Proemio
Virgilio apre il suo poema con un proemio che espone il contenuto della narrazione delle imprese di guerra del protagonista Enea; egli, dopo la battaglia di Troia, partì verso una terra promessa dal fato, e arrivò nelle spiaggie del Lazio, ma fu vittima del volere divino. A causa dell’ira di Giunone egli soffrì fino a quando non fondò una città che diede origine alla civiltà di Roma e alla stirpe degli albani. Poi invoca la musa chiedendole le cause per cui Enea per l’ira degli dei ai quali era molto devoto e sottomesso, fu condannato a soffrire tante angoscie.
L’odio di GiunoneIn questi versi del primo libro Enea spiega il motivo per cui la dea Giunone nutriva un profondo odio contro i troiani. La dea infatti prediligeva fra tutte le città, Cartagine ricca e potente, ma sapeva che per volere del fato, Enea era predestinato a dare origine a un popolo che avrebbe distrutto la sua città. Inoltre conservava ancora nel suo cuore il ricordo del giudizio di Paride che l’aveva preferita a Venere e il fatto che Ganimede, giovane troiano era stato preferito alla figlia Ebe, come coppiere degli dei. Quindi presa dall’ira spinse il re dei venti a suscitare una tempesta per tenere lontani i troiani dalle coste del Lazio, per ritardare il compimento del volere del fato.