"La Città che cresce - seconda parte"

prosegue la conversazione  

Mario PROLI

Accompagnato da una serie di bellissime immagini, Mario Proli ha guidato i presenti lungo un percorso attraverso la città sviluppando il tema della MODERNIZZAZIONE; una passeggiata nella città del Novecento che dura un secolo seguendo un filo conduttore, quello  di come cambia la città, come si trasforma.

Punto di partenza l'affresco  "L'Allegoria del Progresso" realizzato dal pittore di origini forlivesi Annibale Gatti (1827-1909) per la Sala consigliare di quello che fu il Palazzo della Provincia (Via delle Torri N. 13), quindi ha descritto un poco quella che poteva essere la Forlì di fine Ottocento, ancora incastonata entro le antiche mura e le sue porte, con grandi spazi adibiti ad orti entro le mura. Fuori delle mura cominciavano a sorgere i sobborghi, in particolare quello di Porta San Pietro, all'inizio di Via Ravegnana, in prossimità della prima Stazione ferroviaria (1861) che fu certamente il primo, grande passo verso la modernizzazione della città. 

Ha fatto quindi notare quale e come era distribuita la popolazione forlivese allora: Circa 46.000 persone delle quali solo 16.000 vivevano dentro le mura, 4.000 nei sobborghi e circa 25.000 nelle campagne. Una società quindi prevalentemente agricola, tra la quale la modernizzazione si stava affermando gradualmente.

Ha quindi mostrato un'immagine della Piazza Grande (l'attuale Piazza Saffi) con la colonna della Madonna, San Mercuriale ed il suo chiostro ancora chiuso, gli antichi palazzi ancora esistenti sui lati della piazza, quindi un'immagine di una famiglia contadina sorridente a fianco il classico carro trainato da una coppia di buoi. 

Come aveva anticipato, la ferrovia rappresento davvero l'avvento del progresso, a fianco della stazione sorsero una fonderia e il Gasometro, primo passo per lo sviluppo dell'illuminazione della città. Seguì quindi lo Zuccherificio. 

Nel 1881 fu costruita pure la Tramvia che congiungeva Forlì a Meldola, ampliata poi nel 1883 sino a Ravenna. Ma a fianco della vita nelle fabbriche, del commercio, le sue manifestazioni, le sfilate dei lavoratori del 1° Maggio, esisteva pure la quotidianità, lo svago, ecco allora la spiaggia, Ronco Lido, nei pressi del ponte, dove la popolazione viveva la sua mondanità, lo svago. Altri punti dedicati allo svago erano i Giardini pubblici ed il  vicino Sferisterio. Altre sono le industrie che quindi si sviluppano a Forlì, le filande quella Bonacossa o Magnani a Schiavonia, la Bonavita nella zona che oggi è piazza Guida da Montefeltro. a Forlì sorge pure la Casa Circondariale per volontà di Alessandro Fortis, politico di punta della Forlì di fine Ottocento. Politico da un difficile rapporto con la propria città, tanto è vero che al funerale di Aurelio Saffi fu fischiato. Anche se proveniva da una base intransigente, dal mondo mazziniano, dal mondo dell'"estrema", piano piano, aveva fatto una conversione trasformistica verso la "corona", e Forlì nel lo perdonò. Fortis però portò tante risorse alla città, oltre alla Casa circondariale, fu tra i promotori dell'insediamento della Società Eridania che portò alla nascita dello Zuccherificio,  fece costruire la Scuola di Arti e Mestieri in Piazza Cavour. Ma per far capire come poteva essere intesa la politica in quel periodo, Proli ha ricordato  come, per aver retto i cordoni del carro funebre durante i funerali romani dello stesso Fortis, l'allora sindaco repubblicano Bellini fu esautorato immediatamente dall'incarico e sostituito dall' intransigente repubblicano Giuseppe Gaudenzi. Ma Fortis aveva un'idea molto avanzata di Società, fu promotore di una legge dell'inizio del Novecento che instituì la Municipalizzata che diede vita al primo acquedotto di Forlì, altro grande elemento di modernizzazione con il primo torrione di accumulo, in stile sforzesco. Contestualmente fu dato l'avvio alla demolizione delle antiche mura, fatto che accelerò lo sviluppo lo sviluppo delle attività commerciali ed imprenditoriali. 

Proli ha poi mostrato un a foto del 1909 che mostra lo smantellamento della colonna della Madonna, in Piazza Grande; l'episodio riporta ai tumulti che seguirono alla notizia dell'uccisione dell' anarchico Francisco Ferrer in Catalogna. Le manifestazioni anticlericali forlivesi di allora videro tra i più scatenati protagonisti, l'allora giovanissimo leader del Socialismo forlivese Benito Mussolini. Per un non breve periodo quindi la piazza restò senza alcun monumento, vuota. La città cambia e vari sono gli aspetti di questo cambiamento, muta pure anche quello del tempo libero, del gioco; una immagine mostra una delle prime partite di calcio giocate su uno spazio approntato allo scopo di fronte all'erigendo Ospedale G.B. Morgagni, allora intestato ad A. Saffi. Infatti, alla morte di Aurelio Saffi, nel 1890, l'Amministrazione comunale aveva deciso di intitolargli la Piazza Grande e costruire al centro di questa una sua statua commemorativa. A seguito della grave crisi che colpì la fine del secolo, era fallita la Banca Romana con gli esiti che sappiamo, il progetto subì un arresto, inoltre la moglie di Saffi, Giorgina, propose, alla luce del fatto che Saffi non avrebbe voluto certamente essere celebrato con una statua, di destinare la somma stabilita alla realizzazione del nuovo ospedale che venne iniziato nel 1912 ed inaugurato frettolosamente nel 1915 mentre l'Italia entrava in guerra. La Grande Guerra porta un altro elemento della industrializzazione, la famiglia Battistini da avvio ad un' industria che produce scarpe per l'Esercito, il Calzaturificio "Trento". Un azienda molto moderna, quasi in chiave fordistica nell'organizzazione del lavoro. Nel 1911 muore Giorgina Saffi, il tenore Masini ripropose la realizzazione del monumento a Saffi per la piazza a lui dedicata ed al momento vuota di ogni ornamento. Masini quindi finanzia l'opera a condizione che l'incarico sia affidato ad uno scultore di sua fiducia, il napoletano Filippo Cifariello (1864-1936). La statua fu inaugurata nel 1921, quando sindaco era Giuseppe Gaudenzi, e venne inaugurata con un altissimo valore antifascista; sono gli anni in cui il Fascismo si afferma anche a Forlì con attività di carattere squadristico, il sindaco vuole con la cerimonia rimarcare nei valori democratici del Risorgimento la presenza di Saffi. da lì a poco Forlì è coinvolta nelle vicende che pure sconvolgono l'intero Paese, del 28 ottobre è la Marcia su Roma. A Forlì, il 30 ottobre, i fascisti occupano di fatto il Comune e Gaudenzi viene fatto decadere, ma nessuno mette in dubbio il diritto che il monumento a Saffi debba rimanere in mezzo alla piazza. Con l'avvento del Fascismo parte un altro aspetto molto importante della modernizzazione, che è quello che mette ordine, ed imprime una riorganizzazione architettonica fortissima, al primo spazio urbano oltre le mura. Ciò avviene con la realizzazione di un quartiere di fondazione che va dalla nuova Stazione ferroviaria a Porta Cotogni, attraverso la riorganizzazione dell'esistente piazzale appena fuori da questa davanti ai Giardini pubblici, sino ad allora adibito a luogo di passeggio, di divertimento. Il piazzale viene riorganizzato in modo monumentale. Questo nuovo quartiere di fondazione aveva in sé le funzioni della città, industrie vicino alla stazione ( Il Cantiere Benini e la SAOM  e la SIDAC del Gruppo Orsi e Mangelli, più tardi sorgerà la Bartoletti),  abitazioni, la scuola elementare, seguita più tardi dall'Istituto Tecnico Industriale, quindi l'edificio della Gioventù del Littorio, strumento vitale del Fascismo per l'organizzazione ed il controllo gerarchico della gioventù. Per tutto questo vengono impegnati i migliori architetti del momento. Un altrettanto importante cambiamento urbanistico avviene nel cuore della città, l'abbattimento degli antichi edifici che contornavano la piazza e la realizzazione di nuovi edifici pubblici quali il Palazzo delle Poste, inaugurato nel 1932; qualche anno dopo viene rasa al suolo tutta l'area sulla destra dell'ingresso di via Cesare Battisti, oggi via delle Torri, per fare posto alla sede degli Uffici Statali. Viene aperto il chiostro di San Mercuriale, abbattuta la Loggia del Pavaglione, realizzata alla fine dell'Ottocento per ospitare il mercato del bozzolo della seta, per realizzare un passaggio diretto da Piazza Saffi a Piazza Nuova, l'attuale Piazza XX Settembre. Tutto questo avvenne sotto la sovrintendenza dell'urbanista romano Gustavo Giovannoni (1873- 1847). Infine, su Piazza Nuova viene abbattuto un intero quartiere, dal lato opposto a San Mercuriale, per lasciare spazio al nuovo Tribunale che però sarà attivato, senza inaugurazione, causa gli eventi bellici e le conseguenze di essi, solo nel 1962. La Seconda Guerra mondiale crea davvero una grave cesura nello sviluppo, non solo della nostra città, ma di tutto il Paese, portando distruzioni, morti e miseria. Proli ha ricordato solo i tre più importanti bombardamenti che subì la città, quello alleato del 19 maggio del 1944, con obiettivo la nuova stazione ferroviaria e le industrie vicine; quello imponente del 25 agosto dello stesso anno, alcuni dicono un bombardamento punitivo per la mancata risposta popolare la settimana precedente, quando dai tedeschi furono appesi ai lampioni di Piazza Saffi i corpi dei partigiani Corbari, Casadei, Versari e dei due fratelli Spazzoli. Fu il secondo bombardamento per imponenza nella città di Forlì da parte degli Alleati. Colpita al cuore, in Piazza Saffi dove subirono danni il Palazzo delle Poste e San Mercuriale. In Piazza Saffi morirono 150 persone. Il 9 novembre le truppe dell' Ottava Armata britannica entrarono a Forlì. Terzo bombardamento disastroso fu quello del 10 dicembre del 1944, di matrice tedesca, con singole bombe ad alto potenziale che distrussero la chiesa di San Biagio con tutte le sue opere d'arte, Palazzo Merenda, sul'attuale corso Diaz, angolo via Merenda, dove rimasero uccisi più di 50 soldati del Genio inglese. Ciò avviene ad un mese dalla liberazione e di qui inizia la ricostruzione della città. Conseguentemente al bombardamento del 25 agosto avviene un grave evento "collaterale"; lo scoppio ritardato di una bomba porta al gravissimo danneggiamento del monumento a Saffi. la statua viene disallestita e, per la seconda volta, la piazza resta senza alcun monumento, e così rimarrà per tutto il lungo periodo della ricostruzione. Sono anni in cui avvengono grandissimi cambiamenti sul piano demografico, sociale, economico, molti sono coloro che emigrano, ma tanti sono quelli che arrivano a Forlì dal Meridione in cerca di miglior fortuna; contemporaneamente si verifica pure l' abbandono delle nostre montagne e colline, quelle genti migrano in città, nel giro di un ventennio le nostre montagne si spopolano e le città esplodono. Nel 1951 il 53% della popolazione attiva lavorava in agricoltura, nel 1961 scende al 32% , nel 1971 questo fenomeno diventa ancora più grave. Nello stesso tempo si impenna la percentuale di occupati nell'industria e nel terziario; sorge in quegli anni il Villaggio Fanfani, proprio per dare una risposta alla esigenza di nuove abitazioni per i nuovi "immigrati", dalla campagna, dalla montagna e dal Sud. Successivamente è la volta della costruzione del complesso residenziale della Cava. Forlì nel 1961 conterà 79.000 abitanti, nel 1971 si superano i 100.000. Notevole sviluppo subirà pure la zona di Cà Ossi; Forlì ha bisogno di case ma anche di scuole, sorgeranno quindi quelle elementari A. Saffi su viale F.lli Spazzoli grande direttrice di espansione residenziale. S possono così sanare due situazioni piuttosto critiche che si erano consolidate durante e dopo la guerra, sul piano residenziale, quelle del "casermone" in via Romanello e del "palazzone del tribunale" durante il lungo fermo del cantiere; qui si erano installate numerosissime famiglie di emarginati in condizioni di grande degrado sociale e morale. L'industria del dopoguerra per Forlì, è la Mangelli che occupa 2500 dipendenti sino agli anni '70, quando, per la crisi del settore, vi sarà un pesantissimo licenziamento in blocco di circa 400 dipendenti. Nel settembre del 1961 ritorna a campeggiare in mezzo a Piazza Saffi la statua del triunviro, restaurata dai seri danni subiti per lo scoppio del 1944; i lavori di restauro furono finanziati dal cavaliere Aldo Zambelli. Nel 1956 Ercole Baldini vince  la Medaglia d'oro su strada  a primi Giochi di Melbourne, nel 1958 il Giro d'Italia ed i Mondiali di Ciclismo a Reims. Gli anni del Boom produssero pure una esplosione del traffico automobilistico, nel 1957 la Fiat lancia la mitica Cinquecento, Piazza Saffi diventa una grande parcheggio. Si presenta di nuovo il problema dell'acqua per la città, nel 1965-66 il sindaco Missiroli lancia l'idea di realizzare un invaso nella zona di Ridracoli, realizzando una diga. I tempi per la realizzazione di questo coraggioso progetto saranno lunghi, ma alla fine tale lungimiranza, anche grazie al grande impegno civile dell'allora sindaco di Forlì Giorgio Zanniboni, recentemente scomparso, sarà premiata con l'inaugurazione della diga il 4 aprile 1988. Nel luglio del 1966 viene aperto il casello stradale dell'Autostrada, attorno alla quale già si era sviluppata la nuova area industriale, modificando gli assi di sviluppo della città per adeguarsi alle nuove direttrici di traffico. Negli anni '70 il governo della città passa a Giunte di Sinistra, dal '70 al '79 sindaco è Angelo Satanassi che tra i primi suoi provvedimenti, realizza l'isola pedonale nel centro della città eliminando il grande parcheggio all'ombra della statua di Saffi. Gli anni '70 anche per Forlì sono la consacrazione della civiltà dei consumi, nascono gli "spacci", si rafforza la cooperazione tra consumatori, le Coop. La cooperazione tra esercenti e consumatori diventa uno dei grandi strumenti di crescita commerciale e del mondo del lavoro di Forlì, gran parte dei licenziati della Mangelli  troveranno occupazione nel terziario, nel commercio collegato al mondo della cooperazione. Il grande consumismo produsse anche  un grande incremento nella produzione dei rifiuti al quale si pose rimedio negli anni  '70 realizzando il primo inceneritore, mentre la città si stava "cablando", si sviluppava notevolmente la diffusione di elettrodomestici e mezzi di comunicazione. Nel 1977 fu ricostruita, per l'impegno economico dell'Amministrazione comunale e una serie di istituzioni culturali cittadine,  la torre civica distrutta durante la guerra. Alla fine degli anni '80 fu realizzata la riqualificazione delle aree industriali e si apre il dibattito su cosa fare dell'area ex Bonavita, della quale viene abbattuto l'ultimo vessillo, la ciminiera, e dell'ex convento San Domenico, riconsegnato al Comune dall'Esercito, che sino ad allora lo aveva usato come caserma. Il 16 aprile del 1988 Forlì fu purtroppo segnata da uno dei fatti più terribile della sua storia, l'uccisione del professore Roberto Ruffilli da parte delle Brigate Rosse. Una cosa che rende grande merito alla città fu la immediata e grande risposta civile  dei cittadini, numerosissimi furono i testimoni del fatto di sangue che con le loro deposizioni volontarie condussero velocemente alla individuazione e cattura dei responsabili. Al posto delle discariche nasce una delle più belle opere cittadine, il Parco urbano Franco Agosto, il Novecento ed il primo Millennio si avviano alla loro conclusione quando, il 27 novembre 2000 un concerto diretto dal maestro Riccardo Muti inaugura il nuovo Teatro comunale intitolato al commediografo forlivese Diego Fabbri. Il vecchio e prestigioso Teatro comunale era andato distrutto, durante la guerra, travolto dal crollo della torre comunale. 

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