I banchieri di Dio
 
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www.misteriditalia.it un esauriente sito che analizza tutti i misteri insoluti italiani, dall'omicidio Pecorelli al delitto dell'Olgiata, alla bomba in via Fauro. A dirigerlo, il giornalista Sandro Provvisionato, della redazione inchieste del TG5.
 
Contenuti extra

- Il vero Roberto Calvi

- Filmografia Giuseppe Ferrara

 
Info
Foto1: 
Locandina.

Foto2:
Monsignor Marcinkus [Rutger Hauer] e Roberto Calvi [Omero Antonutti]
in un momento del film.

Foto3:
Il regista Giuseppe Ferrara sul set tra Antonutti e Hauer.

Foto4:
Roberto Calvi [Omero Antonutti]

I banchieri di Dio
Ritmi incalzanti, montaggio serrato, scene ad effetto, la voglia di capire oltre le parole ufficiali: il film d'inchiesta non tramonta mai. Il cinema italiano "civile" sta vivendo una grande vitalità in questi ultimi tempi, ma viene totalmente ignorato dalle pagine di quotidiani e riviste nostrane specializzate. Francesco Rosi, icona del cinema di denuncia, autore di autentici capolavori quali "Salvatore Giuliano", "Le mani sulla città" e "Cadaveri eccellenti" ha dovuto fare una trasvolata in Francia per essere premiato come uno dei più insigni registi italiani e mondiali. Basti ricordare anche il recente film "Vajont", di Renzo Martinelli, sul disastro della diga che nel 1963 costò la vita a migliaia di persone: poco supportato dalla pubblicità, praticamente snobbato dal pubblico. Ma la notizia che ha tenuto banco per non più di un paio di giorni sulle pagine degli spettacoli di alcuni quotidiani è il ritiro dalle sale italiane del film "I banchieri di Dio", film che narra delle vicende di cui fu protagonista il banchiere Roberto Calvi, uno degli uomini più potenti dell'Italia degli anni Settanta. Sono passati vent'anni dalla drammatica morte di Calvi, trovato impiccato sotto un ponte a Londra. Il progetto di farne un film risale a molti anni fa, quando Gian Maria Volontè, che avrebbe dovuto interpretare Calvi, unitamente a Giuseppe Ferrara e Armenia Calducci [nell'ordine, protagonista, regista e sceneggiatrice de "Il caso Moro"] decisero di portare sugli schermi una "vicenda italiana". La figura del presidente del Banco Ambrosiano viene posizionata al centro dell'intrigo di inaudite proporzioni che l'Italia massonica aveva creato all'ombra della Banca Vaticana. Propaganda 2, la loggia capitanata dall'ex dipendente Permaflex Licio Gelli [nel film soprannominato Il Gatto], il Corriere della Sera e il suo allora direttore Bruno Tassan Din, i servizi segreti italiani e la Ior, la banca vaticana che finanziava attraverso l'Opus Dei la lotta-Solidarnosc di Lech Walesa in Polonia; il Caf di Giulio Andreotti [qui chiamato Il Gobbo], Forlani e Craxi; la mafia e la Banda della Magliana; il Papa. Su tutti le figure e il potere di Calvi [magistrale l'interpretazione assolutamente mimetica di Omero Antonutti] e del monsignor Paul Marcinkus, ministro del tesoro dello stato Vaticano (l'attore Rutger Hauer, già interprete del replicante di "Blade Runner"). Riuscire a stare dietro a tutta questa sequela di nomi e situazioni, certo, non è cosa facile, ma il regista toscano Giuseppe Ferrara, classe 1932, già autore de "Il sasso in bocca", "Cento giorni a Palermo" e "Giovanni Falcone", si affida ad un'autentica passione civile e ad oltre dieci anni di ricerche e documentazioni, più volte bloccato per i mancati finanziamenti della Penta, per trattare un argomento che ancora oggi, forse oggi più che mai [nel governo in carica molti sono i pidiusti della lista sequestrata a Gelli il 17 marzo del 1981, a partire dal presidente del consiglio] "deve" essere tenuto sopito. Ogni episodio del film quindi ripercorre fedelmente fatti e situazioni realmente avvenuti, tra cui i momenti di vita privata del Papa Giovanni Paolo II, che "non viene mostrato mai in volto per rispetto", come recita una didascalia iniziale, per poi mostrarcelo con le scarpe da ginnastica ai piedi intento nella cyclette. Anche monsignor Marcinkus viene ripreso in tenuta da golf durante una pausa con due procaci ragazze, tutte situazioni documentate, che sullo schermo appaiono forse un po' grottesche. Il film muove in particolare dalla vicenda privata di Calvi, i rapporti con la moglie, che durante la detenzione in carcere del marito fungeva da tramite con i politici. La camera da letto del protagonista, sempre ripresa nel buio, diviene così la fucina delle paure del banchiere, perennemente confuso, fragile, ingenuo. Ed ecco entrare in scena il personaggio chiave del film: quel Flavio Carboni, faccendiere sardo, interpretato da Giancarlo Giannini, sospettato numero uno del delitto, che ha bloccato ai primi di marzo il film, con una lettera dei suoi avvocati ai produttori: "Il film offende la mia reputazione e il mio onore, perciò vi invito a sospendere la programmazione nelle sale". Pronta la risposta del regista: "Non vorrei che dietro questa richiesta di togliere immediatamente il film dalla programmazione ci fosse qualche 'potere forte', che nell'opera viene messo di fronte agli illeciti commessi e non sopporta che la verità venga messa in piazza". Il corpo di Calvi fu trovato impiccato sotto il ponte dei Frari neri, con alcuni mattoni nella tasca, chiaro segno distintivo della massoneria inglese impegnata al tempo nella guerra contro l'Argentina per il controllo delle isole Falklands. Anche Francis Ford Coppola aveva citato Roberto Calvi nel suo "Il Padrino parte III", legando il destino del banchiere a quello di Vito Corleone. A Roma un solo cinema ancora propone "I banchieri di Dio": l'Adriano di Piazza Cavour, di proprietà Cecchi Gori. "Malgrado le denunce e i tentativi di sequestro, il film di Ferrara resiste ancora", recita la pubblicità sui giornali. Chissà per quanto.

Karlo Dutto

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