Nella storia dell’umanità, per quanto gli storici contemporanei ne
sappiano, vi furono 5 grandi ere: l’era del fuoco, l’era della
comunicazione, l’era della guerra, l’era della pace ed in infine l’era
della civiltà. La fine di una età coincideva con l’inizio dell’altra ma
per ognuna la causa generante fu sempre un evento *********: una scintilla per
la prima, una parola per la seconda, una conquista per la terza, una necessità
per la quarta ed un miracolo per l’ultima. Questo schema si ripeté per ben
cinque volte, prima dell’impatto della Cometa con la Terra. Dopodiché niente
fu più così prevedibile.
Le
stagioni scomparirono, perciò gli anni divennero semplici cicli di 365 giorni
ciascuno; il sole si oscurò, e nei mille cicli a seguire non si parlò che in
termini di notti. La civiltà si mise da parte, e con essa, velocemente,
scomparve l’esigenza di parlare di Storia. La sesta era dell’umanità
cominciò in sordina e si protese nei millenni senza che nessuno potesse
contemplarla, o almeno accorgersi di lei. E se delle prime cinque età
dell’uomo possiamo trovare decine e decine di olopubblicazioni, della sesta
non abbiamo che un sintetico resoconto. Ciò nonostante, quel che vi si narra è
più di quanto un essere umano abbia mai potuto immaginare. E non solo per gli
incredibili sconvolgimenti atmosferici provocati dallo schianto di quella
maledetta cometa. L’umanità era sopravvissuta ai terremoti, al drastico
abbassamento delle temperature, alle carestie ed a tutte le calamità scatenate
dall’impatto, e diamine aveva cominciato a ricostruirsi un presente. Ma poi
venne fuori quel maledetto gas, e l’ultima delle speranze sembrò scomparire.
La quintessenza cominciò con l’attaccare i nostri mari, inquinandoli e
sostituendosi ad essi; portò all’estinzione non so quante centinaia di
migliaia di specie terrestri: dal più grande dei predatori marini al più
microscopico dei funghi. Ed alla fine si concentrò su di noi, sulle nostre
genti, e con la peste rossa svuotò quelle poche città sopravvissute a tutto il
resto. Tutto in un così breve lasso di tempo che per cicli e cicli nessuno poté
nemmeno chiedersi da dove mai fosse sbucata. La cometa era già storia antica,
ed il collegamento non sembrò mai così ovvio da permettere agli ultimi
scienziati di formulare una qualsiasi ipotesi. Tutti erano troppo impegnati a
sopravvivere per filosofeggiare. La quintessenza lentamente ci stava privando di
tutto, e per sfuggirle i nostri avi si rintanarono sulle vette più alte del
globo, quelle che con il passare dei cicli cominciammo a chiamare isole poiché
tutt’intorno ad esse si era esteso poco per volta un oceano rosso di gas densi
ed irrequieti. Si portarono dietro le loro tecnologie, le loro abilità, le loro
mandrie, e tutto quello che avevano potuto salvare; fondarono le Comunità, lì
dove un tempo lontano c’erano banchi di neve, ghiaccio, temperature
bassissime. E i loro figli posero le fondamenta della società in cui la nuova
generazione vide la luce: Lana e io fummo figli di questa nuova età, ma il
tempo di prenderne coscienza e ne cominciò subito un’altra.
E
lasciamo perdere le lotte per la sopravvivenza dei nonni dei nostri nonni,
quando le risorse del pianeta avevano cominciato a scarseggiare e la
quintessenza sembrava voler divorare il mondo. Nonostante quegli scontri
fratricidi avessero decimato la popolazione mondiale,
La
Terra, qualche centinaio di secoli fa, era ben diversa: una biglia azzurra
ricoperta per tre quarti di acqua salata piazzata al centro dell’universo,
circondata da un sistema di
Si
chiamava Jazz, mi pare, o Jass…: un nome del cazzo, comunque. E per quanto mi
facesse schifo la sua faccia asimmetrica mi ricordo perfettamente la sua
espressione il giorno che lo condannarono: non riusciva a credere alle sue
orecchie spaiate quando suo padre, Capo-comunitario da sette cicli,
per dare il buon esempio, o semplicemente perché era uno stronzo, lesse
la sentenza del consiglio.
appena
il sole si andava a tuffare nella coltre di quintessenza, Come tutte le volte,
quindi, anche la notte in cui il nostro satellite si spezzò in due Lana e io
controllammo i pannelli, consumammo la cena, accendemmo le candele contro le
esalazioni notturne e, dulcis in fundo, facemmo l’amore.