Riccarda Casedei ricorda il padre Secondo Casadei
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Aurelio Casadei, detto Secondo nacque a Sant'Angelo di Gatteo il 1º aprile 1906 ed è morto a Forlimpopoli il 19 novembre 1971. È considerato il più importante esponente del liscio romagnolo ed è l'autore della celeberrima Romagna mia. Nacque da Federico Casadei e Ernesta Massari. I Casadei erano una famiglia di sarti ma Aurelio manifestò fin da piccolo una grande passione per la musica. All'età di dieci anni iniziò a prendere lezioni di solfeggio e violino a Cesena da Arturo Fracassi. A tredici anni s’iscrisse alla Scuola comunale di musica di Cesena, l'Istituto Arcangelo Corelli. Suoi maestri furono Achille Alessandri e Emilio Gironi. Dopo alcuni anni di studio iniziò a suonare in un'orchestrina di musica da ballo, tra le tante attive all'epoca in Romagna. In Romagna, era divenuta popolare fin dalla fine dell'Ottocento la musica da ballo romagnola, che aveva introdotto i cosiddetti balli "strusciati" sostituendo così i balli di coppia "staccati" e quelli di gruppo, eseguiti in fila o in cerchio. Con l'inizio del nuovo secolo però, l'interesse per la musica da ballo romagnola era andato scemando, e nella riviera romagnola erano di gran voga i balli della musica popolare americana dell'età del jazz come il boston, il cakewalk, il foxtrot, la rumba o il one-step e fu grazie a musicisti come Emilio Brighi, figlio di Carlo, Romolo Zerzi, Giacomo Donati detto Bagheréta, e Guerrino Casadei se il Valzer resistette. Le loro orchestrine erano formate spesso da violino, clarinetto in do (versione tipica romagnola), chitarra, fisarmonica e contrabbasso. Casadei debuttò a sedici anni nell'Orchestra di Aurelio Bazzocchi (contrabbassista) in una serata a Borella di Cesenatico. Seguirono altre esperienze e collaborazioni, tra cui spicca quella con Giuseppe Fantini e il figlio Giovanni. Fu proprio Giuseppe Fantini a presentare Casadei ad Emilio Brighi (figlio di Carlo), che inserì il giovane Casadei nella propria orchestra come secondo violino (1924). Nello stesso anno Casadei formò un gruppo in cui comparve, in anticipo sui tempi, un tipico strumento jazz: la batteria. Si fidanzò con Maria, che sarebbe diventata in seguito sua moglie; sempre in questo periodo compose il suo primo valzer, Cucù, che prendeva ispirazione dal canto del cuculo. Il brano fu apprezzato anche da Brighi che lo inserì nel proprio repertorio. Negli anni successivi Casadei, come scrive nel suo diario, si recava ogni tanto in riviera "dove venivano lanciate le novità. Vidi la prima batteria moderna, il primo saxofono [...] e dei cantanti che cantavano in imbuti di cartone" (si tratta del megafono). Nel 1928, desideroso di sperimentare le nuove formule anche inserendo nuovi strumenti, Casadei lasciò Brighi e debuttò con la sua orchestra al Dancing Rubicone di Gatteo Mare, nella serata di avvio della stagione estiva, il 21 giugno. Fin da questa sua prima esperienza in proprio, Casadei introdusse importanti innovazioni nella strumentazione dell'orchestra, che era composta da batteria, banjo o in alternativa chitarra, clarinetto in do e sax, rivoluzionando così, anche sotto l'influenza della nuova musica americana e senza preoccuparsi del contesto d'origine, la tipica "formazione da valzer". Da figlio di sarti quale era, introdusse poi le eleganti divise, che divennero di lì a breve un marchio per tutte le orchestre romagnole. Con questa orchestra, Casadei incise il primo disco per la Fonit di Milano. Sul primo lato vi era Nuvolari, un one-step scritto dal sassofonista Primo Lucchi, e sull’altro Gemma blu. Seguirono le incisioni di Attenti al treno, Romagnolo, Capricciosa, Capinera e Burdèla avèra. Nel 1930 lasciò la Fonit e passò a La Voce del Padrone. L'Orchestra Casadei si fece notare per la maggiore professionalità e lo stile (musicisti sempre impeccabili nella divisa del gruppo). Oltre a suonare, scrisse numerose polche, valzer e mazurche. Tra le altre, Non ti scordar, Adriana, Balla balla, Tramonto. Casadei aprì anche il filone della canzone in dialetto romagnolo: oltre alla già citata Burdèla avèra, Vandemiadòra, Un bès in bicicleta e tante altre. Il 10 gennaio 1935 si sposò con Maria, alla quale dedicò tante indimenticabili canzoni, come Maria, Marietta Mariù, Cara Maria, Dolce Maria, Marion, Marirosa, Mariolina ecc. Negli anni Trenta compose più di 230 brani. Il principale collaboratore di Casadei nella stesura dei testi fu Primo Lucchi. Nel 1937 concluse l’esperienza con la Voce del Padrone e passò alla Odeon, dove incise Sangue romagnolo, Torna Maggio, Rubicone, Filomena, Gian Piero e altre. Dello stesso periodo è A sém di rumagnul. La seconda guerra mondiale non risparmiò Secondo Casadei, che in quel periodo perse i genitori e parte del suo patrimonio, trovandosi così costretto a tornare al lavoro di famiglia, nella sartoria del padre. Poté riprendere gli strumenti solo con la fine della guerra. L'invasione americana della penisola (1944-45) portò un grande cambiamento nei gusti del pubblico, che si fece sentire sin dai primi anni del dopoguerra. Casadei dovette fronteggiare l'irresistibile popolarità dello swing e del boogie-woogie spesso prendendosi fischi ed ingiurie dal pubblico. Sembrava che il liscio avesse i giorni contati. Fu invece la stagione del boogie che volse al termine: nel giro di pochi anni, grazie alla sua tenacia ed alla sua incrollabile fiducia nella musica romagnola (non si chiamava ancora "liscio"), il pubblico tornò alle consuete abitudini. Le orchestre da ballo ripresero quindi il loro tipico repertorio. I brani più richiesti in questo periodo erano Fiaccola, Evviva la polka, Miss 48, Atomica N. 3, La vera Torricelli, Bèli fjoli. Nel 1954 Casadei compose quella che nel giro di poco tempo diventò il suo più grande successo, Romagna mia (con le voci di Fred Mariani e Arte Tamburini), per l'etichetta La Voce del Padrone. Da allora iniziò per lui e per il liscio romagnolo una luminosa stagione ed una grande ascesa. Romagna mia fu fatta conoscere anche oltre Adriatico da Radio Capodistria, emittente jugoslava in lingua italiana. Negli anni Cinquanta Secondo Casadei incise circa 600 brani. Casadei fece conoscere il liscio romagnolo a tutta l'Italia: la sua orchestra eseguiva più di 365 concerti all'anno (di domenica, infatti, oltre alla sera si suonava anche il pomeriggio). A partire dal 1960 Secondo fu affiancato dal nipote Raoul Casadei, con il quale scrisse decine di canzoni di grande successo. I brani più richiesti dall'Orchestra nei primi anni sessanta erano In bocca al lupo, Il cacciatore, Non voglio perderti, Nadèl in Rumagna. Io cerco la morosa, lanciata nell’etere nazionale da Arbore e Boncompagni, conduttori della trasmissione RadioRai Alto gradimento. Nel 1967 la formazione prese il nome di "Orchestra spettacolo Secondo & Raoul Casadei". Alla fine del decennio Secondo Casadei fu invitato in Rai dal grande Vittorio Salvetti, che lo fece anche partecipare con la sua orchestra al Festivalbar. Arrivarono il successo del valzer Non c’è pace tra gli ulivi, Disperata[6], Estasi, Mamma mia mamma, Alla Casadei, Appassiunèda e La sfida dei clarini. Nel 1969 sei musicisti dell’orchestra (Arte Tamburini, Nevis Bazzocchi, Antonio Zoli, Giacomo Zozzi e Gilberto Sapucci) lasciarono i Casadei per unirsi a una nuova formazione: il Folklore di Romagna. Secondo Casadei morì nel 1971, lasciando la bacchetta della sua orchestra nelle mani di Raoul, che portò avanti la storia musicale familiare. Lo "Strauss di Romagna" è sepolto nel cimitero di Savignano sul Rubicone, in cui c'è una statua che lo raffigura, opera dello scultore Tito Neri. Casadei incise, in quasi 50 anni di carriera, ben 1048 brani per La voce del padrone e per la Columbia. I suoi brani costituiscono le fondamenta del genere liscio romagnolo. Tra i suoi maggiori successi, la celeberrima Romagna mia, poi Cicogna, In bocca al lupo, Non c'è pace fra gli ulivi, Tramonto, La sfida dei clarini e tanti altri, la maggior parte dei quali sono custoditi e diffusi dalle edizioni di proprietà della sua famiglia, le Edizioni Musicali Casadei Sonora, costituite dalla figlia Riccarda Casadei, con l’obiettivo di difendere e divulgare il patrimonio artistico di Secondo Casadei. |