Felice Orsini un'esistenza avventurosa, generosa, tragica
ne parla la dott.ssa Flavia Bugani |
La dottoressa Flavia
Bugani ha scritto:‹‹L’esistenza di Felice Orsini pur
breve, fu quanto mai ricca di eventi e, come indica il titolo che
contrassegna la mostra storica, “avventurosa, generosa, tragica”. Da
tanta pienezza, la scelta di compilare questa sintetica biografia, “scandendone”
i momenti ed i periodi essenziali. Felice
Orsini nasce
a Meldola il 18 dicembre 1819, da Andrea (Lugo, 1791– Bologna, 1857) e
da Francesca Ricci (Firenze, 1799-1831). Il padre era a Meldola,
amministratore della famiglia Borghese Aldobrandini, a cui successero i
Doria. Quando Felice aveva due anni i genitori si trasferirono a
Firenze. Saldi, comunque, rimarranno negli anni i suoi legami con
Meldola, come dimostrano molti documenti, vari dei quali inediti. Nel
1829,
il padre fu espulso dal Granducato di Toscana, per motivi politici: già
nel 1821 figurava come capolista in un elenco di carbonari compilato
dalla polizia toscana. Andrea si stabilisce a Bologna, Felice è con
lui, ma, dopo una breve residenza in questa città, viene accolto a
Imola dallo zio paterno Orso (1786-1864), un ricco commerciante, e da
sua moglie, Lucia, coi quali rimase sino al 1839, quando venne ammesso a
frequentare la facoltà di Legge presso l’Università di Bologna, ove
si laurea nel 1843. Al
5 luglio 1836 risale un episodio assai grave: Felice ferisce mortalmente
con un colpo di pistola, Domenico Spada, un famiglio di Casa Orsini: il
tribunale di Ravenna sancirà che lo sparo era partito accidentalmente. Nel
1844 Felice
è arrestato, in quanto ritenuto autore di un piano insurrezionale e
condannato all’ergastolo. E’ arrestato pure il padre Andrea. L’amnistia
concessa nel 1846 dal neoeletto Pontefice Pio IX, restituisce la
libertà anche a Felice, che si stabilisce a Firenze, città natale
della madre, ove si dedica alla cospirazione assai attivamente. Qui
conosce Assunta Laurenzi, che sposerà il 28 giugno 1848. Scoppiata
la 1^ Guerra d’Indipendenza nel
marzo del 1848, vi partecipa, inquadrato nel corpo franco dei Cacciatori
dell’Alto Reno, comandato dal bolognese Livio Zambeccari. Il
Battaglione Zambeccari parteciperà, nell’autunno successivo, alla
difesa di Venezia, che, insorta contro gli austriaci, resisteva al loro
assedio. Eletto
nel
collegio della provincia di Forlì, deputato all’Assemblea
Costituente, che, a Roma, il 9 febbraio 1849, proclama la Repubblica
Romana, Orsini svolge, su incarico dei reggitori di questa, importanti
missioni: a Terracina, per porre termine alle violenze e agli abusi di
ogni genere qui commessi da Callimaco Zambianchi; ad Ancona, per
debellare l’anarchia che vi dominava, e ad Ascoli contro il
brigantaggio. La
caduta della
Repubblica, nei primi giorni del luglio ’49, a seguito dell’intervento
militare francese a sostegno del Pontefice Pio IX, obbligò Felice all’esilio. Dopo
una breve sosta
a Firenze ed una di circa otto mesi a Genova, agli inizi del marzo 1850
è a Nizza, con la moglie. Qui nacquero le due figlie, Ernestina
(1851-1927) ed Ida (1853-1859). Qui
conosce il
grande scrittore russo Alessandro Herzen e, per il suo tramite, i
coniugi Giorgio Herwegh ed Emma Siegmund, con la quale Orsini instaura
un forte legame ideale: essa avrà un ruolo molto importante nelle
successive vicende del patriota. Seppure
dedicatosi agli studi matematici e militari e al commercio della canapa,
l’amor patrio rimase in Orsini predominante: accetta, infatti, di
guidare, nel settembre 1853, un tentativo insurrezionale mazziniano,
nella zona di Sarzana e Massa, che fallisce sul nascere. Arrestato dai
carabinieri sardi e liberato dopo due mesi, Orsini raggiunge Londra. A
Nizza rimangono la moglie, che non intese seguirlo in quella sua vita
avventurosa, e le figlie. Nel
maggio 1854,
Orsini prepara un’altra insurrezione mazziniana in Lunigiana, anch’essa
fallita, al pari del tentativo attuato, sempre per volontà di Mazzini,
in Valtellina, l’agosto dello stesso anno. Da
Milano,
ove si reca su incarico di Mazzini per rinserrare le file patriottiche,
dopo l’insuccesso della rivolta dell’anno precedente, Orsini
raggiunge Vienna e l’Ungheria, ove viene arrestato il 17 dicembre
1854. Rinchiuso,
il 28 marzo 1855, a Mantova, nel Castello di San Giorgio, ne evase l’anno
successivo in modo leggendario e, in parte, ancora misterioso. Stabilitosi
in
Inghilterra, vi iniziò un’intensa opera di sensibilizzazione dell’opinione
pubblica alla causa dell’indipendenza italiana, scrivendo anche due
volumi “Austrian Dungeons” (1856) e “Memoirs and Adventures”
(1857). Staccatosi
da
Giuseppe Mazzini, matura in Orsini la decisione di colpire Napoleone III,
da molti patrioti ritenuto un traditore della Carboneria, nemico della
libertà e dell’indipendenza d’Italia, da lui soffocate con l’intervento
militare contro la Repubblica Romana, il “difensore del trono e dell’altare”.
Diffusa, pure, la convinzione che l’eliminazione di Napoleone III
avrebbe determinato l’avvento della Repubblica prima in Francia, poi
negli Stati vicini. Note
sono le vicende dell’attentato,
attuato il 14 gennaio 1858, mentre l’imperatore, con l’imperatrice
Eugenia, si recava a teatro. Le tre bombe lanciate dai complici di
Orsini, causarono 8 morti e 150 feriti, mentre la coppia imperiale
rimase illesa. Nel
processo che ne seguì, il nobile atteggiamento di Orsini, ulteriormente
rafforzato dal contenuto delle due lettere, che egli scrisse, nel corso
della procedura, a Napoleone III, riscattarono la scelta dell’attentato,
almeno sul piano delle motivazioni ideali. Inevitabile, comunque, la condanna alla ghigliottina: l’esecuzione, il 13 marzo 1858, venne affrontata da Orsini con grande dignità››.
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