Per il decennale dalla morte a Stoccarda
si è svolta una
retrospettiva in occasione del decennale dalla morte di Thomas. Il teatro Rampe ha presentato "Polenweiher" diretto da P.Martiny, mentre
la Kunststiftung Baden Wuerttenberg, ha dedicato una mostra al suo
ex allievo. Qui a fianco alcune delle numerose opere esposte. Il secondo
canale tedesco, la ZDF, gli ha dedicato un servizio dal titolo
"Keine
Zeit zu verschwenden" (Non c'è tempo da perdere).
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(da una recensione in
francese di Milchmusik - musica da latte)
Thomas
Strittmatter est né fantôme, observateur
acharné des détails mortifères du quotidien : le thé en sachet qui
laisse en tiédissant une tâche au fond de la tasse, analogue à celle,
irisée, de l'huile sur la chaussée, puis comparée à des images de marée
noire apercues à la télé ; un vieillard qui, de la retraite de sa
cuisine, scrute. Les flux migrent, les camions roulent, tintinnabulants,
les passants passent, tandis qu'insomniaque diurne, il reste immobile et
se fait livrer par dizaines des boîtes de corned-beef. Ou s'envole, mué
en coléoptère, avant de tourbilloner parmi les âcres fumées d'une
cheminée d'usine, et de retomber sur le sol carrelé d'un café |
21 - 25 Januar 2009 - Alte Schieberkammer - WIEN
MILCHMUSIK - von Monica Giovinazzi
21 - 25 Januar 2009 - Vienna
rotehaare kulturverein
Wien
21. - 25. JANUAR 2009
Projekt
Milchmusik
Thomas
Strittmatter
Thomas Strittmatter
Was mich besonders
interessiert, ist,
in der Erscheinung der menschlichen Wesen
den Tod zu erfassen,
der in ihnen arbeitet.
(Francis Bacon)
Zeichnung von Monica
Giovinazzi
zur Vorbereitung der Performance
(siehe
andere Zeichnungen)
A Thomas Strittmatter e
al personaggio Raabe del suo purtroppo unico romanzo, ci piace dedicare
la nostra associazione. Un artista versatile, intelligente, curioso alla
continua ricerca della profondità e dei punti di vista di personaggi in
bilico sul margine della società.
Thomas nasce il 18 dicembre 1961 a St. Georgen, nella Foresta
Nera (Germania), studia pittura allAccademia di Belle Arti di Karlsruhe (1981-1984),
poi diverse borse di studio e opportunità di lavoro lo portano a
Monaco, a Stoccarda e poi infine a Berlino. Vince giovanissimo il Premio del Ministero della Cultura del Baden Württemberg per scritti teatrali popolari
con Viehjud Levi, un'opera teatrale su un modesto commerciante ebreo che
all'arrivo della "ferrovia" e del nazionalsocialismo viene abbandonato
da tutti e finisce ucciso. Emerge qui per la prima volta il tema della
colpa non colpa, il delitto attraverso il non fare.
Viehjud Levi, dapprima in versione in dialetto alemanno (1982) gli dà
un'improvvisa notorietà. Viene riconosciuto come uno degli autori più
promettenti della nuova letteratura tedesca; seguono altre opere per il
teatro, tra cui il dramma dell'incomunicabilità, tra vedere e non voler
vedere, Brach prima versione (1983). Segue il dramma dalle
forti connotazioni buechneriane, Der Polenweiher (Lo stagno dei polacchi)
prima nel Teatro di Costanza Nel 1985 esce una raccolta di primi scritti
per il teatro Viehjud Levi (Versione in tedesco), Polenweiher, Kaiserwalzer (Valzer imperiale), Brach (2a versione) (1985) Nel 1987 esce il film
Drachenfutter (Cibo per draghi), in collaborazione con il regista Jan Schütte,
sulle disavventure di un venditore di rose pakistano, un film dai tratti
essenziali, mai retorico.
Un'immagine dal film Drachenfutter
La commedia "Die Liebe zu den drei Orangen" (Lamore per le tre melarance)
è ispirato alla favola di Gozzi e in essa emerge la passione di Thomas
per l'Italia e per la sua cultura, passione che si estendeva al cibo e
al gusto di cucinare.
Sono due sono le opere drammaturgiche in cui dimostra la sua
passione per l' Italia: L'amore delle tre melarance, appunto, e
Gesualdo, dedicata alla triste vicenda del grande musicista Carlo
Gesualdo da Venosa, costretto a lavare l'onta del tradimento della
moglie. Nella versione di Strittmatter Gesualdo s'infligge una
sofferenza ancor più atroce dell'assassinio, lasciando fuggire insieme i
due amanti mettendo in
scena un finto omicidio. Das Königsstechen è un film per la TV, per cui scrive la sceneggiatura (1988) Nel 1990 pubblica il
suo unico romanzo Raabe Bajkal, in cui compaiono personaggi sperduti nel
mondo, Raabe, circondato da un alone scuro, il Taubmann (l'uomo sordo)
figura naiv e gentile, l'orecchio assoluto, l'accordatore di pianoforti
accecato dalle corde del pianoforte, il controllore delle carni,
che per il ribrezzo verso il proprio lavoro diventa vegetariano e tanti
altri. Figure senza tempo e senza collocazione geografica, che cercano
una disperata collocazione nel mondo "normale", in una Heimat perduta.
Raabe viene accolto con grande favore dalla critica. "Erinnern, da, wo
sich keiner mehr entsinnen wollte..." Sempre del 90 un road movie
minimalista, alla maniera di Kaurismaki, Winckelmanns Reisen (I viaggi di Winckelmann) (1990) in collaborazione con il regista Jan Schütte,
che narra in tono esilarante la banale storia di un rappresentante di cosmetici.
Del 1991 è
raccolta di scritti per il teatro"Untertier e altri racconti" che esce in Austria nel 1991 Irrlichter Schrittmacher e altri scritti (1992) Austria Scrive la sceneggiatura per il film
"Aufwiedersehen Amerika", regia di Jan Schütte (1994)
sulla nostalgia per il ritorno in patria di una famiglia di ebrei tedesci
in America. Bohai Bohau Film per la Tv in collaborazione con il regista Didi Danquart (1995)
è l' ultimo suo lavoro. Muore a Berlino il 29 agosto 1995 per un arresto cardiaco
tra gli autori che ispirarono la
sua opera G. Büchner e Thomas Bernhard Postuma esce la bellissima raccolta di racconti "Milchmusik"
(Musica da latte) 1996 contenente " Milchmusik" e " Im Kolk"
Da Viehjud Levi è stato tratto un film premiato al festival di Berlino
del 2003.
Sto traducendo
alcuni scritti di Thomas Strittmatter. Ecco l'incipit del suo racconto "Im Kolk" edito
dopo la sua morte nel volume "Milchmusik".
Da "Im Kolk" di
Thomas Strittmatter:
(Kolk è una specie di fosso ripieno d'acqua)
Milchmusik - Frankfurter Verlagsanstalt 1996
"Palpita il tavolo in trepida attesa
della tazzina e sotto il tavolo pulsa l’asfalto coperto di polvere, e
sotto il mio sedere la sedia, e nel momento esatto in cui mi alzo, ecco
che ritorna, il battere e pulsare, che percorre il cuoio delle
suole, la punta delle dita dei piedi, delle mani e dei capelli. Fresca
fanciulla, tra i venti e i trenta, ti avvicini a me e mi inviti a
entrare in questo locale, con te, da solo, io, il cliente, con te che ti
devi curare di me.
Se solo smettesse questo battito, un colpo al secondo, i
millequattrocentoquaranta minuti di questo giorno! Un giorno come nessun
altro, questo giorno, ma voglio scoprire cos'è che lo rende diverso da ogni
altro giorno, penso, e sforzo il cervello che ronza con un gesto
appagato dell’inutilità. Rinuncio. E riprendo.
Un senso di appagamento anche a casa. Solo nel pomeriggio mi ero reso
conto che la mia macchina aveva smesso di ronzare. Non avevo più voglia di
uscire. Ero certo che quella sera nulla avrebbe potuto strapparmi al mio
gelido e comodo vuoto e alla mia cara tranquillità sonnolenta. Ma poi
uscii. Non mi spinse né l’inquietudine e nemmeno il desiderio
d’avventura, e tantomeno un qualsiasi avvenimento o evento, in una
giornata per me assolutamente priva di eventi. Le voci sulla segreteria telefonica
potevano cercare di impietosirmi, o di convincermi, di blandirmi, magari
confrasi smozzicate,
mi potevano tentarmi o implorarmi. Non volevo voci di cui sapevo già il corpo, l’odore, la temperatura.
La loro umidità. Non volevo niente. Non volevo avere,
ricevere, ottenere, raggiungere, conquistare niente. Se proprio
desideravo
qualcosa, ecco, un leggerissimo cedimento, avrei desiderato poter scorgere
un punto indefinito in lontananza, con un’occhiata fulminea, appena
percettibile – e soddisfare il tutto col niente. E non di una donna o di un uomo
doveva trattarsi, poteva essere una cosa, animata o meno,
come un mazzo di fiori tremolanti (di bellezza) in un vaso, una cagna
in calore, una gatta randagia, un uccello nella gabbia. Ecco di nuovo la
macchina che ronza, appena percettibile, e d’improvviso, quando al suo
interno qualcosa s’inceppa, cala un silenzio che fa male. Un suono sotto
vuoto, per un attimo, fino a che il vuoto che gli è proprio risucchia i
rumori che lo circondano. Ero uscito di casa per questo; percepire il
frammento di un silenzio come dolore, o il buio, che confonde dopo un
improvviso bagliore, e poi scivolare di nuovo nella luce consueta. Il
risveglio da un sogno, per un secondo, per poi riaddormentarsi e
continuare a sognare. Dal momento del risveglio per la paura,
lasciare che un inciampo nella regolarità del battito cardiaco rifluisca
nella consueta regolarità o lasciar sfuggire l’istante di un bacio
lontano in uno sguardo, nell’abituale solitudine senza corpo.
E poiché il cielo si mantenne coperto e la città non permise al vento di
alzarsi, se non a quello del traffico che a tratti scorreva via veloce e
a tratti
arrancava, la notte promise di non irrompere, ma di sopraggiungere con
cautela, di intrufolarsi di soppiatto in una giornata già avara di luce.
Ho fatto montare un apparecchio in grado di riprodurre la stessa
intensità della luce del giorno..."
(Antonio Ventresca)
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