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L'America
ricorda i propri schiavi tramite la rete |
In questi giorni
la Biblioteca del Congresso pubblica sulla rete un
archivio che da 61 anni restava nascosto. Le difficoltà
di consultazione avevano sempre precluso una grande
diffusione alle testimonianze di più di 2300 schiavi,
intervistati tra gli anni 1937 e 1938, poco prima che
gli ultimi testimoni diretti di quella schiavitù
scomparissero per sempre. La maggior parte degli
intervistati aveva infatti più di 80 anni e aveva
provato sulla propria pelle la schiavitù quand'era
bambino, o ragazzo. Furono salvi nel 1865, anno in
cui finì una guerra da seicentomila morti, e i nordisti
li dichiararono liberi. Molti sono rimasti sulla terra
che li aveva visti prigionieri ed è lì che nel 1937
furono raccolte le testimonianze: Arkansas, Texas,
Virginia, Alabama e la Georgia di Via col Vento. Se
volete consultare l'archivio originale in inglese
l'indirizzo è il seguente: http://memory.loc.gov/ammem/snhtml/
. Noi per fornire un servizio più completo abbiamo
tradotto alcune testimonianze che qui vi presentiamo. |
John W. Fields
"Cercavamo
ogni possibilità per istruire noi stessi (...) se un
bianco veniva trovato ad insegnare ad uno schiavo nero
poteva finire anche in prigione. A noi non era concesso
andare in città e solo quando scappai vidi che
vendevano solo schiavi, tabacco e wiskey. La nostra
ignoranza era la più grande prigione in cui il Sud ci
teneva. Noi sapevamo che si poteva scappare, ma
poi?" Vissuto
in Indiana, John W. Fields fu separato dalla famiglia
alla morte del loro padrone. Furono costretti a pescare
un foglio su cui era scritto il nome del nuovo padrone.
Aveva solo sei anni. |
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