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Associazione Volontari Italiani Sangue. Chi dona sangue dona la vita!
Lentamente muore chi diventa schiavo
dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non
conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia
incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde
quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
Pablo Neruda
Ringraziamenti
Grazie a tutti coloro che si stanno
adoperando per arricchire i contenuti di questo sito con notizie, foto
e documenti.
Articoli
Buttiglione: gli azionisti devono credere nell’impresa.
Maroni: ci auguriamo che Termini non chiuda
E il governo prepara il confronto con azienda e
parti sociali
Fassino: il compito dell’esecutivo non può essere quello
del notaio, ma non per questo dev’essere quello del socio. L’industriale
Averna: no al ritorno a logiche assistenziali
ROMA - Sulla crisi Fiat il governo riferirà al Senato quando avrà
«una soluzione approfondita, meditata, seria da dare. Quando sarà pronto
verrà, non ad horas ». La risposta che il ministro per i Rapporti con il
Parlamento, Carlo Giovanardi, ha dato ieri ai senatori dell’opposizione
che auspicavano con urgenza un’audizione dell’esecutivo sulla vicenda
torinese, dà l’idea del clima di attesa. La maggioranza ha già espresso il
proprio punto di vista sul salvataggio della Fiat che può sintetizzarsi
nelle parole usate ieri dal ministro delle Politiche comunitarie, Rocco
Buttiglione: «Se gli azionisti non credono nella loro azienda è difficile
che possano crederci altri, e lo Stato non può intervenire se non in
presenza di un piano industriale». Umberto Bossi avverte: ci sono «forze
economiche che senza soldi vogliono impadronirsi dei beni dello Stato». E
il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha chiarito che l'utilizzo di
ammortizzatori sociali per affrontare il nodo degli esuberi «sarà l'ultimo
atto di una complessa trattativa tra le parti sociali e dipenderà dalle
prospettive di sviluppo industriale che verranno indicate dall'azienda».
Le porte di Palazzo Chigi resteranno chiuse a tutti, parti sociali ed enti
locali compresi, almeno fino alla prossima settimana. Ieri sera il
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, avrebbe
affermato che si terrà la settimana prossima a Roma un incontro collegiale
tra governo, Fiat, parti sociali, regioni ed enti locali interessati, per
discutere le misure da adottare. Intanto un’indicazione potrebbe venire
oggi dall’incontro tra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e le
banche. Le parole con cui ieri Maroni non ha escluso l’eventuale chiusura
di Termini Imerese facilitano il dialogo con gli istituti, inflessibili
sulla questione dei tagli. «Noi - ha detto Maroni - ci auguriamo che la
fabbrica non chiuda, ma queste sono decisioni che non competono al governo
ma all'impresa. Rispettiamo ovviamente l'autonomia decisionale della
Fiat». E ancora: «Se malauguratamente dovesse avvenire la chiusura, stiamo
studiando un piano che preveda la costituzione di altri insediamenti per
garantire a coloro che dovessero perdere il posto di lavoro di trovarne
uno nuovo sull'esempio di quanto è avvenuto in Puglia».
Ma il presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, non vuole
sentirne parlare: «Quanto sta accadendo alla Fiat potrebbe condizionare le
scelte di altre aziende dell’isola. Termini Imerese non deve chiudere» e
ha ipotizzato una riconversione per la produzione di auto a idrogeno. La
riconversione è lo strumento più adatto anche per il consigliere per il
Mezzogiorno di Confindustria, Francesco Rosario Averna, che mette in
guardia contro «un possibile ritorno a logiche assistenziali».
Dall’opposizione il segretario dei Ds, Piero Fassino, sostiene che il
ruolo dello Stato «non può essere quello del notaio, che registra la crisi
senza intervenire, ma non per questo deve essere quello dell'azionista».
Per Fassino si tratta di «accompagnare l'azienda» fuori dalla crisi, con
misure quali una defiscalizzazione per chi sottoscrive un aumento di
capitale Fiat. Tutto il sindacato infine, dalla Cgil all’Ugl, chiede
all’azienda di rivedere il piano industriale.