Il gruppo di fotografi che influì maggiormente sul
reportage moderno fu quello dell’Agenzia Magnum.
L’Agenzia fotografica Magnum fu fondata a Parigi il
22 maggio 1947 dai fotografi Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David
Seymour e George Rodger ai quali ben presto si unirono
altri soci.
Questo sodalizio di più fotografi affermati e di
varia nazionalità garantiva nel lavoro la coscienza
internazionale, l’indipendenza materiale e morale,
la tutela dei propri diritti.
Robert Capa,
oltre che fondatore dell’Agenzia, è una delle
figure più significative del reportage. Conosciuto
come “il più grande fotografo di guerra del
mondo”, Capa non fa altro che mostrare l’orrore
della guerra. Realizzò servizi sulla guerra civile in
Spagna dal 1936 al ‘39, nel 1938 trascorse sei mesi
in Cina per documentare la resistenza all’invasione
giapponese, documentò durante la seconda guerra
mondiale i bombardamenti di Londra e lo sbarco in
Normandia.
Realizzò reportage sulla guerra in Israele nel 1948 e
nel 1954 in Indocina dove morì a quarant’anni per
l’esplosione di una mina.
Per quanto odiasse l’idea della guerra Capa viveva
l’urgenza di documentarne la crudeltà.
Esiliato politico ungherese sfuggito
all’antisemitismo dei nazisti, dopo aver perso molti
dei suoi cari ad Auschwitz, era in grado di sentire le
sofferenze dei personaggi delle sue fotografie. I
volti e le espressioni dei soldati sono colti nei
momenti più significativi: le foto di Capa sono foto di
movimento che colgono l’attimo in cui avviene
l’azione. Con la sua macchina leggerissima e
maneggevole si gettava in prima linea come nessuno
prima di lui. Difficilmente si soffermava sui soldati
uccisi ma sui feriti e gli attoniti, chiusi in trincee
di fango. Ha documentato la sofferenza dei civili
innocenti, costretti a tirare avanti nonostante
fossero circondati da perdite e distruzioni.
Henri
Cartier-Bresson studiò la pittura per poi
dedicarsi dal 1931 alla fotografia. Durante la seconda
guerra mondiale testimonia con la sua opera
l’occupazione tedesca della Francia e la sua
liberazione. Influenzato dagli studi di pittura, cerca
con il suo gusto estetico di cogliere in una sola
immagine l’essenza della scena che gli si
rappresenta.
Passa tre anni in Oriente, assiste alla nascita della
Repubblica Popolare Cinese per passare poi nella
Unione Sovietica, come primo fotografo occidentale
ammesso.
Le sue immagini sono spesso scattate di nascosto, all’insaputa del soggetto, con una piccola macchina
fotografica. La fotografia di reportage fu infatti la
prima ad avvantaggiarsi della riduzione delle
apparecchiature che ne permettevano un uso più
maneggevole.
Questi fotografi lavorarono anche nel cinema, un
mondo seducente ed immaginario, complementare a quello
della guerra. Anche se Capa e Seymour avevano già
fotografato set cinematografici, dal 1953 l’Agenzia
si dedica in modo più sistematico alle foto di scena.
Lo scopo era anche quello di finanziare la società
con le entrate più cospicue che derivavano dal lavoro
sul set, mentre i produttori si avvantaggiavano della
rete di diffusione pubblicitaria dei famosi fotografi
dell’Agenzia.
Tra le collaborazioni più interessanti si ricorda il
film Gli
spostati di Huston con Marylin Monroe.
Dopo la seconda guerra mondiale si inaugura un
nuovo corso della fotografia documentaria che vuole
dimenticare le atrocità della guerra. Ne è occasione
l’esposizione del 1955 al Museum of Modern Art di
New York sul tema de “La
fotografia dell’uomo”. La mostra documenta i
principali eventi della vita dell’uomo, la nascita,
l’amore giovanile, le riflessioni dell’età
adulta. Il contenuto umano ed estetico della mostra ha
richiamato un interesse che ha travalicato i confini
nazionali e ha ispirato molti altri reportage.
Si assiste negli stessi anni alla moda dei rotocalchi,
come venivano chiamati i settimanali che riservavano
ampio spazio alle illustrazioni e ai fatti di cronaca
nei propri servizi.
Reportage famosi sono stati quelli sulla guerra di
Indocina, e di Corea, sulla conquista dell’Everest,
sulle nuove automobili utilitarie.
Diventa usuale per i fotografi servirsi delle Agenzie,
che sorgono numerose, per pubblicare i propri
reportage.
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