27 gennaio 2014 Racoz con Serena Togni "LIBERTY uno stile per l'Italia moderna" |
Serena Togni ha esordito precisando che sarà inaugurata a giorni non sarà una mostra sull'Arte europea, ma sull'Arte italiana nel periodo Liberty. Lo stesso autore dell'opera che fa da manifesto alla mostra, nonostante il nome, Giorgio Kienerk, è toscano (Firenze 1873-1956). Liberty, è un cognome, deriva da sir Arthur Liberty che fondò a Londra negli anni Settanta dell'Ottocento un negozio, tuttora esistente, nel quale commercializzava oggetti di gusto orientaleggiante. Si finì ad utilizzare questo cognome per indicare questo stile, questo gusto. Ma esistono altri termini per definire tale gusto: stile floreale, stile lineare, corrispondenti a quello che in Francia veniva chiamato Art Nouveau o Modern Style in Inghilterra o Young Style in Germania.Modernismo invece è un termine generico che identifica tutto ciò che accade nello stesso periodo in tutta Europa.Esso è uno stile che si diffonde a livello internazionale, anche in America, in Oriente uno stile, un sentire, un gusto, non è un "movimento" come il Futurismo con tanto di manifesto programmatico. Va detto perchè vi sono molti modi di essere un artista liberty, di interpretare il Liberty. Non è semplice definire un oggetto "liberty", innanzitutto sono fondamentali le date. il Liberty si comincia a diffondere dal 1890, in tutti gli ambiti, da quello letterario a quello musicale, teatro, cinema, a tutte le arti in genere. Come termine si prende invece in considerazione l'inizio della prima Guerra Mondiale. Anche questa sarà una mostra molto ampia, che vuole mostrare come il Liberty abbia coinvolto numerosi ambiti quali la pittura, scultura, grafica, arti applicate, abbigliamento, merletto (Aemilia Ars) arredamento, oggettistica. La mostra si apre con un famosissimo dipinto del pittore inglese; preraffaellita, Edward Burne-Jones "La principessa Sabra" del 1865, del ciclo dedicato a San Giorgio. Questo per sottolineare il legame che il Liberty ha con il movimento preraffaellita che lo precede nella seconda metà dell'Ottocento. Sia gli artisti liberty che quelli preraffaelliti, nelle tematiche che svilupperanno, faranno riferimento al periodo rinascimentale, agli artisti precedenti a Raffaello e particolarmente a Botticelli.La tesi che vuole sviluppare la mostra è dimostrare che il Liberty in Italia ha una sua identità precisa, quella di dialogare con l'Europa ma di mantenere un collegamento con l'Arte del Rinascimento in particolare con Botticelli. Come si potrà osservare attraverso le opere di artisti come Giovanni Battista Carpaneto, protagonista del Liberty è la "donna", che mostra se stessa, il suo corpo nudo, con nuova sicurezza, ma anche a volte tenebrosa, la donna che ammalia, sinuosa, sensuale. Il Liberty si propone di portare il bello nella vita, anche negli oggetti di uso quotidiano. Al centro dello stile liberty vi è la linea, ecco perchè si usa pure il termine lineare. Per la diffusione di questo stile fu fondamentale la Esposizione Universale di Torino del 1902, vediamo il manifesto realizzato per l'evento dal pittore-scultore Leonardo Bistolfi. Gli artisti italiani voglio rinnovarsi, prendere le distanze dall'Arte accademica, dall'eclettismo imperante. La Natura è la fonte principale di ispirazione per l'artista liberty ma una natura che non è raccontata nelle sue verità, nel suo realismo; è una Natura filtrata, una astrazione, attraverso una stilizzazione per giungere ad un motivo decorativo. Lo potremo trovare nei pannelli di Raimondo D'Aronco per l'Esposizione Internazionale di Torino del 1901, come ne La Danza delle ore di Gaetano Previati. Serena Togni ha poi proseguito nell'illustrazione di opere che saranno in mostra, le ceramiche e gli autori da Giorgio Spertini a Galileo Chini, a Giulio Aristide Sartorio, dai i divisionisti lombardi ai simbolisti romani. Un sguardo particolare al nostro conterraneo Domenico Baccarini ed al Cenacolo baccariniano. Notevole spazio lo avranno pure gli architetti italiani che operarono in questo periodo, di fianco a D'Aronco vedremo Ernesto Basile, Giulio Ulisse Arata, Antonio Sant'Elia e tanti altri con studi e disegni dei loro progetti. Pochi e tardi sono gli esempi liberty che possiamo osservare nella nostra città; l'ex Albergo Vittoria all'inizio di Via Ravegnana, il cancello in ferro battuto all'ingresso del cortile di Palazzo Guarini su Corso Garibaldi, la vetrina della Cartoleria Raffoni e qualche altro elemento; ma certamente liberty sono le decorazioni che Francesco Olivucci realizzò per l'Armeria Albicini nella Pinacoteca comunale di Corso della Repubblica. Nella sezione della grafica dialogano artisti italiani con artisti europei evidenziando le ascendenze europee sui lavori di questi ultimi, come Sartorio, Bonazza, nei suoi lavori possiamo ritrovare Klimt. Influenze del modernismo europeo le ritroviamo pure nei lavori di Francesco Nonni, Achille Calzi. Vedremo altri artisti del Cenacolo baccariniano come Ercole Drei, Orazio Toschi ispirato dai preraffaelliti, dal mondo medievale, Giuseppe Ugonia, Antonello Moroni. Nella mostra sarà pure sviluppato il legame che unì nel Liberty l'arte alla letteratura, Adolfo De Carolis a Gabriele D'Annunzio, Attilio Mussino a Collodi; i manifesti, quelli di Giovanni Battista Carpaneto, Giuseppe Palanti, lo stesso Umberto Boccioni, Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovitz, Plinio Nomellini e tanti altri. Troveremo lavori di Aemilia Ars, cancelli e merletti. Il dipinto Aracne di Carlo Stratta con i suoi mobili oriantaleggianti, lo sfondo rappresenta in tutto per tutto una stanza di gusto liberty, e ci fa comprendere come il Liberty fosse un sentire un gusto uno stile che doveva arrivare attraverso la industrializzazione nelle case di tutti, solo il costo degli oggetti non lo consentì. Passando al piano superiore, la mostra prosegue con le opere di maggiori dimensioni, ordinate per diversi temi; quello del Mito, argomento affrontato dal Liberty. Per mostrare come tale stile affondi le sue radici nell'Arte Classica, all'ingresso della prima sala è esposta la copia romana da Callimaco Menade danzante del II sec. d.C. proveniente dai Musei Capitolini. Libero Andreotti, nei suoi due Geni musicali è molto vicino all'arte antica; ma il tutto è preceduto sulle scale dall'incredibile opera, tre elementi di cui il maggiore di 6 metri per 5 di altezza, di Aristide Sartorio Le Tenebre, dal ciclo La Vita Umana, un enorme, magnifico olio e encausto a freddo su tela. Un enorme groviglio liberty, simbolista che si rifà a Michelangelo nello studio dei corpi, nella valorizzazione plastica della contorsione delle masse muscolari. Poi troveremo opere di Ettore Tito, Max Klinger che risente l'influenza di Sartorio, ritroveremo Bonazza influenzato a sua volta fa Gustav Klimt nel trittico dedicato alla Leggenda di Orfeo. Spassa poi nella seconda sala che sviluppa il tema "Una Nuova Primavera, Sogni e Allegorie", che si apre appunto con la magnifica Primavera Classica di Galileo Chini, del 1914, nella quale l'artista fonde la tradizione classica con motivi klimtiani. Vedremo poi il trittico di Giorgio Kienerk L'Enigma Umano, del quale Il Silenzio è stato utilizzato per i manifesti della mostra. Di Cerare Laurenti vedremo Fioritura Nova, Ninfea, di Gaetano Previati La Madonna dei Gigli, il trittico la Danza - Notturno - Il Vento, Il Sogno. Di Giovanni Segantini ci sarà L'Angelo della Vita. Di Plinio Nomellini ci saranno proposte alcune opere tra le quali Autunno in Versilia. Proseguendo, in un grande totem saranno in mostra 25 vasi di grandissima fattura di Baccarini, Minardi, Richard-Ginori, Amleto Cataldi, Chini, Salvini, Zsolnay, Villeroy e Boch, Delft, Spertini e Ceragioli. Nella prima Loggia la mostra prosegue con la sezione dedicata al ritratto, con opere di Giacomo Grosso, Giovanni Boldini, Leonetto Cappiello, Amedeo Bocchi, Luigi Servi, Anton Maria Mucchi, Lino Selvatico con il ritratto di Emma Grammatica. Nella loggia aperta per la Mostra sul Novecento troveremo numerose opere dedicate alla "Montagna Incantata", con opere di Emilio Longoni, Leonardo Roda, Giuseppe Bozzalla, Alexander Koester, Carlo Cressini e Cesare Maggi con la sua Ombra. La mostra si conclude con una sezione nella quale si può osservare la forte influenza del mondo europeo, della Secessione sulle forme decorative, con le opere di Carlo Bugatti, con il Paravento realizzato in collaborazione con il cognato Segantini. Del veneziano Vittorio Zecchin troveremo gli arazzi che mostrano la forte influenza di Klimt, vedremo opere di Guido Trentini, Casorati, Adolf Wildt che originariamente molto influenzò Casorati. Vedremo pure i vasi di Umberto Bellotto. L'ultima sala è dedicata all'influenza di Michelangelo sugli artisti liberty, come Adolfo De Carolis e lo stesso Sartorio, affiancando ad una copia in gesso di un Prigione studi, cartoni, pannelli di De Carolis, il fregio di Sartorio Fede - Mondo latino oceanico e Georgica di Gaetano Previati, dove il pittore certamente si rifà al tondo Doni. Serena Togni ha concluso ricordando come già nel 2001, al Chiostro del Bramante di Roma fu fatta una grande mostra sul Liberty italiano curata da Fabio Benzi, direttore artistico del Chiostro. Benzi sosteneva che, contrariamente a ciò che comunemente si sosteneva, non era vero che il Liberty fosse arrivato tardi in Italia, vero era che questo stile nelle arti applicate, sì, è arrivato più tardi rispetto all'Europa, come in verità era successo in Austria. Questo perchè in questi paesi l'artigianato tradizionale era così forte che era faticoso portare la novità, come invece accadeva nel resto d'Europa. Ma questo non accade in pittura, riguardo ad essa in Italia il Liberty arriva presto, attraverso Previati, Segantini, tanto che saranno loro a diventare ispirazione per l'Arte europea, escluso per quella austriaca, protagonista della Secessione Viennese. Il primato dello sviluppo del liberty in pittura è certamente italiano.
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