"Uno sguardo su Firenze (manifestazione 9 11 2002)" di Lorenzo
La mia personale spedizione "SFE Firenze 2002" era composta da Ilaria, mio fratello (già a Firenze da giorni in quanto giornalista di Carta) e il mio ex compagno di classe Emanuele Gigli, detto Gigghio. 
Arrivati a Firenze Campo di Marte mi affaccio al finestrino ad osservare il personale del servizio d'ordine che, armato di megafoni, avverte le persone che si è arrivati. Uno mi nota, mi viene davanti a pochi centimetri dal viso con il megafono, e mi devasta i timpani urlandomi in faccia "SCENDERE!". HO CAPITO! SCENDO! Ancora non ci rendiamo bene conto di quanta gente ci sia.
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Il corteo è partito con 3 ore di anticipo.
Ripensando alla paura avuta di arrivare in ritardo e dover correre per recuperare almeno la coda della manifestazione, mi viene da ridere. Alle 16, 4 ore dopo la partenza della testa, c'erano ancora persone ferme alla Fortezza...
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Ci avviamo, camminando con calma a lato del corteo, un po' perché mio fratello è lì per documentare per Carta cosa succede e comunicarlo, via telefono, al Media Center, dove le informazioni verranno riportare live su internet, un po' perché questo è il vantaggio di non partecipare alle manifestazioni sotto un'unica sigla: sei libero di muoverti dove e come ti pare.
Scatta la ricerca ai soggettoni, quei personaggi surreali, vestiti in modo incredibile, quegli individui che, a guardarli, ti viene da chiederti cosa fanno nella vita di tutti i giorni. Il primo è un signore sulla 60ina, vestito con una tuta a pezzo unico da metalmeccanico rossa fuoco, con un enorme stemma del PRC ricamato e cucito sulla schiena. Ha una bandiera del partito, un basco in testa e distribuisce mandarini alle persone.
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Più avanti, lungo i lati del corteo, facciamo uno dei più commoventi e straordinari incontri. Un signore è sdraiato su un letto clinico con delle rotelle enormi. Accanto ha una signora che gli fa da angelo protettore. E' paralitico, la moglie ci spiega che 35 anni fa è scivolato in piscina e si è spezzato la colonna vertebrale, rimanendo immobilizzato dal collo in giù. Ha un paio di occhiali con le lenti ad angolo, simili ai cannocchiali che venivano utilizzati durante la prima guerra mondiale per poter fare le osservazioni all'esterno della trincea senza esporsi con il corpo. In questo modo ci può vedere tutti, potendo egli a malapena girare il collo a destra e sinistra.
Scopriamo che vengono, lui e la signora, da Besenello, un paesino splendido arroccato dietro l'altrettanto splendido Castel Beseno, a due passi da Rovereto. Tutto ciò dirà molto poco ad alcuni di voi. Per me è invece un dettaglio importantissimo perché a Rovereto sono nato e trentino mi ritengo.
E' stato come incontrare il mio vicino di casa, nonostante abbia vissuto lì solo il primo anno e mezzo della mai vita. 
"I colori" ci ha risposto quando Carlo gli ha chiesto cosa gli piacesse di più della manifestazione. "Finchè avrò vita sarò qui, dal mio letto ho paura della guerra". La moglie ci conferma la loro partecipazione ad ogni manifestazione di questo genere, Genova 2001 compresa. Salutiamo lui e la moglie, consci di aver incontrato uno dei manifestanti con il peso specifico maggiore, uno che da solo vale 10.000 di noi.
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Per una buona oretta il corteo scorre, rumoroso e allegro, per i vialoni
della città. I negozi sono tutti chiusi, pochi intelligenti e furbi futuri milionari hanno tenuto aperti i loro bar ma sono una eccezione. Ovunque barricate intorno alle vetrine. Sono un richiamo troppo forte per la fantasia dei molti che sotto gli avvisi "Chiuso per il Social Forum" si sbizzarriscono. 
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"Chiusura senile", "Ciao amico ricco", "Ma dai, che sei ridicolo!", oppure "Sei una metafora della chiusura mentale". C'è poi chi pensa ai mancati guadagni del negoziante: "Almeno mille birre non vendute" oppure "Ti è andata male, potevi fare i soldi".
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Arrivato il treno siamo schizzati dentro, ci siamo barricati in uno
scompartimento, abbiamo chiuso a chiave, tirato giù le tendine e atteso la partenza del convoglio. 1 ora di ritardo e poi abbiamo lasciato Firenze.

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