Si può ripercorrere il cammino della più vasta avanguardia artistica del Novecento attraverso la mostra inaugurata a Palazzo delle Esposizioni a Roma, a duecento metri dalla stazione centrale.
La mostra copre i trenta anni di storia del futurismo con i suoi inizi rivoluzionari, i suoi eccessi ed estremismi, le sue polemiche, il desiderio di essere
"contro". Ma non è forse questo il fine di un'avanguardia? Riscontriamo la rottura col passato, il radicale rivolgimento della cultura e del costume, la critica esacerbata, la continua ricerca di problematiche attraverso la sperimentazione di tecniche e stili nuovi.
Nel manifesto del 1909 del leader del movimento Marinetti, la rivoluzione culturale investe ogni cosa: c'è l'esaltazione del patriottismo, del "genio italiano", della guerra, la polemica contro il femminismo, la richiesta di distruggere le città storiche come Venezia, le biblioteche ed i musei.
Liberarsi per trovare un'arte espressione diretta di stati d'animo e di ciò che si sente rifiutando tutto ciò che è metodo, moderazione, equilibrio.
Si alternano per trenta anni le fasi della ricerca con lo scopo di ottenere la
ricostruzione futurista dell'universo: si investe la pittura, l'architettura, la fotografia,
gli arredi, la moda, il teatro, la pubblicità, la poesia e altro ancora.
Si esaltano la scienza e la tecnica e si individuano nel movimento fisico e nella velocità i fattori che permettono la visione unificata dell'oggetto con lo spazio.
E' in quest'ultima fase, definita dell'aeropittura, che pittori come Tato e Crali ci offrono immagini veramente nuove ed originali: una versione del mondo dall'aereo che non ha più i confini e le proporzioni reali, che è dinamicità e movimento, limpidezza ed emozione.
Ma l'aereo è un veicolo militare, è in picchiata e il bombardamento è in atto...
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