conclusa davanti al magnifico Presepe  realizzato in sale  dall’ex salinaro Agostino Finchi con la particolare tecnica della cristallizzazione guidata. Si tratta di un'opera davvero unica nel suo genere. Le sculture sono state create nel 1992: oltre quindici personaggi della Natività classica con l'eccezione dei salinari al posto dei pastori; le statuine sono alte da dieci a quaranta centimetri e sono  conservate in una teca di vetro al riparo dall’umidità. 

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