MARCO VALLICELLI

ci parla di

GIOVANNI BOLDINI 

Vita e Arte  

 

Dopo aver salutato i presenti ed aver espresso stima e considerazione della nostra Associazione, Marco Vallicelli ha aperto la conversazione su Giovanni Boldini senza però trascurare di precisare che, quale storico dell'Arte, con questa conversazione intende concretizzare un "atto di giustizia" rispetto  al pittore ferrarese. Anche se si presume di sapere molto di Boldini, per i non addetti ai lavori il pittore non è tra i più famosi. Analizzando i vari Manuali di Storia dell'Arte, anche sui migliori, al pittore sono dedicate appena una ventina di righe. A Vallicelli ciò appare una grande ingiustizia, perche se  si andasse a studiare più attentamente il pittore, si verrebbe a conoscere come,  alla fine dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento a Parigi, ogni esponente della nobiltà, aristocrazia, dell'alta borghesia, che avesse voluto un ritratto per sé o per altri, si sarebbe rivolto a Giovanni Boldini. Chi avesse dei dubbi, potrebbe fugarli leggendo la corrispondenza tra Van Gogh ed il fratello Theo. Il pittore olandese, estremamente generoso  di ammirazione verso tutti i colleghi, non espresse per altri la grande considerazione che aveva per il pittore ferrarese. la stessa Gertrude Stein, grande amante di Picasso, scrisse : « (G. Boldini) Sarà considerato il più grande pittore (italiano) del secolo scorso». Vallicelli, su una rivista annuale del maggio 1912 , "La Patria", ha trovato a pagina 446 un articolo  di Aristide Pollastri in cui scriveva della colonia di artisti italiani che vivevano a Parigi, numerosi, e delle mostre  del momento "...al Salon de la National ci troviamo immediatamente di fronte  ai celebri o quasi celebri della nostra colonia artistica, e primo fra tutti Boldini, "il grand Boldiní" come dicono qui a Parigi. Di questo ferrarese che i francesi proclamano uno dei più grandi ritrattisti dei tempi moderni io disgraziatamente  non me ne intendo, ma confesso che parecchi dei ritratti di Boldini mi paiono scherzi di pessimo genere, mentre altri hanno delle tonalità soggettive, delle espressioni così toccanti e vivaci da giustificare pienamente le idolatrie dei parigini per il ritrattista  del gran mondo cosmopolita...."  ma chi scriveva era pure attento agli echi, ai commenti, tra i frequentatori che osservavano le opere di Boldini, che godevano sempre delle pareti "principali" (di norma dedicate ai pittori francesi, e questa la dice lunga), e proseguiva "... ma in questi giorni di lieve italo-fobia ( vero e proprio odio verso gli italiani, si avvicina la Grande Guerra), diffusa socialmente nelle alte classi francesi,  si è sentito dell'altro davanti alle tele di Boldini - uno provocatoriamente disse ad una signora che stava guardando un'opera di Boldini -"...sapete marchesa, voi cha ammirate tanto i ritratti di codesto signore, si dice che egli sia italiano.... - ...che infamia - rispose la marchesa - ... ecco le male arti degli individui,  quasi che si possa dipingere a quel modo senza essere dei francesi!" . Questa marchesa, per riconoscere la grandezza di Boldini, rifiuta la possibilità che egli sia italiano, dirà poi che forse era semplicemente corso. Quindi, ha proseguito Vallicelli, prima cosa, restituire la giusta dimensione a Boldini. Occorre capire se questo artista così apprezzato a Parigi era un grande e in che maniera era diventato tale. Ciò si può fare ripercorrendo la sua esperienza di vita.

Boldini ha vissuto 89 anni ed ha lavorato molto, realizzando acquerelli, incisioni, pastelli, dipinti ad olio, moltissime opere; è stato uno dei pochi artisti che ha guadagnato molto e si è così arricchito in vita. E' stato un pittore di movimento, nasce a Ferrara il 31 dicembre 1842, da Antonio, pittore che ha una sola preoccupazione nella sua vita, quella che i suoi 13 figli non facciano il suo mestiere, perchè egli ha fatto la fame. Il bravo, molto bravo Antonio aveva però sempre tratto sostentamento per la numerosa famiglia facendo copie di opere di famosi artisti ferraresi del Cinquecento quali Dosso Dossi, del Garofalo per gli altari delle nuove chiese e qualche ritratto su richiesta. Giovanni quindi respira il mestiere di pittore attraverso il padre, di grande talento, come pure altri due fratelli, uno dei quali morirà in Australia dove svolgeva la sua attività di architetto. Ma quello che mostrerà più talento sarà certamente Giovanni  che presto comprenderà quale è la pittura nella sua epoca che farà di lui il pittore della Modernità. Quindi alla base della pittura di Boldini c'è la tecnica acquisita dal padre, il disegno ed un grandissimo occhio attraverso lo studio del colore, del movimento e la gestualità. In quegli anni a Ferrara si stavano scoprendo i grandi affreschi di Palazzo Schifanoia, realizzati dai grandi artisti del Quattrocento Francesco del Cossa, Cosme' Tura ed Ercole de' Robertis. Boldini sarà più vicino agli ultimi due; Roberto Longhi definirà il più giovane Ercole de' Robertis "massimo genio della città, massimo genio dell'Italia del Quattrocento". Boldini sarà attratto dalla inedita contorta linea espressiva, linearismo vivace pieno di movimento che parte da Cosme' Tura. Ama la ricchezza decorativa,  piena di espressività, lo sfarzo colmo di oggetti decorativi gratuiti, ma anche la  innovativa plasticità.  Da Ercole de Roberti trarrà la vita, il movimento, il dinamismo. A diciassette anni Boldini si innamora di una delle più belle ragazze di Ferrara, pure un pò più grande di  lui. Non corrisposto, la grande delusione in amore e la sua passione per la pittura lo porteranno a Firenze, il centro artistico più importante del momento. Va detto che in effetti Boldini non era un adone, basso e piuttosto bruttino,  però nella sua carriera potrà poi dimenticare questa bruciante delusione tra le braccia di numerosissime e bellissime donne che, oltre che posare per lui, saranno pure sue amanti. A Firenze il giovane e vivace Boldini condividerà le sue esperienze con gli esponenti del rivoluzionario movimento dei Macchiaioli, che rappresenta la rottura con la tradizione classica, il futuro. Con tali artisti si trova a Caffè Michelangelo, ma poi, non amando le gazzarre dei caffè, cerca luoghi di adatti  a lui per parlare di Arte ad alto livello, abbraccia quindi la nuova idea, che rivoluzionerà la pittura europea, il vento che sta spirando da Parigi. I macchiaioli hanno questo indirizzo: non rappresentano la realtà come disegno di contorno, come plasticità, come la lezione rinascimentale prescriveva, ma la riproducono come l'occhio umano vede,  secondo una determinata  luce, con un determinato colore. Quello è ciò che si deve riprodurre, la propria vera percezione della realtà. Poichè è vera è per sempre. è eterna, ed i macchiaioli, cercando la forma assoluta, congelano questa percezione nella macchia. Vent'anni più tardi gli impressionisti francesi, faranno diversamente, pensando che la visione è istantanea, fugace, decideranno chi cogliere velocemente l'attimo fuggente, che non si ripropone più.  Boldini comprende che, oltre a quella leziosa, pur mossa, stravagante, fuori dall'ordinario del Rinascimento, di Cosmè Tura, di Ercole de Robertis, vi è ora un modo di tradurre sulla tela ciò che si vede, che è vivo, più vivace, quello che hanno insegnato i macchiaioli sulla scorta della lezione dei realisti francesi.

In seguito vi saranno poi macchiaioli  che si sposteranno a Parigi e che fecero conoscere il movimento nella capitale francese ed in Europa, tra questi Banti, Cabianca, Borrani, Signorini che divennero amici di numerosi impressionisti francesi. Vallicelli ha quindi iniziato a far scorrere alcune opere, l'Autoritratto mentre osserva un quadro, una vera "dichiarazione di guerra", lui in piedi attorniato da i quadri alle pareti degli amici macchiaioli, la ricerca di una nuova spazialità. Boldini sarà più che altro ritrattista, lavorerà poco sul paesaggio. Un altro Autoritratto, quello di Giuseppe Abbati impostato come quello di Boldini. Egli rimarrà a Firenze 5-6 anni ma nel contempo farà frequenti viaggi in Europa, Inghilterra, Costa Azzurra, Parigi. Verrà messo in contatto con quelli che saranno i veicoli dell'Arte europea, come il grande magnate russo Demidoff,  che aveva una delle più vaste e aggiornate collezioni di Arte europea del tempo, Corot, Courbet. In tal modo potrà vedere le opere dei grandi maestri francesi, come pure i pittori macchiaioli, non è vero che questi rimangono chiusi nel loro ambiente; in maniere diverse vi sono stati contatti, c'è stato uno scambio  tra questi, gli impressionisti, i realisti francesi, la scuola di Barbizon, i neoclassici Orsi, Pollastrini . Tra coloro c'è stato un mutuo scambio, fisico.  Nel 1866-67 Boldini conosce una famiglia inglese che compera una villa a Collegigliato, presso Pistoia, la famiglia Falconer; la signora commissiona, nel 1868, un ciclo di pitture murali per la sala da pranzo della sua nuova dimora al ventiseienne pittore. Questi lavori poi, nel tempo si perderanno, saranno dimenticati,  sino a quando la moglie del pittore, due anni dopo la morte di questi, si ricorderà che lui le aveva parlato di tali lavori. Intanto la villa Falconiera era diventata un pollaio, le pitture non erano più visibili, oscurati da una massa di oggetti e vecchi arredi. Solo di recente sono stati recuperati. I lavori rappresentano il meglio di Boldini nel periodo macchiaiolo; una delle tempere su muro rappresenta una marina nella sembra di vedere, sentire il mare. Secondo Vallicelli, per rivedere una marina così, viva, che comunica qualcosa, che ricrea una visione di uno stare in riva al mare, solo attraverso un grande Monet sarà possibile ritrovarla. Vallicelli ha voluto sottolineare che Boldini non è diventato famoso perchè ha fatto ritratti a personaggi facoltosi, è diventato famoso, ricco ma rimane a se stante, non si inserisce nella grande Storia dell'Arte. E' esattamente il contrario, anzi di più, Boldini è un pittore di qualità già a vent'anni. Per capire Boldini, non bisogna ingabbiarlo, incasellarlo... prima macchiaiolo poi impresionista e poi, e poi.... no Boldini è sempre stato se stesso. Egli ha presa sempre da ciò che aveva  a portata di mano e che stimava, quello che serviva a lui per  rendere l'idea dell'Arte che aveva dentro. Cosa ha preso dei Macchiaioli Boldini, ha preso la freschezza , la vivavicità, per la prima volta la realtà "in presa diretta"; e cosa non piace a Boldini dei Macchiaioli, non piace che questa realtà presa in diretta venga "congelata, bloccata in una- seppur stupenda- visione". Boldini ha un temperamento vivacissimo, sveglissimo; quando va a Parigi prova a dipingere "impressionista" ma non gli piace la troppa fugacità di tale pittura, appena virgolettata. Boldini è un pittore complesso, e per tale va analizzato, da una parte non  gli piace essere "rigido" come i Macchiaioli, dall'altra non gli piace essere fugace come gli Impressionisti, perchè lui è italiano, la prima cosa che ha imparato è il disegno, e a questo riguardo dobbiamo fare attenzione  con quali pittori farà amicizia a Parigi. con quelli che superano la pittura en plein air, con Degas, Boldini non poteva rinnegare le sue origini, la sua matrice, la lezione di suo padre, la pittura ferrarese, cioè il segno, il disegno che non era più come per era per Cosmè Tura, Ercole de Roberti, Giotto, Michelangelo, il disegno classico, costruttivo,  ma era la mediazione mentale, perchè quello che io ho nel mio cervello lo sviluppo con il segno, con il disegno, questo diventa concetto, diventa forma espressiva di una interiorità. Questo lo aveva imparato dai Macchiaioli, dagli Impressionisti dai quali però ha preso le distanze pur seguendoli.  A quei "quadretti" che si rifacevano ad una unica visione, sul soggetto, che Monet chiamava "motive", nei paesaggi, Boldini preferirà la "spazzialità" che piaceva tanto a  Van Gogh, con cui gli stessi quadri dello stesso sapore che farà Boldini sono di una ampiezza come se avesse usato, parlando in gergo fotografico, un grande obiettivo, un grandangolo, il più grande grandangolo che ci potesse essere!  Anche a Boldini piaceva fare quel genere di pittura, pitture fresche, ma deve anche mangiare, quindi segue un pò la moda del tempo, trova lavoro per la Maison Goupil , che commercializzava la pittura corrispondente al gusto del momento, un pò retrò, di maniera, e per la quale già lavoravano amici come De Nittis, Corcos ed altri. Boldini comincia negli anni '70 a realizzare opere, come richieste, che scimiottavano un poco la vita spensierata delle corti barocche di Francia con le damine settecentesche, ma anche in queste opere, pur di maniera, lui applica quel respiro, quell'ampiezza, nettezza di orizzonte che non troviamo ne tra i macchiaioli ne tra gli impressionisti, che piaceranno tanto allo stesso Van Gogh, che saranno la sua pittura, vediamo il dipinto Scene Galante (1875)che è collocato nei giardini di Versailles. Nelle architetture del giardino, vero soggetto da immortalare, egli realizza queste momenti storici, con damine del Settecento ma ciò che ci fa comprendere che non sono dipinti di quell'epoca  sono la realtà dell'ambientazione, fotografata, riferimento alla memoria del realismo ottocentesco, e la vivacità del'ambientazione, quasi fosse una rappresentazione teatrale, le damine sembrano figuranti, si comprende che non sono personaggi del Settecento, sarebbero stati più compassati, non in atteggiamenti così "liberi", quasi sguaiati . Questa invece è la cifra che Boldini ama, egli ama il chiasso, che il momento sia "mosso", nelle sue opere deve trasparire il movimento della vita. Questo suo piacere si ritrova nelle scene nelle quali ritroviamo i cavalli, le auto d'allora, si sposta infatti a scoprire la vita parigina, la Senna, momenti di vita quotidiana applicando sempre quell'enorme ariosità con cui sa guardare anche i panorami. Nelle sue opere di questo genere si distingue da quelle dello stesso argomento di De Nittis, dal movimento più fotografato, definiti, rifiniti, non così aleatori sfrangianti, come pure i colori suppongono e che Boldini ama. Egli si distingue pure dal particolare taglio fotografico delle sue inquadrature. In Conversazione al caffè, opera dipinta attorno al 1879, protagoniste due donne del periodo parigino: a sinistra la contessa Gabrielle de Rasty, a destra la bionda Berthe, egli sovverte ogni consuetudine, pensiamo ai Giocatori di carte (1890-95) di Cezanne, due uomini ad un tavolino, uno di fronte all'altro, geometrici, speculari, si guardano, chiusi nella cornice del quadro che gli tocca nei gomiti,  quella di Boldini è si una conversazione, ma egli scombina lo schema tradizionale, non solo non sono una di fronte all'altra,  ma le protagoniste, lì per caso, sono pure distratte da qualcosa che accade fuori dall'inquadratura, c'è qualcosa, una azione che le porta altrove. Sembra una cosa comune, ma quando l'ha fatta Boldini non si era mai vista nella storia dell'Arte. E' questo che ci deve far rivalutare la grandezza di Boldini, che fa tutto questo mentre vi è un altro grande uomo, un grande letterato, poeta, che incentra tutto il suo pensiero rivoluzionario sull'idea di modernità, sull'idea di  ciò che è e non è moderno; questo grande è Charles Baudelaire che per definire la Modernità lo fa dedicando un libretto, Il pittore della vita moderna  (1), in cui l'interprete del libretto è un artista non conosciuto se non agli  addetti ai lavori, si cui si è parlato poco, forse il giorno in cui è morto, dopo mesi di straziante agonia,  conseguente alla cancrena che aveva colpito la gamba straziata dalle ruote di una delle carrozze  che amava dipingere nel traffico parigino.  Questo artista era Costantine Guys (1805-1892) pittore, disegnatore, umorista, amico di Baudelarie, Manet, certamente  le sue opere hanno accompagnato, influenzato Boldini, verso la scoperta della modernità. Dopo aver trattato quindi con questa sua vivacità, vorticosità  paesaggi urbani e cavalli, Boldini passa ai ritratti, è molto dotato, piacciono molto, ha successo ed il passa parola aumenta le richieste, siamo nel 1880. Prima di proseguire occorre considerare che tra i pittori che certamente hanno influenzato Boldini vanno considerati  l'italiano Gian Battista Tiepolo e l'inglese William Turner, per le loro pennellate rapide e vorticose. Dei suoi contemporanei vanno considerati Degas e Toulouse- Lautrec con i quali condivideva non solo i temi, motivi  e certi luoghi come i locali da ballo, teatri, le corse dei cavalli, ma, più seriamente un certo taglio fotografico della composizione, spesso visto dall'alto, vediamo La cantante mondana. Inizia così questa "indefinitezza" di Boldini, che lascia intorno ai volti delle sue figure, nel resto del quadro, che passerà, potrà essere un mutuo scambio con alcuni dei protagonisti del simbolismo francese, tra i quali Gustav Moreau ed Odilon Redon: anche Picasso utilizzerà tale maniera solo una ventina d'anni dopo. A proposito di ritratti, Boldini conoscerà Giuseppe Versi, da buon ferrarese, gli farà un ritratto  che non piacerà, dopo qualche anno a di tutto per incontrarlo nuovamente, ciò si verifica casualmente a Parigi, Boldini fa un nuovo ritratto di Verdi che non ama perdere tempo. Boldini non è soddisfatto del ritratto ufficiale fatto a suo tempo; contatta Verdi attraverso un amico  e concorda un appuntamento con il maestro a casa del pittore. Verdi arriva indisposto, sciarpa al collo e tiene il cappello in testa, Boldini lo prega di rimanere così e realizza un ritratto a pastello su tela e nasce quello che è uno dei suoi capolavori. Un lavoro immediato, fatto in pochissimo tempo, Boldini realizza la prima stesura quindi salgono per un caffè, il pittore completa il lavoro e congeda Verdi. Il lavoro se lo terrà lui. Boldini era andato a Parigi per la prima volta per la Esposizione Universale del 1867, 20 anni dopo la direzione del Padiglione italiano sarà affidata a lui che lo allestirà ed inviterà ad esporre pittori come Signorini, Silvestro Lega, lo scultore Vincenzo Gemito, e da allora lui porterà sempre, in ogni mostra, quel ritratto di Verdi, che viene  a sapere del successo di quel suo ritratto mentre è in tournée per il mondo. Sui ritratti, sulle donne di Boldini molto si è detto, Vallicelli ha voluto precisare solo alcune cose. Crede che quella straordinaria delusione d'amore che ha avuto a diciassette anni abbia influito moltissimo sulla vita dell'artista. Un pò come quella di Domenica Volpato su Antonio Canova, delusione 

che ci ha consegnato il Canova più grande che ha cercato la bellezza che non ha potuto avere come compagna di vita, ma l'ha cercata idealmente in ogni espressione femminile che ha creato. In Boldini c'è la grande volontà di fermare, anche sensualmente, quella bellezza muliebre che inseguito, amato per tutta la vita. A ottantasette anni ha ancora il coraggio di innamorarsi, è un uomo che è vivo a tutti gli effetti, ma non è un uomo banale, sa che quello che sta oltre all'apparenza è molto più importante. Ecco allora questa vorticosità, queste sciabolate di colore; sono rimandi ad una realtà che è oltre, egli ha capito che l'Arte alla fine dell'Ottocento, ai primi del Novecento deve essere "contemporanea" per cui, va bene  i macchiaioli, impressionisti, simbolisti, ma quanto sono celebrali! Boldini ha capito che se vuoi essere apprezzato, se vuoi vendere, incidere, devi essere adeguato ai tempi. Già allora la modernità bruciava le tappe e quella che oggi continuiamo ad osannare, ma che è nata in quegli anni, la Moda, era il miglior modo per essere sul mercato. Baudelaire diceva che la Modernità esisteva per due cose: l'essere attratti e prendere le cose fugaci, quelle che poi saranno definite i bisogni indotti, e la donna che finisce in copertina. Boldini aveva talmente compreso tutto ciò, la necessità per la società di apparire che acquistava lui negli atelier di moda gli abiti da fare indossare alle donne che ritraeva. Lo decideva lui il vestito perchè sapeva quale fosse il vestito che sottolineava meglio la personalità della donna ritratta e con quel vestito intendeva realizzare un effetto pittorico di un tipo piuttosto che un altro. Un' altra cosa che ci fa comprendere quanto Boldini amasse il movimento, l'incisione del bello nella realtà è la presenza nel suo studio, sul comodino, di un busto del Bernini, un altro grande amante di un altro tipo di movimento. Seguono i grandi ritratti degli anni d'oro. Boldini sarà pure incaricato di curare la Biennale di Venezia, in occasione di quella del 1908 imporrà che il veneziano Zandomenighi, uno dei più grandi pittori con tendenze impressioniste che faceva parte della colonia di italiani a Parigi, non fosse presente alla biennale perchè la sua pittura era "immobile" e non faceva alcun passo avanti nella Storia dell'Arte. Vallicelli si è poi avviato alla conclusione mostrando il Ritratto della Marchesa Luisa Casati, nel quale riprende la signora di spalle e per sottolineare la sua vanità la correda di piume di pavone. Boldini si faceva pagare prima, di un ritratto chiedeva 500.000 franchi. Forse l'ultima opera di Boldini prima di morire è del 1929, il Ritratto della contessa Saffo Zuccoli , due anni prima di morire. Boldini incarna la Storia dell'Arte Italiana dai Macchiaioli sino alle contaminazioni con tutte le Avanguardie tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento e  forse le ha anche determinate, si potrebbe dire che ha anticipato Simbolismo, Futurismo e in parte il Surrealismo,  egli ha saputo cogliere nelle sue radici gli elementi per trasformare la Storia della pittura. Boldini è stato un insegnamento di molti se non di tutti; oggi parlare di Modernità  sembra voler dire che sino ad oggi non sia esistito nulla  e che quello che conta è da noi in avanti, cioè tutto quello che è valido è quello che è inedito, che è nuovo, anche se è una "schifezza", basta che non abbia in sè nulla del passato. Boldini ci dimostra in maniera intelligentissima ed autorevole che è vero  l'opposto; se vuoi diventare il pittore della Modernità, il pittore del Futuro devi essere capace d icercare nelle tue radici elementi  da elaborare fino a trasformarli e renderli qualcosa d'altro, con questo si costruisce la Pittura che verrà dopo di noi. 

 

(1) Pubblicata su Le Figaro nel 1863 , la raccolta di brevi saggi intitolata Il pittore della vita moderna (Le peintre de la vie moderne) testimonia dell’intensa attività di critico e saggista che Charles Baudelaire (1821-1867) affiancò , lungo tutto l’arco della sua vita, alla scrittura poetica.  Nei brevi saggi che compongono Il pittore della vita moderna , l’attenzione si concentra sull’opera del pittore Costantin Guys (menzionato solo con le iniziali C.G. , per sua stessa volontà), che si rivela ben presto essere una sorta di alter ego dello stesso Baudelaire: con il pretesto di commentare l’opera e la personalità di Guys , Baudelaire finisce infatti per parlare di sé, esibendo i diversi punti di vista da cui si esercita il suo sguardo al tempo stesso affascinato e disincantato sulla modernità....

Ne Il pittore della vita moderna ritroviamo questo sguardo irriducibilmente soggettivo e parziale, e attraverso il commento all’opera di C.G. scaturiscono delle réveries morales aventi per oggetto, di volta in volta, la figura dell’artista, la bellezza, l’immaginazione, le donne, la moda, alla ricerca continua del significato che questi temi possono avere nel rivelarci l’essenza della modernità

 

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