Contributo di Monica Giovinazzi per una tesi su Kantor
tadeusz kantor
"...il mio
interesse per lui si basa sul fatto che sia un artista totale e che oltrepassi i
confini che isolano le figure teatrali nelle zone di drama , script, performance
e teatro. Inizia come artista figurativo e ne mantiene la sensibilità
esaltandola nella necessità di uscire dal "quadro" per conquistare lo spazio e
di volta in volta trasformarlo, usarlo.
trovo fondamentale per il teatro la relazione con lo spazio in questa maniera
organica, non come descrizione o didascalia a un testo ma come essenza agita al
100%.
gli imballaggi sono affascinanti e - premetto: purtroppo non ho assistito dal
vivo alle sue performance ma ho visto alcune foto e stralci di video - hanno il
potere di inventare spazi nello spazio, con un pubblico che potendo assistere
alla creazione in tutte le fasi diventa parte della performance stessa
spostandosi dimostrando più o meno interesse, scegliendo il punto di vista.
questa possibilità di realizzare performances in cui il pubblico, i non attori
di professione, gli amici, artisti di altro genere son parte integrante e
necessaria affinché l'evento acquisti senso, riporta il teatro alle radici.
tutto in lui è coerente: la scelta del materiale povero, la fissazione su alcuni
colori e loro sfumature, l'utilizzo di stessi oggetti ma di volta in volta
trasformati, sono la via per eliminare dall'immgine la distrazione o la
contemplazione fine a se stessa. ma dietro la stravaganza di alcune macchine
sceniche c'è un progetto e uno studio della forma per rendere con precisione
l'effetto voluto: lo stupore che è anche orrore che è anche passione (patior).
molte cose mi legano a questo artista ed è per questo che lo studio
costantemente anche attraverso la proposta di stage (che si concludono con una
performance gratuita aperta al pubblico, supportata da materiali di
documentazione) che mi permette di sperimentare il significato del suo teatro
nel realizzare alcune sue creazioni, di farlo conoscere e studiare (è davvero
sconosciuto ai più!), di promuovere un teatro che non sia spettacolare e che non
frammenti coloro che lo fanno in tecniche competenze e maestranze .
finora ho affrontato la classe morta e tecniche d'imballaggi, ad ottobre
wielopole-wielopole
nelle performance su kantor lo spazio scenico si modella in autonomia, se si
rispetta quanto davvero intendeva l' autore, e così tra il pubblico e i
performer c'è un limite molto sottile, quasi impercettibile. Uno spettatore
attento e concentrato entra a far parte del lavoro e così un performer distratto
ne viene espulso.
la storia, la trama, in kantor non hanno assolutamente un ruolo centrale, tutto
rotea attorno alla tattilità delle percezioni, quasi come se gli occhi potessero
toccare gli oggetti in scena e apprezzarli appieno con la vista.
ho lavorato sui testi di kantor con attori non professionisti, come faceva lui.
E il lavoro necessario è quello di creare un amalgama delle singole personalità
attorno alla necessità di rendere vivo il messaggio affidato alla mise en espace,
agli oggetti, alla loro simbologia e alla loro disposizione, alle parole più per
il loro suono e la loro potenza evocatrice più che per il significato semantico.
per me non è difficile ma stimolante e necessario dal momento che anche nelle
altre performance originali o suggerite da altri autori il mio metodo è molto
simile.
credo che non sia importante negli allestimenti di una sua opera ricalcarne alla
lettera gli arredi e i singoli spostamenti ma essere fedeli al metodo. e' il
metodo che porta al risultato non il corredo , ma il procedere con gli
interpreti con il testo con gli oggetti etc....
(monica giovinazzi - raabeTeatro...)