18 novembre 2013 

Racoz 

con

VITTORIO MEZZOMONACO

ricordando 

due amici 

due personaggi indimenticabili

della cultura e dell'arte forlivese

ETTORE NADIANI

ed

ELIO SANTARELLI 

 

Vittorio Mezzomonaco ha esordito ricordando come e' minestar lo avesse contattato mesi prima invitandolo a tracciare in una serie di Racoz medaglioni per ricordare i grandi forlivesi. Egli aderì alla proposta con piacere anche perchè ci sono grandi personaggi che Forlì sembra avere dimenticato: Antonio Stanghellini, Antenore Colonnelli, Eolo Camporesi, Sergio Zanotti, Antonio Mambelli, Icilio Missiroli. Si inizia con questa serata ricordando due amici del cuore Elio Santarelli ed Ettore Nadiani, va ricordato come nel 2015 sarà il decennale della morte di entrambi. 

Elio Santarelli è forse la figura più complessa da presentare; Albert Camus scrisse "...ci sono persone che puoi circumnavigare ma che non puoi esplorare...", Mezzomonaco si è chiesto se tale frase può essere applicata a riguardo di Santarelli, perchè per molti Elio è stato un personaggio indefinito, non è che tutti ne avessero compreso il valore anche se al momento della sua scomparsa ci fu un sincero rimpianto generale cittadino. Egli era un personaggio che non si concedeva alla "platea", non amava i riflettori, non sopportava microfoni, quando lo si coinvolgeva in qualcosa di interessante, di utile, accettava sempre con entusiasmo ma, per una certa forma di timidezza, consegnava un testo scritto che altri poi leggevano per lui. Egli era un personaggio di rara gentilezza e cortesia, conservando quella ritrosia un pò burbera di certi personaggi di Spallicci. Elio fu pure generosissimo, Mezzomonaco lo ricorda silenzioso, a consultare documenti in biblioteca che egli frequentava con assiduità. Quasi in una processione, una alla volta, molti giovani, che stavano preparando la tesi, si avvicinavano a lui dicendo "...mi hanno detto di parlare con lei..." Immediatamente, senza indugio, Elio snocciolava una bibliografia essenziale, seguendo i ragazzi poi anche di seguito. In effetti Elio, per quel che riguarda il periodo storico che va dall'Unità d'Italia  alla fine della Seconda Guerra Mondiale possedeva una competenza assoluta. Per comprendere la generosità di Elio va detto come, se nelle sue ricerche incontrava argomenti che non interessavano a lui ma ad altri ricercatori dei quali era a conoscenza, non ometteva mai di passare a loro le utili informazioni. Elio era anche uno storico "vero", suo maestro riconosciuto era Renzo De Felice che, soprattutto nella splendida biografia " Mussolini il duce - Gli anni del consenso", che non è altro che la storia d'Italia per il periodo che riguarda il Duce,  non ha avuto esitazioni a riportare archivi e ad andare a cercare documenti. Elio, nel suo piccolo, si comportava nella stessa maniera, non forniva notizie  inventate o rimaneggiate. Nella sua libreria non vi era la malinconia del libro non letto, ancora incellofanato; egli cominciava a divorare i libri ancor prima di essere uscito dalla libreria; era velocissimo nella lettura e rapido nel cogliere ciò che poteva interessare, estrapolava ciò che gli interessava ed usciva l'articolo, un saggio, ma convogliata con fatti, personaggi, episodi, località strettamente legati alla situazione locale. questo era il suo modo di procedere, rapidissimo, acutissimo nell'interpretare i fatti. Ma di Elio va anche ricordato il coraggio, perchè ai suoi tempi, certe cose che potevano suonare sgradevoli, o non essere particolarmente apprezzate, gli venivano poi rimproverate, spesso attraverso articoli polemici sui giornali. Ma lui era irremovibile, scrivendo nulla di cui doversi pentire o rimangiare con spiacevoli smentite. Mezzomonaco ricorda la rivista "IL Pensiero Romagnolo" 

fondato il 19 agosto 1894 di cui fu direttore Giuseppe Gaudenzi poi sindaco di Forlì. A tale giornale lavorarono molto, con ruoli intercambiabili, Icilio Missiroli, Elio Santarelli e lo stesso Mezzomonaco, quale vice-direttore. Il giornale uscita settimanalmente, molto stimato, incuteva rispetto ed attenzione, spesso faceva testo, per la qualità degli articoli. Ritornando a Santarelli, Mezzomonaco ne ha ricordato la tenerezza, quella di un uomo burbero soltanto all'aspetto. La tenerezza traspare dall'opuscoletto che scrisse in memoria del padre "Lettere d'amore del giovane Mario Santarelli" che il padre di Elio scrisse per la giovane donna, Arduina, della quale si era innamorato. Nelle parole di Elio che accompagnano le poesie del padre vi è tanta tenerezza unita alla sua attenzione di storico. Ma di Elio, Mezzomonaco ricorda pure la compassione, la capacità di commuoversi, e questa trapela da un altro opuscoletto dedicato a Maria Beltramelli. In Biblioteca si trovava una trentina di grosse cartelle nelle quali era conservato tutto l'archivio del Federale di Ravenna Domenico Morigi. Santarelli ha visionato tutto questo archivio ed ha ritrovato lettere estremamente commoventi. Le ha copiate, le ha spiegate, interpretate rimandando con note a quello che si intendeva dire in quelle lettere. Risalta in Santarelli nei confronti di Maria Beltramelli una compassione umana che si ritrova raramente. La sorella di Beltramelli morì nel 1959, ammalata, sola, poverissima, e nessuno la ricordava; una donna che aveva scritto, collaborato con il fratello, una donna di alta cultura e personalità. In quell'occasione, sulla Pié uscirono 40 righe di Antonio Mambelli nel quale annunciava la morte di Maria senza citare il fratello. Antonio Beltramelli, morto nel 1930,  è stato un grande personaggio della nostra letteratura, anche a livello nazionale. Purtroppo non gli è stato mai perdonato la sua condivisione dell'ideale fascista. Elio è stato il primo impegnato a riscoprire Beltramelli e scriverne sulla Pié articoli seri, non faziosi, articoli che meritano attenzione poichè presentano le cose come in effetti furono, ma ci volle coraggio per affrontare la damnatio memoriae in cui era incorso lo sfortunato poeta. Lo stesso Mezzomonaco su recenti numeri della Pié ha ripreso il personaggio Beltramelli ed ha dedicato gli articoli a Santarelli, del quale crede di aver raccolto, in qualche modo, il testimone. Infine ha ricordato il cuore di Santarelli, attraverso un episodio. Un giorno arriva nell'ufficio di Mezzomonaco, santarelli portando con sé un pacchetto, non potevano essere che libri. Vittorio lo apre e vede che sono tre libercoli "Terra madre" di Icilio Missiroli, Mondadori editore 1924. Certamente libri che aveva comperato il padre Mario conservandoli sempre in casa. Elio li aveva più volte consultati e citati. Santarelli dice "questi sono per te" Vittorio gli risponde che sono libri rari, importanti. A Santarelli che rinnova l'affermazione, Vittorio risponde "... Elio hai tre figli, lasciali a loro",  "i miei figli sono lontani mille mondi da queste cose- risponde Elio - per cui se vanno in mano a te sono più contento,  perchè so che possono essere utili". Il fatto è che Icilio Missiroli era il maestro di entrambi, legatissimi a lui. Vittorio ha concluso che ormai pure lui si sta avviando al capolinea e ... i suoi figli sono lontani mille mondi da queste cose... per cui, dopo averli utilizzati, alla fine li riconsegnerà alla famiglia Santarelli. Santarelli, concludendo, era tutte queste cose, probabilmente molto altro, Mezzomonaco si augura che nel 2015 la città se ne ricordi e recuperi verso questo figlio, amatissimo, il ricordo portandolo alla popolazione. 

E' passato quindi al ricordo di Ettore Nadiani, ben'altro discorso per chi era invece esplorabilissimo, un uomo trasparente, di una onestà, di un candore, di una onestà che raramente capita di incontrare. E' difficile decidere da che parte iniziare per parlare di Nadiani, dalle caricature, dalla pittura ad olio, dalla xilografia. La caricatura è certamente un mezzo con il quale Ettore Nadiani si impose all'attenzione. Egli raccontava che gli era sempre piaciuto disegnare, tranne i ritratti. Lo stesso Mezzomonaco un giorno scopri uno splendido ritratto che recava la firma di Nadiani, per cui gli domandò quando lo avesse realizzato ed il pittore gli rispose che lo aveva eseguito a 17 anni, era quello di un giovane che egli spesso incontrava. La caricatura di Nadiani nasce in un modo curioso; egli era uno sportivo, amava molto lo sport, così una sera andò al Club del Motore dove si trovavano alcuni motociclisti che avrebbero dovuto gareggiare il giorno dopo. In un angolo c'era pure Terzo Baldini, Nadiani lo vede e decide di fare il ritratto del corridore - siamo negli anni '30-31 - Tornato a casa si mette all'opera, ma per quanto ci provasse, risultava sempre qualcosa che non lo convinceva. Era una caricatura, alla fine si rassegnò e concluse che potesse avere un certo interesse pure quella.  Da allora iniziò a guardare i personaggi, specie quelli dello Sport, con occhi diversi. E' il periodo in cui fa numerosissime caricature. Queste vengono pubblicate, qualcuno se ne accorge e viene indicato alla rivista "Il Calcio Illustrato", viene chiamato, egli accetta l'incarico e per tanti anni ha realizzato le caricature dei campioni dello Sport. Poteva essere questa l'occasione per Nadiani di lasciare la città,  ma egli non voleva lasciare la città, la Romagna che tanto amava. Quindi declinò la proposta di trasferirsi a Milano "...perchè gli dava fastidio il traffico!..." Egli continuò a fare caricature con fierezza, con convinzione pur se, come egli affermava, qualcuno considerava la caricatura un'arte di serie B. Per lui invece era un'arte di serie A, anzi di più. Un episodio curioso: una maestra voleva a tutti i costi la caricatura di Nadiani. Vista l'insistenza, anche se la donna non era una bellezza, il pittore l'accontentò, ma, visto il lavoro di Nadiani, la maestra gli tolse il saluto, la caricatura non era quindi stata di suo gradimento! Ecco perchè - ha proseguito Mezzomonaco - Nadiani non voleva far le caricature delle donne. Sorte diversa ebbe la caricatura che realizzò di Wilma Vernocchi, il soprano forlivese, molto intelligente e spiritosa, la utilizzò per diverso tempo sul suo biglietto da visita. Introducendo il discorso sulla pittura ad olio, Mezzomonaco ha ricordato che la prima grande mostra di Nadiani di quadri ad olio, fu proprio nel salone dell'Hotel della Città. Fu un successo, d'altro canto Nadiani era estremamente modesto, assolutamente lontano da essere venale. La pittura ad olio di Nadiani è di notevole valore, i ritratti, le figure di genere oppure le vedute di Forlì. Quest'ultime per il pittore avevano grande significato, erano luoghi della memoria, luoghi dello spirito, come lo Sferisterio, purtroppo abbattuto, la Piazza dei Burattini, il portale del Comune, sotto il quale, da bambino, andava a leggere tutte le sere il bollettino di guerra, avendo il padre soldato. Altro luogo dello spirito era la Palestra Campustrino che fu un luogo particolare per lui. Da ragazzo, essendo fragile fisicamente, era ossessionato dalla madre che non voleva mai che sudasse, che corresse, che facesse sforzi. La stessa madre gli concesse di giocare , sì, a pallone, ma solo in porta. Tutto questo sino a quando Nadiani scopre la ginnastica, a Forlì vi erano allora grandi personaggi della Ginnastica Artistica, si iscrisse alla palestra, al corso di Ginnastica Artistica, anche contro la volontà della madre. I risultati furono eccellenti, era bravissimo e, di conseguenza, si trasformò, assumendo un fisico davvero di rispetto. Cominciò a girare l'Italia partecipando con la squadra ai vari tornei. Durante uno dei tanti allenamenti, fu osservato in palestra dallo scultore Bernardino Boifava il quale cercava un modello per il Monumento ai Caduti di Rimini. Per il suo fisico armonioso, Boifava scelse proprio Nadiani, che accettò volentieri; irresistibili sono gli aneddoti che Nadiani raccontava circa le sue lunghe pose per lo scultore " ....tutto nudo, con quella spada! non ce la faceva più... - e lo scultore che lo incalzava - "...te bota!". Mezzomonaco ha ricordato che la mostra che egli organizzò per i novant'anni del pittore la intitolò  "Nadiani per Forlì - Forlì per Nadiani", raccogliendo un immenso successo. Se Santarelli poteva essere un poco inafferrabile, circumnavigato ma non esplorato, per quel che riguarda Nadiani è piuttosto vero il contrario. Con questa differenza tra i due - ha proseguito Mezzomonaco - che può far richiamare una delle più famose "degnità" di Giambattista Vico: Nadiani appartiene all'epoca dei poeti, Santarelli appartiene all'epoca dei sapienti, che riflettono con mente pura. Due persone che si sono rispettate, amate, che hanno spesso lavorato insieme e realizzato opere che hanno riscosso il più alto grado di soddisfazione dei forlivesi. Le xilografie, Nadiani è stato tra i maggiori esecutori di xilografie in Italia, questo deve essere riconosciuto Con le xilografie non si possono dimenticare le numerose copertine de "La Pié" che Nadiani realizzò. Mezzomonaco ha ricordato la nascita del libro "Eria d Rumagna" per merito di Missiroli e Nadiani. Grande virtù di Nadiani fu anche l'umiltà ed accettava i consigli. Quando lavorava alla sequela dei Burattini, Giuliano Missirini espresse dei dubbi, ed indusse Nadiani a scolpire i nomi dei burattini all'interno della cornicetta spezzandoli in un certo modo. Nadiani fece suo il consiglio e ne scaturì un lavoro raffinatissimo. Missirini poi fece pure la curiosa presentazione della cartella, nella quale in sostanza affermava che i burattini non gli erano mai piaciuti, ma il lavoro che aveva fatto Nadiani andava benissimo. Quindi l'umiltà, ma pure il candore di Nadiani era commovente. Mezzomonaco ha ricordato quando, in una visita al pittore che era stato operato da non molto, agli inizi del '2000, egli gli disse con stupore  "... me a so' véc, ma - in ospedale - mi volevano bene tutti... trattavano tutti bene, ma per me avevano un occhio di riguardo". Una volta Mezzomonaco cercò di farlo parlare degli artisti forlivesi, ma comprese che il pittore non aveva mai avuto grandi rapporti con gli altri artisti. Parlava con molto rispetto di Maceo ma che aveva troppi allievi che più che cercare una loro strada, preferivano perseguire quella del maestro. Nadiani ricordò Marchini, l'unico che vivesse facendo esclusivamente il pittore, un personaggio solenne che si dava tono; verso Marchini c'era, da parte di Nadiani, rispetto ma si avvertiva l'assenza di feeling. Si commuoveva invece con la storia di Mandolesi, da giovane, pittore promettentissimo, aveva seguito Maceo nelle sue avventure africane dove contrasse la malattia che lo portò velocemente a morte.  Nadiani lo andava a trovare e tenergli compagnia. Una volta Mandolesi, al termine della solita visita, accompagnò Nadiani all'uscita, era una bellissima giornata di sole, guardarono a lungo il cielo e poi Mandolesi disse "...è l'ultima volta che vedo il sole, la prossima volta che uscirò di qui, non sarà da vivo!" e quando Nadiani raccontava questo episodio si commoveva sempre fortemente.  Nadiani era anche capace di grande stupore. Dopo l'operazione agli occhi, siamo nel 1995, Nadiani non è più padrone della sua vista, fece con grande fatica l'ultima copertina per "La Piè" che raffigurava una contadinotta che raccoglieva ciliege, una copertina molto sofferta,  a  due soli colori. Continuò ancora a dipingere, senza però raggiungere più ciò che voleva ottenere, una volta, dopo aver eseguito uno scorcio di vicolo Santa Croce e non essendo soddisfatto, prese a cancellarlo con straccio ed acqua ragia. Mentre era intento a tale operazione qualcuno lo fermò "...lascialo così, guarda come è bello..." egli convenne e salvò il lavoro a quel punto; a chi poi gli chiedeva che tecnica avesse usato non sapeva cosa risponder "... come faccio a dire  che lo avevo lasciato a metà mentre lo cancellavo..." . Mezzomonaco ha concluso parlando della discrezione del pittore. Mezzomonaco, dovendo organizzare una mostra di Nadiani e cercava fotografie, documenti utili. Nadiani gli disse che tutto ciò che egli aveva dipinto lo aveva fatto fotografare da Giorgio Liverani. Mezzomonaco andò quindi dal fotografo che gli propose numerose fotografie, ma tutte esclusivamente in bianco e nero. Sorpreso, Mezzomonaco, chiese a Liverani perchè fossero tutte in bianco e nero e si sentì rispondere che era stata una precisa richiesta di Nadiani. Questi, successivamente interrogato, rispose a Mezzomonaco che le aveva richieste in bianco e nero. Nadiani rispose "...non le ho fatte fare a coloro perchè Giorgio Liverani l'è un galantoman e non vuole niente ed io non ho voluto approfittarne..." Quindi, ha concluso Mezzomonaco, si è trattato dello scontro tra due grandi galantuomini, nessuno voleva approfittare dell'altro e quindi ne è uscito un mezzo lavoro.  

 

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