il
lavoro parte dalla lettura del Traumtext
che Heiner Müller scrisse negli ultimi giorni della sua vita
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"Cammino, mia figlia, di due anni,
sulle mie spalle dentro una cesta di bambù, lungo una stretta
striscia di cemento senza parapetto sull'orlo di una cisterna
enorme, alla mia destra e alla mia sinistra, secondo la direzione
dei miei giri, (l'unica scelta che ho),
un'alta parete insormontabile, anch'essa di cemento..." da Traumtext
di H. Müller
Heiner
Non t’addormentare
Non puoi
Non devi
Non farlo
No
non posso mollare ora
fermarmi
sedermi
riposarmi
addormentarmi
un po’ solo un po’...
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L'assillo di portare una figlia sulle spalle
lungo un percorso stretto e senza meta
- addirittura circolare -
senza potersi concedere un istante di riposo
per il rischio di cadere
E dunque restare vigile
Anche se alla fine non ce la fa
In Vacuum il discorso si focalizza sull'attimo
Prima di questo non ce la fa
L'attimo in cui Heiner si distrae
Dis/tratto: separato da
e allora lo spazio diventa un tempio
per frammenti cartacei catalogati e tutti significanti
memo cui far appello o prove d'innocenza e di cose fatte
o solo viste
o solo...-
Heiner - il personaggio dis/giunto
E la schizofrenia del testo e della voce che gli dà vita
inscenano una lotta ora ironica ora grottesca
Heiner sviato passo dopo passo
passa tutto
passa dal tubo digerente
s'intende
(mg) |