Il reportage moderno
 
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- Una foto dello sbarco in Normandia

- Una foto di Berlino del 1945

 
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Foto1: 
Robert Capa, Teruel sul fronte aragonese, vittime civili.

Foto2:
Robert Capa, Hankou dopo un'incursione aerea giapponese, 1938.

Foto3:
Henry Cartier Bresson, Marylin Monroe ne "Gli Spostati".

Il reportage moderno e l'agenzia fotografica Magnum
Foto1: Robert Capa, Teruel sul fronte aragonese, vittime civili. Il gruppo di fotografi che influì maggiormente sul reportage moderno fu quello dell’Agenzia Magnum. L’Agenzia fotografica Magnum fu fondata a Parigi il 22 maggio 1947 dai fotografi Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour e George Rodger ai quali ben presto si unirono altri soci.
Questo sodalizio di più fotografi affermati e di varia nazionalità garantiva nel lavoro la coscienza internazionale, l’indipendenza materiale e morale, la tutela dei propri diritti.

Robert Capa, oltre che fondatore dell’Agenzia, è una delle figure più significative del reportage. Conosciuto come “il più grande fotografo di guerra del mondo”, Capa non fa altro che mostrare l’orrore della guerra. Realizzò servizi sulla guerra civile in Spagna dal 1936 al ‘39, nel 1938 trascorse sei mesi in Cina per documentare la resistenza all’invasione giapponese, documentò durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti di Londra e lo sbarco in Normandia.
Realizzò reportage sulla guerra in Israele nel 1948 e nel 1954 in Indocina dove morì a quarant’anni per l’esplosione di una mina.
Per quanto odiasse l’idea della guerra Capa viveva l’urgenza di documentarne la crudeltà.
Esiliato politico ungherese sfuggito all’antisemitismo dei nazisti, dopo aver perso molti dei suoi cari ad Auschwitz, era in grado di sentire le sofferenze dei personaggi delle sue fotografie. I volti e le espressioni dei soldati sono colti nei momenti più significativi: le foto di Capa sono foto di movimento che colgono l’attimo in cui avviene l’azione. Con la sua macchina leggerissima e maneggevole si gettava in prima linea come nessuno prima di lui. Difficilmente si soffermava sui soldati uccisi ma sui feriti e gli attoniti, chiusi in trincee di fango. Ha documentato la sofferenza dei civili innocenti, costretti a tirare avanti nonostante fossero circondati da perdite e distruzioni.

Foto2: Robert Capa, Hankou dopo un'incursione aerea giapponese, 1938.Henri Cartier-Bresson studiò la pittura per poi dedicarsi dal 1931 alla fotografia. Durante la seconda guerra mondiale testimonia con la sua opera l’occupazione tedesca della Francia e la sua liberazione. Influenzato dagli studi di pittura, cerca con il suo gusto estetico di cogliere in una sola immagine l’essenza della scena che gli si rappresenta.
Passa tre anni in Oriente, assiste alla nascita della Repubblica Popolare Cinese per passare poi nella Unione Sovietica, come primo fotografo occidentale ammesso.
Le sue immagini sono spesso scattate di nascosto, all’insaputa del soggetto, con una piccola macchina fotografica. La fotografia di reportage fu infatti la prima ad avvantaggiarsi della riduzione delle apparecchiature che ne permettevano un uso più maneggevole. 

Questi fotografi lavorarono anche nel cinema, un mondo seducente ed immaginario, complementare a quello della guerra. Anche se Capa e Seymour avevano già fotografato set cinematografici, dal 1953 l’Agenzia si dedica in modo più sistematico alle foto di scena. Lo scopo era anche quello di finanziare la società con le entrate più cospicue che derivavano dal lavoro sul set, mentre i produttori si avvantaggiavano della rete di diffusione pubblicitaria dei famosi fotografi dell’Agenzia.
Foto3: Henry Cartier Bresson, Marylin Monroe ne "Gli Spostati". Tra le collaborazioni più interessanti si ricorda il film Gli spostati di Huston con Marylin Monroe.

Dopo la seconda guerra mondiale si inaugura un nuovo corso della fotografia documentaria che vuole dimenticare le atrocità della guerra. Ne è occasione l’esposizione del 1955 al Museum of Modern Art di New York sul tema de “La fotografia dell’uomo”. La mostra documenta i principali eventi della vita dell’uomo, la nascita, l’amore giovanile, le riflessioni dell’età adulta. Il contenuto umano ed estetico della mostra ha richiamato un interesse che ha travalicato i confini nazionali e ha ispirato molti altri reportage.

Si assiste negli stessi anni alla moda dei rotocalchi, come venivano chiamati i settimanali che riservavano ampio spazio alle illustrazioni e ai fatti di cronaca nei propri servizi.
Reportage famosi sono stati quelli sulla guerra di Indocina, e di Corea, sulla conquista dell’Everest, sulle nuove automobili utilitarie.
Diventa usuale per i fotografi servirsi delle Agenzie, che sorgono numerose, per pubblicare i propri reportage.

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