Prima di nascere, il gruppo dei Queen fu preceduto da due gruppi embrione: gli Smile in cui militavano Roger Taylor e Brian May e i Wreckage di Freddie Mercury. L’incontro tra i tre avviene quando nell’estate del 1970 Tim Staffell degli Smile lascia il gruppo e per rimpiazzarlo arriva un collega di mercatini di Roger, tale Freddie Mercury.  All’ inzio del 1971 arriva finalmente il quarto componente: John Deacon viene scelto attraverso una selezione tra diversi bassisti.

Il nome Queen viene scelto dallo stesso Mercury, a suo dire in quanto "Queen è un nome davvero regale, e suona in modo splendido". Il periodo era quello dell’imperialismo Glam e dell’ambiguità, Freddie si calava in maniera egregia in questo ruolo e le prime apparizioni dell’Armata Regale furono oltraggiose e provocatorie: “ il concetto che anima i Queen è quello di essere regali e maestosi. Il glamour è parte di noi, e vogliamo essere dandy”.

Nel 1972 i quattro vengono invitati a collaudare la nuova attrezzatura dei De Lane Lea Studios di Wembley, dove incontrano Roy Tomas Baker che, rimasto colpito dal loro talento mentre provavano “Keep Yourself Alive”, si impegna affinché abbiano subito una produzione discografica, che arriva nel novembre dello stesso anno quando firmano un contratto con la Trident Audio Production.  Con lo stesso Baker come produttore iniziano la registrazione di “Queen”, il loro primo album, che sarà edito il 13 luglio 1973 dalla Emi. Presentati ufficialmente in Inghilterra, possono però solo assistere al successo dei più collaudati artisti glam quali David Bowie e i Roxy Music. Il ritmo dei Queen a differenza di questi ultimi era più duro e screziato, meno commerciale si potrebbe dire, ma sarà propriò questa la particolarità che li porterà ad essere i più grandi di tutti, tanto che lo stesso Mercury affermava: “ Siamo stati glam rockers prima degli Sweet e di Bowie, ma ora siamo preoccupati perché potremmo aver esordito troppo tardi”. Per fortuna non sarà così, nonostante la delusione continuano imperterriti, ma la Emi non li supporta con una produzione adeguata e paradossalmente hanno più successo negli U.S.A., dove al loro esordio vengono paragonati addirittura ai Led Zeppelin , e in Giappone era già esplosa la Queen-mania. In Inghilterra riscuote un enorme successo il singolo dei Larry Lurex “I Can Hear The Music” che altri non erano che i quattro sotto-pseudonimo. Visto il successo oltremanica del gruppo e preoccupata dalle etichette straniere che li pubblicavano all’ estero, la Emi decide di promuovere in maniera adeguata il secondo album “Queen II” del marzo1974 con un tour nazionale. All’ uscita l’album balza al quinto posto, ritorna in classifica anche il primo lavoro e il singolo “Seven Seas Of Rhye” entra in Top Ten.

Ormai giunti alla notorietà pubblicano nel novembre 1974 “Sheer Hearth Attack” che segna una prima svolta nella loro infinita carriera, è un album meno glam e più rock, tanto che il singolo “Stone Cold Crazy” sarà celebrato a più riprese dai Metallica, anche se il singolo “Killer Queen”, la loro prima hit, evidenzia la vena melodica del gruppo: l’album giunge al secondo posto in patria e spopola nel resto del mondo. Inizia per loro un intenso peridodo  di tour e concerti, che si interromperà nell’ottobre 1975 quando pubblicheranno la loro più grande canzone “Bohemian Rhapsody”: un brano rivoluzionario, una vera e propria opera lirica nella quale si alternano melodie e ritmi che erano stati sempre agli antipodi come appunto la lirica e l’ heavy metal dei virtuosismi da May. Inoltre  viene ricordata come la pubblica ammissione (come se ce ne fosse bisogno) dell’omosessualità di Mercury. C’era il timore che potesse essere troppo difficile da comprendere ed invece si piazza subito al numero uno di tutte le chart e diventa la più longeva hit della storia anglosassone. Oltre ad essere forse la più bella canzone della storia della musica la rapsodia sarà la prima canzone ad essere accompagnata da un vero e proprio video musicale, sarà una svolta epocale per il futuro di tutta la musica. L’album seguente sarà l’ impresa più dispendiosa e faraonica dell’armata regale, “A Night At The Opera” viene registrato in sei diversi studi ed esce nel dicembre 1975 e fu così come il singolo dominatore delle classifiche, mentre negli USA si attestò solo al quarto posto. Il periodo seguente sarà molto dispersivo per i quattro membri, inizia a diffondersi la filosofia punk dei Sex Pistols, tutti i più grandi artisti glam iniziano ad avere un certo declino, e Mercury per tutta risposta: “Il denaro è volgare ma meraviglioso. Tutto ciò che desidero nella mia vita è fare soldi e spenderli”.

Esce nel dicembre 1976 il successivo “A Day At The Races” descritto come il Sgt. Pepper della generazione post-glam, ma i presupposti si rivelano infondati, era troppo sullo stile del precedente e il confronto con la rapsodia e canzoni come “The Prophet's Song” non poteva reggere, inoltre il singolo d’esordio “Tie Your Mother Down”, sebbene ottimamente rivalutato negli anni successivi, era troppo heavy in un periodo di dominio-punk.

Il riscatto non tarderà ad arrivare nell’ottobre 1977, i Queen danno un taglio al loro passato, via i costumi glam, via l’eccentricità e lo sfarzo regale degli altri album, ma soprattutto si scorgono per la prima volta i baffetti di Freddie, che da qui in poi non lo abbandoneranno più. “News of the world” sarà per sempre ricordata dalla celeberrima “We Are The Champions” utilizzata ormai in qualsiasi ambito sportivo e competitivo, una canzone che chiunque almeno una volta nella vita ha sentito, anche se magari non sa nemmeno chi siamo i Queen.

Il successivo “Jazz” del 1978  verrà ricordato più che per un filo conduttore nell’ album per singoli di assoluto successo quali “Fat Bottomed Girls” , “Don’t Stop Me Now”, e soprattutto “Bycicle Race” accompagnato da un video in cui cinquanta ragazze nude correvano in bicicletta.

Era ormai giunto il momento di raccogliere tutta la loro opera live in “Live Killers” del gennaio 1979. Per stessa ammissione dei quattro l’album non fu all'altezza delle promesse, soprattutto per uno sbagliato mixaggio e in quanto in un semplice album non si potevano riprodurre le emozione dei loro spettacoli. Il live segna la fine di un era, l’era del loro rock più duro, dei loro eccessi, della loro regalità.

Nel giugno 1980 esce “The game” accompagnato da un drastico cambiamento nel look, che si potrebbero definire ripulito, tutti coi capelli corti, tranne Brian May. Il disco segna un taglio decisamente più pop e si segnala per la hit “Crazy Little Thing Called Love” che fuoriesce dai canoni dell’album abbracciando il genere rockabilly.

Il 1980 si conclude con la realizzazione della colonna sonora per il film Flash Gordon, nonostante fossero dei pezzi contestualizzati solo e unicamente per il film, l’ononimo album e il singolo si piazzano al decimo posto delle chart.

In questo primo periodo di attività i Queen avevano venduto la bellezza di 45 milioni di dischi, la loro popolarità era ormai senza confini tanto cha a San Paolo riescono a proporre un concerto con 251.000 spettatori, un record assoluto per un gruppo rock.

I tempi erano ormai maturi per una raccolta dei loro successi, “Greatests Hits” esce nel 1981 e raggiunge la cima delle classifiche.

Raggiunte le più alte vette musicali, i Queen sono sempre più al centro della stampa scandalistica, anche grazie alle dichiarazioni del suo leader: “L’amore è come una roulette russa per me. Nessuno ama quello che io sono realmente, sono tutti innamorati della mia celebrità”, mentre May dichiarava: “Suoniamo per il nostro pubblico e di certo non ci preoccupiamo di come possa reagire ai nuovi brani, perché ha un’impressione ben definita del sound. Cerchiamo di non essere assillati dalla preoccupazione di scrivere per milioni di fans, ma non possiamo fare musica solo per noi stessi, chiusi in una sorta di isolamento”. Questa frase anticipa tutte le considerazioni sull’album "Hot Space" del 1982, forse l’album meno queeniano di tutta la loro produzione, pieno di concessioni alla musica dance, al suo interno è massiccio l’uso di sintetizzatori e strumenti elettronici, anche se al suo interno contiene l’indimenticabile “Under Pressure”, un celeberrimo duetto con il grande avversario glam David Bowie, che segna la fine di quel periodo epocale.

Nel 1983 forse a causa degli insuccessi dell’anno precedente, i quattro si prendono una pausa durante la quale portano avanti i loro progetti solisti, Taylor e soprattutto May in coppia con Van Halen e i Def Leppard ritornano ad una più sana vena rock, mentre Freddie rimane completamente vago della dance e realizza dei brani da hit tra i quali “Love Kills”.

Per fortuna si riuniscono nel 1984 per dar vita a “The Works”, preceduto dal celeberrimo singolo “Radio ga ga” , accompagnato da un video memorabile che rievoca le atmosfere del “grande fratello” di George Orwell, ma nonostante tutto il singolo si piazza al secondo posto dietro ai Frankie goes to Hollywood con la loro Relax, un singolo che rimarrà nella storia della disco-music. Il secondo brano che pubblicano è “I Want To Break Free”, nel cui video si ricorda una perfetta versione femminile di Mercury coi baffi. Quest’album segna l’inizio della crisi dei Queen con la loro casa discografica, era soprattutto Freddie a voler rinnegare l’Elektra.   Nonostante tutte i problemi ed i risvolti del caso l’album resta in classifica per settanta settimana senza però mai giungere ad altissimi picchi. L'armata regale intraprende l’ennesima serie di tour durante i quali giungeranno in Sudafrica e a Rio de Janeiro dove si esibiscono davanti ad oltre 250000 persone.

Ma è ormai giunto il tempo del primo vero grande debutto-solo di Mercury con l’album “Mr Bad Guy” in cui riecheggiano toni dance e si elevano dal coro brani quali “I Was Born To Love You” e “Made In Heaven”. In questo clima di straripante successo, tra l’altro era uscito anche il singolo di lancio del nuovo album “One vision”, si intravedevano delle crepe nei magici quattro, tanto che Deacon dichiara: “I Queen non sono più un gruppo realmente unito, ma quattro individualità che lavorano insieme”. A riportare equilibrio ci pensa l’apparizione al Live Aid di Wembley il 13 luglio 1985, anche se ad ogni band vennero assegnati solo venti minuti per esibirsi, quelli dei Queen restano nella storia e nella leggenda, oscurando chiunque fosse salito su quel palco tra cui i Pink Floyd e altri gruppi epocali del rock, ma  quando Mercury riuscì a far applaudire 72000 persone in perfetta sincronia sulle note di “Radio Ga Ga”, la leggenda lo consacrò come il più grande front-man della storia.

Trascinati dall’entusiasmo esce nel maggio 1986 “A Kind Of Magic” realizzato per la colonna sonora del film Higlander , che a differenza del precedente “Flash gordon” ottiene ottimi risultati, soprattutto grazie ai brani “Princes Of The Universe” , “Who Wants To Live Forever”, e “Friends Will Be Friends” che toccherà il numero uno in 35 paesi. L’album sarà il principale artefice del Magic tour, il loro più colossale impegno live, nel quale toccheranno ogni parte d’Europa , e durante la quale si acuiranno i rapporti tra Taylor e lo stesso Mercury, ormai da tempo incrinati. Il tour fu monumentale e all’insegna dell’eccesso, tanto che a Knebworth dovettero far costruire una struttura in cemento armato per sostenere lo schermo che faceva da sfondo alla coreografia. Per completare l’opera esce in dicembre “Live Magic” e segna la fine dell’epoca live dei Queen dopo la quale si prenderanno una pausa di riflessione: “ Negli ultimi 15 anni abbiamo lavorato ininterrottamente, fra tournées e album. Abbiamo portato a termine un tour imponente, di grande successo. Pensiamo di meritarci una lunga pausa”.

Il primo ad interrompere il digiuno fu Freddie, il più ambizioso dei quattro, che nel febbraio 1987 rivisita il classico dei Platters “The Great Pretenders”. Inoltre si prepara a dar vita alla musica delle olimpiadi del 1992 interpretando un memorabile duetto con Monserrat Caballet con “Barcelona” che esce nell’ottobre 1987.

Intanto nel 1988 l’armata regale si riunisce in studio, ma l’incubo dell’Aids inizia a farsi strada, anche se non era ancora nota la malattia del leader, tanto che lo stesso Mercury  preoccupato per il dilagare della malattia dichiara: “L’aids mi ha cambiato la vita, ho vissuto per il sesso, ma ormai sono una suora”.

Nel maggio 1989 esce finalmente “The Miracle” che pone fine al lungo digiuno del gruppo. Il successo è trionfale, balza immediatamente al primo posto in patria e in mezzo mondo, produce cinque singoli da numero tre cui “I Want It All” e “The Invisibile Man” , ma il successo non distoglie l’attenzione dalle voci di una presunta malattia di Mercury, tanto che Simon Le-Bon leader dei Duran Duran dopo averlo incontrato dichiarò di averlo visto molto dimagrito e stanco. Ma solo i più fedeli ascoltatori capirono che era ormai dichiarato il suo male sapendo leggere tra le righe di “Scandal” : “ trasformeranno le nostre vite in un circo….. vedranno il nostro dolore, vedranno il nostro amore spezzarsi…….tutto il mondo ci considererà degli stupidi…nessuno sa davvero distinguere la verità dalle falsità”  era infatti un pregiudizio assai diffuso quello che l’Aids potesse essere contratto solo dagli omosessuali, inoltre è profetico il video durante il quale nell’ultima scena si intravede un giornale con titolo: “Lo scandalo sta per arrivare”.

Peraltro il gruppo smentì sempre e comunque in maniera categorica queste voci, e tra l’uscita di “At The Beeb”  nel 1989, una raccolta delle loro prime incisioni in studio, e vari riconoscimenti , esce nel 1991 “Innuendo”. Le foto promozionali ritraggono un Mercury visibilmente magro e malato, ormai le smentite erano inutili. Ma lo stesso leader lascerà una canzone che si può definire testamento, forse uno tra i loro più bei brani, ma sicuramente il primo in quanto a intensità di sentimenti: “The Show Must Go On”. Durante tutti i video Freddie appare truccato con il viso completamente bianco, e si è ormai ritirato nella massima riservatezza nella sua villa di Kensintog.Per tornare ai fasti dell’album, i Queen battono un loro stesso record, quello di permanenza al primo posto delle chart inglesi, precedentemente detenuto dalla Rapsodia, viene scalzato da Innuendo.

In ottobre esce “Greatest Hits II” e vola al numero uno, ma ciò che più tristemente si ricorda di quell’anno è la fine di Freddie Mercury la mezzanotte del 24 novembre il giorno dopo aver reso pubblica la sua malattia. Con la sua morte si esaurisce gran parte della storia della musica, per celebrare la sua memoria si tiene il 20 aprile 1992 un memorabile concerto al quale partecipano tutti più grandi artisti che li hanno accompagnati nella loro immensa carriera, l’evento si svolse allo stadio di Wembley. Durante lo stesso anno esce l’ultimo live: “Live At Wembley”.

Ma non finisce qui la loro storia, Mercury ha infatti lasciato un’ultima eredità ai suoi fans, nella solitudine dei suoi ultimi giorni nella sua villa ha scritto e inciso diverse traccie, che verrano riprese da May, Taylor e Deacon, ed usciranno in “Made In Heaven”, album postumo del 1995, tra cui spicca “Heaven For Everyone”, un vero e proprio augurio di Freddie.

Inoltre negli anni a noi più prossimi si susseguono altre due raccolte: “Queen Rocks”, una raccolta di tutti i brani più “duri” della band ed infine ultimo nel 1999 il “Greatest Hits III” che contiene molti dei brani del “Freddie Mercury Tribute” del 1992.