Visita al Museo Tobia Aldini - Forlimpopoli La
brillante presentazione della dottoressa Silvia Bartoli ha preso avvio con una
breve descrizione della Rocca Albornoziana edificata,
per volontà del cardinale Egidio Carrilla de Albornoz, fra il 1360 e il 1365,
presidio di ciò che restava della città dopo la distruzione della stessa per
mano dello stesso Albornoz nel 1360-61. Fra il 1471 e il 1480, per volontà di
Pino III Ordelaffi, la Rocca subì imponenti trasformazioni, tali da renderla
meno vulnerabile dinnanzi alle insidie delle nuove artiglierie da guerra. Dopo
alterne vicende, nel 1535 Forlimpopoli divenne feudo perpetuo della nobile
famiglia degli Zampeschi; fino al 1578 – anno della morte di Brunoro II
Zampeschi – la Rocca visse il suo periodo di massimo splendore, divenendo
sede di una corte ‘principesca’. Con l’estinzione della nobile famiglia
e il ritorno della città sotto il dominio papale, la Rocca fu venduta nel
1621 al cardinale Aloisio Capponi, di nobile famiglia fiorentina, all’epoca
arcivescovo di Ravenna. Ebbe così inizio un lungo periodo di declino, fase
che si concluse solo nel 1797 con l’arrivo dei Francesi in Romagna. La Rocca
passò quindi di proprietà alla Municipalità forlimpopolese, che vi stabilì
la sede del Comune. Nel corso dei secoli XVIII e XIX, il complesso subì
numerose trasformazioni e dal 1862, col trasferimento della residenza
municipale, fu adibito a ricovero per le famiglie indigenti e alcuni locali
al pianterreno furono destinati ad accogliere attività commerciali. Nel 1970
fu avviato un imponente intervento di restauro della Rocca, conclusosi nel
1990, che ha restituito al complesso il suo antico decoro. Dal 1978 la Rocca
è nuovamente sede del Comune di Forlimpopoli. All'interno della Rocca, al piano terreno e seminterrato si trova il Museo intitolato al maestro Tobia Aldini. La dottoressa ha ricordato come il nucleo originario della raccolta sia stato costituito, a partire dal 1935, ad opera del forlimpopolese Andrea Benini. Il Museo Archeologico Civico fu quindi sistemato all’interno della Rocca Albornoziana ed inaugurato nel settembre 1961. Dal 1972 fino all’agosto 2003 il Museo fu diretto dal maestro Tobia Aldini, cultore delle antiche memorie di Forlimpopoli. Alla scomparsa di Tobia Aldini, la direzione del Museo è passata quindi ala dottoressa Silvia Bartoli. Il materiale, esposto nelle suggestive sale della Rocca, è frutto di scavi e ricerche condotti per decenni a Forlimpopoli e nel territorio limitrofo, rinvenimenti in occasione di scavi nel territorio per lavori di sistemazione viaria, per ristrutturazioni di edifici esistenti o per nuove costruzioni. Sono reperti di età preistorica, ma anche di epoca medioevale e romana, pertinenti all’antica città romana di Forum Popili, fondata nel II secolo a.C. (132 a.C. ?) lungo la Via Aemilia, nel punto in cui essa incrociava un importante asse viario che, frequentato fin dall’epoca protostorica, collegava il valico appenninico con la pianura e il mare; nei primi decenni del I sec. a.C. Forum Popili divenne sede di municipium. Nelle vetrine della Sala III sono stati sistemati alcuni fra i reperti più importanti delle raccolte museali, organizzati secondo tematiche specifiche. che documentano la nascita, Dopo la prima saletta, dedicata all'accoglienza dei visitatori ed al laboratorio per gli alunni delle scuole in visita al Museo, nella seconda sala sono raccolti utensili in pietra scheggiata o levigata - del Paleolitico Inferiore, numerosissimi frammenti di ceramica d’impasto riconducibili all’Età del Bronzo Finale e provenienti da diverse località del territorio; accanto ad essi, pochi reperti dell’Età del Ferro, fra i quali spiccano tre bracciali in bronzo (VI secolo a.C.) rinvenuti presso Bertinoro. Di grande interesse è il materiale conservato in due bacheche al centro della sala: oggetti rinvenuti in occasione di una campagna di scavi promossa tra il 2003 ed il il 2005 per la realizzazione di un centro commerciale nell’area occidentale della città; gli archeologi hanno riportato alla luce una delle più vaste necropoli dell’Emilia Romagna (oltre 300 tombe). Nel corso degli stessi scavi è stato scoperto un ricchissimo ripostiglio di manufatti in bronzo (asce, spade, particolari di armature, fibule, cinturoni, vasi, colatoi), non di epoca romana ma piuttosto al periodo che va dell'età del bronzo alla prima età del ferro (X-IX sec. a. C.), tuttora in corso di studio. Si è passati poi alla terza sala, dedicata al periodo romanico, III sec. a. C. Probabilmente la città romana, Forum Popili, fu fondata nel 132 a. C. Il periodo di maggiore splendore fu, verosimilmente, in epoca imperiale, tra il I e III sec. d. C, quando Augusto stabilisce la flotta imperiale a Classe. I reperti qui conservati, capitelli, elementi di colonne, fanno pensare che la città fosse costituita pure da importanti e grandi edifici pubblici, templi. Spostandoci nel quarta, grandissima sala, il cuore del Museo, ricavata dai sotterranei della Rocca, la direttrice ha ricordato quanti ancora sono i reperti conservati nei magazzini del Museo, tanti che la loro esposizione richiederebbe l'intero storico edificio. Nelle varie bacheche, allestite in maniera tematica, sono raccolte ceramiche romane per usi diversi, alla illuminazione, con numerose lucerne tra le quali una, rarissima, con temi erotici, ritrovata nel 1938 durante gli scavi per l'acquedotto. Una vetrinetta è dedicata alla "donna romana", bambole e monili ed oggettistica varia. Spiccano, nella
sala, notevoli mosaici pavimentali, ritrovati nel 1969 durante scavi a lato
della via Emilia lato Cesena, iscrizioni e
un gran numero di anfore (cosiddette “del tipo Forlimpopoli”) la cui
produzione a livello locale è attestata dal rinvenimento Sul
pavimento evidenti sono ancora le tracce delle fondamenta ed alcuni elementi architettonici
pertinenti all’antica Cattedrale di Forlimpopoli intitolata a Santa Maria
Popiliense, che sorgeva nell’area della Rocca e che fu rasa al suolo per volontà dell’Albornoz nel 1361. In un'ultima piccola sala, un tempo dedicata alla conservazione del ghiaccio in apposite conserve, alla base del torrioncino sud-occidentale sono conservati reperti di età più recente.
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