RACOZ

dedicato a

RAFFAELE BENDANDI

con

la dottoressa Paola Pescerelli Lagorio

ed il dottor Pierluigi Moressa  

Dopo la istituzionale presentazione de' minestar ha preso la parola il dottor Moressa autore del saggio "Fra Maree e Terremoti - La Storia di Raffaele Bendandi, sismologo moderno".

Il dottore ha esordito definendosi appassionato di biografie, queste riportano in vita per il breve tempo della lettura ma per un lungo tempo, quello del ricordo, un personaggio. Sua è stata l'iniziativa di scrivere questo saggio, quando il nostro territorio è stato oggetto dei recenti e drammatici terremoti, per parlare di un personaggio, Bendandi, che lo ha affascinato sin dall'infanzia, quando l'immagine che si percepiva di lui in Romagna e nell'Italia del tempo, era quella di un mago, non un mago esoterico, ma un genio che poteva vedere cose che altri non vedevano. La ricerca che ne è seguita è stata supportata dalla dottoressa Lagorio e si è trovato di fronte ad un' immagine che, come "indagatore dell'anima" le è rimasta ancora oscura; un intagliatore di legno, un ebanista, un intagliatore di Madonnine per chiese di campagna, che aveva studiato sino alla quinta elementare, che poi aveva frequentato la scuola di disegno Minardi, che poi aveva trovato lavoro, ancora ragazzo, presso un orologiaio e che aveva riparato in un attimo una sveglia che l'esperto orologiaio non era riuscito a sistemare. Per questo fu licenziato dall'orologiaio infuriato per la brutta figura fatta. Bendandi, appena sedicenne, decide a questo punto, siamo nel 1909, di impiantare una stazione per l'osservazione del cielo e delle macchie solari. Un giovane, autodidatta, che si mette all'opera per cercare di scoprire, comprendere quali sono le leggi che governano le stelle ed i pianeti, l'universo. 

Quindi studia i documenti, i libri, testi scientifici per comprendere, capire tali fenomeni, ma soprattutto per dare il suo aiuto, il suo contributo all'umanità. Il terremoto di Messina è del 1908, qualche hanno dopo si verifica un terremoto in Romagna. Bendandi decide di passare allo studio dei terremoti, di abbinare allo studio di essi lo studio dei fenomeni celesti. Egli ha avuto un'intuizione, chiamato alle armi durante la Grande Guerra è destinato ad una base di idrovolanti a Porto Corsini, qui, dal movimento delle locali maree intuisce che esistono dei movimenti generali della luna e del sole, dei movimenti gravitazionali che agiscono sui mari, Bendandi si interroga se tali influenze non agiscano pure sulla terra; inizia quindi una grandissima indagine statistica sui fenomeni sismici. I primi entusiasmi sono seguiti da un momento di scoraggiamento per l'imprecisione delle sue previsioni, sta per abbandonare tutto, quando si accorge che non è che non fossero state esatte, ma semplicemente non erano state rese note dai mezzi di comunicazione o, per essersi verificati in zone desertiche, non si aveva avuto alcuna notizia. Decide così di costruirsi personalmente un sismografo; gli serviva un peso e per questo usa come massa oscillante un busto di Seneca che aveva in casa. La costruzione di sismografi diverrà la sua fonte di sostentamento. I sui sismografi verranno venduti in varie parti del mondo. Bendandi proverà e spiegherà chiaramente la teoria dei terremoti, il parallelogramma delle forze che unisce le forze di attrazione del sole e della luna sulla terra, individuando la zona del pianeta sulla quale può essere pronosticato con una certa approssimazione un sisma. Moressa ricorda come fu colpito dalla previsione di Bendandi di un sisma tra Toscana e Romagna che provocherà il crollo del ponte in costruzione sullo Zingone a Mercato Saraceno nel quale moriranno 19 persone. Vi è pure un episodio successivo, nel maggio del 1976, quando alcuni giornalisti si rivolsero ripetutamente, con insistenza  a Bendandi senza successo. Suonando ancora una volta alla sua porta, nel cuore della notte, Bendandi si concesse confermando che il sisma che si stava verificando lo aveva previsto ma che nessuno lo aveva preso in considerazione.  Pensiamo al travaglio psicologico di questa persona che si mette al servizio dell'umanità cercando di fornire previsioni e trova il rigetto da parte della Scienza ufficiale.  Sino agli anni Trenta il professor Giovanni Agamennone (1858-1949), uno dei fondatori della Società sismologica italiana, aveva detto che il "falegname di Faenza" non era da ascoltare. Bendandi è stato molto odiato ma anche molto amato, soprattutto all'estero, in America. Bendandi si occupò pure dell'uomo, considerandolo come la terra ed il mare, un insieme di atomi che potevano andare soggetti ad oscillazioni, perturbazioni, influenze gravitazionali da parte del cielo, sole, luna, sul fisico e sulla mente. Non vi sono certezze sul piano scientifico ma colpiscono una serie di correlazioni che Bendandi fece sull'omicidio del presidente Kennedy, un periodo che vide numerosissimi e gravi episodi di delinquenza e che Bendandi mise in relazione a tempeste solari e conseguenti fenomeni elettromagnetici che potevano aver influenza sull'equilibrio psichico delle persone. Moressa ritiene che le teorie di Bendandi possano essere sintetizzate con l'idea della forza dell'attrazione partendo da un principio kepleriano per cui esisterebbe un'armonia generale dell'universo, un insieme di forze che trovano una loro combinazione; Bendandi, da credente, vi immetteva pure un aspetto religioso attraverso una "Presenza creatrice" che ha creato questa armonia attraverso la quale si garantisce la sopravvivenza del cosmo.

E' stata quindi la volta della dottoressa Pescerelli Lagorio, Presidente dell'Osservatorio Geofisico faentino Raffaele Bendandi, che ha esordito che gli obiettivi principali dell' Associazione "Bendaniana" sono quelli di  mantenere vivo il ricordo di Raffaele Bendandi tra le generazioni che lo hanno o no conosciuto e di portare avanti quelli che sono stati gli studi del faentino, che ha lasciato un immenso patrimonio di documenti che sono studiati, elaborati per determinare ciò che dalle teorie di Bendandi si può ancora recuperare. Tra i fondatori dell'Associazione Bendaniana va ricordato il forlivese Alteo Dolcini, dal 2011 l'Osservatorio sismologico faentino è entrato a far parte del gruppo degli Osservatori storici nazionali (SISMOS), un settore dell' Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia che raccoglie tutti gli osservatori storici nazionali. Il merito è tutto di Bendandi che raccoglieva tutti i suoi sismogrammi registrati sui tamburi, su carta annerita dal fumo delle candele e successivamente fissati, per la loro conservazione, con l'albume dell'uovo. Bendandi aveva una manualità eccezionale, acquisita nell'apprendistato da orologiaio, facendo l'ebanista ed in particolare realizzando i suoi stessi strumenti. Bendandi fu un personaggio particolare che fece parlare moltissimo di sè, particolarmente per le sue previsioni di sismi. Bendandi, morto nel 1979, nei primi mesi del 2011 è riuscito a mettere ancora una volta in agitazione tutti gli abitanti di Roma quando si diffuse la voce  che tra le sue tante previsioni aveva pure previsto un rovinoso terremoto in quella zona per l'11 maggio di quell'anno. Bendandi era nato a Faenza, dove è conservata l'abitazione natale ora trasformata in museo, nel 1893, da una famiglia molto povera di contadini. Bendandi tornò ad abitare in questa casa nel 1940 quando la sorella Giovanna rimase vedova. Giovanna morirà nel 1967, Bendandi rimane da solo e, non essendo in grado di mantenersi economicamente, chiede un sostegno al Comune di Faenza; propone una forma di scambio, lui lascerà in eredità al Comune la casa e tutto ciò che in essa è conservato, in cambio il Comune dovrà garantirgli un vitalizio.

Il Comune, alla settima lettera che Bendandi inoltra, gli risponde accettando lo scambio, gli passerà un vitalizio, inizialmente di un milione all'anno. Ovviamente, alla morte dello scienziato, casa e tutto il contenuto passarono al Comune e tanta fu la curiosità dei primi che entrarono nell'edificio, sperando di trovare i segreti di Bendandi, le sue formule attraverso le quali asseriva di essere in grado di fare le previsioni. Ma nulla di tutto questo fu trovato in settanta centimetri di appunti alla rinfusa sul pavimento (Nel 1931 Bendandi pubblicò un suo testo intitolato "Un Principio fondamentale dell'Universo"). La prima grossa difficoltà da affrontare fu quindi il riordino dei 15-20.000 fogli di carta velina (era la più economica) sulla quale Bendandi aveva riportato tutti i suoi calcoli. Questa opera è ancora in corso e resta il 10% del materiale da essere riordinato e catalogato. Grande cruccio per Bendandi fu quello di non poter proseguire, per i citati problemi economici, gli studi. Per guadagnare qualcosa iniziò con la realizzazione di giocattoli in legno per la ditta Fabbri di Faenza, nel Museo sono conservati alcuni di questi, quindi cominciò a produrre sismografi che vendette principalmente in America. La luna, inizialmente, ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della teoria di Bendandi, accompagnata dal sole e dagli altri pianeti. Poi giunge alla convinzione che se la luna ha la conosciuta influenza sui mari, la stessa, insieme al sole ed agli altri pianeti possono avere una influenza maggiore sui continenti, provocando una "marea solida".  Di qui parte la sua ipotesi di lavoro; Bendandi sviluppa questa sua teoria e si accorge che, per verificarla, ha bisogno di suoi propri strumenti, ecco che, dagli elementi raccolti attraverso conferenze e testi, si accinge a costruire "a mente" gli strumenti necessari andando in bicicletta ad acquistare il materiale a Bologna, nei mercatini alla montagnola. Nell'Osservatorio sono conservati tutti gli strumenti realizzati da Bendandi. Uno di questi, attualmente ancora in funzione ha una massa di 400 kg. e può registrare eventi sismici che si verifichino ai poli. Sono stati così registrati i terremoti del Giappone, Iran, Cile, Sumatra ecc. e sono conservati ovviamente tutti i tracciati. Ovviamente oggi, gli originali tamburi sono stati sostituiti da moderne stampanti collegate agli strumenti originali realizzati dallo scienziato faentino. All'epoca Bendandi doveva annerire la carta dei tamburi ogni mezz'ora, di giorno e di notte. Nella teoria di Bendandi la "marea liquida" è il punto di partenza, la "marea solida" è il punto di arrivo. Nel suo lavoro, con l'ausilio dei suoi strumenti, Bendandi può applicare sistematicamente il metodo galileino che comprende l'ipotesi di lavoro, la teorie e la verifica. Ora occorre, attraverso i documenti ritrovati, vedere che cosa della sua teoria può essere ancora usato oggi per quanto riguarda i terremoti. Per quanto riguarda invece l'attività del sole, per Bendandi, l'elemento fondamentale erano le macchie solari, egli diceva che il sole aveva dei periodi di attività più intensa durante i quali si propagavano delle radiazioni intense, che chiamava crisi cosmiche che coinvolgono sia l'aspetto meteoreologico, sia quello sismico ma soprattutto l'aspetto biologico. In questi periodi la mente umana di alcune persone più sensibili, deboli, veniva influenzata in maniera molto forte, producendo in esse comportamenti anomali, dando origine ad episodi omicidi, follia, comportamenti comunque incoerenti. Bendandi però non possedeva elementi scientifici per verificare tale intuizione, utilizzava quindi i mezzi di informazione, i giornali, quotidiani per cercare le prove, gli episodi che confermassero le sue previsioni, realizzando così una vera e propria rilevazione statistica.  Quindi va a Bendandi il merito di averci lasciato una biblioteca fornitissima, composta dai libri da lui acquistati e scritti, ed un archivio giornalistico impressionante. Va inoltre precisato che Bendandi non ha mai trascritto su sue annotazioni le previsioni, ma le ha sempre pubblicate sui giornali, sui quali tra l'altro sono pubblicati successivamente i riscontri, le conferme alle previsioni del sismologo. La Biblioteca Manfrediana sta facendo un lavoro notevolissimo, catalogando tutti i libri della biblioteca di Bendandi, archiviando pure, per argomento i giornali; il tutto è consultabile sulla sezione Bendandi della OPAC Manfrediana. Bendandi si era posto il compito di prevedere i terremoti per poterne ridurre al massimo il numero delle vittime. Lo stesso Charles Richter (1900-1985) che sviluppò la scala che porta il suo nome, si interessò a Raffaele Bendandi. Gli istituti scientifici si interessarono in modo benevolo di Bendandi sino a che  egli rimase uno studioso, un appassionato, un amante della sismologia, limitandosi a costruire strumenti, leggere sismogrammi  e fornire informazioni. Nel momento in cui, nel 1923, dichiarerà ufficialmente di essere in grado di prevedere i terremoti e comincia a fare previsioni che poi si avverano, diventerà un personaggio scomodo. Nel 1926 Mussolini lo diffidò, pressato da Agamennone e dagli altri rappresentanti ufficiali della Sismologia Italiana, che non potevano accettare che uno sconosciuto falegname fosse in grado di fare ciò che non riusciva la Scienza ufficiale. Bendandi quindi si è sempre trovato coinvolto in controversie, osteggiato da molti esponenti della Scienza ufficiale che lo hanno sempre combattuto senza mai confrontarsi con lui. Dobbiamo considerare che la Sismologia era nata nei primi anni del Novecento e che grande influenza sugli studi dell'epoca aveva la Teoria della deriva dei continenti; Bendandi si presenta con una teoria che era al di fuori di ogni considerazione della Scienza ufficiale, asserendo che la causa scatenante l'evento sismico è da ricercare fuori dall'ambiente terrestre, perchè si tratta dalla combinazione planetaria di sole e luna e le situazioni geologiche della terra possono determinare più facilmente che un terremoto avvenga in una zona anziché in un altra. Bendandi però era chiaro, egli poteva prevedere il terremoto ma non poteva prevedere come il pianeta potesse reagire, in quanto molto determinante è la situazione geologica del terreno. Molti sono i libri che Bendandi ha scritto e molti quelli che sul personaggio sono stati scritti, ma la frase, di Bendandi, più significativa che riassume la sua vita è la seguente"...la passione e l'entusiasmo per la ricerca costituiscono il più bel titolo di studio, per chi voglia seriamente dedicarsi a questi studi e leggere nel grande libro della natura..."  questa affermazione è sempre stata il suo cavallo di battaglia quando si doveva difendere dagli attacchi da coloro che affermavano che egli non aveva una laurea, alcun titolo di studio. Nel 1976 egli lanciò il suo ultimo avvertimento, avendo previsto il terremoto che poi si verificò in Friuli. Lui informò le autorità ma nessuno gli credette, allora cercò di fare il maggior numero di telefonate possibili per informare direttamente la popolazione del luogo. I giornali riportarono il testo di una sua telefonata "... pronto signora, parla Bendandi da Faenza, guardate che lì viene giù tutto, sta arrivando un fortissimo terremoto. Dovete venir via subito,  venir via tutti..." la risposta che seguì fu "...Ma non ha niente di meglio da fare che rompere i ma**ni alla gente? .." Bendandi morirà nel 1979, sino all'ultimo si spese a favore dell'umanità, divisa tra i suoi sostenitori e denigratori. La dottoressa ha concluso il suo intervento ricordando quando il gruppo di sismologi di Trieste, guidati dal professor Giuliano Panza e dalla dottoressa Antonella Paresan aveva previsto il terremoto che si è verificato nella zona di Ferrara. Il 4 maggio il professor Panza andò alla Commissione Grandi Rischi di Roma avvertendo che un terremoto di magnitudo superiore a "5" si sarebbe verificato nel periodo tra maggio e settembre in quella non ben precisabile zona. Ma purtroppo nel nostro paese esiste la convinzione che la gente non sia in grado di recepire un avviso di catastrofe, quindi tutto capita, senza aver preso alcuna precauzione, anche minima. Nel caso specifico del ferrarese, se si fosse trasmesso un allarme, anche solo alle Autorità locali, queste avrebbero potuto fare eseguire un controllo, anche superficiale, sulle strutture, i capannoni industriali,  Quello che poteva essere, ad esempio in questo caso, la messa in sicurezza dei capannoni che fossero risultati ad una verifica quelli meno sicuri. Quante vite si sarebbero potuto salvare, con un minimo intervento!  

Riprendendo la parola il dottor Moressa ha riassunto ciò che si era detto definendo Bendandi una realtà avvolta da una fama leggendaria, mitica. Per questo non è stato ascoltato, poichè portava elementi di impensabilità, qualcosa di inimmaginabile, di impensabile, di incredibile. Ma molte cose che non sono pensabili rischiano di diventare reali e di non essere accolte. Bendandi quindi diventava un procuratore di allarmi, ecco allora che il Fascismo, oltre che per le pressioni della Scienza ufficiale, anche per la paura di disordini, proibì Bendandi di pubblicizzare le sue teorie. Mussolini, ancora ignaro dei destini dell'Asse, non sapeva che nel 1926 il principe ereditario del Giappone, che da lì a poco sarebbe diventato il nuovo imperatore con il nome di Hirohito, avrebbe fatto visita a Bendandi durante un suo viaggio in Europa, dopo aver incontrato il re d'Italia, il Papa ed il re d'Inghilterra. Il Giappone aveva il problema dei terremoti e Bendandi rappresentava uno scienziato capace di dare informazioni utili al suo Paese; nel Museo è ancora oggi conservata la foto dell'imperatore con la dedica a Bendandi. Egli ha pure scoperto nel 1928 quattro pianeti a cui diede il nome di Rex, Dux, Roma e Italia,  la cui conferma pare oggi in via di verifica non visiva, ma attraverso calcoli astronomici. Nel 1959, inoltre, scoprì un piccolo pianeta vicino a Mercurio che chiamò Faenza, che aveva una certa influenza sull'origine di alcuni fenomeni solari. Uomo schivo, considerato strano, misantropo, ma che a Faenza, al suo passare, destava curiosità e meraviglia. Una data ci dobbiamo annotare tutti - ha aggiunto il dottor Moressa argutamente - 6 aprile 2521, è la data in cui Bendandi ha scritto si verificherebbe una situazione planetaria simile a quella che avrebbe provocato la scomparsa di Atlantide, che potrebbe distruggere l'America o l'Africa, una parte di mondo. Bendandi in una intervista si lasciò un pò andare  e disse "... io ve l'ho detto, lo lascio scritto, e quando succederà diranno - guardate quel mataz, ui aveva ciapê!"

Il dottor Moressa ha concluso con queste considerazioni "...Bendandi ha cercato di dare una risposta ai misteri dell'Universo, la spiegazione da lui trovata risiede soprattutto negli equilibri di attrazione e di forze che coinvolgono i pianeti e con questi tutti gli elementi fisici e chimici della vita dell'uomo. Forse Bendandi ha saputo intuire un tratto del crocevia che collega l'umanità al Cosmo. Con l'umiltà delle sue origini e la vivacità del suo pensiero, ci ha mostrato in modo semplice ed affettuoso che tanto la nostra labile presenza nell'Universo quanto la vita quotidiana di ciascuno, si reggono sull'equilibrio dei rapporti, sul fondamento dell'armonia e diciamo grazie a Bendandi.    . 

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