Forlì dal Risorgimento alla Grande Guerra 

ne parla la dott.ssa Flavia Bugani

 

Presentata da e' Minestar Sanzio Zoli, la dottoressa Flavia Bugani è stata introdotta dall'assessore Gabriele Zelli che ha ricordato come l'idea di realizzare il fascicolo oggetto della conversazione, "La Forlì del Risorgimento - Percorso attraverso la città", di cui lo stesso assessore si è fatto promotore,  sia nata proprio in occasione di un precedente Racoz.  

La serata è stata dedicata alla Forlì dal Risorgimento alla Grande Guerra considerando l'approssimarsi del 4 novembre, Anniversario della Vittoria di quella che è considerata l'ultima pagina del Risorgimento italiano e per il quale l'Amministrazione comunale, tra le altre iniziative, ha programmato la Mostra al Sacrario ai Caduti di Corso Diaz, coordinata dalla dottoressa Bugani,  che sarà inaugurata il 3 novembre prossimo. Continuando nell'introduzione, l'assessore ha sottolineato che la pubblicazione è stata voluta per ravvivare la memoria dei cittadini verso i numerosi personaggi forlivesi che sono stati protagonisti del Risorgimento, Aurelio Saffi che fu uno dei triunviri della Repubblica Romana, Alessandro Fortis che ricoprì gli incarichi di Ministro dell'Agricoltura nel Governo Crispi e di Presidente  del Consiglio dal 1905 al 1906, Antonio Fratti  che, rieletto alla Camera nel 1867, preferì seguire  Ricciotti Garibaldi nella spedizione  di Grecia contro i Turchi dove trovò la morte, Giovita Lazzarini, eletto  nel  1849 rappresentante  ravennate  alla Costituente Romana poi Ministro di Grazia e Giustizia, Achille Cantoni che trovò eroica morte a Mentana nel 1867e il carbonaro Piero Maroncelli che dal 1822 al 1830 condivise  con Sivio Pellico i patimenti del carcere asburgico dello Spielberg . Il fascicolo ha avuto il successo che gli è dovuto, è già alla seconda edizione, ma è importante, l'assessore lo ha rimarcato, la sua diffusione  tra gli insegnanti perché ne sia fatto buon uso affinché i giovani conoscano questa storia locale e patria. Come ricordare allora gli ideali risorgimentali, senza ricordare i numerosi forlivesi che gli stessi ideali spinsero a partire volontari nella Grande Guerra. L'assessore ha quindi presentato il libro " Dalla Romagna alla Marmolada per un Ideale Repubblicano", curato da Andrea De Bernardin, ideatore e anima del Museo della Grande Guerra al passo Fedaia. Il  diario di guerra, di uno che la guerra la visse in prima persona Alfredo Ortali, che ben rappresenta  le tensioni morali, gli ideali che mossero i volontari forlivesi che presero parte al grande conflitto 1915-18. L'assessore ha poi ricordato che Alfredo Ortali fu il padre del noto Elvezio Ortali e nonno del concittadino Ennio Ortali, commercialista ma anche attivo nello sport, nel basket forlivese. Questo diario esce grazie  ad una serie di circostanze fortunate. Alla morte del padre Elvezio, fu proprio Ennio Ortali a ritrovare le testimonianze e i ricordi di guerra del nonno; successivamente, in una visita ai luoghi della Grande Guerra incontrò l'editore Paolo Gaspari  che era alla ricerca di testimonianze storiche, di prima mano ed i due si lasciarono con l'impegno di riordinare tale materiale. 

Il Diario racconta l'esperienza di Alfredo (1880-1962), che sin da giovanissimo aderì al Partito Repubblicano, partecipando alla divulgazione dei principi repubblicani nel circondario forlivese. Interventista della prima ora,  a 35 anni lasciò moglie e tre figli per arruolarsi come volontario nella Brigata Alpi comandata da Peppino Garibaldi e combattè sul Col di Lana e sulla Marmolada. Nell'aprile del 1918, nonostante i suoi 38 anni rifiutò la proposta di restare al reparto in Italia e seguì il suo battaglione in Francia dove partecipò nel giugno-luglio alle cruenti battaglie di Bois des Eclisses e Bois de Courton e Bligny, durante la quale fu fatto prigioniero dai tedeschi e trasferito in Germania; il 3 ottobre fuggì ma fu ripreso. Liberato successivamente, fu proposto per il conferimento della Medaglia d'Argento al valor militare che però gli fu negata per non aver mai aderito al fascismo, regime che sempre avversò. L'assessore ha proseguito sottolineando come « ... Le vicende personali di Ortali acquisiscono una valenza storica e collettiva, divenendo altresì messaggio di grande valore civile (...) questo diario è per i giovani ( e non solo) fonte di conoscenza storica ed esperienza di vita morale, di insegnamento (...) senza trionfalismi, ma con la forza che deriva dall'impegno, dall'onestà e dalla convinzione della giustezza dei propri principi». Zelli ha poi illustrato un'altra importante testimonianza di quegli anni lasciata da un illustre forlivese, "La Grande Guerra di Spaldo" il diario di di guerra di Aldo Spallicci (1886-1973), medico, poeta, parlamentare repubblicano, a cura di Nicola Persegati ed edito dallo stesso Paolo Gaspari. Protagonista con Benedetto Pergoli, Francesco Pratella, Cesare Martuzzi del fecondo movimento di primo '900 volto a valorizzare e rinnovare le tradizioni romagnole, sentendo fortemente l'impegno politico e militante nel 1912 fu volontario nella spedizione garibaldina comandata da Ricciotti Garibaldi in soccorso alla Grecia impegnata nel conflitto contro la Turchia e, tenente medico, fu dallo stesso Ricciotti promosso sul campo. Interventista, nel 1914 fu volontario in Francia con la formazione italiana dedicata a Giuseppe Mazzini. Nel 1915 si arruolò come sottotenente medico nell' XI Reggimento di fanteria della Brigata Casale, di stanza a Forlì e composto interamente da forlivesi.

Antifascista militante, nel 1926 fu costretto all'esilio da Forlì, al trasferimento forzato a Milano, prima sorvegliato speciale quindi, nel 1941, confinato in provincia di Avellino. riprese l'attività di propaganda antinazista dopo l'8 settembre 1943 operando nell'ambito della stampa clandestina  e collaborando con la radio dell'VIII Armata. Eletto deputato alla Costituente nel 1946, fu poi senatore dal 1948 al 1953, facendo parte del Governo quale Alto Commissario aggiunto alla Sanità. Spallicci seppe coniugare  "pensiero e azione",  si deve ricordare come raffinato umanista, cultore della scienza medica e letterato.  

L'assessore  ha concluso quindi il suo intervento presentando la ristampa anastatica dell' opuscolo " I Forlivesi caduti nella Guerra 1915-18" ricordando come aveva ritrovato casualmente l'originale documento in una bancarella. La pubblicazione fu data alle stampe nel 1965 a cura dell' Associazione Volontari di guerra - Sezione di Forlì, allora ancora operante, stampata dalla tipografia Angelo Raffaelli e messa in vendita a 200 lire  per finanziare il restauro del "Sacrario Forlivese" di corso Diaz, «L' intento era quello - ha ricordato Zelli - riassunto nella frase di Nicolò Tommaseo, il grande letterato istriano, riportata in copertina: " O piccole o grandi, le memorie patrie è dovere il conoscerle, perché nel passato è gran parte del nostro avvenire". Scopo nobile e valido tutt'oggi».

L'ex chiesa di Sant'Antonio Vecchio, ora "Sacrario ai caduti di tutte le guerre" è stata recentemente restituita alla città dopo accurati e radicali restauri resi possibili dalla donazione al Comune di Forlì da parte dell'Associazione "Una città ideale" presieduta da Alvaro Ravaglioli. Il restauro su progetto dell'architetto Roberto Pistolesi ha riproposto uno spazio da utilizzare  per approfondire  la storia del passato e per ricordare ed onorare tutti i caduti ricordati sulle lapidi del Sacrario e nel volumetto riproposto in copia anastatica. 

Ha preso quindi la parola la dottoressa Flavia Bugani che aveva portato per l'occasione il quadretto in cui conserva l'invito alla serata de' Racoz, nel quale ci aveva intrattenuti sulla figura di Felice Orsini nel 150° anniversario della sua esecuzione, e la poesia dedicata alla serata dal carissimo socio Arrigo Casamurata. Proprio durante quella serata era nata appunto l'idea di realizzare il fascicolo che andava a presentare; un itinerario, come ha sottolineato, che consente al lettore di rivivere  le vicende forlivesi ma anche italiane del Risorgimento. un percorso della memoria che parte da Piero Maroncelli, Aurelio Saffi, Achille Cantoni, Antonio Fratti e prosegue con l'interventismo repubblicano nella Grande Guerra, ultima fase del Risorgimento. E' necessario che tutto ciò sia riscoperto e comunicato ai giovani. La dottoressa ha condiviso con i presenti una sua riflessione sul monunento a Saffi, nel cui basamento già è raffigurata l'epopea risorgimentale attraverso l'effige di Cantoni, Saffi, l'allegoria della Libertà, il medaglione che fa riferimento alla Repubblica Romana ed ai Triunviri del '49. Il fascicolo è quindi una guida per tutti noi, per riscoprire la città dal punto di vista storico. La dottoressa ha invitato i presenti a visitare il Municipio con occhi  e mente attenti, osservando l'androne, lo scalone concentrato di storia patria come l'antistante piazza. Spesso - ha aggiunto - l'abitudine non lo concede,  dobbiamo cominciare a guardare con più attenzione tutto ciò che ci circonda. Le epigrafi scolpite sulle lapidi diffuse sulle facciate dei palazzi e sui monumenti cittadini hanno un immenso valore, in quelle poche righe sono concentrate le vite e le vicende dei protagonisti. Purtroppo, a metà del '900 l'attenzione e la cura delle lapidi è andata affievolendosi, si è andato perdendo il valore di queste testimonianze di storia civica, nazionale e morale. La relatrice ha poi ricordato come la ricerca, alla base del fascicolo, abbia attinto ai Fondi Piancastelli e Saffi, nonché ai preziosissimi Diari di Filippo Guarini. Il lavoro è stato valorizzato dalle fotografie realizzate appositamente, e a titolo gratuito,  dal fotografo forlivese Giorgio Liverani. La dottoressa  ha ricordato anche la prossima importante ricorrenza, i 4 novembre, anniversario della Vittoria; della Grande Guerra Forlì conserva numerose memorie, tra le quali gloriosa è quella dei "Gialli del Calvario", l'XI Reggimento Fanteria che aveva sede in via Romanello, in quella che era la caserma Caterina Sforza. Aldo Spallicci fu ufficiale medico presso questo reggimento, in cui combatterono pure il cesenate Renato Serra (1884 - 1915) critico letterario e scrittore, bibliotecario alla Biblioteca Malatestiana, volontario al fronte nel 1915 e ucciso in combattimento sul monte Podgora il 20 luglio dello stesso anno, a soli 31 anni e  Decio Raggi che per il suo estremo sacrificio fu insignito della medaglia d'oro. La Bugani ha sottolineato come il Monte Podgora , il "Monte Calvario" come su rinominato, dovrebbe essere ricordato come " Cimitero della Gloria di Romagna" perché il sangue dell' XI Reggimento fu il prezzo della sua conquista, e attraverso questa fu possibile alle nostre truppe raggiungere a Gorizia. Questi eroi sono ricordati dalla toponomastica cittadina e dal monumento vicino a quella che era la loro caserma come "Gialli del Calvario" proprio per il colore delle mostrine e perché loro è il merito di aver conquistato quello che fu anche il loro "Monte Calvario". Spallicci, nel ricordare quell'episodio, lo definisce un "macello" come solo poteva essere attaccare e conquistare dal basso quelle maledette alture carsiche. Per questa impresa contrassegnata da atti di eroismo e di ammirevole ardimento, all'XI venne conferita dal Re Vittorio Emanuele III la medaglia al valor militare. La Bugani ha quindi introdotto il ricordo di un altro eroico protagonista forlivese della guerra 1915-18, Fulceri Paolucci de Calboli (1823-1919) morto a ventisei anni a causa dalle ferite riportate alla colonna vertebrale combattendo sul Carso come tenente del Savoia Cavalleria. Fulceri  è sempre stato considerato l'incarnazione dello spirito dell’eroe. Egli sacrificò tutto per l'ideale che lo muoveva, il padre voleva tenerlo lontano dal fronte  ma lui volle combattere. A Fulceri fu intitolata la Casa del Mutilato realizzata dall'architetto romano Cesare Bazzani in via Maroncelli sulle fondamenta della sede della Massoneria forlivese. All'interno sono conservati il busto dell'eroe, opera dello scultore Giuseppe Casalini, ricordi e documenti. La dottoressa ha proseguito il suo percorso della memoria giungendo ad un altro luogo della città legato a quelle gesta, la Palestra Campustrino, leggendo alcuni passi del  "Diario di guerra" di Mario Fantinelli, che partecipò alla prima ed alla seconda guerra mondiale, fu internato dai Tedeschi per non aver aderito alla Repubblica di Salò. Nei suoi scritti Fantinelli ricorda la visita di Cesare Battisti a Forlì, la sua conferenza nella palestra a favore dell'intervento militare, gli scontri con la polizia lungo la vicina via Beccaria, ora via Oreste Regnoli «... i colpi di sciabola e bastoni sui partecipanti alla riunione...» poi venne il 24 maggio 1915, per Fantinelli "il giorno più bello della sua vita". Una lapide sul muro esterno della palestra ricorda ad un passante curioso ed attento quella adunata.      

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