09 settembre 2013

Racoz con Mario Proli 

"8 settembre 1943

L'ARMISTIZIO!"

Mario Proli ha esordito interrogandosi su come si può definire l'8 settembre 1943. Cìè chi lo ha definito "la disfatta", chi "lo sbando", chi "la morte della Patria, chi ancora "l'inizio del riscatto". Certo fu la data del proclama dell'Armistizio tra il Re d'Italia e gli Eserciti Alleati. Proli quindi ha  proposto un sintetico percorso sia sul piano locale, che nazionale, che inizia dalla data fatidica del 25 luglio 1943. In quella data il Gran Consiglio del Fascismo approvò un ordine del giorno presentato da Dino Grandi con il quale veniva sfiduciato, destituito Benito Mussolini. Il progetto che stava dietro a questa iniziativa era quello di cercare di salvare il salvabile e per questo si era messa in moto quella parte del Fascismo, che aveva Grandi come punto di riferimento, che, vedendo quale fosse la prospettiva dopo lo sbarco anglo-americano in Sicilia, capiva che l'unico modo per uscirne fosse  togliere Mussolini dal mezzo. Ma vi erano anche elementi dell'ambiente liberale piemontese proponevano di richiamare alcune personalità  del periodo che aveva preceduto il Fascismo. L'idea che prevalse fu quella di prevedeva un militare legato alla Corona prendere in mano le sorti dell'Italia. Il Re quindi mise a capo del Governo il Maresciallo Badoglio. Cosa accade dopo, ha proseguito Proli, Mussolini decade e viene arrestato, finirà al Gran Sasso. Ma l'arresto di Mussolini cambia tutto lo scenario mettendo in allerta i Tedeschi. Proli quindi si è posto la domanda su come reagì la popolazione italiana, e quella forlivese. Antonio Mambelli ce ne parla nel suo diario. Nella sera dello stesso giorno, dopo l'annuncio di Badoglio, colonne di dimostranti, in prevalenza operai, si precipitarono sulle strade della città agitando cartelli inneggianti all'Italia. Tali manifestazioni durarono cinque giorni, si videro pure personalità di rilievo quali Aldo Spallicci, Gino Macrelli, Alessandro Schiavi, esponenti anche contrari a Casa Savoia, antimonarchici. Ancora i comunisti non si fanno vedere, forse perchè sono ancora troppo controllati e sorvegliati, molti al confino. Sono però i giorni in cui i movimenti popolari soppressi dal Fascismo, ma mai sopiti, ritornano allo scoperto, Comunisti, Repubblicani, Socialisti ed anche Cattolici. Il proclama di Badoglio (purtroppo) si concludeva con le parole ...la guerra continua e l'Italia resta fedele alla parola data...chiunque turbi l'ordine sarà inesorabilmente colpito!. Dopo i primi entusiasmi si comprende quindi che la guerra continua a fianco dei tedeschi e lo Stato maniene la società imbrigliata. La caduta di Mussolini provoca diversi eventi, si riorganizzano i partiti, che in settembre confluiranno nel Comitato Nazionale di Liberazione, sia a livello nazionale che locale, ma a livello politico non vi è alcun  progetto per uscire dai 20 anni di Fascismo, ne militare, ne da parte di Casa Savoia. Intanto i Tedeschi avevano compreso tutto, che i Savoia volevano uscire da questa avventura, senza però sapere come, che la classa politica fascista non era più in grado di gestire lo Stato, avevano capito che con gli Alleati in Sicilia le sorti erano cambiate. I Tedeschi si preparano quindi al "salto di fosso" che l'Italia sta per fare. Il salto che sta preparando il Re, quel re che aveva dato l'incarico a Mussolini nel 1922, che aveva approvato la Dittatura, che era diventato Imperatore, che aveva firmato le leggi razziali, che aveva firmato l'entra in guerra a fianco della Germania. Il Re cerca di salvarsi, senza preparare nulla, l'esercito restava dislocato in più punti in Italia, nei Balcani, in Grecia ed anche in Francia. I Tedeschi intanto avevano dato corso a due operazioni, quella chiamata "Alarico" e quella chiamata "Achse"  (Asse) con le quali fina dall'estate del 1943 la capacità di occupare militarmente l'Italia e di gestire la situazione anche nei Balcani in presenza di truppe alleate che potevano fare "il salto del fosso". Ma Proli ritorna alla disastrosa manovra politica e militare escogitata Da Badoglio e dal Re. la data X fu il 3 settembre 1943; un alto graduato dell'esercito, uomo di fiducia del Re e di quella parte dell'esercito, meno fascista, ma molto monarchico, che faceva capo a Badoglio, il generale Giuseppe Castellano andò a Cassibile, vicino a Siracusa, è firmo con Eisenhower l'Armistizio. In quei giorni si presumeva che il Regno d'Italia si fosse organizzato e che questa organizzazione si realizzasse in azioni vere, che dovevano verificarsi in pochi giorni. L'8 settembre Eisenhower diffonde, prima da radio Algeri alle 18,30, poi dalle radio alleate ed infine da radio New York la firma dell'Armistizio; solo alle 19, 42 Badoglio da la notizia su l'E.I. A.R., è il caos. Cosa avvenne a Forlì, è sempre Mambelli che racconta "...nell'apprendere la notizia la popolazione si rovesciava nelle strade, in ansia, per interrogare, o per avviarsi di corsa in centro, incredula di tanto evento. In piazza Saffi dalal marea umana agitata saliva  un tumultuare di voci; chi affermava essere vero  della sospirata pace..." Quello che tutti pensano è che il 25 luglio è la Libertà, l'8 settembre finalmente è arrivata la Pace, sta finendo la Guerra. Passato il momento di esaltazione, il pensiero va ai soldati in Francia, Grecia, nei Balcani ed ai lavoratori in Germania. Le notizie si diffondono e in città si viene a sapere che i Tedeschi il 9 settembre hanno preso possesso del Comando territoriale di Bologna dal quale pure Forlì dipende. Per far comprendere come il caos regnasse ovunque, Proli, a questo punto, ha presentato uno spezzone di 12' dal magnifico film "Tutti a casa" di Luigi Comencini.  In tutto questo tempo il Re non fa nulla, non organizza nulla, lascia le truppe allo sbando, come si può vedere nel film di Comencini; egli cerca soltanto di "cadere in piedi" ogni cosa accada. I Tedeschi occupano gran parte della penisola arrivando sin dove loro è possibile. Il 9 settembre c'è lo sbarco anglo-americano a Salerno. Questo è il punto di svolta degli eventi. Dopo le giornate di Napoli del settembre del '43, con la liberazione della città, la linea organizzata dai Tedeschi è la linea Gustav, attorno alla quale nei mesi successivi, all'inizio del 1944 ci sarà come momento cruciale la Battaglia di Cassino e di Montecassino. A ciò seguirà il 4 giugno con la liberazione di Roma. due giorni dopo, un'altro evento clamoroso, lo sbarco in Normandia sposterà completamente il baricentro della II Guerra Mondiale. Ma questo non renderà meno critica, pericolosa la situazione italiana poichè i Tedeschi, spostando le divisioni a nord, aumenteranno localmente la loro resistenza, la loro difesa con la strategia del terrore, che, nel nostro caso, vorrà dire gli eccidi, le forche in piazza. tutta quella catena di sangue e distruzione che  si concluderà fortunatamente, per il nostro territorio, quello forlivese, il 9 novembre 1944 con la liberazione di Forlì. Ma tornando su scala europea, il 9 settembre 1943 i Tedeschi sono già a Bologna, il 10, come racconta ancora Mambelli, prendono il possesso dell'aeroporto forlivese e di lì organizzano l'occupazione della città. Proli ricorda come solo alle Casermette vi fu un tentativo di resistenza da parte di alcuni militari ed un uomo di punta della Resistenza romagnola, l'avvocato Bruno Angeletti. i giorni successivi sui muri della città compaiono i manifesti del Presidio tedesco, inizia la confisca di tutti i beni strategici, delle industrie che sono militarizzate. 

Con l''operazione Quercia (Unternehmen Eiche) il 12 settembre \1943 paracadutisti del Lehrbataillon  ed alcune SS del Sicherheitsdienst, liberano Benito Mussolini imprigionato a Campo Imperatore sul Gran Sasso per ordine di Badoglio. Mussolini lancia un appello per la ricostituzione di uno Stato fascista,  a fianco dei tedeschi occupanti, una forma che di una parvenza di legittimità all'occupazione tedesca. Questo Stato viene chiamato Repubblica Sociale Italiana. Il primo Governo si riunisce alla Rocca delle Caminate dove era tornato Mussolini il 23 settembre. Il 27 settembre lo raggiungono tutti i gerarchi che avevano aderito al suo progetto e nasce Governo della R.S.I. Nello sbando molti militari finiranno in Germania con sorti diverse, spesso drammatiche. un altro aspetto di quel momento è l'attività di alcuni patrioti che sarà fondamentale per la Resistenza e per i Gruppi partigiani. Approfittando del fatto che le caserme fossero sguarnite o poco controllate, con delle coraggiose sortite, prendono le armi e le nascondono nella zona di Cusercoli, realizzando il primo, modesto, arsenale che consentì la nascita delle prime formazioni della Resistenza. Proli quindi si avvia alle conclusioni valutando ciò che fu l'8 settembre, rappresentandolo come una porta che si aprì, verso il più buio periodo della storia millenaria di Forlì'. In quei momenti la nostra città vide le cose peggiori. Mussolini arrivò a Forlì il 23 settembre - Proli anticipa che la sua sarà forse una interpretazione troppo ruvida, ma non troppo distante dalla realtà - il segno che si voleva dare era un segno di grandissima durezza. Lo volevano dare prima di tutto i Tedeschi, poi gli italiani gli andavano dietro. Si voleva dare immediatamente un segnale, uno stop a quello spirito di Libertà che era nato nell'estate, che aveva ridato ossigeno ai gruppi repubblicani, socialisti, cattolici e comunisti; fecero vedere subito che l'aria era cambiata e presero questo contadino di Tredozio, Antonio Fabbri, fu arrestato perchè trovato in possesso di armi. Il 24 settembre lo processano, e viene condannato a morte seduta stante. Il 25 Antonio fabbri è fucilato alle Casermette, da carabinieri obbligati a tale compito infame. Antonio il giorno prima scrive, come i martiri del Risorgimento, una lettera a sua madre "...carissima mamma, nelle ultime ore della mia esistenza il mio pensiero si rivolge a te. Affronterò tra poche ore la morte con il sorriso sulle labbra e non una, ma dieci volte darei la mia vita per la salvezza dell'Italia, perdonami il dolore che per causa mia dovrai sopportare e ti sia di conforto la mia serenità; solo mi dispiace di cadere sotto il piombo tedesco.  Evviva l'Italia, fuori i Tedeschi, a morte i fascisti..." (ore 24,00 del 24 settembre 1943). Tutto ciò fa pensare ai patrioti caduti durante il Risorgimento, all'ultima esecuzione capitale che era stata eseguita Forlì negli anni '50 dell'Ottocento. Da un secolo questa terra non si era lasciata andare a questa barbarie. Ecco, in questo inizio di autunno del 1943 si apriva l'anno terribile, l'anno più nero della millenaria storia di Forlì.          

 

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