L'orgoglio dell' infanzia
nell'Istituto Vittorio Emanuele
A distanza di 40 anni gli ex ragazzi ed educatori dell'IVE
sono tornati a rivedersi in quella che e stata la loro casa
Decine e
decine di articoli a
distanza molto ravvicinata hanno fatto assumere alla complicata
vicenda Istituto Vittorio Emanuele la veste di rubrica mensile.
Nessun altro mezzo d'informazione
ha seguito in modo
tanto assiduo la lenta e tragica
fine dell'istituzione ospitata nel
ventre del gigante buono che dimora nella piazza principale
del
paese. Quelle mura che hanno
tre secoli di vita hanno custodito i sogni e le confidenze di
centinaia di ragazzi, adesso
padri e nonni .Molti di
loro non si sono
incontrati ma in tutti e rimasto
un senso di appartenenza ad un'unica famiglia.Non tutti i
contatti però sono andati persi:
alcuni degli ex ragazzi hanno continuato a frequentarsi e tra
una
chiacchiera e l'altra,
hanno deciso di riabbracciare i "fratelli adottivi”.
Cosi sabato 26 luglio"Quelli
dell'IVE" si sono dati
appuntamento in quella che
è stata la loro casa per un decennio di vita.
Ripercorrere con i ragazzi gli ambienti che li hanno
visti crescere è stato davvero
emozionante: ognuno aveva
aneddoti da ricordare e da raccontare alla famiglia. Per un
giorno i locali dell'ASL sono tornati
refettori e camerate.
Al termine della visita
tutti in Sala Marano dove it dott. Chiarantoni,
responsabile della sede giovinazzese
dell'ASL, ha ricordato
l'importanza che l'istituzione ha avuto come opportunità per i
ragazzi e Carolina
Serrone,Assessore
alla Cultura, ha
parlato della Banda Musicale del Reale
Ospizio che tanto lustro
ha dato al nostro comune.
Al Sindaco Natalicchio il compito di sedare
la tristezza dei ragazzi per la
fine dell'istituzione
attraverso il lungo racconto della crisi ventennale conclusasi con
una sopravvivenza che, a detta del primo cittadino, dovrebbe
rallegrare i nostalgici. L'ex educatore
Giovanni Nisio ha effettuato i
ringraziamenti di rito prima di
cominciare il momento del ricordo. Il prof. Soranna,
ragazzo ed educatore, ha
ricordato commovente giorno del suo ingresso in un istituto che accoglieva
370 minori e 80 dipendenti per poi accennare alle difficoltà
che in molti hanno incontrato nell'inserimento in società.
In rappresentanza di chi
ha vissuto la propria infanzia tra le mura dell'ex convento
dei domenicani e intervenuto il prof.
Gelardi, emozionato per l' aver
rivisto i vecchi compagni,
per aver conosciuto le loro
famiglie e per il successo
dell'iniziativa che
ha visto accorrere i cento
partecipanti da ogni parte d'Italia.
Puntuale l'illustrazione della struttura organizzativa dell'IVE
che il medico sostiene di
aver ritrovato nei famosi college
americani. Nonostante la
rigidità della vita
in istituto «non
conoscevamo depressione, non avevamo bisogno
dell'aiuto psicologico» afferma Gelardi
«e
nella ricreazione abbiamo imparato a socializzare con tutti».
Nell'occasione sono stati
ricordati con
stupende foto di quarant'anni fa i giochi semplici di
quei bambini e le attività formative
che hanno forgiato centinaia di ragazzi: dai laboratori di
falegnameria e di elettromeccanica
ai corsi di musica e teatro.
Come non ricordare il corso di
fotografia con Riccardo Cavaliere, maestro
dell'obiettivo che con le sue foto ha immortalato
la storia dell'IVE e che ha rappresentato per gli ospiti
della struttura l'unica
occasione per aprire gli
occhi sul mondo esterno a quel gigante settecentesco.
E tra uno
studiarsi a vicenda per
cercare di riconoscersi degli ex
ragazzi abbiamo avvicinato
chi in qualche modo
è entrato a far parte della
storia dell'IVE. Il signor Sante Lerario ha vissuto in
istituto dal '39 al '46,
nel diffcile periodo in cui sulle divise
bisognava portare una
vistosa
"M" e le
camerate erano intitolate
a compagni morti in guerra,
ma dice di conservare ugualmente ricordi bellissimi. Per il
tipografo della Gazzetta del
Mezzogiorno ormai in pensione
la tristezza per non aver ritrovato i fasti della sua epoca e per
aver perso tanti compagni. Al
professore di educazione fisica
Piscitelli e venuta la pelle d'oca
nel rivedere i suoi
ragazzi, lui che per
38 anni ha dato affetto e
insegnato con passione e pochi
soldi tutti gli sport a 360
ragazzi che a fine anno dovevano esibirsi nel saggio finale.
I
ragazzi
ricordano un episodio su tutti:
vinto il campionato regionale di
pallavolo non ebbero l'autorizzazione
per andare a disputare
le gare a Messina e così il prof.
Piscitelli si prese l'intera responsabilità. Tra le persone
che non volevano mancare
all' appuntamento c'era anche Leonardo Martinelli, figlio di
quell'Ing. Martinelli che fece grandi cose per l'Istituto Vittorio Emanuele nei suoi trent' anni di
direzione. Leonardo ha vissuto per
ventidue anni in un mondo autosufficiente che ha visto cr escere
tanti ragazzi, ora afferm ati
anche grazie agli insegnamenti ricevuti in istituto. L'IVE
èstato la sua vita: non usciva mai dalla struttura perchè ormai si
era creato le amicizie all'interno, aveva 360 compagni di giochi
sempre a portata di mano.Emozionato per aver avuto la
possibilità di rivedere il suo appartamento e gli altri
ambienti dopo ventotto anni
di assenza, conta di
arricchire l'archivio del
Vittorio Emanuele II con il materiale in suo possesso. A chiudere la
serata la proiezione di
vecchie foto a cura di Enzo
Campanelli , anche lui ex alunno, mentre confrontandosi
tra loro ognuno cerca di riconoscere
quel ragazzo immortalato
dall'obiettivo sul campo
di calcio, con uno strumento
musicale in mano, al lavoro nei
laboratori o nel momento di
svago. Li abbiamo lasciati alla
loro serata conviviale
presso
una Sala ricevimenti convinti
che
"Quelli dell'IVE"
torneranno presto a incontrarsi per
nuove iniziative. L'Istituto Vittorio Emanuele
II non può tornare
a rivivere per un solo giorno!!!
Testo di Giuseppe Dalbis
Dal
periodico “IN CITTA” di Giovinazzo 8/2008 |