Articolo dal periodico "In Città" di Giovinazzio - Agosto 2008

 

                            L'orgoglio dell' infanzia

nell'Istituto Vittorio Emanuele

A distanza di 40 anni gli ex ragazzi ed educatori dell'IVE sono tornati a rivedersi in quella che e stata la loro casa

Decine e decine di articoli a distanza molto ravvicinata hanno fatto assumere alla complicata vicenda Istituto Vittorio Emanuele la veste di rubrica mensile. Nessun altro mezzo d'informazione ha seguito in modo tanto assiduo la lenta e tragica fine dell'istituzione ospitata nel ventre del gigante buono che dimora nella piazza principale del paese. Quelle mura che hanno tre secoli di vita hanno custodito i sogni e le confidenze di centinaia di ragazzi, adesso padri e nonni .Molti di loro non si sono incontrati ma in tutti e rimasto un senso di appartenenza ad un'unica famiglia.Non tutti i contatti però sono andati persi: alcuni degli ex ragazzi hanno continuato a frequentarsi e tra una chiacchiera e l'altra, hanno deciso di riabbracciare i "fratelli adottivi”. Cosi sabato 26 luglio"Quelli dell'IVE" si sono dati appuntamento in quella che è stata la loro casa per un decennio di vita. Ripercorrere con i ragazzi gli ambienti che li hanno visti crescere è stato davvero emozionante: ognuno aveva aneddoti da ricordare e da raccontare alla famiglia. Per un giorno i locali dell'ASL sono tornati refettori e camerate.

Al ter
mine della visita tutti in Sala Marano dove it dott. Chiarantoni, responsabile della sede giovinazzese dell'ASL, ha ricordato l'importanza che l'istituzione ha avuto come opportunità per i ragazzi e Carolina Serrone,Assessore alla Cultura, ha parlato  della Banda Musicale del Reale Ospizio che tanto lustro ha dato al nostro comune. Al Sindaco  Natalicchio il compito di sedare la tristezza dei ragazzi per la fine dell'istituzione attraverso il lungo racconto della crisi ventennale conclusasi con una sopravvivenza che, a detta del primo cittadino, dovrebbe rallegrare i nostalgici. L'ex educatore Giovanni Nisio ha effettuato i ringraziamenti di rito prima di cominciare il momento del ricordo. Il prof. Soranna, ragazzo ed educatore, ha ricordato commovente giorno del suo ingresso in un istituto che accoglieva 370 minori e 80 dipendenti per poi accennare alle difficoltà che in molti hanno incontrato nell'inserimento in società. In rappresentanza di chi ha vissuto la propria infanzia tra le mura dell'ex convento dei domenicani e intervenuto il prof. Gelardi, emozionato per l' aver rivisto i vecchi compagni, per aver conosciuto le loro famiglie e per il successo dell'iniziativa che ha visto accorrere i cento partecipanti da ogni parte d'Italia. Puntuale l'illustrazione della struttura organizzativa dell'IVE che il medico sostiene di aver ritrovato nei famosi college americani. Nonostante la rigidi della vita in istituto «non conoscevamo depressione, non avevamo bisogno dell'aiuto psicologico» afferma Gelardi «e nella ricreazione abbiamo imparato a socializzare con tutti». Nell'occasione sono stati ricor­dati con stupende foto di quarant'anni fa i giochi semplici di quei bambini e le attività form­ative che hanno forgiato centinaia di ragazzi: dai laboratori di falegnameria e di elettromecca­nica ai corsi di musica e teatro. Come non ricordare il corso di fotografia con Riccardo Cavaliere, maestro dell'obiettivo che con le sue foto ha immortalato la storia dell'IVE e che ha rappresentato per gli ospiti della struttura l'unica occasione per aprire gli occhi sul mondo esterno a quel gigante settecentesco.
E tra uno studiarsi a vicenda per cercare di riconoscersi degli ex ragazzi abbiamo avvicinato chi in qualche modo è entrato a far parte della storia dell'IVE. Il signor Sante Lerario ha vissuto in istituto dal '39 al '46, nel diffcile periodo in cui sulle divise bisognava portare una vistosa "M" e le camerate erano intito­late a compagni morti in guerra, ma dice di conservare ugualmente ricordi bellissimi. Per il tipografo della Gazzetta del Mezzogiorno ormai in pensione la tristezza per non aver ritrovato i fasti della sua epoca e per aver perso tanti compagni. Al professore di educazione fisica Piscitelli e venuta la pelle d'oca nel rivedere i suoi ragazzi, lui che per 38 anni ha dato affetto e insegnato con passione e pochi soldi tutti gli sport a 360 ragazzi che a fine anno dovevano esibirsi nel saggio finale. I ragazzi ricordano un episodio su tutti: vinto il campionato regionale di pallavolo non ebbero l'autorizzazione per andare a disputare le gare a Messina e così il prof. Piscitelli si prese l'intera responsabilità. Tra le persone che non volevano mancare all' appuntamento c'era anche Leonardo Martinelli, figlio di quell'Ing. Martinelli che fece grandi cose per l'Istituto Vittorio Emanuele nei suoi trent' anni di direzione. Leonardo ha vissuto per ventidue anni in un mondo autosufficiente che ha visto cr escere tanti ragazzi, ora afferm ati anche grazie agli insegnamenti ricevuti in istituto. L'IVE èstato la sua vita: non usciva mai dalla struttura perchè ormai si era creato le amicizie all'interno, aveva 360 compagni di giochi sempre a portata di mano.Emozionato per aver avuto la possibilità di rivedere il suo appartamento e gli altri ambienti dopo ventotto anni di assenza, conta di arricchire l'archivio del Vittorio Emanuele II con il materiale in suo possesso. A chiudere la serata la proiezione di vecchie foto a cura di Enzo Campanelli , anche lui ex alunno, mentre confrontandosi tra loro ognuno cerca di ri­conoscere quel ragazzo immortalato dall'obiettivo sul campo di calcio, con uno strumento musicale in mano, al lavoro nei laboratori o nel momento di svago. Li abbiamo lasciati alla loro serata conviviale presso una Sala ricevimenti convinti che "Quelli dell'IVE" torneranno presto a incontrarsi per nuove iniziative. L'Istituto Vittorio Emanuele II non può tornare a rivivere per un solo giorno!!!

Testo di Giuseppe Dalbis

Dal periodico “IN CITTA” di Giovinazzo 8/2008

 

 

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