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Tra baracca e burattini...

tra canti Gregoriani e musiche sacre, si è svolta la mostra dei Burattini di Giulio Ripa, tenutasi dal 5 al 7 Nov. nella sala della Misericordia di Massa Marittima.

Fedele alla forma del teatro sperimentale dal quale proviene e all'insegna delle varie esperienze didattiche e pedagogiche, realizzate durante i suoi 15 anni d'insegnamento, soprattutto per quanto riguarda le metodologie d'apprendimento attraverso la realizzazione di laboratori teatrali ed audio-visuali, Giulio Ripa, più che una semplice mostra, ha allestito una vera e propria installazione multimediale.
E così, entrando nella sala, si percepisce subito l'essenzialità e ci s'immerge in una mesta penombra, squarciata solo da poche luci che risaltano il profilo dei burattini (sculture policrome originali di materiale resistente come il legno , ottenute da un impasto di cartapesta con gesso e colla), mentre il suono ne impregna di mistero i rugosi volti.
All'ingresso un pulcinella-burattino, esanime sul bancone, è lì pronto ad animarsi solo tra le mani di un audace spettatore; quindi un primo quadro espositivo come una sorta di piccolo palcoscenico su cui si affrontano i personaggi tipici della commedia dell'arte dei burattini, mentre di fronte una serie di foto con didascalia introduce sia all'aspetto teatrale dell'animazione, che a quello costruttivo, come a volerne rappresentare le due indissolubili componenti Corpo e Anima.
Procedendo nel percorso, nello svoltare un angolo, ci si ritrova immersi in una ordinata folla di burattini tutti volgenti i loro espressivi sguardi verso una video-immagine di sé, laddove, senza accorgersene subito, anche lo spettatore ne entra a far parte e nel dimenarsi si autocompiace del suo video-protagonismo.
Un altro fascio di luce, trasversale, intenso, fissa i contorni bui delle loro immagini sulla parete, come in un inesauribile gioco di apparenze, dove solo il fluido fumo degli incensi e il furtivo muoversi dello spettatore interrompono solo momentaneamente e con traiettorie del tutto prevedibili, l'immobile-demenziale-vissuto della diretta televisiva. 

Domenico Vitiello