CASA CIRCONDARIALE DUE PALAZZI PADOVA
Oggi sono entrata al
Circondariale Due Palazzi, in visita
ispettiva come Associazione Diritti e Rovesci per tutte le Libertà Emilio Vesce. Sono davvero
incredibili i casi della vita e questa mia
relazione, non può essere precisa, ma Raffaele, senz’altro saprà
integrarla. Per me un tuffo al cuore…..è
stato il primo carcere che, pochi giorni dopo il 7 aprile’79 ho conosciuto…..perché non sapevo dove fosse stato
rinchiuso Emilio, e allora (da
ingenuotta) pensavo che chiedendo alla matricola, dei due carceri esistenti a Padova (Piazza Castello e
l’allora “nuovo” Due Palazzi) potevo
sapere – per lo meno – dove l’avevano portato. Poi, non mi ricordo se
nell’82 o ’83 sono entrata per due
colloqui perché Emilio, per altro processo, altro reato, altro mandato di cattura del PM Calogero (da cui poi fu
assolto per non aver commesso il fatto)
fu tradotto a Padova, non ricordo ora se da Volterra o da Roma, per un brevissimo periodo. A tutti
e due pareva un sogno essere così
vicini, nella stessa città….vedere lo stesso cielo…. Il carcere è
rimasto, all’esterno, identico, si
vedono solo le mura di cinta con le torrette e i poliziotti, la struttura interna, che da fuori non si vede, è
relativamente vecchia, costruito per
contenere 100 detenuti, e ce ne sono 220. E’ un carcere diviso in due Sezioni, due piani, in cui
l’85-90% dei detenuti sono
extracomunitari, e l’80% tossicodipendenti. La direttrice, dr.ssa Reale,
è molto giovane, e arrivata da poco,
sei mesi, e ha conosciuto Emilio, perché viene dal Femminile della Giudecca. La cosa che mi ha impressionato
molto….se ancora ci si può
impressionare….è lo stato delle celle: ancora con la tazza esposta…e il lavandino, quelle piccole…di forse due metri
per tre…dove ci stanno tre o quattro
persone …; nelle celle grandi (forse 4 metri per 4) ci sono anche 9-10 persone, ma la tazza e il lavandino sono
separati, e lì i detenuti possono anche
cucinarsi qualcosa. In una sezione i detenuti vengono tutti dal
Maghreb. Nell’altra Sezione, al primo
piano, abbiamo invece incontrato anche italiani, molto pochi. I detenuti sono quasi tutti giovani e per la maggior
parte in carcerazione preventiva, per
reati legati alla droga, quelli con cui ci siamo fermati a parlare, erano in carcere da sei-sette mesi e non
sapevano quando il giudice avrebbe
fissato il giorno della prima udienza del processo. Le ore per uscire all’aria sono molte, rispetto ad
altre carceri che ho visitato, sia al
mattino che al pomeriggio, c’è un bel campo da calcio. Inoltre in ogni
Sezione, c’è una sala per la socialità,
con un calcetto. Il piano terra del carcere, dove una volta c’erano le celle, ora è adibita esclusivamente a
uffici, magazzini, cucina, e passaggio.
La cucina del carcere rispetta le abitudini alimentari delle diverse etnie e religioni. Inoltre i
detenuti possono fare la spesa. Una
quindicina di detenuti, lavorano all’interno del carcere: spesini,
pulizie, carrello mensa. La direttrice
e il comandante hanno lamentato una carenza di
organico insostenibile…. Il Comandante anche aveva conosciuto Emilio,
sia come detenuto (….mi ha fatto vedere
da lontano la cella…piano terra…sezione massima sicurezza) sia come parlamentare e consigliere regionale in
visita ispettiva….. La sala colloqui è
cambiata moltissimo. Piccoli tavolini tondi, con sgabelli, come in un bar, ma la cosa più bella è
l’area adibita ai colloqui all’esterno:
un bellissimo prato, con panchine e tavoli, dove i bambini possono
correre o giocare con il proprio papà,
e - per una convenzione con il carcere - , sono presenti operatori di Telefono Azzurro. Nulla a che vedere con il
vecchio bancone con il vetro, e meno di
un metro di spazio per detenuto e familiari. Gli educatori del carcere sono due, più il volontariato e quindi
oltre ai corsi di alfebatizzazione, c’è
un corso di informatica, un corso per elettricisti, è in cantiere un corso per pizzaioli e muratori,
inoltre corsi di percussione, e anche
una commessa esterna con Vallesport, alcuni di questi corsi, potranno partire a pieno ritmo, quando sarà finita la
costruzione nuova, adiacente, di tre
piani, - a norma per quanto riguarda i servizi igienici - , con una
capienza di 180 posti, e che sarà
ultimata, sembra nel 2004. Una difficoltà di questo carcere è rappresentato dalle diverse lingue, però abbastanza
superabile con i magrebini e altri,
mentre invece è risultato essere un problema insormontabile, lamentava la direttrice, con i detenuti
cinesi. Non ci sono ammalati di aids, ci
sono invece sieropositivi. Un altro problema igienico-sanitario che si
presenta all’entrata di un detenuto extracomunitario,
sono malattie tipo la scabia, per cui
per la sicurezza e salute di tutti, all’entrata in carcere ciascun
detenuto viene sottoposto a visita
medica e i casi di scabia, o altre malattie similari - che sono frequenti - vengono immediatamente
isolati fino a guarigione, in celle
adatte. Non esiste una infermeria all’interno, ma c’è un medico 24 ore
su 24. Le docce, mi sembra sei-otto per
Sezione, possono essere usate dai detenuti senza orari rigidi. Anche di questo carcere, dove c’è una concentrazione
di extracomunitari così alta, molti
senza fissa dimora, e moltissimi in
carcerazione preventiva, o con pene definitive inferiori ai cinque anni,
e con reati legati alla
tossicodipendenza…non riesco ad enumerare tutti i diritti violati….forse di più che in altre carceri,
perché c'è una enorme concentrazione di
extracomunitari di tante nazionalità, e molti non capiscono l'italiano, e sono senza fissa dimora...I detenuti sono in
gran parte giovani. Mi ha commosso,
vedere appicicata alla porta blindata di una cella una bandierina della
pace ritagliata da qualche giornale.
E'incredibile come si vivono le
situazioni, in contesti diversi......nell'82 ,
questo carcere a me sembrava stupendo .....ed era invece, per quanto
riguarda la sala colloqui di allora,
indecente........oggi che l'ho visitato completamente, mi sembra indecente......mentre le sale
colloqui interna ed esterna, mi sembrano
stupende.
Venerdi 18 luglio si è tenuta la prima visita nella casa
circondariale di Padova da parte
dell'Associazione radicale di Treviso e Venezia. L'accompagnatrice è la
preziosissima Claudia Cadorin, consigliere regionale dei Liberali e Riformatori e con lei ci sono anche
Gabriella Gazzea Vesce dell'associazione
diritti & rovesci Emilio Vesce per tutte le libertà e Stefano
Bastianetto, consigliere comunale a
Treviso eletto nelle liste di Forza Italia e iscritto sostenitore alla nostra associazione oltre ovviamente alla
presenza di chi scrive. Appena entrati
ci raggiunge la direttrice che è appena arrivata da 6 mesi e che ci snocciola un pò a breccio i dati che le chiediamo
mentre visitiamo la struttura. La
capienza prevista è 100, la capienza tollerabile è 160 e quella effettiva è di più di 220 detenuti quasi
tutti per reati connessi alla tossicodipendenza
e tossicodipendenti; anche il sottoorganico delle guardie carcerarie è davvero preoccupante: sono
circa 125 anzichè 180; tornando ai
detenuti sono per quasi il 90% extracomunitari e per le carattersistiche
proprie delle case circondariali (in
cui sono reclusi coloro che sono in atesa di
giudizio oppure con pene definitive fino a 5 anni di detenzione massimo)
sono quasi tutti ancora in attesa di
un'udienza. Questo, unito alla necessità di uno sfollamento che viene effettuato ogni due settimane, fa si che
sia molto difficile organizzare delle
attività a causa del continuo massiccio ricambio di detenuti. Ciò tuttavia non impedisce di organizzare dei corsi: si
sono già tenuti corsi di percussioni
(con successive esibizioni anche fuori dal carcere), di pizzaiolo e di informatica con fondi europei oltre ovviamente
ai corsi base di alfabetizzazionee
stanno per essere attivati corsi di piastrellista, imbianchino e cuoco. Il grosso problema di questo carcere è la
struttura e fortunatamente ne stanno
costruendo uno nuovo a fianco perchè le celle sono vergognose, piccolissime: un detenuto mi ha fatto vedere che
allargando le braccia tocca entrambe le
pareti della sua cella che condivide con un compagno, a volte due. Un'altra cosa disgustosa è il bagno a vista appena
in parte all'entrata delle carceri in
tutte le celle e come se non bastasse in parte c'è un lavandino con acqua fredda. Parlando coi detenuti, tutti
conoscono i radicali e Marco Pannella,
anche gli extracomunitari e ci accolgono tutti bene. I lati positivi ci sono: 5 ore e mezzo d'aria in
estate con un campo di calcio e anche
una sala incontri all'aperto immersa nel verde e davvero molto bella,
quasi uno spiraglio di libertà.
Celle sovraffollate al Due Palazzi
Il tema della condizione
carceraria è da sempre questione centrale nel programma politico dei Radicali:
fedeli a questa tradizione una delegazione di appartenenti al partito di Marco
Pannella si sono recati in visita all'istituto circondariale di via Due
Palazzi. Assieme al consigliere regionale Claudia Cadorin e al coordinatore dei
radicali di Treviso e Venezia Raffaele Ferrero, hanno visitato la struttura
Gabriella Vesce , volontaria operatrice all'interno del carcere, e il
consigliere comunale di Treviso Stefano Bastianello. «La situazione all'interno
di questa struttura è molto problematica - ha commentato Gabriella Vesce al
termine della visita - Siamo stati accompagnati dalla direttrice dell'istituto
Antonella Reale, che assieme ai suoi collaboratori sembra fare il massimo, ma
qui i problemi sono di carattere strutturale. Le celle sono molto anguste,
vecchie e sovraffollate: il complesso era stato costruito per ospitare circa
100 detenuti, attualmente ci vivono 220 persone. Questo dato da solo dà l'idea
di quello che si vede qui dentro». Una situazione difficilissima quella
rappresentata dai quattro politici veneti al termine del tour nella piccola
struttura, dove la concentrazione dei reclusi in spazi stretti e il loro
sovrannumero rende difficile anche per le guardie lavorare in maniera serena.
Non è però tutto da buttare nella casa di reclusione padovana: «Gli sforzi dei
dipendenti sono evidenti: l'orario di uscita all'aperto è molto ampio e gli
spazi esterni sono ben curati. Ai detenuti qui dentro, quasi tutti in attesa di
giudizio, è data la possibilità di ricevere la visita dei familiari in un
giardinetto riservato: questa è una cosa non da poco, specie se a fare visita
al proprio papà sono bambini piccoli». La ricetta dei Radicali per uscire dalla
problematica del sovraffollamento è chiara: avere tempi più rapidi per i
processi. Nella struttura visitata la grande maggioranza dei detenuti sono in
attesa di giudizio ed attendono l'udienza a volte ben più dei sei mesi
stabiliti dalla legge. «Vorremmo dare una tiratina d'orecchi ai magistrati
quando fissano le date dei processi di sei mesi in sei mesi - ricorda Gabriella
Vesce - I tempi biblici della giustizia danneggiano chi qui dentro deve starci
fino a giudizio avvenuto, in condizioni veramente difficili. Fa specie vedere che
certi magistrati, che non hanno tempo per smaltire le pratiche processuali, il
tempo lo trovano quando si tratta di fare politica». La serie di visite
ricognitive dei Radicali veneti è continuata con il carcere di Belluno.
Alberto Gottardo