PLAY : : il mondo dei videogiochi
 
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- Carrellata di giochi presenti alla mostra

 
Info
Foto1: Pong.

Foto2: Halo.

Foto3: Ico.

PLAY : : il mondo dei videogiochi
Pong"Play : : il mondo dei videogiochi" più che una mostra è un evento: significa riconoscere lo status di arte, cioè di veicolo della creatività, al videogioco. La splendida iniziativa, ospitata a Palazzo delle Esposizioni di Roma, è un cammino che inizia da Pong fino ad arrivare alle ultime console come Xbox o Ps2.

Il design della mostra è studiato al millimetro: oltre alle macchine da gioco e alle foto, in ogni area sono presenti molti filmati dei giochi più rappresentativi. L'ingresso stesso è un enorme telo su cui proiettare immagini (anche se al mio passaggio c'era la tipica schermata blu d'errore di Windows. Per un attimo ho pensato di trovarmi di fronte ad un effetto voluto, ma dopo pochi minuti tutto funzionava regolarmente). HaloLo spazio è sfruttato in maniera eccellente, consentendo una panoramica generale di tutta l'evoluzione dell'ambiente videoludico dalle prime crisi all'arrivo della Nintendo fino all'ingresso della Sony e delle altre console di ultima generazione, con la relativa trasformazione del videogioco: da oggetto di nicchia a divertimento globale.
La prima parte ricca di aneddoti sugli albori vale da sola la visita: sapevate che Atari significa scacco in giapponese? o che la Nintendo fondata nel 1889 produceva carte da gioco? e che Mario si chiamava banalmente Jumpman prima che qualcuno si accorgesse della somiglianza che aveva con un addetto al magazzino? 
Tutto il resto è un concentrato di storia del videogioco. Dai primi home computer come Spectrum e Commodore64, al gioco online, alle megaproduzioni di stile hollywoodiano. Niente è trascurato: perfino i vecchissimi game & watch tascabili che qualcuno di voi ha sicuramente dentro qualche cassetto. Unica piccola assenza: una rappresentanza dei "giochi da bar" che però avrebbero rubato veramente troppo spazio.

IcoVisitando PLAY si prova una strana sensazione: ti scopri a guardare le opere esposte e contemporaneamente vivi pezzi d'infanzia. Anche i commenti dei visitatori non sono convenzionali per una mostra: chi critica il giocatore di una partita registrata vedendolo perdere un bonus, chi sorride con superiorità quando manca un passaggio segreto. Una mamma spingendo la carrozzina rimprovera il marito per aver buttato "il gioco che adesso sta al museo". Immerso in questa atmosfera mi viene il pensiero che l'opera d'arte in un videogame non sia l'oggetto in sé ma la partita diversa ogni volta. Un'arte che nasce dall'interazione tra noi e l'opera.

Stefano Besi

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